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ORLISTAT: USATO NEL TRATTAMENTO DELL'OBESITA' PUO' PROVOCARE TUMORE AL COLON

Post n°50 pubblicato il 03 Agosto 2006 da crikoll
 


Public Citizen, un’organizzazione a difesa dei consumatori statunitensi, ha presentato una petizione all’FDA ( U.S. Food and Drug Administration ) per il ritiro dal mercato di Xenical.
Orlistat, il principio attivo di Xenical, è un farmaco che ha come indicazione il trattamento del sovrappeso e dell’obesità. E’ stato osservato che Orlistat provoca un significativo aumento dell’incidenza dei foci di cripte aberranti, che si ritiene siano uno step nello sviluppo del tumore del colon. Public Citizen ha analizzato i dati del dossier presentato da Roche Pharmaceuticals, la società produttrice di Xenical, al momento dell’autorizzazione al commercio del farmaco. E’ emerso che il trattamento con Orlistat ha prodotto un aumento del numero dei foci di cripte aberranti. Questo aumento si è verificato ad esposizioni al farmaco che erano inferiori rispetto all’esposizione degli esseri umani, basata sull’area di superficie corporea. L’FDA non richiese ulteriori indagini, accettando le conclusioni della casa farmaceutica Roche, ed approvando il farmaco. Un recente studio ( Cancer Letter, 2005 ) ha esaminato Orlistat in un modello murino. Ratti sono stati trattati con un carcinogeno e nutriti con una dieta normale o con una dieta ricca di grassi per 30 giorni. Ad alcuni di questi topi è stato somministrato Orlistat ad un livello 5 volte superiore all’esposizione umana. I Ricercatori hanno osservato che il numero dei foci di cripte aberranti per cm2 era aumentato del 60% nei ratti trattati con Orlistat e con una dieta a basso contenuto di grassi così come nei ratti nutriti con dieta ricca di grassi e senza trattamento con Orlistat. Il numero dei foci di cripte aberranti è risultato aumentato di 2.4 volte nel gruppo ricevente sia una dieta ad alto contenuto di grassi che Orlistat. L’efficacia di Orlistat nel ridurre il peso corporeo è stata messa in discussione da 2 studi clinici ( Diabetes Care 2004; Diabetes Care 2002 ). Questi studi hanno mostrato che la differenza assoluta in perdita di peso corporeo tra i pazienti trattati con Orlistat e quelli che hanno ricevuto placebo, dopo 4 anni, era solo del 2.8%. Per il suo meccanismo d’azione, Orlistat causa, in un’alta percentuale di pazienti, una serie di effetti indesiderati gastrointestinali, tra cui feci oleose, urgenza fecale, evacuazioni oleose, aumento della defecazione ed incontinenza fecale. Il trattamento con Orlistat produce un’escrezione delle vitamine liposolubili, come beta-carotene, vitamina A, vitamina D, vitamina E e vitamina K, con conseguenti più bassi livelli plasmatici. In 7 studi clinici sono stati segnalati 10 casi di tumore alla mammella tra i pazienti trattati con Orlistat contro 1 nel gruppo controllo. Il rischio relativo di andare incontro a carcinoma mammario dopo somministrazione di Orlistat è 4-7 volte maggiore rispetto al placebo. Il meccanismo con il quale Orlistat aumenta il tumore mammario non è noto. Sono stati osservati cambiamenti lipidici ed infiltrazioni lipidiche, probabilmente attribuite ad inibizione delle lipasi cellulari per assorbimento del farmaco.
L’FDA, a riguardo, non ha richiesto a Roche di compiere ulteriori studi ed ha accettato le assicurazioni della casa farmaceutica. Il database dell’FDA riguardante le reazioni avverse ( AERS ) postmarketing contiene 28 segnalazioni di tumore alla mammella associati ad Orlistat. Per 8 casi mancano le informazioni sulla durata della terapia, mentre in 3 casi il trattamento con Orlistat era di 1 mese o meno. Il picco massimo di tumore mammario è risultato associato ad un trattamento con Orlistat di 12 mesi.

(Fonte: Public Citizen, 2006)

 
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COMPORTAMENTO SUICIDARIO CON PAROXETINA

Post n°49 pubblicato il 03 Agosto 2006 da crikoll
 


GlaxoSmithKline ( GSK ) ha informato negli Stati Uniti gli HealthCare Professional sui pericoli associati all’uso della Paroxetina ( Paxil; in Italia: Sereupin, Seroxat, Eutimil ), che riguardano soprattutto i giovani adulti. GSK, la società farmaceutica produttrice del Paxil, ha compiuto una meta-analisi con l’obiettivo di definire l’incidenza del comportamento suicidario e di ideazione suicidaria tra coloro che hanno fatto uso della Paroxetina negli studi clinici controllati con placebo. I pazienti adulti coinvolti erano affetti da disturbi psichiatrici, tra cui il disturbo depressivo maggiore ed altri disturbi depressivi e non-depressivi ( distimia, disturbo da panico, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo ossessivo-compulsivo ). Questi studi clinici hanno incluso 8.958 pazienti trattati con Paroxetina e 5.953 con placebo. I risultati di questa analisi hanno mostrato una maggiore frequenza di comportamento suicidario nei giovani adulti ( di età compresa tra 18 e 24 anni ) trattati con Paroxetina rispetto al placebo ( 2.19% versus 0.92% ). Questa differenza, seppur non statisticamente significativa, ha riguardato pazienti sia con depressione che non. Nei gruppi d’età 25-64 anni e 65 anni o più, un tale aumento non è stato osservato. Dall’analisi è anche emerso che i pazienti adulti di tutte le età con disturbo depressivo maggiore, trattati con Paroxetina, presentavano una più alta frequenza di comportamento suicidario rispetto ai pazienti che hanno assunto placebo ( 0.32% versus 0.05% ). Tuttavia, il numero assoluto era piccolo e l’incidenza degli eventi bassa.
Tutti gli eventi riportati di comportamento suicidario nei pazienti adulti con disturbo depressivo maggiore sono risultati essere tentativi di suicidio non-fatali e la maggioranza di questi tentativi ( 8 su 11 ) sono avvenuti in giovani adulti di età compresa tra i 18 ed i 30 anni. L’aumento del rischio di comportamento suicidarlo, negli studi che hanno riguardato il disturbo depressivo maggior,e è stato osservato nonostante l’evidenza di efficacia della Paroxetina, come determinato dalla scala Hamilton Depression Rating Scale e Montgomery-Asberg Depression Rating Scale per la depressione. GlaxoSmithKline sottolinea che tutti i pazienti, e soprattutto i giovani adulti e coloro che vanno incontro a miglioramenti, siano sottoposti a stretto monitoraggio durante la terapia con Paroxetina. Paxil è indicato nel trattamento del disturbo depressivo maggiore, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo da panico, disturbo d’ansia sociale, disturbo d’ansia generalizzato e disturbo da stress post-traumatico, nei pazienti adulti. Paxil CR ( Controlled Release ) è, invece, indicato nel trattamento del disturbo depressivo maggiore, nel disturbo da panico, nel disturbo d’ansia sociale e nel disturbo disfonico premestruale, sempre nei pazienti adulti.

(Fonte: FDA, 2006)

 
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TERAPIA ANTIOBESITA'

Post n°48 pubblicato il 03 Agosto 2006 da crikoll
 


L’obesità sta diventando sempre più un problema di salute pubblica. Nei soli Stati Uniti, il 65% degli adulti ( pari a quasi 127 milioni di persone ) sono in sovrappeso o obese.
Secondo una prudente stima, l’obesità provoca quasi 300.000 morti ogni anno nei soli Stati Uniti. L’obesità è descritta dall’indice di massa corporea ( BMI, body mass index ).
Il BMI è calcolato dividendo il peso di una persona per il quadrato della sua altezza.
Il peso normale è definito da un valore BMI inferiore a 24.9 Kg/m2.
Un soggetto che presenta un BMI compreso tra 25 e 29.9 kg/m2 è considerato in sovrappeso, mentre un BMI maggiore di 30 Kg/m2 è, invece, obeso. Gli interventi dietetici e l’esercizio fisico rappresentano le strategie di base per il trattamento dell’obesità.
La chirurgia bariatrica e l’impianto endogastrico di un dispositivo ( palloncino ) sono soluzioni adatte a pazienti fortemente obesi.
I farmaci trovano, invece, impiego più ampio, anche nei pazienti in sovrappeso con fattori di rischio per malattie cardiometaboliche. Attualmente, solo 2 farmaci sono stati approvati dalle Autorità Sanitarie: la Sibutramina e l’Orlistat. La Sibutramina ( Europa: Reductil; USA: Meridia ) è un inibitore del riassorbimento della serotonina e della noradrenalina ( SNRI ), che agisce a livello centrale, producendo un senso di sazietà.
Il farmaco può provocare innalzamento dei valori pressori.
In Italia, la Sibutramina è stata sospesa nel 2002 a causa di alcune morti sospette e riammessa sul mercato dopo un parere favorevole del CHMP dell’EMEA. Orlistat ( Xenical ) diminuisce il peso corporeo, riducendo l’assunzione calorica mediante inibizione della degradazione dei grassi mediata dalla lipasi pancreatica nel tratto gastrointestinale.
Il farmaco è associato in un’alta percentuale di casi ad effetti indesiderati, come incontinenza fecale ed urgenza fecale che ne limitano l’impiego. E’ in corso la sperimentazione clinica di un nuovo farmaco, il Rimonabant ( Acomplia ), il primo antagonista selettivo del recettore dei cannabinoidi di tipo 1 ( CB1 ). Negli studi clinici, il Rimonabant ha prodotto una moderata perdita di peso ( circa il 5% della massa corporea ). Il farmaco è associato ad un’alta incidenza di drop-out ( 40-50% ), soprattutto per reazioni avverse di tipo psichiatrico ( depressione, ansia ). In passato, un agonista 5-HT, Fen-Phen ( Fenfluramina e Dexfenfluramina ), altamente efficace nella riduzione del peso corporeo è stato ritirato dal mercato a causa di grave cardiotossicità. E’ in corso lo sviluppo di un agonista altamente specifico per il recettore 5-HT (2C), APD356. Tuttavia, il suo profilo di sicurezza non è stato ancora ben definito. Cetilistat è un candidato farmaco che agisce inibendo le lipasi.
In studi clinici di fase I e II ha dimostrato di possedere una migliore tollerabilità rispetto all’Orlistat ( percentuale di drop-uot: 2.5% versus 11.6%, rispettivamente ).

(Fonte: Nature Reviews Drug Discovery, 2006)

 
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SANGUINAMENTO CON ANELLO VAGINALE NUVARING

Post n°47 pubblicato il 03 Agosto 2006 da crikoll
 


L’FDA ha approvato la revisione della scheda tecnica di NuvaRinG( Etonogestrel/EtinilEstradiolo ) riguardo alla sicurezza dell’anello vaginale.
NuvaRing trova indicazione nella prevenzione della gravidanza. A causa dell’aumentato rischio di malattia trombotica e tromboembolica associata all’uso dell’anello vaginale, NuvaRing non dovrebbe essere impiegato nelle donne con cardiopatia valvolare e complicanze trombogeniche. Con l’impiego di NuvaRing si possono anche presentare sanguinamento e perdite ematiche. Il sanguinamento associato a NuvaRing è stato valutato in 3 ampi studi clinici. In uno studio compiuto in USA e Canada che ha coinvolto 1.177 soggetti, la percentuale delle donne con sanguinamento o perdite ematiche è variata tra il 7.2% e l’11.7% durante i cicli 1-13. In due studi non compiuti negli Stati Uniti, la percentuale di donne con sanguinamento o perdite ematiche è variata tra il 2.6% e il 6.4% ( studio 1, n = 1.145 donne europee ed israeliane ) e tra il 2% e l’8.7% ( studio 2, n = 512 donne europee e sudamericane ). Il sanguinamento anomalo grave o persistente dovrebbe richiedere accertamenti per la possibilità di una patologia organica o di gravidanza. Alla sospensione del trattamento con NuvaRing, alcune donne possono presentare amenorrea o oligoamenorrea, specialmente se questa condizione era pre-esistente.

(Fonte: FDA, 2005)

 
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PERFORAZIONE UTERINA CON CONTRACCETTIVO MIRENA

Post n°46 pubblicato il 03 Agosto 2006 da crikoll
 

Il sistema Mirena rilasciante Levonorgestrel è un dispositivo intrauterino con una struttura a forma di T in polietilene con un serbatoio che contiene Levonorgestrel. Mirena trova indicazione come contraccettivo. Inserito nella cavità uterina, rilascia Levorgestrel ad un basso dosaggio giornaliero fino a 5 anni. L’azione contraccettiva di Mirena è dovuta principalmente agli effetti locali progestinici sulla cavità uterina, tra cui un forte efetto anti-proliferativo a livello dell’endometrio e l’ispessimento del muco cervicale che previene il passaggio dello sperma. In alcune donne l’ovulazione è inibita. Da febbraio 2001 a settembre 2005, Health Canada ha ricevuto 26 segnalazioni di perforazione uterina che si sospetta sia associata a Mirena. In 8 di questi casi, Mirena è stato inserito tra 6 settimane e 6 mesi post-partum. Uno studio prospettico a lungo termine ha trovato un’incidenza di perforazione uterina ( 0.9 per 1000 inserzioni ) nelle donne alle quali è stato inserito Mirena. Con il dispositivo intrauterino ( IUD ) a rame, la percentuale di perforazione uterina è dello 0.6-1.6 per 1000 inserzioni. Esiste evidenza di un alto rischio di perforazioni uterine nelle donne che hanno inserito il dispositivo intrauterino nei primi mesi post-partum.
L’elevato rischio può essere dovuto alla consistenza molle dell’utero e alla variabilità sottostimata della dimensione uterina durante i primi mesi post-partum.
La perforazione uterina è una rara, ma grave, complicanza dell’inserzione del dispositivo intrauterino. Esiste evidenza secondo la quale la minore probabilità di perforazione uterina è associata ad una maggiore esperienza dell’operatore sanitario.

(Fonte: Health Canada, 2006)

 
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CASO KETEK: IRREGOLARITA' NELLO STUDIO

Post n°45 pubblicato il 03 Agosto 2006 da crikoll
 

La pubblicazione da parte del New York Times di alcune e-mail scambiate all’interno dell’FDA ( Food and Drug Administration ) ha riportato in evidenza il caso Ketek, un antibiotico che sembra essere associato ad epatotossicità, in rari casi anche con esiti mortali. La Telitromicina, principio attivo di Ketek, trova indicazioni nel trattamento della polmonite contratta in comunità di grado lieve-moderato, della sinusite acuta, della tonsillite/faringite provocata da Streptococchi beta di tipo A resistenti agli antibiotici beta-lattamici e nell’esacerbazione acuta di bronchite cronica. Nel mese di maggio 2006 il The Wall Street Journal nella sua edizione online aveva raccontato la controversa approvazione di Ketek negli Stati Uniti, avvenuta nel 2004. Quattro anni prima, nel 2000, l’FDA aveva richiesto alla società farmaceutica produttrice del Ketek, Aventis ( ora Sanofi-Aventis ) ulteriori dati di sicurezza prima di approvare l’antibiotico.Aventis aveva organizzato uno studio, denominato studio 3014, arruolando più di 24.000 pazienti. Un’inchiesta dell’FDA aveva dimostrato che erano state commesse delle irregolarità da parte di alcuni medici ad insaputa di Aventis. Le irregolarità erano state considerate gravi. Il medico che aveva arruolato più pazienti è stato successivamente condannato ad 1 anno di reclusione da scontare in un penitenziario federale. Ad un altro medico, che aveva commesso irregolarità, è stata ritirata la licenza.
L’FDA, pertanto, decise di non tener conto dei dati dello studio 3014, perché non ne veniva garantita l’integrità e dovette far riferimento solo ai dati di sorveglianza postmarketing forniti da Aventis.

(Fonte: The Wall Street Journal, 2006)

 
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SPERIMENTAZIONE: LA STORIA DELL'ELEPHANT MAN

Post n°44 pubblicato il 03 Agosto 2006 da crikoll
 


L’MHRA ( Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency ) diede l’autorizzazione alla sperimentazione clinica ristretta ( fase I ) di un nuovo anticorpo monoclonale umanizzato anti-CD28. Il farmaco sperimentale realizzato dalla società di biotecnologie tedesca TeGenero era denominato TGN1412 ed avrebbe dovuto avere come indicazione il trattamento delle malattie immunologiche ( sclerosi multipla, artrite reumatoide, leucemia ).. Il 15 marzo 2006, due comunicati, uno di TeGenero e l’altro del Northwick Park Hospital ( dove è avvenuta la sperimentazione ) informavano che i volontari che avevano preso parte alla sperimentazione avevano presentato eventi avversi inaspettati, come ha riportato la società farmaceutica.
Negli studi pre-clinici, il farmaco si era dimostrato sicuro. I Ricercatori avevano arruolato 8 giovani volontari. A 6 di questi giovani era stato somministrato TGN1412, mentre 2 avevano ricevuto placebo. Subito dopo l’iniezione di TGN1412 i volontari avevano manifestato gravi effetti collaterali. Secondo i medici del Centro di Cura Intensiva del Northwick Park Hospital, TGN1412 ha scatenato una reazione da rilascio di citochine associata a sepsi. Per 2 soggetti la situazione è stata definita critica. In uno dei volontari la testa ed il collo si sono ingrossati fino a raggiungere dimensioni 3 volte il normale. Un volontario, Raste Khan di 23 anni, ha descritto la scena che si era presentata poco dopo la somministrazione di TGN1412.

Le persone a cui era stato somministrato il farmaco sperimentale hanno cominciato a strapparsi le camicie, lamentandosi della febbre, ed hanno iniziato a gridare che la loro testa stava per esplodere…era una scena terrificante.

Ogni volontario aveva ricevuto 2000 sterline per partecipare alla sperimentazione. La somministrazione del farmaco è avvenuta nell’Unità di Ricerca Clinica del Northwick Park Hospital a Londra. Lo studio era stato commissionato da TeGenero a Parexel, una società statunitense che si occupa di sperimentazione clinica. A luglio, i medici che hanno in cura le vittime della sperimentazione farmacologica hanno comunicato ad uno dei 6 volontari a cui è stato somministrato TGN1412 che c’erano segni precoci di un tumore linfatico.
Altri 3 pazienti sono stati avvisati che hanno un alto rischio di sviluppare malattie autoimmuni o di ammalarsi di tumore.

(Fonte: New Scientist, 2006 )

 
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CON DIETA MEDITERRANEA DIMINUZIONE RISCHIO ALZHEIMER

Post n°43 pubblicato il 20 Luglio 2006 da crikoll
 

Precedenti ricerche sulla malattia di Alzheimer avevano focalizzato l’attenzione sui componenti della dieta. C’è evidenza, ad esempio, che la dieta mediterranea sia associata ad un più basso rischio di malattia cardiovascolare, di diverse forme di tumore e di mortalità totale. Uno studio coordinato da Ricercatori della Columbia University Medical Center di New York ha valutato l’esistenza dell’associazione tra la dieta mediterranea ed il rischio di malattia di Alzheimer. Un totale di 2258 pazienti sono stati valutati in modo prospettico ogni 1.5 anni. Durante il periodo di follow-up di 4 anni, sono stati osservati 262 casi di malattia di Alzheimer.La maggiore aderenza alla dieta mediterranea è risultata associata ad un più basso rischio di malattia di Alzheimer ( hazard ratio, HR = 0.91; p = 0.015 ). Rispetto ai soggetti nel più basso terzile, i soggetti nel terzile intermedio presentavano un hazard ratio ( HR ) per la malattia di Alzheimer di 0.85 e quelli del più alto terzile presentavano un HR di 0.60 ( p per trend = 0.007 ). I dati hanno mostrato che una più alta aderenza alla dieta mediterranea è associata ad una riduzione del rischio di malattia di Alzheimer.

(Fonte:Scarmeas N et al, Ann Neurol 2006)


 
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VARENICLINA NELLA CESSAZIONE DELL'ABITUDINE AL FUMO

Post n°42 pubblicato il 30 Giugno 2006 da crikoll
 

L’FDA ( U.S. Food and Drug Administration ) ha approvato Vareniclina ( Chantix ) nel trattamento dell’abitudine al fumo.
La Vareniclina agisce a livello dei siti del cervello sotto l’influenza della nicotina.
L’efficacia di Chantix nella cessazione dell’abitudine al fumo è stata dimostrata in 6 studi clinici che hanno riguardato 3.659 fumatori cronici di sigarette.
Cinque di 6 studi clinici erano randomizzati: Chantix ha mostrato d’essere superiore al placebo nell’aumentare la propensione a smettere di fumare.
I soggetti arruolati negli studi clinici fumavano in media 21 sigarette al giorno da circa 25 anni.
In 2 studi controllati con placebo su 5, il trattamento con Chantix è risultato più efficace rispetto a quello con Bupropione ( Zyban ).
La durata di trattamento approvata per Chantix è di 12 settimane.
I soggetti che smettono di fumare grazie a Chantix possono continuare il trattamento per altre 12 settimane in modo da aumentare la probabilità di cessazione dell’abitudine al fumo per un lungo periodo.
I più comuni effetti indesiderati osservati con Chantix sono stati: nausea, vomito, cefalea, flatulenza, insonnia, alterazione dei sogni, cambiamenti nella percezione del gusto ( disgeusia ). 

(Fonte: FDA, 2006 )

 
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VIVITROL PER TRATTAMENTO DIPENDENZA DA ALCOL

Post n°41 pubblicato il 30 Giugno 2006 da crikoll
 

L’FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato la formulazione iniettabile di Vivitrol ( Naltrexone a rilascio prolungato ) per il trattamento dei pazienti affetti da alcol-dipendenza.
Il Naltrexone si lega ai recettori degli oppioidi a livello cerebrale, bloccando i neurotrasmettitori che provocano la dipendenza da alcol.
In uno studio clinico di fase III della durata di 6 mesi, i pazienti trattati con Vivitrol ( 380mg ) e sottoposti a sostegno psicologico hanno presentato una riduzione dei giorni di bere pesante rispetto ai pazienti trattati con placebo e sostegno psicologico.
In un sottogruppo di pazienti che erano in astinenza da una settimana prima di iniziare il trattamento con Vivitrol, il farmaco ha permesso di mantenere un numero significativo di pazienti in astinenza senza episodi recidivanti.
Sebbene il Vivitrol sia generalmente ben tollerato ( nausea, vomito, cefalea, fatica, reazioni al sito di iniezione ), alti dosaggi di Naltrexone possono causare danni epatocellulari.
Il Naltrexone è controindicato nei pazienti con epatite acuta o insufficienza epatica.
Inoltre, Vivitrol è controindicato nei pazienti che ricevono analgesici oppioidi.

(Fonte: FDA, 2006)

 
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