Creato da cristina1955 il 09/08/2008 |
BUON NATALE.....
IN questo spazio volevo creare qualcosa di diverso,una pagina dei sogni,
come quando nell'infanzia usavo l'agenda per scrivere le mie senzazioni,
non sò se questo sarà possibile....capisco che è difficile...ma ci provo..
male che vada riprenderò l'agenda..sicuramente meno complicata di pc.........
La psicologia è certo uno studio interessante, spesso troppo categorico, spesso inutile, spesso assolutamente nocivo.
Più si giustifica il il male dell'anima più il male dell'anima si diffonde, come una peste che intacca tutto e tutti.
Fino a che punto è giusto trovare spiegazioni alla piccolezza dell'uomo davanti all'esistenza?
Fino a che punto è giusto bloccare il cammino personale verso la comprensione di sè, sedandolo con teoriche risoluzioni nel quale adagiarsi o giustificare le proprie debolezze?
Credo che non si la psicologia la vera cura lenitrice del dolore, ma l'amore, la non-guerra, la comprensione degli uni verso gli altri.
E in ciò l'essere umano è ben lontano dal termine del cammino evolutivo,
In ciò è e rimarrà incapace e finchè tutto questo esisterà, ci saranno dolori troppo profondi, che la psicologia come le religioni potranno si celare, ma ogni palliativo è una negazione alla realtà della natura, e chiudere gli occhi non è mai una soluzione abbastanza alta da poter essere ritenuta degna di assoluta intelligenza. ...
Sono una "archeologa dell'anima ,mi piace curiosare nelle situazioni e nelle persone....e ricercare in ogni dove la vera natura dell'essere.....
QUESTO BLOG E' CONTRO LA PEDOFILIA
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Post n°602 pubblicato il 17 Agosto 2009 da cristina1955
Gurdjieff, era solito affermare la necessità di una sola cosa: non essere identificato con ciò che va e viene. Il mattino, il giorno, la sera, vengono e poi se ne vanno; arriva la notte e poi ancora il mattino. Tu permani (non in quanto "tu", perché anche questo è un pensiero) in quanto pura consapevolezza; non il tuo nome, anche questo è un pensiero; non la tua forma, anch’essa è un pensiero; non il tuo corpo, perché un giorno ti accorgerai che anch’esso è un pensiero: solo pura consapevolezza, senza nome, senza forma. Solo la purezza, l’assenza di forma e di nome; solo il fenomeno reale dell’essere consapevole; solo questo permane. Se ti identifichi, diventi la mente. Se ti identifichi, diventi il corpo. Se ti identifichi diventi il nome e la forma, e a questo punto il padrone si è perso e tu dimentichi l’eterno e ciò che è momentaneo acquista importanza e rilievo. Ciò che è momentaneo è il mondo, l’eterno è divino. Questa è la seconda intuizione a cui devi giungere: riconoscere che tu sei il padrone e i pensieri sono gli ospiti. Se continui a osservare, presto arriverai al terzo punto: ti accorgerai, cioè, che i pensieri sono stranieri, intrusi, estranei. Nessun pensiero ti appartiene: entrano sempre dall’esterno; tu sei solo un passaggio. Un uccello entra in casa da una porta e vola via da un’altra. Proprio come un pensiero entra e esce da te. Continui a credere che i pensieri siano tuoi; non solo, combatti per loro, dicendo: "Questo è il mio pensiero, è vero." Parli, discuti, dibatti, cerchi di mostrare che quello è il tuo pensiero. No, nessun pensiero è tuo, nessun pensiero è originale, tutti sono presi a prestito, e non sono neanche di seconda mano, perché sono stati di milioni di persone prima di te... Un pensiero è altrettanto esterno a te, quanto un oggetto. Il famoso fisico, Eddington, ha affermato da qualche parte, che quanto più la scienza va in profondità nell’analisi della materia, tanto più fortemente emerge la consapevolezza che le cose siano pensieri... può essere, non sono un fisico, ma d’altro canto vorrei dirvi... Eddington può aver ragione nel dire che andando sempre più in profondità, cose e pensieri si assomigliano sempre di più. Se scendi profondamente in te, i pensieri saranno sempre più simili a cose. In effetti, sono le due facce del medesimo fenomeno: una cosa è un pensiero, un pensiero è una cosa. Che cosa intendo dire affermando che un pensiero è una cosa? Voglio dire, che puoi lanciare i pensieri come fai con le cose. Con un pensiero si può addirittura colpire qualcuno in testa, proprio come fai con un oggetto. Con un pensiero si può uccidere una persona, come se le lanciassi contro un pugnale. Si può offrire il proprio pensiero come un dono, oppure diffonderlo come una malattia. I pensieri sono cose, hanno forza, ma non ti appartengono. Arrivano, dimorano per un po’ dentro di te, poi ti lasciano. L’intero universo è colmo di pensieri, e di cose: queste rappresentano la tensione fisica dei pensieri e quelli la tensione mentale delle cose. Questa è la terza intuizione rispetto ai pensieri: essi sono cose, che hanno forza, e che bisogna trattare con cautela. Di solito si continua, inconsapevolmente, a pensare a qualsiasi cosa. E’ difficile trovare una persona che, con l’intenzione, non abbia commesso molti delitti; altrettanto difficile è trovare una persona che, con la mente, non abbia commesso ogni sorta di peccati e crimini: e poi queste cose accadono. E ricorda, puoi anche non uccidere, ma pensare continuamente di uccidere qualcuno, può creare la situazione per cui quella persona venga uccisa. Il tuo pensiero, può essere catturato da qualcuno, perché intorno a te esistono persone più deboli e i pensieri scorrono verso il basso, come l’acqua. Così, se pensi di continuo qualcosa, qualcuno che sia in una condizione di debolezza, può far suo il tuo pensiero e uccidere un uomo. Per questo, chi ha raggiunto la conoscenza dell’intima essenza dell’uomo, afferma che ognuno di noi, e tutti in verità, siamo responsabili per ciò che accade sulla terra. La guerra del Vietnam non è solo responsabilità di Nixon: ogni essere pensante ne è responsabile. Esiste solo un individuo che può non addossarsi tale responsabilità: colui che è nello stato di non-mente. Per il resto, ognuno di noi è responsabile di tutto ciò che accade. Se la terra è un inferno, tu ne sei il creatore, tu ne partecipi. Non continuare a buttare addosso agli altri la responsabilità, perché è anche tua, è un fenomeno che interessa l’intera collettività. Può essere che la malattia esploda in un luogo qualunque: l’esplosione può verificarsi a migliaia, milioni di chilometri lontano da te: questo non fa alcuna differenza, perché il pensiero è al di là dello spazio, non ne ha bisogno. Questo è il motivo per cui viaggia velocissimo, neppure la luce si propaga alla stessa velocità, in quanto ha bisogno dello spazio per muoversi. Il pensiero viaggia ancor più veloce, in quanto non ha bisogno del tempo per muoversi, lo spazio per lui non esiste. Puoi essere qui, pensare a qualcosa, e questa stessa cosa accade in America. Come ti si può ritenere responsabile? Nessun tribunale può punirti, ma di fronte alla corte suprema dell’esistenza sarai condannato, anzi sei già stato condannato. Per questo sei così infelice. La gente mi dice: "Non abbiamo mai fatto del male a nessuno, eppure siamo tanto infelici." Anche senza far niente, tu puoi pensare, e il pensiero è più sottile dell’azione. Ci si può difendere dall’azione, ma non dal pensiero. Tutti sono vulnerabili rispetto al pensiero. Non pensare, è una necessità irrinunciabile per poter essere liberi dal peccato, liberi dal crimine, liberi da tutto ciò che ci circonda: questo significa essere un buddha. Un buddha è un individuo che vive senza la mente, perciò non è responsabile. Per questo motivo, in Oriente, diciamo che un buddha non accumula mai "karma", né crea situazioni confuse e aggrovigliate che incideranno sul futuro. Egli vive, cammina, si muove, mangia, parla, fa un sacco di cose, per cui dovrebbe accumulare dei "karma", perché "karma" significa attività. Eppure, in Oriente diciamo che ciò non accade: anche se un buddha commette un omicidio, non si crea un "karma". Come mai? E perché tu, anche se non uccidi, accumuli comunque "karma"? E’ semplice: tutto quello che un buddha fa, lo fa al di là della mente. E’ spontaneo, non si muove sul piano dell’agire, non ci pensa: accade. Non è colui che agisce, egli è un vuoto; non mette in azione la mente, non progetta qualcosa, ma se l’esistenza fa sì che qualcosa accada, egli lascia che ciò avvenga. Non c’è più in lui l’ego a opporre resistenza, non è più l’ego ad agire. Essere vuoto ed essere un non-sé, significano questo: essere un semplice "non-essere", anatta, assenza del sé. In questo caso, niente si accumula; quindi, non sei responsabile di niente che accada intorno a te, per cui trascendi. Ogni pensiero ha un qualche effetto concreto per te e per gli altri. Stai bene attento! Se dico di stare bene attento, non intendo riferirmi all’avere pensieri positivi, no. Infatti, se hai pensieri positivi, ne avrai anche di negativi. Come può esistere il bene senza il male? Se pensi all’amore, scoprirai che proprio lì vicino, appena dietro l’amore, è nascosto l’odio. Come fai a pensare all’amore senza pensare anche all’odio? Puoi non pensarlo a livello cosciente; l’amore può risiedere negli spazi consci della mente, ma l’odio è nascosto nell’inconscio e si muovono insieme. Ogni qualvolta pensi alla compassione, pensi alla crudeltà. Puoi forse pensare alla compassione, senza pensare alla crudeltà? Puoi pensare alla non violenza, senza pensare alla violenza? La stessa parola "non- violenza" contiene la violenza; è inclusa in quello stesso concetto. Puoi pensare al celibato, senza pensare al sesso? E’ impossibile: che valore avrebbe il celibato, senza l’idea del sesso? E se si fonda sull’idea di sesso, che razza di celibato è? No, esiste una qualità dell’essere completamente diversa, che nasce dal non pensiero: non pensieri positivi o negativi, semplicemente uno stato di non pensiero. Limitati ad osservare, rimani consapevole, ma non pensare. E se qualche pensiero entra... ed entrerà sicuramente, perché i pensieri non sono tuoi, galleggiano nell’aria. Tutt’intorno esiste una noosfera, una sfera del pensiero che ti circonda completamente. Così come l’aria, il pensiero è tutt’intorno a te, e continua a entrare in te per conto suo: si ferma solo col crescere della tua consapevolezza. C’è qualcosa in lei: allorché diventi più consapevole, scompare semplicemente, si dissolve, perché la consapevolezza crea un’energia più forte del pensiero. La consapevolezza è come il fuoco per il pensiero. Quando accendi una lampada in casa, l’oscurità non riesce più a entrare; la spegni, e da ogni parte il buio si diffonde: in meno di un attimo ti avvolge. L’oscurità, non entra in una casa con le luci accese; i pensieri sono come l’oscurità: entrano soltanto se all’interno non c’è luce. La consapevolezza è un fuoco: più diventi consapevole, meno pensieri entrano in te. Se ti integri veramente nella tua consapevolezza, i pensieri non entrano in te: diventi come una cittadella inespugnabile, niente può penetrarvi. Ciò non significa essere chiusi, anzi, vuol dire essere incondizionatamente aperti, ma la stessa energia della consapevolezza diventa la tua roccaforte. E se i pensieri non possono entrare in te, ti gireranno intorno e se ne andranno. Li vedrai arrivare e, semplicemente, non appena ti arrivano vicini, prenderanno un’altra strada. A quel punto potrai andare ovunque, anche all’inferno: niente potrà sfiorarti più. Questo è ciò che intendiamo per illuminazione. Tratto da: "Tantra: La comprensione suprema"
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IN UN SOGNO CI SI PUO' PERDERE,IN UN SOGNO TUTTO PUO' ACCADERE....E POI QUANDO LO TRASFORMIAMO IN REALTA' ALLORA INIZIEREMO AD INSEGUIRNE UN'ALTRO.....PERCHE' CON I SOGNI LIBERIAMO LA MENTE, LIBERIAMO IL NOSTRO CORPO DALLE GABBIE CHE CREIAMO NOI STESSI...UN SOGNO...NIENTE DI PIU'...
UN' EMOZIONE A VOLTE TROPPO BREVE......
MA VITALE.......
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