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Post N° 73

Post n°73 pubblicato il 19 Agosto 2007 da jinny1978
 
Tag: SCIENZA

L'UNO
E IL TUTTO


di Mariangela
Ferrara del gruppo Mizar

Comprendere
i segreti della natura, dell’universo, della coscienza è
la mèta che si è posta ogni serio ricercatore in tutte le
epoche storiche, tentando, attraverso studi e analisi sempre
più approfondite, di penetrare i misteri del mondo in
cui viviamo, di rendere comprensibili i fenomeni di cui
siamo testimoni, nella speranza di “conoscere il pensiero
stesso di Dio”.






 


 Con
quest’obiettivo e per questo scopo, Einstein, già famoso per aver
pubblicato la teoria della relatività (1905) dedicò gli ultimi anni
della sua vita all’infruttuosa ricerca di una teoria unificata e
completa in grado di dare una spiegazione ad ogni cosa, ma i tempi non
erano ancora maturi, si sapeva ben poco sulle forze nucleari, ed inoltre
Einstein si rifiutava, a torto, poiché smentito dalle successive
ac-quisizioni teorico-scientifiche, di credere nella realtà della
meccanica quantistica e nel principio di indeterminazione (Heisenberg,
1927). Celebre, a questo proposito, è la sua frase “Dio non gioca a
dadi con l’universo”.


Ancora
oggi relatività generale e meccanica quantistica, pur rappre-sentando i
due pilastri fondamentali della fisica, hanno campi d’indagine
differenti.


La
relatività generale trova la sua applicazione solo nell’infinitamente
grande, la meccanica quantistica solo nell’infinitamente piccolo. Le due
grandi teorie della fisica del XX secolo, perciò, non possono essere
giuste entrambe, sono incompatibili fra loro. Questo significa che ci
rivolgiamo di volta in volta alla relatività generale oppure alla
meccanica quantistica.


La
speranza resta quella di trovare una teoria unificata, coerente e completa
che includa tutte le teorie parziali che descrivono invece solo un ambito
limitato di fenomeni. La difficoltà principale nel trovare la grande
teoria unificata è data dal fatto che la relatività generale è una
teoria classica, ossia non incorpora il principio di indeterminazione,
tuttavia sembra che tale principio costituisca un tratto fondamentale
dell’universo in cui viviamo; una teoria unificata, per poter
raggiungere il proprio obiettivo, deve quindi necessariamente incorporare
questo principio.




Il
grande astrofisico S. Hawking, nel suo libro “La teoria del tutto”
sostiene che “un primo passo da compiere nella ricerca è quello di
combinare la relatività generale con il principio di indeterminazione, ciò
può portare a conseguenze notevoli come l’idea che i buchi neri non
siano così neri, che l’universo sia racchiuso in se stesso e privo di
confine, che lo spazio vuoto sia in realtà pieno di particelle e
antiparticelle virtuali”.


La
teoria unificata che la fisica cerca, tenta di riunire le grandi forze
della natura per arrivare a comprendere la meraviglia del creato e la
semplicità delle leggi su cui è fondato, per svelare il funzionamento
dell’universo e per poterlo contemplare attoniti in tutta la sua
bellezza ed eleganza.


Anche
l’uomo fa parte di questo scenario, egli non è solo spettatore passivo
di un meccanismo che sta al di fuori di lui. Egli fa parte integrante del
tutto, forse non è soltanto mèro osservatore degli eventi e della realtà
del cosmo.


La
visione meccanicistica dell’universo è stata profondamente minata
proprio
dal principio di indeterminazione che,
secondo l’interpretazione di alcuni ricercatori, dimostrerebbe che
l’osser-vatore condiziona l’osservato ponendo l’uomo e più
precisamente la coscienza dell’uomo stesso in una posizione interattiva
rispetto al tutto.




La ricerca della “grande teoria
unificata” mira alla descrizione di tutte e quattro le forze
fondamentali (nucleare forte, nucleare debole, elettromagnetica e
gravitazionale) e di tutta la materia nell’ambito di un unico quadro
concettuale onnicomprensivo, attraverso formule ed equazioni sempre più
complesse, ma può tenere anche conto di ciò che è definito “principio
antropico” enunciato per la prima volta negli anni '50 da R.H. Dicke ed
elaborato nel 1986 da J.D. Barrow e da F.J. Tipler e, secondo il quale
“la spiegazione del perché l’universo ha le proprietà che osserviamo
sta nel fatto che, qualora queste proprietà fossero differenti, è
probabile che la vita non sarebbe emersa e, di conseguenza, noi esseri
umani non saremmo qui ad osservare tali differenze. La peculiarità che
contraddistingue la combinazione di forze e particelle del nostro universo
è quella di permettere il formarsi della vita. L’esistenza della vita,
della vita intelligente in particolare, è un presupposto necessario per
potersi domandare perché il nostro universo ha le proprietà che ha”.
In altre parole le cose nel nostro universo sono come sono perché se
fossero diverse noi non saremmo qui ad osservarle. L’essere umano è
parte della natura, della terra, dell’universo e come tale rispetta i
ritmi biologici e cosmologici propri del suo ambiente. Egli partecipa
anche alle misteriose sincronie della natura: nel cervello milioni di
neuroni agiscono in modo coordinato per regolare il respiro, mentre un
metronomo naturale dà il ritmo al cuore; il corpo umano è come
un’orchestra i cui musicisti sono le singole cellule che seguono il
ritmo regolato dal loro DNA. Non soltanto nel corpo umano ma in tutti i
fenomeni naturali le sincronie sembrano avere un regista o un coreografo.
Sono significativi in tal senso i comportamenti di alcune specie di piante
o di animali, eccone alcuni esempi: in Cina, dopo mezzo secolo di
fioriture casuali, i bambù di una stessa specie fioriscono tutti nello
stesso periodo, le farfalle monarca ogni anno partono in massa dal Canada
dirette al Nuovo Messico, i polipi della barriera corallina australiana in
una notte di luna piena di agosto su un fronte di duemila chilometri
liberano simul-taneamente una nuvola di miliardi di uova.


Per
non parlare delle straordinarie coreografie di nuoto sincronizzato di
alcuni pesci che si dispongono in banchi dalle forme più bizzarre, o
delle formazioni complesse che assumono gli stormi mostrando la capacità
di volare e di muoversi all’unisono coordinati da un regista invisibile.



Anche
gli elettroni in un superconduttore si muovono in sincronia, permettendo
all’elettricità di fluire senza incontrare resistenza. Sembra esserci
un impercettibile legame che unisce tutte le sincronie esistenti. “Molti
organismi si comportano come oscillatori accoppiati cioè sistemi composti
da molti elementi legati da una grandezza il cui valore in una unità del
sistema influenzerebbe tutte le altre.”


Il
matematico Steven Strogatz, docente di matematica applicata alla Cornel
University e al Massachussetts Insitute of Tecnology, dopo venti anni di
studi, sostiene questa tesi; i risultati ottenuti dimostrano perciò che
l’uno, non solo è parte del tutto ma ne condiziona il funzionamento
globale in un interscambio di informazioni dando luogo alle manifestazioni
osservabili. Il matematico si spinge ad affermare, altresì, che alcuni
comportamenti umani stranamente ritmici potrebbero essere spiegati dallo
studio e dall’applicazione di questa nuova disciplina divenuta nota con
il nome di “ scienza dell’ordine spontaneo”.


Le
mode o i movimenti di pensiero sarebbero guidati dalle stesse leggi che
regolano alcune sincronie naturali.Si Potrebbe anche azzardare
l’ipotesi, quindi, che il sorgere repentino e quasi contemporaneo di
varie culture storiche o di molteplici abilità umane, i tratti culturali
e religiosi comuni alle civiltà superiori dell’antichità, potreb-bero
scaturire dalle connessioni individuate dall’interpretazione della
“scienza dell’ordine spontaneo”.


Alla
luce di questa nuova chiave di lettura degli eventi della natura, si può
tentare di estendere il concetto dell’unione e dell’interazione della
parte con il tutto anche a livelli più profondi. Non solo la materia, sia
organica che inorganica, risponde-rebbe alle sincronie naturali, ma anche
l’inconscio e di conseguenza il pensiero, la mente e taluni
comporta-menti, sarebbero soggetti a tale osmosi, creando incredibili
sinergie.


Gli
esseri umani sarebbero liberi nelle loro scelte ma collegati gli uni agli
altri molto più di quanto si creda, impegnati nella danza individuale
della vita ma ignari delle invisibili sincronie.


Sapendo
che la coscienza emerge proprio a causa delle complesse connessioni
neurali che hanno sede nella corteccia cerebrale,si potrebbe stabilire
un’analogia e giungere ad identificare l’universo con un grande
organismo vivo e pulsante, un corpo fisico, ma anche una meta-mente di cui
le capacità cerebrali rappresente-rebbero i neuroni.


Infatti,
come in un corpo ogni cellula contribuisce e partecipa al funzio-namento
dell’organismo, così, sia nell’universo (infinitamente grande) che
nell’atomo (infinitamente piccolo), ogni parte interagisce con il tutto.
Purtroppo, tranne le incoraggianti previsioni fornite dalla teoria delle
Superstringhe, secondo la quale la trama microscopica dell’universo è
un intricato labirinto a più dimensioni in cui stringhe unidimensionali
vibrano senza posa dando il ritmo alle leggi naturali, a causa
dell’assenza di una teoria unificata, non possediamo ancora le equazioni
adeguate e compatibili per entrambe le realtà. Forse, però, se ci si
spingesse a considerare il Cosmo non solo come materia ma anche come
spirito,inteso come essenza nascosta delle cose,soffio animatore del reale
e insieme delle attività mentali, tenendo presente che gli elementi
atomici si comportano sia come particelle sia come onde, si giustificherebbero anche le fluttuazioni quantistiche, le onde di
probabilità e l’indeterminismo tipico dell’infini-tamente piccolo,
poiché, così come la materia a grande scala risponde a leggi fisiche
definite e prevedibili, la psiche presenta invece caratteristiche
inde-finite ed imprevedibili.


In
quest’ottica la ricerca della grande teoria unificata, riservata allo
specifico campo della fisica, potrebbe essere ampliata ad ulteriori
territori d’inda-gine e curare l’aspetto interdisci-plinare, ponendo
l’attenzione anche alla biologia, all’etologia, alla neurofisiologia,
alla psicologia etc.


La
scienza dell’ordine spontaneo ci ha suggerito un nuovo percorso da
seguire ed un nuovo approccio alla spiegazione degli eventi della natura,
attraverso l’attendibile ipotesi di correlazioni e collegamenti non solo
fisici ma anche psichici.


Il
principio di indeterminazione ci ha fornito un indizio facendoci
com-prendere che non esistono proprietà dell’universo a livello
microscopico che si possono determinare con precisione e che
l’osservatore interagisce con l’osservato.




Sulla
base di tali presupposti che rappresentano le ultime frontiere della
ricerca scientifica, si può dedurre che l’uomo è una parte del tutto
al quale partecipa e, come tale, quindi, probabilmente influenza le
interazioni tra le particelle elementari, gli scambi molecolari e
cellulari, l’inconscio collettivo, già ipotizzato da Jung.


Per
ora, nell’attesa di nuovi risultati sperimentali e di un più completo
quadro teorico, possiamo solo accontentarci della certezza che
nell’unico universo che osserviamo, tentiamo di comprendere e nel quale
ci è consentito di vivere, determiniamo, attraverso le scelte che
operiamo, il nostro destino e la nostra storia.


Bibliografia:


La
teoria del tutto, Origine e destino dell’universo di S. Hawking, Rizzoli


Sincronia di S. Strogatz, Rizzoli
 





 
 
 
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