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Post n°190 pubblicato il 15 Febbraio 2017 da coluci
IL DUENDE
Il folletto che abita nel profondo "Il DUENDE agisce sul corpo della ballerina come il vento sulla sabbia. Trasforma con il suo magico potere..."
"La virtù magica del componimento poetico consiste nell'essere sempre intriso di duende... perché con DUENDE è più facile amare, comprendere, ed è certo essere amati, essere compresi..."
La definizione del duende è come la definizione del tempo di Sant'Agostino: "Se non mi si chiede che cos'è, lo so. Se me lo si chiede, non lo so".
Nell'ultimo romanzo di Raffaello Mastrolonardo, La scommessa, al cap. 10 vi è uno stralcio sul "duende". Poche righe, svolte con acutezza e passione letteraria. Uno dei miei romanzieri viventi preferiti. "... Non capii cosa fosse quella presenza oscura e dionisiaca... Talvolta avevo avuto la fortuna di incrociarla in una poesia, nell'esecuzione d'un canto, d'una danza gitana o in altre molteplici forme che l'arte assume.
Del DUENDE parla Federico García Lorca in "Gioco e teoria del Duende", titolo di una sua memorabile conferenza - si racconta - tenuta a Cuba nel 1930. In seguito, edita in un libretto.
Perché penso al duende? Perché ai nostri giorni, abbiamo a che fare con personaggi in vista, in vari ambiti, che pensano, per età, per fortuna o favori, di essere detentori di caratteristiche per imporsi, sputare sentenze, ritenersi degli eletti per diritto divino.
Ma... non hanno DUENDE.
Il DUENDE non lo si conquista ("non c'è mappa né esercizio"), non lo si compra al supermercato, non lo si può elemosinare con opportunismo, non lo si modella attraverso marchingegni metodologici.
Il duende non si può averlo
Parafrasando don Abbondio: se uno il duende non ce l'ha, non se lo può dare.
"Un potere misterioso - scrive Garcia Lorca - che nessun filosofo spiega".
Il duende, nel dizionario spagnolo e nella letteratura popolare, è folletto indescrivibile, uomo in miniatura, un po' giovane o un po' vecchio, fantasma, abita luoghi misteriosi, zone oscure.
"Il DUENDE non sta nella gola; il duende monta dentro, dalla pianta dei piedi. Vale a dire, non è questione di capacità, ma di autentico stile vivo; vale a dire, di sangue; di antichissima cultura, e, al contempo, di creazione in atto".
E, all'improvviso, si libera,
Energia oscura ("tutto quello che ha suoni neri ha duende"), fluido misterioso, impulso, sussurro, folgorazione, incantesimo, vibrazione.
Il DUENDE è dentro, solo chi lo sa ascoltare e risvegliare è artista (e artisti si è, non si diventa).
"Il duende nell'arte è quel fluido inafferrabile che ne è il sapore, la radice, una sorta di serpentina che lo immette nella sensibilità del pubblico".
Quando c'è, il duende
A volte lo si chiama, AMORE. |
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