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Comunità

Post n°5 pubblicato il 22 Aprile 2010 da kainjoker
 

La comunità politica

Per comunità politica intendiamo una comunità il cui agire è rivolto a riservare un territorio e l'agire delle persone che lo occupano stabilmente o temporaneamente mediante l'uso della forza fisica o delle armi. In    nessun   caso la comunità politica è una pura "comunità economica". Cio che si esige dall'individuo è che egli affronti eventualmente anche la morte, se gli interessi della comunità lo richiedono.
Queste sono le due condizioni necessarie e sufficienti perchè si abbia una "comunità politica".
Infatti esistono altre comunità nelle quali la responsabilità mediante la propria vita costituisca una parte essenziale dei doveri di comunità. Pensiamo per esempio al gruppo parentale e alle sue vendette del sangue, al dovere di martirio delle comunità religiose, al codice d'onore di alcune comunità di ceto,  e lo stesso vale per molte comunità sportive o per comunità del genere di camorra e soprattutto per ogni comunità costituita allo scopo di una appropriazione violenta dei beni altrui. In nessuna di queste comunità pero' il potere è consolidato su un  territorio  geografico o anche su uno spazio di mare.

L'agire di comunità mediante l'uso della forza è evidentemente un fenomeno primitivo: dalla comunità domestica fino al partito ogni comunità è sempre ricorsa all'uso della violazione fisica quando doveva o poteva farlo per tutelare gli interessi dei partecipanti. Lo sviluppo del fenomeno primitivo porta soltanto, da una parte, la monopolizzazione dell'uso della forza da una parte del gruppo di potere e, dall'altro, la sua legittimazione nella forma di consenso.
Il gruppo parentale è l'esempio più evidente dell'uso della violenza legittimato mentre all'estremo opposto si collocano le comunità che utilizzano la forza fisica per rispondere ad attacchi esterni o nelle comunità più bellicose facilmente orientate a scorrerie predatorie.
In questo secondo caso il processo di monopolizzazione dell'uso della forza e la sua legittimazione attraverso la conquista del consenso seguono processi più elaborati. Nel caso infatti di comunità stanziale attaccata, e dunque nell'obbligo di difendersi, il gruppo preposto alla difesa, e dunque legittimato ad utilizzare la forza delle armi, nasce quasi spontaneo e si rivolta all'interno della comunità solo in caso di tradimento, disobbedienza o codardia. Questo limite viene gradualmente superato quando l'associazione occasionale si trasforma in una formazione permanente che cura l'abilità nell'uso delle armi e la guerra come professione, dando cosi luogo ad un apparato coercitivo capace di pretendere obbedienza su larga scala come avviene più naturalmente nelle comunità dedite alle guerre di offesa presso popoli sedentari. In questi casi il processo graduale di legittimazione e di monopolio dell'uso della forza da parte di un gruppo specifico della comunità si deve appoggiare su mezzi intimidatori di stampo religioso senza escludere la necessità di passare dallo scetticismo verso la religiosità popolare quando questa non è in linea con quella di maghi e oracoli vicini ai personaggi economicamente più importanti della comunità (1).
In questo modo la comunità politica monopolizza l'impiego legittimo della forza trasformandosi gradualmente in una istituzione per la tutela del diritto e in cio' essa trova un potente e decisivo appoggio in tutti quei gruppi che, in via diretta o indiretta, sono economicamente interessati al mercato.
La crescente pacificazione e l'espansione del mercato si accompagnano, in primo luogo, con quel processo di monopolizzazione dell'uso della forza legittima da parte del gruppo politico (che trova la sua conclusione nel concetto moderno di stato come fonte ultima di ogni legittimità della violenza fisica), ed in secondo luogo con quella razionalizzazione delle regole che perviene al concetto di ordinamento giuridico legittimo.




(1)I Duk-Duk in Indonesia organizzano da sempre delle vere e proprie apparizioni di spiriti sotto forma di processioni mascherate: al suono del tam-tam, le donne e in generale tutti gli estranei all'androceo devono abbandonare i villaggi e rifugiarsi nei boschi pena l'uccisione immediata; cio' consente allo spirito di introdursi con più comodità, e soprattutto senza essere smascherato, nelle capanne e servirsi di tutto cio' che gli piace. Una credenza soggettiva dei guerrieri nella legittimità del loro operare è da escludere. La pura e semplice frode è da essi riconosciuta come tale, e viene protetta mediante il divieto magico all'accesso all'androceo imposto agli estranei e dal draconiano obbligo di segretezza. Dove il segreto è tolto per indiscrezioni o di proposito come è stato fatto da alcuni missionari, il prestigio degli uomini di fronte alle donne è distrutto, prezzo la diaspora della comunità. 

 
 
 
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Dall'uccisione a tradimento di Odoacre, colpito alle spalle da un sicario mentre banchettava con Teodorico, deriverebbe il celebre proverbio: A tavola non si invecchia.

 

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