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Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 04 Settembre 2007 da jinny1978
 

DONNE NELL'ARTE

 











Susanna e i Vecchioni



Maria Maddalena




Autoritratto o allegoria della pittura




Madonna con bambino







Maddalena penitente





Inclinazione







Giuditta che decapita Oloferne, 1612




Giuditta e la sua governante




Giuditta che decapita Oloferne, 1618-20




Giuditta e la sua governante con la testa di Oloferne











 








Artemisia Gentileschi nasce a Roma l'otto luglio del 1593. E' la
primogenita del pittore Orazio Gentileschi e di Prudentia Montone. Fin
dall'infanzia fu istruita per diventare un'artista dimostrando subito
una certa abilità verso la pittura, a cui incominciò a dedicarsi
attorno al 1605. Poté guardare da vicino molte opere che si stavano
sviluppando in quel momento: dalla Galleria Farnese affrescata da
Annibale Carracci, alla chiesa di S.Luigi de Francesi dove stava
lavorando Caravaggio, alla chiesa di S.Maria del Popolo, dove si
stavano elaborando gli affreschi di Guido Reni e del Domenichino. Ma a
quei tempi per una ragazza il sogno di una carriera artistica era
fortemente ostacolata. Tuttavia Artemisia Gentileschi non si arrese.
Seguendo e lavorando insieme al padre ebbe modo di conoscere diversi
pittori, tra cui Caravaggio e il nipote di Michelangelo. Due punti di
riferimento per determinare il carattere della sua pittura, insieme
all'idealismo toscano, al realismo romano e al naturalismo
chiaroscurale dello stesso Caravaggio. La sua prima tela, 'Susanna e i
Vecchioni' [1610, immagine 1] è dipinta con uno stile molto naturale.
Le gesta dei personaggi sono forti, le espressioni sono realistiche. Un
dipinto che mostra la conoscenza dell'anatomia umana, dei colori, del
pennello, e della struttura compositiva del quadro. Nell'estate del
1611 Artemisia visitò in città alcune opere finalmente completate:
Santa Maria Maggiore ed i suoi soffitti dipinti dal Cigoli e da Guido
Reni, che furono incominciati nel 1605; San Pietro, e l'estensione
della facciata voluta da Carlo Maderno; il Palazzo del Quirinale, dove
il padre insieme a Giovanni Lanfranco, Carlo Saraceni e Agostino Tassi
stava decorando la Sala Regia. Orazio e Tassi lavorarono insieme anche
al 'Casinò delle Muse' [Palazzo Pallavicini-Rospigliosi, 1611-12], per
l' affresco sulla volta del palazzo. E si suppone che Artemisia
partecipò alla decorazione. Agostino Tassi era un pittore di paesaggi e
di vedute marine, al quale Orazio affidò la figlia per insegnarle come
costruire la prospettiva in pittura. Ma Tassi oltre alla prospettiva
provò a iniziarla e alla fine riusci per approfittare della giovane
Artemisia che in seguito dovette subire l'umiliazione di dover
testimoniare al processo e di dimostrare la sua precedente verginità. E
per l'epoca non essere sposata e non essere vergine corrispondeva in
qualche modo ad una condanna sociale. Agostino Tassi all'inizio promise
di riparare con un matrimonio ma in seguito dichiarò che la ragazza era
inaffidabile sostenendo che era già stata con altri uomini. Dopo il
processo Artemisia continuò a dipingere e incominciò a sviluppare uno
stile più propriamente personale. Ed è in questo periodo che dipinge
'Giuditta che decapita Oloferne' [Napoli 1612, Museo Capodimonte,
immagine 7], che rappresenta una delle scene più violente della Bibbia
e che probabilmente rispecchiò lo stato d'animo che la sconvolse
durante il processo. Il realismo e il drammatico chiaroscuro richiama
le opere precedenti di Rubens e di Caravaggio.



Firenze 1614 - 1620
Il 29 novembre del 1612 Artemisia sposò
un artista fiorentino, Pietro Antonio di Vincenzo Stiattesi. Un
matrimonio che si celebrò un mese dopo la fine del processo. Entrambi
frequentarono l'Accademia del Disegno, dove Artemisia divenne socio
ufficiale nel 1616. Durante il soggiorno fiorentino ebbe il sostegno di
diversi benefattori della città, tra cui la Famiglia Medici e la
Famiglia Buonarroti, dal quale ricevette la commissione di completare
un affresco all'interno della loro residenza. Le opere del periodo
fiorentino le firmò con il soprannome di Lomi. All'Accademia intanto
diventa amica di Galileo Galilei con il quale incomincia una fitta
corrispondenza. Durante il soggiorno in Toscana realizzerà un'altra
versione di Giuditta, dal titolo 'Giuditta e la sua governante'
[Palazzo Pitti, 1612-13 immagine 8], mentre in seguito dipingerà
'L'allegoria dell'inclinazione' [Casa Buonarroti, 1615-16, immagine 6].
L'ultima tela completata a Firenze è 'Giuditta che decapita Oloferne'
[Uffizi, 1618/1620, immagine 9]. E nel 1618 dette alla luce una
bambina.


Genova Venezia e Roma

1620 - 1630

Nel 1620 Orazio Gentileschi partì per Genova per eseguire una nuova
commissione e probabilmente Artemisia lo accompagnò. Qui la ragazza
compone 'Lucrezia' [Palazzo Cattaneo Adorno, 1621] e 'Cleopatra'
[Milano, Collezione Amedeo Morandotti, 1621]. A quel tempo Genova era
una città mercantile di ricchi banchieri e così Artemisia non ebbe
difficoltà a trovare degli acquirenti per le sue opere. E sarà durante
il soggiorno genovese che incontrerà Anthony Van Dick; i due artisti si
conobbero artisticamente ed è abbastanza probabile che si
influenzeranno a vicenda. Artemisia ritorna a Roma nel 1622: lo
testimonia il 'Ritratto del Condottiere', eseguito nel 1622. La donna
rimarrà in città per diversi anni: il suo nome è menzionato nel
censimento del 1624-26. In questo periodo visse a Via del Corso, in
prossimità di Piazza del Popolo, insieme a due domestici e alla figlia,
che in base ad alcuni documenti dovrebbe chiamarsi Prudentia o Palmira.
Non ci sono più tracce del marito: probabilmente si è separata, ed
intanto sta nascendo una nuova figlia, concepita con un Cavaliere
dell'Ordine di Malta, come ci attesta la lettera a lui indirizzata nel
1649.


Il secondo periodo artistico romano di Artemisia coincide con il
pontificato di Urbano VIII° [1623-1644] e con un nuovo orientamento di
stile e di gusti. E' il periodo che Gianlorenzo Bernini sta
trasformando il volto della città e gli interni di San Pietro.
Artemisia lavora su un'altra rappresentazione di Giuditta. La sua
'Giuditta e la domestica con la testa di Oloferne' [Detroit, Institute
of Art, 1625, Immagine 10], è un esempio raffinato dello stile barocco
caravaggesco sul quale Artemisia sta lavorando. Mentre 'Giuseppe e la
moglie di Potiphar' [Fogg Art Museum, Cambridge, Usa, 1622] fu dipinto
sempre durante questo periodo che fu particolarmente produttivo e
gratificante. Una delle opere più conosciute e raffinate fu realizzata
in questi anni: l'Autoritratto dell'allegoria della pittura,
[Collection of Her Majesty the Queen, Kensington Palace, London, 1630,
Immagine 3], nel quale dimostrò la padronanza con la tempera ad olio
disegnando lei stessa mentre sta dipingendo, circondata dagli strumenti
della pittura; un autoritratto abbastanza insolito per i suoi tempi.
L'opera fu acquistata da Re Charles I° d'Inghilterra tra il 1639 e il
1649.



Napoli 1630-38


Dalle documentazioni del tempo sappiamo che Artemisia soggiornò a
Napoli tra l'agosto del 1630 e il novembre del 1637. Una città che in
quei tempi abbondava di lavoro e di committenti in cerca di artisti.
Anche Caravaggio aveva soggiornato a Napoli, aprendo la strada per gli
altri pittori che avrebbero voluto completare le opere della città. Qui
Artemisia nel 1630 incontra Velazquez ed entrambi lavoreranno per la
regina Maria d'Austria. Lo stesso anno Artemisia completa una grande
tela d'altare che ha come tema l'Annunciazione; ed è la prima opera
realizzata all'interno di una chiesa che conosciamo. Fu dipinta per la
chiesa genovese della città, S.Giorgio de' Genovesi mentre la tela
successiva che compose è 'Clio' [1632]




Inghilterra 1638-41

Nel 1638 Artemisia soggiornò a
corte dei Re Charles I° e della regina Henrietta Maria. Charles I° era
un collezionista d'arte e allo stesso tempo committente, ed aveva già
raccolto una sorprendente galleria di capolavori che comprendeva opere
di Tiziano, Raffaello, Mantegna, Correggio, Caravaggio e di altri
artisti del Rinascimento. Artemisia rimase a corte per quasi tre anni
ed in questa circostanza lavorò per la prima volta insieme al padre,
che era arrivato in Inghilterra nel 1626 ed in seguito raggiunto dalla
figlia per aiutarlo a dipingere il soffitto della Queen's House a
Greenwich (ora a Marlborough House, London) che ha come tema
'L'allegoria della Pace e delle Arti sotto la Corona Inglese'
[1638-39]. Orazio Gentileschi morirà il 7 febbraio del 1639. Nel 1642
in Inghilterra scoppiò quel conflitto tra le forze parlamentari e
l'esercito del Re che avrebbe portato alla prima guerra civile inglese.
Artemisia così tra il 1640 e il 1641 tornò a Napoli, dove rimase per il
resto della sua vita.




Napoli 1642-52

Quest'ultimo periodo fu caratterizzato
dal lavoro per conto di Don Antonio Rufo di Sicilia. Artemisia completò
'David e Bathsheba' [Museum of Art, Columbus, Ohio, 1640]. Anche il
quadro che le è stato attribuito 'Lot le sue figlie' (Museum of Art,
Toledo, Ohio, 1640) risale sempre a questa fase. Una delle sue ultime
opere famose è la sua prima eroina femminile, 'Lucrezia' [Museo di
Capodimonte, Napoli, 1642], che è sempre un'opera attribuita; il
soggetto dimostra la passione di Artemisia per l'eroina al femminile,
forte, abile e donna indipendente.


Artemisia Gentileschi morì nel 1653. Nonostante le sue capacità, la sua
reputazione e la sua importanza, su di lei non è stato scritto molto.
Ciò che rimane della sua vita e della sua esperienza artistica sono 34
dipinti e 28 lettere.


In libreria:

'Artemisia', di Alexandra Lapierre
1999,
Mondadori, 511 pp, Euro 8.26.
Scritto dalla figlia del famoso scrittore Dominique Lapierre è
l'indagine completa della vita e delle opere di Artemisia Gentileschi.
Il libro è il risultato di una ricerca durata cinque anni presso le
città in cui ha vissuto la pittrice romana.

http://www.romecity.it/Artemisiagentileschi.htm


 
 
 
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