Creato da coluci il 05/09/2010

L'onda è il mare

Viaggio del cuore e della mente

 

 

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Pagine di diario

Post n°167 pubblicato il 15 Dicembre 2015 da coluci
 

SEMPLICEMENTE

CHI SI ACCONTENTA GODE

Sdraiato su un tappeto d'erba soffice, baciato dal sole autunnale, gli occhi persi nell'azzurro del cielo, le onde della mente quiete, coccolato da rari sbuffi d'aria, il fremito di foglie rinsecchite. Scenario bucolico.
Pomeriggio domenicale, ero lì. Semplicemente.
Non atti, non gesti, non elucubrazioni, non sogni, non desideri, non progetti. Nulla di me se non l'ascolto del mio esistere.
Contento di essere.
Dal profondo un sospiro, la mia voce:

Accontentati
  del sole e della pioggia,
   dei giorni di festa e dei giorni feriali,
   degli anni che passano e di quelli che rimangono,
   dei momenti di dolore e dei momenti di gioia,
   di chi ti ricorda e di chi ti ha dimenticato,
   di chi ti apprezza e di chi ti svaluta,
   degli istanti d'angoscia e degli istanti d'estasi,
   dell'amore corrisposto e dell'amore rifiutato,
   della fragilità degli altri e della tua fragilità.

Accontentati!

ACCONTENTARSI non è necessariamente sinonimo di debolezza o rinuncia, ma forza d'equilibrio. (Nell'uso corrente, si sa, il più delle volte, il senso delle parole perde in autenticità, non rispetta la sua etimologia, stravolto dai preconcetti o dall'ignoranza!) Infatti, l'oltre si esige quando il reale non soddisfa. Si tratta però di un altro movimento.

Non si dà contentezza (tenere in sé con delicatezza ciò che si agita fuori) senza moderazione. Gli "ismi" tragicizzano, non rasserenano, confondono e tormentano.
Non si dà contentezza senza acuta comprensione e paziente accettazione di sé e degli altri. L'intolleranza e l'autoesaltazione sviluppano germogli di prepotenza.
Non si dà contentezza senza assumere consapevolmente ciò che ci tocca, ciò che la realtà ci consegna. Reagire, senza riflettere, è segno di debolezza o supponenza.
Non si dà contentezza senza sproloquiare di tutto e di tutti. Il chiacchiericcio pettegolo o il sentenziare malizioso sorgono da animi invidiosi e diffidenti e generano malumore.
Non si dà contentezza senza umiltà, senza avere coscienza dei propri limiti. Tutti, suppongo, ne sono convinti in teoria, in pratica poi: è perfetto solo quello che dico o faccio io. Troppi in cattedra a insegnare, pochi ad ascoltare la vita.

Dopo anni e anni di esuberante vitalità, di fertile creatività, di un lavoro soddisfacente, di appassionata utopìa, di fioritura e esaltazione di sentimenti, di ricerca culturale incessante mi ritrovo in un pomeriggio assolato a gustarmi uno spazio e un tempo di idilliaca serenità. Semplicemente.

 
 
 
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