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Messaggi di Agosto 2009
L'ENI in Toscana - parte prima Le "colline metallifere" sono una zona della Toscana, a cavallo fra le provincie di Livorno, Pisa, Siena e soprattutto Grosseto, ricche di metalli ferrosi e di rame. Fino al 1980 queste colline erano le maggiori produttrici di pirite d'Europa. La pirite e' il cosiddetto oro degli sciocchi, di formula chimica FeS2, da cui inizialmente si ricavava ferro. Il processo di lavorazione pero' e' molto complesso a causa delle numerose impurita' ed e' difficile ottenere una buona qualita' del prodotto finale. Cosi, in tempi piu' vicini a noi, la pirite venne usata soprattutto per ricavarci acido solforico (H2SO4). La piu' grandi ditta produttrice di questo acido, in Toscana e in Italia, era la "Nuova Solmine" del gruppo ENI. L'H2SO4 e' usato in vari processi industriali, fra cui la creazione del vetriolo, di fertilizzanti e per metterlo dentro le batterie delle macchine. Gli scarti ferrosi che provengono dalla lavorazione di questo acido - dette ceneri di pirite - sono spesso contaminate da metalli pesanti e tossici, fra cui arsenico, mercurio, piombo e rame. Gli stessi che impediscono di ottenere ferro di buona qualita'. La logica vorrebbe che queste ceneri tossiche fossero smaltite per bene. Una delle miniere piu' grandi era la Miniera di Campiano, nel comune di Boccheggiano, in provincia di Grosseto, gestita dalla Campiano Mineraria, al 100% anche lei controllata dall'ENI. Uno dei problemi piu' grandi per l'ENI, era lo smaltimento di queste ceneri di pirite. Avevano gia' chiesto alla regione Toscana di depositarle nella vicina Scarlino, accanto ad una falda acquifera di circa tre chilometri quadrati. Li vicino c'erano campi di cereali, orti e allevamenti di animali. La regione disse si. Ma lo spazio di Scarlino non basta, ce n'e' troppa di cenere. E allora cosa fare? L'ENI decide di definire questi scarti tossici materiali "sterili e riutilizzabili" e nel 1986 convincono la regione ad usarli per inertizzare le discariche, per asfalti nelle strade e per riempirci cave e miniere. A partire dai primi anni '90 ci riempiono pure la miniera semi-abbandonata di Campiano, 800 metri sottoterra, 35 chilometri di lunghezza, immersa fra boschi, lontana dalle persone, un segreto fra i sentieri. E chi mai andra' a controllare? La USL lancia un timido allarme che queste ceneri fanno male, ma l'ENI continua imperterrita a fare cio' che vuole. La regione e' latitante. Per anni l'ENI stocca rifiuti con tutti i veleni incorporati nelle viscere della Maremma. Ben 67,000 metri cubi di monnezza tossica. Tutto smaltito illegalmente, in silenzio, avendo cura di dare del matto o del catastrofista ai pochi che vedevano, capivano, denunciavano. Gli scarichi continuano per anni. I rifiuti sono talmente corrosivi che i camionisti sono costretti tutte le sere a lavare le cisterne dei camion a causa della possibile corrosione delle lamiere. Ora, in quella miniera c'erano delle pompe che servivano a drenare l'acqua che naturalmente andava a confluirci dentro. E' bene drenare quell'acqua perche' altrimenti finisce per allagare la miniera e tutti quegli scarti tossici, e con le reazioni chimiche chissa' che mostro poteva essere partorito. E infatti per vari anni il drenaggio venne compiuto. Nel 1996 pero' l'ENI decide di chiudere la Miniera di Campiano definitivamente. Non viene fatta nessuna bonifica. Chiudono e basta. Tutta la monnezza che c'era, resta li, in balia degli eventi. Cessano pure le operazioni di pompaggio dell'acqua del sottosuolo. Gli ex-minatori che di quella miniera sanno tutto, scongiurano di non farlo, ma l'ENI non vuole sentire ragioni. L'acqua inizia a salire, la miniera si allaga. Il contatto dell'acqua con i rifiuti inquina le falde idriche sotterranee. Italia Nostra fa fare delle analisi private, alcuni professori universitari sollevano domande e persino una perizia alla pretura di Grosseto. Tutto viene liquidato con superficialita'. Va tutto bene. Non ci sono problemi. La vita e' bella. E sarebbe tutto rimasto cosi' se non fosse che nel 2001, improvvisamente il fiume Merse che scorreva li vicino, a 600 metri d'altezza, diventa rosso fuoco, si riscalda a 37-38 gradi. Uno scenario apocalittico, mai visto prima. La miniera iniziava a sputare veleni fangosi al ritmo vertiginoso di 18 litri al secondo di robaccia direttamente nel fiume. Tutto esplode, sui giornali, fra l'indignazione della gente e degli amministratori. Molte persone andavano li a farsi il bagno e a pescare regolarmente. Ecco qui come appariva l'acqua del Merse Rosso e veloce come il sangue, in mezzo al verde dei boschi Infili la mano e quasi ti scotti. Una melma colore ruggine, densa. Il fondo del fiume, in parecchi punti, non si vede piu'. In altri, piano piano, si sta sedimentando l'orrenda fanghiglia. Uno scenario da racconto di fantascienza, da pianeta rosso, da Marte e da avventure in altri mondi. Sara' difficile, sempre piu' difficile, pescare trote, cavedani o barbi da queste parti. Difficile perche' chissa' che fine faranno questi pesci. Subito, un odore fortissimo di ferro ti arriva alle narici. E l'acqua... Acqua? Ma quale acqua. C'e' solo una fanghiglia colore ruggine, che chissa' quali veleni contiene. E poi avanzi di macchianri adoperati in miniera. Imergiamo una mano nella fanghiglia. E' caldissima. Nel 2001 la Regione Toscana (e dunque i cittadini) stanzia 200 milioni di lire al mese per installare un depuratore d'emergenza. Nel 2002 una tesi di laurea denuncia la presenza abnorme di arsenico e mercurio nei pesci. Analisi sucessive confermano che a Scarlino trovano quantita' arsenico nei molluschi al di fuori da ogni limite. Si calcola che l'ENI ne abbia riversato circa 5,300 tonnellate nel corso degli anni. L'arsenico e' cancerogeno. Con molto ritardo, l'Agenzia regionale per l'ambiente e il territorio della Toscana, Arpat, afferma che le falde idriche sono sono inquinate. Alcuni pozzi di acqua potabile sono stati chiusi per la forte presenza di mercurio. La gente continua a pescare, a farsi il bagno, ignara di tutto. Il responsabile di tutto questo e' l'ENI. Nel corso degli anni hanno cercato di scaricare tutte le loro responsabilita', ed il pagamento di eventuali bonifiche, alla collettivita'. Nessuno dell'ENI e' mai andato a processo per questo (ed altri) schifi in Maremma. Infatti, i misfatti non finiscono qui. Ne parliamo nelle prossime puntate. Di tutta questa storia, il professor Roberto Barocci ha fatto un ottimo libro "Maremma Avvelenata." La regione Toscana e' colpevole di leggerezza, di superficialita', di poca cultura preventiva, di poca curiosita', di poca attenzione a cio' che i pochi ma coraggiosi cittadini denunciavano. Intanto in Abruzzo abbiamo dei veri campioni per l'ambiente. L'assessore regionale, Daniela Stati, impiegata, e' muta sul petrolio ed ha scarsissima preparazione sul tema. Quello provinciale, Eugenio Caporrella, geometra, e' preoccupato di non far perdere affari all'ENI. Il presidente di regione, Gianni Chiodi, ci ignora, quello regionale di Chieti, Enrico di Giuseppantonio prende esempio da Ponzio Pilato e non si pronuncia. Andiamo avanti cosi. Pensiamo che in Abruzzo sara' diverso che in Maremma e l'ENI sara' una santa? Fonti: Roberto Barocci.it, Corriere della Sera, Roberto Barocci.it 2, Indymedia Toscana |
*** Per vedere la situazione dei pozzi petroliferi in Italia si puo' andare sul sito del Comitato Abruzzese per la Difesa dei Beni Comuni. Un altra descrizione sui Rospi petroliferi di Vasto e' data da Allegria di Naufragi *** Bene, visto che sono passati dieci giorni da quando gli ho scritto, e visto che la situazione petrolifera resta prigioniera del non fare politico, non posso fare altro che pubblicare la lettera che ho scritto al nostro presidente della provincia, Enrico di Giuseppantonio. Ricordo che il 31 dicembre del 2009 scade la moratoria sulle operazioni petrolifere in Abruzzo, senza che vi sia nessuno strumento che protegga la nostra regione. Ricordo a tutti che il presidente della provincia di Chieti si e' impegnato ad adoperarsi contro il petrolio nel concreto. L'ha promesso a Lanciano, il 19 luglio del 2009. Finora di concreto non ha fatto nulla, se non appuntare Remo di Martino - paladino del si al centro petrolfiero di Ortona - ad assessore al turismo, senza che nemmeno quest'ultimo fosse stato eletto. Bella roba. Se c'e' una cosa che non sopporto e' di essere presa in giro. Quando uno da' la propria parola sarebbe bene mantenerla. Appena scritto questo email, il segretario del presidente, Antonello Antonelli, mi rispose dicendomi che diGiuseppantonio mi avrebbe contattato l'indomani. Bene, questo "indomani" di dieci giorni fa non e' mai venuto. Se pensano che siccome sono fisicamente lontanta me ne sto zitta, si sbagliano di grosso. Qui altre richieste di convocazione con il presidente di regione, Gianni Chiodi, portata avanti dagli amici del Comitato per la difesa dei beni comuni, nel teramano. Anche li, non ci sentono bene i nostri politici. Che delusione questo Gianni Chiodi. ------ Gentile Dr. Di Giuseppantonio, sono Maria Rita D'Orsogna, e le scrivo da Los Angeles, di nuovo in merito alla questione petrolio. Come forse lei sapra' la ditta Vega Oil ha deciso di trivellare le coste antistanti Ortona, con una piattaforma a soli sette chilometri dalla costa, in acque profonde solo trenta metri e per circa cinque chilometri sotto la crosta terrestre. Tutto questo in una democrazia vera non succederebbe. Le ricordo che lungo le coste atlantiche e pacifiche degli USA non si mettono piu' piattaforme in mare a meno di ben 160 km dalla costa e questo dal 1969. Cosa c'e' da fare nel concreto? C'e' tempo fino al 25 Settembre per presentare osservazioni al Ministero dell'Ambiente per contrastare questa nuova proposta di trivellare l'Abruzzo. Le associazioni di cittadini si stanno gia' mettendo all'opera per farlo. Nello specifico occorre che: 1) La provincia deve presentare delle proprie osservazioni contrarie al progetto della Vega Oil SpA. Le associazioni di cittadini si stanno gia' muovendo in questo senso ma non possono essere lasciate, ancora una volta, sole. Serve un segnale FORTE da parte delle isituzioni legate al nostro territorio. Quando un cittadino ha contattato i tecnici del ministero e ha chiesto come mai rilasciassero sempre tutte le autorizzazioni, si e' sentito rispondere che NESSUNO ha mai presentato delle osservazioni contrarie entro i termini previsti dalla legge (60 giorni dalla pubblicazione dell'avviso sui giornali). Se necessario, la provincia si faccia carico di pagare un consulente ESPERTO ed INDIPENDENTE che la aiuti nella redazione delle osservazioni. 2) La provincia supporti attivamente il lavoro svolto dalle associazioni. In particolare, occorre che la provincia sia COFIRMATARIA delle osservazioni che i cittadini stanno preparando. Bisogna far capire ai tecnici del ministero che c'e' un fronte comune che unisce istituzioni e semplici cittadini nel dire no al petrolio. Le manderemo le nostre osservazioni appena saranno pronte. 3) La provincia puo' coinvolgere attivamente i comuni del suo territorio chiedendo ai sindaci di aggiungere le singole amministrazioni cittadine alla lista dei firmatari delle osservazioni al ministero. Le ricordo che e' UN DOVERE proteggere ed informare i cittadini, anche perche' lei ha promesso che si sarebbe impegnato concretamente a proteggere la costa teatina dagli attacchi del petrolio. Bene: questo e' il momento di darsi da fare concretamente e di iniziare a produrre dei documenti ufficiali con il marchio della provincia. Vacanze o non vacanze i petrolieri si portano avanti con il proprio lavoro. Da ultimo, le faccio notare come sia diverso l'atteggiamento delle istituzioni locali verso il problema del petrolio da nord a sud del nostro paese. IN VENETO: Sono stata invitata ad un convegno a Venezia, a parlare del tema petrolio. Ci saranno il presidente della regione Veneto, Galan, i tre presidenti della provincia di Venezia, Padova e Rovigo e tutti i sindaci del comprensorio, compreso quello di Venezia. IN LOMBARDIA: Sono stata a parlare ad una platea molto ampia e alla presenza di vari sindaci ed amministratori locali nel mese di Giugno. I Lombardi sono stati tutti uniti e compatti nel dire no, compresi i vari ministri che vivono nella zona. Dopo solo un mese dalla mia visita, l'attivismo dei lombardi ha costretto la ditta proponitrice delle estrazioni petrolifere a domandare il ritiro delle autorizzazioni. In Abruzzo invece, salvo pochissime eccezioni, siamo governati da una classe politica poco lungimirante e ferma agli anni del dopoguerra italiano, al miraggio della ricchezza portata dal petrolio. Grazie, Maria Rita D'Orsogna |
Spulciando su internet vengono fuori vari articoli, anche recenti, su fatti gravi che pero' non portano mai ad azioni politiche vere. l giornalismo italiano e' spesso colpevole di essere troppo superficiale, ma anche quando fanno le cose come si deve, non c'e' ne' una coscienza pubblica forte da esigere che le cose cambino, e ne' tantomeno un senso di amore da parte degli amministratori di garantire una miglior qualita' di vita alle persone. Mi riferisco, nello specifico ad una indagine portata avanti dall'Espresso nel maggio del 2007. Lo scenario e' abbastanza triste: in Italia c'e' un aumento vertiginoso di tumori. Si parla di livelli da epidemia. Ne avevamo gia' parlato qui e qui, ma questa indagine spicca per precisione, per numeri e perche' si fanno nomi e cognomi, o meglio, sigle. Dall'inchiesta viene fuori che dagli anni ottanta ad oggi, i tumori in Italia sono aumentati del 20% per linfomi e leucemie del 27% per il seno del 10% per il cervello del 15% circa per il fegato. Nella regione Lombardia nel giro di venti anni i casi di neuroblastoma, cioe' un tipo di tumore al cervello che colpisce i bambini di eta' fra i zero e i due anni, sono aumentati del 70%, quelli del sistema nervoso quasi del 50%, e le leucemie infantili del 23%. L'articolo parla di vari fattori che portano alla comparsa di tumori - il fumo, la genetica, la vita sedentaria. Per alcune di queste cose non ci possiamo fare quasi niente - come appunto i geni. Per altre cause sono le persone che decidono di ammazzarsi da sole, con il fumo e decidendo di non far attivita' fisica. Io naturalmente non fumo, e non riesco a capire perche' la gente continui a farlo. La Philip Morris per anni ha sperimentato sui topi per capire come rendere le sigarette le piu' assuefanti possibili. Perche' uno vorrebbe consegnare la propria salute (oltre che i propri quattrini) ai commercianti di sigarette? Volere e' potere per chi pensa che e' impossibile smettere. Ma poi c'e' la regina delle cause: l'avvelenamento delle nostre acque, dei nostri mari, della nostra aria a causa di inquinanti di vario tipo. Dice l'Espresso: Così, se il rapporto tra fumo di sigaretta e tumori del polmone e dell'uretra è un fatto indiscutibile, così come quello tra fumo passivo e cancro del seno, è anche vero che se si cercano le ragioni dell'EMERGENZA fotografata in queste pagine, l'attenzione si punta tutta sui VELENI che ci circondano. Secondo il presidente dell'associazione internazionale medici per l'ambiente, Renzo Tomatis, i tumori italiani con una forte componente ambientale superano il 50 per cento del totale. Dove aumentano i casi di cancro? In tutta Italia, con una concentrazione micidiale in 54 aree che comprendono 311 comuni. Nella mappa tracciata da 'L'espresso' queste zone di crisi disegnano una radiografia della Penisola avvelenata che corre da Pieve Vergonte, un paese all'ombra della fabbrica Enichem nel profondo Nord della provincia di Verbania, alla punta inferiore della Sicilia, con Gela e il suo petrolchimico voluto da Enrico Mattei per regalare un futuro industriale all'isola. C'e' da aggiungere qualcosa? La prima in classifica a regalare tumori agli Italiani ed ai loro figli e' la nostra beneamata ENI! Siamo noi ad amazzarci con le nostre mani, visto che l'ENI e' finanziata dagli Italiani stessi, azionari al 30%. Aree siderurgiche e chimiche, porti e raffinerie: qui si concentrano gli eccessi di mortalità per malattie respiratorie, per tumori alla laringe e ai polmoni, al fegato, alla vescica, leucemia e linfomi. Lo raccontano gli studi sempre più numerosi sulle acciaierie di Genova, Piombino e Taranto, sui petrolchimici siciliani di Gela, Priolo e Augusta, così come sulle raffinerie di Sarroch, Porto Torres e Portoscuso in Sardegna. Non sono senza colpa i pesticidi, le antenne dei telefonini, i cementifici, le discariche della Camorra a Napoli, gli inceneritori, l'amianto sui tetti. Di queste conclusioni io non sono affatta stupita, sono due anni che continuo a leggere di storie di morte, di malattie che l'ENI ed altri industriali di pochi scrupoli regalano ai propri dipendenti e a tutti coloro che vivono vicino ai loro stabilimenti. Ed e' senso comune che se respiri aria malsana tutti i giorni della tua vita, qualcosa pure ne risentira' il tuo fisico. Ma non e' solo colpa di ENI e compari. Quello che mi stupisce di piu' e' che questa inchiesta di due anni fa non ha portato a quasi nessuno scandalo nazionale. La politica non ha fatto nulla. Le normative italiane per il regolamento delle emissioni industriali sono ancora adesso fra le piu' blande al mondo. Abbiamo una ministra dell'ambiente, la Prestigiacomo, che si vanta del suo ambientalismo del fare e che si fa vedere a stringersi la mano con i capi dell'ENI. Ancora adesso, mi arrivano un giorno si e uno no email da varie citta' italiane su proposte di inceneritori, di pozzi di petrolio in posti inimmaginabili, di carbone "pulito", di centrali a biomasse, di turbogas. Basta! Non ancora ci si rende conto che investire sull'ambiente significa per prima cosa investire su noi stessi, visto che ci ammaliamo tutti alla fine? Perche' mentre proliferano infrastrutture di morte, i tetti delle case italiane non hanno tutti i pannelli solari? Perche' le bonifiche vengono fatte alla meno peggio, se mai si fanno? Perche' i processi sono deragliati, senza colpevoli, con multe irrisorie, o dove i colpevoli sono le aragoste, come a Manfredonia? Perche' in Italia la percentuale di bambini che si ammalano di tumore e' del doppio che nel resto d'Europa e degli USA? Qualcuno di noi quando vede un tetto di amianto va a lamentarsi con le autorita' o con chi l'ha messo - o non l'ha tolto - quel tetto di amianto? Ce ne sono dappertutto in Italia, anche sui tetti delle scuole. Non va mica bene. Intanto in Germania, i tumori dal 1990 sono iniziati a calare, come riporta the German Cancer Research Center, idem nel Regno Unito dove per esempio il tumore al seno e' calato del 7% dal 1986 ad oggi secondo The Independent, e negli USA dove i tumori sono calati del 20% negli scorsi 20 anni. Per inciso, mentre in Inghilterra i tumori al seno calano, in Italia un gruppo di ricercatori di Siena assieme a loro colleghi della Pennsylvania, stimano che le cifre che fornisce il governo italiano sono sottostimate del 70%! Cioe' i tumori aumentano, ma il nostro governo per ogni 100 casi, ne riporta solo 30. Malafede, onesto errore? Io non lo so. Ma andiamo avanti cosi. Abbiamo il cibo migliore del mondo, una nazione bellissima, ma ci piace farci del male da soli. Fonti: Corriere della Sera La pirite e' il cosiddetto oro degli sciocchi, di formula chimica FeS2, da cui inizialmente si ricavava ferro. Il processo di lavorazione pero' e' molto complesso a causa delle numerose impurita' ed e' difficile ottenere una buona qualita' del prodotto finale. Cosi, in tempi piu' vicini a noi, la pirite venne usata soprattutto per ricavarci acido solforico (H2SO4). La piu' grandi ditta produttrice di questo acido, in Toscana e in Italia, era la "Nuova Solmine" del gruppo ENI. L'H2SO4 e' usato in vari processi industriali, fra cui la creazione del vetriolo, di fertilizzanti e per metterlo dentro le batterie delle macchine. Gli scarti ferrosi che provengono dalla lavorazione di questo acido - dette ceneri di pirite - sono spesso contaminate da metalli pesanti e tossici, fra cui arsenico, mercurio, piombo e rame. Gli stessi che impediscono di ottenere ferro di buona qualita'. La logica vorrebbe che queste ceneri tossiche fossero smaltite per bene. Una delle miniere piu' grandi era la Miniera di Campiano, nel comune di Boccheggiano, in provincia di Grosseto, gestita dalla Campiano Mineraria, al 100% anche lei controllata dall'ENI, al 100%. Uno dei problemi piu' grandi per l'ENI, era lo smaltimento di queste ceneri di pirite. Avevano gia' chiesto alla regione Toscana di depositarle nella vicina Scarlino, accanto ad una falda acquifera di circa tre chilometri quadrati. La regione disse si. L'ENi decide di definire questi scarti tossici materiali "sterili e riutilizzabili" e nel 1986 convincono la regione ad usarli per inertizzare le discariche, per asfalti nelle strade e per riempirci cave e miniere. A partire dai primi anni '90 ci riempiono pure la miniera semi-abbandonata di Campiano, 800 metri sottoterra, 35 chilometri di lunghezza, immersa fra boschi, lontana dalle persone, quasi un segreto fra i sentieri. La USL lancia un timido allarme che queste ceneri fanno male, ma l'ENI continua imperterrita a fare cio' che vuole. La regione e' latitante. Per anni l'ENI stocca rifiuti con tutti i veleni incorporati nelle viscere della Maremma. Ben 67,000 metri cubi di monnezza tossica. Tutto smaltito illegalmente, in silenzio, avendo cura di dare del matto o del catastrofista ai pochi che vedevano, capivano, denunciavano. Gli scarichi continuano per anni. I rifiuti sono talmente corrosivi che i camionisti sono costretti tutte le sere a lavare le cisterne dei camion a causa della possibile corrosione delle lamiere. Ora, in quella miniera c'erano delle pompe che servivano a drenare l'acqua che naturalmente andava a confluirci dentro. E' bene drenare quell'acqua perche' altrimenti finisce per allagare la miniera e tutti quegli scarti tossici, e con le reazioni chimiche chissa' che mostro poteva essere partorito. E infatti per vari anni il drenaggio venne compiuto. Nel 1996 pero' l'ENI decide di chiudere la Miniera di Campiano definitivamente. Non viene fatta nessuna bonifica. Chiudono e basta. Cessano le operazioni di pompaggio dell'acqua del sottosuolo. Gli ex-minatori che di quella miniera sanno tutto, scongiurano di non farlo, ma l'ENI non vuole sentire ragioni. L'acqua inizia a salire, la miniera si allaga. Il contatto dell'acqua con i rifiuti inquina le falde idriche sotterranee. Italia Nostra fa fare delle analisi private, alcuni professori universitari sollevano domande e persino una perizia alla pretura di Grosseto. Tutto viene liquidato con superficialita'. Va tutto bene. Non ci sono problemi. La vita e' bella. E sarebbe tutto rimasto cosi' se non fosse che nel 2001, improvvisamente il fiume Merse che scorreva li vicino, a 600 metri d'altezza, diventa rosso fuoco, si riscalda a 37-38 gradi. Uno scenario apocalittico, mai visto prima. La miniera iniziava a sputare veleni fangosi al ritmo di 18 litri al secondo di robaccia direttamente nel fiume. Tutto esplode, sui giornali, fra l'indignazione della gente e degli amministratori. Molte persone andavano li a farsi il bagno e a pescare regolarmente. Acqua rossa da una vecchia miniera nel paradiso dei canoisti: per vederlo scorrere, rosso e veloce come il sangue, in mezzo al verde dei boschi, bisogna essere bravi canoisti. Infili la mano e quasi ti scotti. Una melma colore ruggine, densa. Il fondo del fiume, in parecchi punti, non si vede più. In altri, piano piano, si sta sedimentando l'orrenda fanghiglia. Uno scenario da racconto di fantascienza, da «pianeta rosso», da Marte e da avventure in altri mondi. Sarà difficile, sempre più difficile, pescare trote, cavedani o barbi da queste parti. Difficile perché chissà che fine faranno questi pesci. Provate ad affacciarvi vicino alle vecchie miniere. Subito, un odore fortissimo di ferro ti arriva alle narici. E l'acqua... Acqua? Ma quale acqua. C'è solo una fanghiglia colore ruggine, che chissà quali veleni contiene. E poi avanzi di macchinari adoperati in miniera. Immergiamo una mano nella fanghiglia. E' caldissima. Quel paesaggio «marziano» fa quasi paura. Nel 2001 la Regione Toscana (e dunque i cittadini) stanzia 200 milioni di lire al mese per installare un depuratore d'emergenza. Nel 2002 una tesi di laurea denuncia la presenza abnorme di arsenico e mercurio nei pesci. A Scarlino trovano arsenico nei molluschi. Si calcola che l'ENI abbia riversato circa L'arsenico e' cancerogeno. Con molto ritardo, l'Agenzia regionale per l'ambiente e il territorio della Toscana, Arpat, afferma che le falde idriche sono sono inquinate. Alcuni pozzi di acqua potabile sono stati chiusi per la forte presenza di mercurio. La gente continua a pescare, a farsi il bagno, ignara di tutto. Il responsabile di tutto questo e' l'ENI. Non mi risulta che nessuno dell'ENI sia mai andato a processo per questo (ed altri) schifi in Maremma. Infatti, i misfatti non finiscono qui. Ne parliamo nelle prossime puntate. Di tutta questa storia, il professor Roberto Barocci ha fatto un ottimo libro "Maremma Avvelenata."
http://www.capitanoultimo.it/d/ambientes2.htm http://viceversa.megablog.it/item/il-fiume-paglia-diventa-rosso/category/ambiente http://www.barocci.it/roberto/doc/polyteckne.html http://www.maremmanews.tv/it1012/index.php?option=com_content&task=view&id=8868&Itemid=166 http://www.youtube.com/watch?v=fDNT-Ah3SzQ
Posted by maria rita at 2:25 PM 0 comments Dalla Repubblica di oggi un articolo che tutti ci aspettavamo: le multe per non avere rispettato i trattati di Kyoto. Ne abbiamo parlato tante volte, con la Prestigiacomo che andava a piangere all'UE che i tempi erano troppo stretti, o che il nostro paese e' un paese manifatturiero, o che c'è la crisi. Tutte scuse. Abbiamo avuto quasi dieci anni per far qualcosa. Non abbiamo fatto nulla, ora si paga. E chi paga? Il contribuente italiano. Ben 555 milioni di euro. Siamo circa 55 milioni di persone. DIECI EURO A TESTA. Nel 2007 l'UE ci ha autorizzati ad emettere circa 200 milioni di tonnellate di CO2. Queste quote sono state ripartite fra vari settori - cementifici e acciaierie. Queste ditte hanno detto che questa quota era troppo bassa, e che, per costruire nuove centrali più moderne e meno inquinanti, era necessario avere tetti di CO2 più alti. Cosi' il governo nel 2008, sotto la guida del direttore generale del ministero dell'ambiente, Corrrado Clini, diede il via libera ad emettere di più CO2. Che importa che l'UE non ce lo consentiva. Facciamo un po come ci pare, e ci penseranno gli altri dopo alle conseguenze. Alla cieca. Ora che arriva il salato conto, il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia dice che e' tutto inevitabile e che e' colpa dello scorso governo (e' la moda nazionale dare la colpa sempre a qualcun altro!) . Intanto ecco le mie domande: 1) Se acciaierie e cementificatori hanno chiesto di inquinare di più per poter costruire "centrali più efficienti", dove sono queste centrali? 2) I cementifici emettono una miriade di inquinanti e si stima emettano il 5% di tutto il CO2 nel mondo. Per ogni tonnellata di cemento prodotto ci sono oltre 200 chilogrammi di CO2. Come si e' potuto dare via libera ai cementificatori, invece di mettergli un freno? L'Italia e' già abbastanza cementificata, grazie. Mentre succedeva tutto questo, in Abruzzo il signor Marrollo, cementificatore di mezza Italia, dal suo palco accanto allo Zio Remo Gaspari, era tutto felice di sentire Gianni Chiodi dire che ci servono nuove infrastrutture (di cemento, ovviamente). 3) Con un po di lungimiranza si potevano spendere quei 555 milioni di euro per mille altre cose: esempio? Creare una classe di piccola e media imprenditoria dedita all'energia verde, all'installazione e alla manutenzione di pannelli solari. E' la migliore fonte di energia rinnovabile, distribuita, poco impattante, dove viene tutto dal sole. Ma si sa, ci piace essere amici dell'ENI, della Libia, e dei petrolieri. Ci piace continuare ad inquinare, a contare le morti per tumori che scoppiano. Un paese alla rovescia. Intanto sul National Geographic di Settembre un articolo bellissimo sull'energia solare. La mappa sopra indica che in Italia abbiamo creato solo 35 giga-watt-ore di energia grazie al fotovoltaico. E' tanto? E' poco? In Germania basta solo pensare che son arrivati a 2,220. Settanta volte di piu di noi. E' veramente rimarchevole quello che ha fatto la Germania, più e meglio di tutti, compresi gli USA. C'è solo da prendere esempio. Loro non ce l'hanno il sole ma il cervello si. Loro le multe da 555 milioni di euro, dieci euro a testa, non le pagano. Nel 1998 il governo Italiano affida alla Castalia Ecolmar il compito di occuparsi degli sversamenti in mare di rifiuti sia petroliferi che di plastica e legname. Cosi' nel primo triennio, 1992-2002 la Castalia raccolse circa 24,000 metri cubi di robaccia. Ad un certo punto pero' - magia - le iniziano a tagliare i fondi, e si decide di raccogliere solo petrolio. 2005: 2,200 metri cubi di petrolio, plastica e legno Infatti, la Castalia dal 2006 funziona solo come emergenza per gli scarichi petrolifieri in mare. Del resto, chisse-ne-frega. Nel 2005 la Castalia Ecolmar ha ricevuto oltre 25 milioni di euro. Ha risposto all'85% dei casi allertati dalle capitanerie di porto. Nel 2006, oltre 29 milioni. Ha risposto al 52% delle chiamate. Nel 2007, quasi 38 milioni di euro. Ha risposto solo al 30% delle chiamate. Cioe' nel corso del tempo, la Castalia e' stata pagata di piu' per raccogliere meno rifiuti e per lavorare di meno! Io non so chi sia a capo di questa Castalia, che tipo di rapporto hanno i suoi capi con i governanti italiani, se ci siano inciuci, ma tutto pare molto strano. Ti danno piu' soldi e tu lavori meno... Ma allora cosa succede? Invece di dire alla Castalia, guardate che dovete far di piu', invece di aprire alla concorrenza e di trovare qualcuno che faccia lo stesso lavoro per meno soldi, invece di trovare una QUALCHE soluzione, i nostri politici decidono semplicemente di TRONCARE il rapporto con la Castalia. Infatti, quest'anno la Castalia ha raccolto zero rifiuti, perche' dal primo gennaio 2009 non hanno piu' il contratto. Naturalmente questi rifiuti non li ha raccolti nemmeno qualcun altro. La conseguenza e' che all'isola d'Elba la pulizia l'hanno fatta i turisti e il mare e' una pattumiera. Ma il bello continua. Come abbiamo gia' detto, lo stato recupera solo il 2% di cio' che spende dei danni NOTI, per la pulizia del mare. Cioe' nella stragrande maggioranza degli sversamenti non si riesce a capire chi e' l'inquinatore. E li' e' tutto a carico del contribuente italiano. Allora direbbe una qualsiasi persona di buon senso, quei pochi che prendiamo, diamogli delle multe salate, come direbbero in inglese "punitive", cioe' che puniscono, che siano di esempio e di monito. Cosi' uno ci pensa due volte prima di riversare porcherie a mare. E poi, una volta presi, questi tizi dovrebbero essere sottoposti a monitoraggi. Del tipo: Signor Moratti, Signor Scaroni, ti abbiamo beccato ad inquinare il mare. Bene, da oggi e per i prossimi X mesi ti staremo addosso e controlleremo che tu non lo faccia piu. Se lo rifai, le conseguenze saranno ben piu' gravi. Allora decido di andare a guardare le "multe" che hanno fatto e sono assolutamente ridicole! I petrolieri SONO TENUTI SOLO AL PAGAMENTO DELLE SPESE, dunque non sono nemmeno multe vere! Ma nemmeno qui ci azzecchiamo perche' nei rari casi in cui si sa chi e' responsabile degli schifi a mare, lo stato recupera solo il 2% dei costi spesi! Cosi' nel triennio 2005-2007 hanno (abbiamo) speso 5 milioni di euro per danni noti, e ne hanno (abbiamo) recuperato solo 120,000. Furbi eh? Esempi per sversamento in mare di petrolio: Rospo Mare, Termoli - 26,000 di costo recuperati. C'e' poi una marea di richieste, di pagamenti non fatti, di gente che decide che non vuole pagare. Ora, le mie domande sono queste: ma cosa gli fanno mille euro all'ENI? Al signor Moratti, con tutti i soldi del CIP6 che gli diamo, accettiamo pure che poi questo vada ad inquinare il mare sardo o di Pianosa, e gli facciamo pagare solo diecimila euro di multa ? Anche i ventisei mila euro di Rospo Mare, non sono nulla per una compagnia petrolifera! Queste cose semplicemente invogliano la gente a continuare a far il comodo loro, perche' tanto sanno che le probabilita' di essere presi sono bassissime, ed e' meglio pagare la "multa" ogni tanto piuttosto che evitare di lavare cisterne in mare o di stare piu attenti. Intanto qui in America la Exxon-Mobil e' stata multata proprio l'altro ieri di 600,000 dollari per avere causato la morte di 85 uccelli nel corso di sei anni in cinque stati. Saranno sotto osservazione per tre anni. Dall'inizio della causa dicono di avere installato misure pro-uccelli per un costo totale di 2 milioni e mezzo di dollari. Ottomila dollari per ogni uccello morto. Un altro pianeta. http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/24/Rischio_tumori_espresso.shtml
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La Casta dei giornali La vera casta è quella dei giornali. Da questa dipende l'altra casta, quella dei politici. I giornali ricevono un finanziamento pubblico di circa 600 milioni di euro all'anno e se aggiungiamo anche le provvidenze per radio e televisioni locali e del ministero delle Telecomunicazioni, e le convenzioni con la RAI e le agenzie di stampa, arriviamo a toccare i 1000 milioni di euro. Prima , per ricevere i contributi, bisognava essere organo di movimento politico: bastava che un giornale si facesse sponsorizzare da due parlamentari. Così ha fatto Ferrara, addirittura con due deputati di schieramenti diversi: Pera e Boardi. Libero, invece, era organo del Movimento Monarchico Italiano, poi si è trasformato in cooperativa e poi in s.r.l. Dal 2001, infatti, il trucco dell’organo del partito non è più concesso, bisogna essere una cooperativa. I giornali già finanziati, però, furono trasformati per legge in cooperative. I giornali di partito, invece, devono essere appoggiati da un gruppo parlamentare formato almeno da dieci deputati. I contributi ai giornali sono stanziati dal dipartimento editoria che dipende dalla Presidenza del Consiglio. Un giornale può chiedere il contributo solo dopo tre anni dalla prima uscita in edicola. Punto fondamentale: il contributo statale si basa sui costi e sulla tiratura. Più copie stampano più aumenta il contributo ma devono vendere almeno il 25% della tiratura. Ovviamente se non ce la fa, vende il giornale sottocosto o li distribuisce gratis... Inoltre i giornali ricevono rimborsi delle tariffe elettriche, telefoniche e postali, e dal 2002 al 2005 c’è stato anche un rimborso sulla carta utilizzata. Ecco i finanziamenti statali (2003), tratto da La Casta dei giornali di Beppe Lopez: I maggiori riceventi Gruppo RCS (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport): 23 milioni e mezzo di euro Sole 24 ore: 19.222.787 euro Espresso-La Repubblica: 16.186.244 euro 1a categoria Giornali di partito Unità: 6.817.231,05 euro La Padania: 4.028.363,80 euro Liberazione: 3.718.490,08 euro Europa: 3.138.526,10 euro Secolo d’Italia: 3.098.741,40 euro La Discussione: 2.582.284,49 euro Zukunft in Sudtirol: 1.032.913,80 euro Il Sole che ride: 1.020.390,93 euro Rinascita della Sinistra: 907.314,84 euro Avanti!: 602.024,10 euro Liberal: 563.604,85 euro Le Peuple Valdôtain: 297.146,28 euro Democrazia Cristiana: 157.545,10 euro 2a categoria Quotidiani editi da cooperative costituite entro il 30 novembre 2001, già organi di movimenti politici Libero: 5.371.151,76 euro Foglio: 3.511.906,92 euro Il Giornale d’Italia, Linea, Torino Cronaca-Il Borghese e Roma: 2.582.284,49 euro Il Denaro: 2.238.168,15 euro Il Riformista: 2.179.597,05 euro Opinione delle Libertà: 2.065.827,60 euro La Cronaca: 1.874999,72 euro Campanile Nuovo: 1.153.084 euro Gazzetta Politica: 516.456,90 euro Metropoli Day: 516.456,90 euro Avvenimenti: 451.992,60 euro Area: 451.992,60 euro Voce Repubblicana: 203.694,45 euro Aprile, Patto, Angeli, Cristiano Sociali News, La Nuova Provincia e Milano Metropoli: fra i 169 mila e 10 mila euro 3a categoria Sessantotto quotidiani e periodici editi da cooperative di giornalisti o da società la cui maggioranza del capitale sociale sia detenuta da cooperative nonché quotidiani italiani editi e diffusi all’estero e giornali in lingua di confine l’Avvenire: 5.999.900,04 euro 4a categoria Testate facenti capo, direttamente o indirettamente, alla Chiesa cattolica Famiglia Cristiana (210 mila euro ), Il Giornalino (210 mila), Jesus (49 mila), Vita Pastorale (34 mila), Famiglia Oggi (5 mila) e Letture (5 mila), L’amico del Popolo (102 mila), Città Nuova della Pia Associazione Maschile opera di Maria (94 mila), Toscana Oggi (89 mila), La Vita del Popolo dell’Opera San Pio X (82 mila), Corriere di Saluzzo (80 mila), Verona Fedele (74 mila), Il Popolo dell’Opera Odorico da Pordenone (65 mila), La Vita Cattolica (64 mila), L’Azione della Diakonia Ecclesiale (63 mila), La Difesa del Popolo (61 mila), La Voce dei Berici della Diocesi di Vicenza (57 mila), Adista (56 mila), La Voce del Popolo (56 mila), Il Nuovo Rinascimento dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (52 mila) e La Valsusa della Stampa Diocesana Segusina (51 mila). Le altre categorie -124 giornali italiani pubblicati e diffusi all’estero Cinque i giornali più gratificati: Fiamma (Australia) con 143 mila euro, Pagina (Svizzera) con 89 mila, Cittadino Canadese (Canada) con 53 mila, Corriere Italiano (Canada) con 51 mila, Eco (Svizzera) con 49 mila. -23 pubblicazioni edite in Italia e diffuse prevalentemente all’estero Messaggero di S. Antonio, della Provincia Padovana dei Frati minori conventuali: 109 mila euro Aise: 67 mila euro Inform: 27 mila euro Voce Buccino, Abruzzo nel Mondo, Bellunesi nel Mondo, Emigrazione Siciliana, Migranti Press, Notizie Fatti e Problemi dell’Emigrazione, Polesani nel Mondo, Santo dei Miracoli, Servizio Migranti, Sicilia Mondo, Trentini nel Mondo, Trevisani nel Mondo, Voce dell’Emigrante: 6 mila euro -due quotidiani italiani teletrasmessi in paesi diversi da quelli membri dell’Unione Europea Teletrasmissione all’estero della Repubblica (1 milione e 700 mila) e del Corriere della Sera (700 mila euro). Inoltre: La Stampa: 7 milioni di euro Conquiste del Lavoro: 6 milioni e mezzo di euro Il gruppo Giorno-Carlino-Nazione: più di 3 milioni di euro Il gruppo Caltagirone (Messaggero-Mattino-Gazzettino): poco meno di 3 milioni di euro Il Corriere dello Sport: quasi 2 milioni di euro |
Post n°664 pubblicato il 12 Agosto 2009 da dammiltuoaiuto
http://abruzzoblog.blogspot.com/2009/08/pino-scaccia-non-ho-mai-avuto-paura-di.html I reporter uccisi dall'inizio del 2009 sono 44. L'ultimo è stato assassinato circa una settimana fa, in Messico: il settimo di una lista nera dall'ultimo capodanno, l'ennesimo di un elenco ancor più triste, e più lungo, dall'inizio del secolo. A raccontarlo, nella brezza di mercoledì sera in Piazza D'Albenzio, a Spoltore, è Pino Scaccia, reporter storico I volto ormai familiare a milioni di italiani. Il noto giornalista è stato infatti ospite di "Abruzzo Film Festival", rassegna di cinema di guerra organizzata da Tusio De Iuliis, dell'associazione umanitaria "Aiutiamoli a vivere". Pubblico raccolto, atmosfera colloquiale, la cornice rassicurante della piazza in una bella serata d'agosto: questo lo sfondo di una manifestazione che da anni affronta con crudezza e coraggio le aberrazioni della guerra, il dolore della sconfitta, l'odore pungente del sangue. Ma anche la vivace curiosità dei bambini, la devozione delle missionarie, l'audacia dei reporter, la pazienza dei medici: tutti volti, questi, che sulle pagine dei giornali, e negli spazi stretti delle dirette, spesso non trovano posto. Lo sa bene Pino Scaccia, testimone da anni degli scenari più apocalittici del nostro secolo, osservatore attento, reporter forse prima per passione che per lavoro. Lo abbiamo incontrato per porgli qualche domanda. Pino, tu sei stato nei luoghi maggiormente lacerati da eventi bellici e naturali: quanto è stato difficile, se lo è stato, separare l'esperienza umana dall'aspetto professionale? "Questo è un nodo centrale del nostro mestiere: devi emozionarti, se vuoi che anche chi ti ascolta si emozioni. Devi essere coinvolto, devi sentire, vivere appieno l'esperienza... ma attenzione, è proprio qui che entra in gioco la professionalità, cioè la capacità di gestire le emozioni, la determinazione di raccontarle senza soccombervi". Non è sempre facile... "Assolutamente no, ma è ciò che bisogna fare se si vuole essere dei veri testimoni. Ricordo bene quando, ad esempio, sono stato al centro di un agguato in Iraq: 90 colpi sulla nostra macchina, quattro kalashnikov sulla troupe Rai. Ci siamo salvati, e appena fuori pericolo sai cosa abbiamo fatto? Abbiamo pianto. Fatto sta che nell'edizione successiva del Tg raccontavo per filo e per segno quello che ci era successo poco prima, come se parlassi di un evento ormai estraneo. In fondo poi è proprio questo che noi giornalisti dovremmo fare: essere un tramite fra l'evento e la gente che, a casa, lontana kilometri, ti guarda, ti ascolta. Devi testimoniare con professionalità, che, attenzione, è molto diversa dalla mera freddezza". In situazioni estreme come quelle che hai vissuto è difficile conciliare il rispetto per la dignità delle persone con la necessità di dare la notizia? Un esempio che potremmo fare è quello di quanto accaduto qui in Abruzzo durante il terremoto.... "Succede spesso, purtroppo, che in situazioni come queste la ricerca sfrenata dello scoop porti a non avere rispetto delle persone. Ma si badi bene, è chiaro che quel che accade in questi casi non ha nulla a che vedere col giornalismo. E' un modo di fare notizia che è semplice gossip. Tanto è vero che nel caso del terremoto all'Aquila si trattava spesso di presentatori o intervistatrici che non erano giornalisti. Né io né i miei colleghi abbiamo mai mancato di rispetto a qualcuno. Sono errori, questi, che la stampa vera non fa". Che dire... è un dato di fatto, purtroppo, che i media sono diventati lo specchio della società. Allora non è più un problema della tv o dei giornali: è un problema nostro, di tutti noi. "Oggi, per esempio, è opinione diffusa che con una scuola di giornalismo si possa diventare bravi giornalisti. Io credo, però, che ci sia qualcosa che nessuna didattica possa mai insegnare. E' l'esperienza del mestiere, quella che si impara a bottega, prima, seguendo un buon mastro, e, poi, andando nelle strade, parlando con la gente, allenandosi nella palestra della cronaca. Se vuoi fare l'inviato, per esempio, non puoi solo sapere astrattamente che sarà un lavoro duro: devi arrivare nei villaggi, non mangiare per tre giorni, ascoltare il rumore delle bombe. Quando nonostante tutto avrai ancora voglia di testimoniare, raccontare ciò che vedi, allora sarai un buon reporter". Quindi per essere un buon inviato, cosa si deve fare? "E' una domanda che mi fanno spesso, specialmente i ragazzi. Sai cosa rispondo? Che l'80% è fatica, un 10% è tecnica, mestiere, un altro 10% è talento. Il nostro è un lavoro faticoso, in cui devi essere sempre disposto a rischiare. Spesso neanche ci pensi, quando rischi davvero grosso, perché se ti fermassi a pensare a quel che potrebbe accaderti forse non faresti un passo. Anche se la paura serve. Ho visto colleghi morire perché una granata cadeva su di loro, piuttosto che sulla mia troupe. Sono pochi secondi, è fortuna, forse destino. Ero con Baldoni la sera prima del suo sequestro, ma non mi fidai di quel che stava accadendo, e al posto di passare la notte a Najaf tornai in albergo a Baghdad. Fu una diffidenza, una paura... provvidenziale. Quel che è chiaro è che devi esserci. Quando qualcosa accade, tu devi esserci. Sai perché sono stato il primo a lanciare la notizia di Farouk? Perché non stavo a Porto Cervo in albergo come gli altri, ma andavo a cercare nelle vie della Barbagia". La tua più grande rinuncia? "Moltissime rinunce, questo è ovvio. Quando ti dedichi così tanto al tuo lavoro, e con tale passione, non sei più tu che governi, ma la notizia. Devi essere sempre pronto a partire, anzi, tu devi partire quando tutti gli altri scappano. E i rapporti sociali, quelli sì, un po' si allentano. E' un rischio, siamo d'accordo, ma è soprattutto una scelta. E naturalmente quel che perdi lo ritrovi in altra veste. Provi emozioni fortissime, sotto le bombe è tutto più forte. Ma vedi ciò che nessun altro vede, ascolti storie e percorri strade che mai avresti immaginato. Quanti cinema, quante cene andate perse... potevo sedermi, forse, dopo tanti anni, ma non l'ho fatto". E nel tuo lavoro ti sei mai dovuto scontrare con logiche che non condividevi? "Devo dire onestamente che ormai da un bel po' di anni ho ottenuto una credibilità tale da potermi imporre e potermi difendere. Gli scontri peggiori, credo, sono quelli che si verificano se tiri in ballo interessi soprattutto nazionali. E' per questo che ho una grande stima per i colleghi di cronaca di certe province difficili. Io come reporter ho sempre detto tutto, anche quando in tanti mi remavano contro, come nel caso di Farouk. Ciò che conta è essere sicuri della notizia. Nel giornalismo non deve esistere il condizionale. Non devi accettare i compromessi, ma certo la mia posizione è diversa da tante altre, perché ho lavorato per un telegiornale popolare, non ad esempio per la stampa schierata politicamente. Devi sempre sentire le due campane quando cerchi di dare una notizia. Ma se mi stai chiedendo se ho avuto paura, a volte, di dire qualcosa, la risposta è no". Carlotta Giovannucci |
ex giornalista e attivista per i diritti umani in Cecenia, nel Caucaso Russo. Natalia aveva aiutato RSF nella recente visita nel Caucaso Reporter senza frontiere è costernata e addolorata per l’assassinio di Natalia Estemirova, ex giornalista e rappresentante in Cecenia dell’ONG russa per i diritti umani Memorial, avvenuto oggi. Natalia Estemirova aveva vinto numerosi premi ed era stata proposta per il premio Sakharov del Parlamento europeo per la libertà di pensiero nel 2004. Postato in: Russia |
Post n°661 pubblicato il 03 Agosto 2009 da dammiltuoaiuto
MUSICARTE NEL PARCO della Majella - Live aid 2009 MusicArte &AmnestyInternational Direzione artistica Maria Gabriella Castiglione Associazione MUSICARTE di Pescara PREMIATA con Targa D'Argento del Presidente della Repubblica GIORGIO NAPOLITANO CARAMANICO TERME - AUDITORIUM SAN DOMENICO Martedi' 4 agosto - OPERAZIONE NOSTALGIA RENATO CALDARALE - baritono VITTORIO CENTOLA - pianoforte Giovedi' 6 agosto -"ACQUARELLI PER PIANOFORTE" TATIANA PAVLOVA - pianista e compositrice internazionale Mercoledi' 12 agosto - "ATMOSPHERE " MARIA GABRIELLA CASTIGLIONE - pianoforte new age Lunedi' 17 agosto- LA CANZONE CLASSICA NAPOLETANA Renato Caldarale -baritono SILVIA TIERI - soprano Vittorio Centola - pianoforte Mercoledi' 26 agosto - SAVERIO TARANTINI TRIO SAVERIO TARANTINI - chitarre ROCCO MONTEFFERRANTE - contrabbasso FABRIZIO GARNIERI - batteria e percussioni Domenica 30 agosto -THE PRECIOUS GOSPEL SINGER direzione direttore artistico: M° GIULIA MARTELLA voci soliste: Giulia Martella, Marta Santese, Greta Di Fusco, Federica Di Sabatino, Lorenzo Dolce sax: Alessandro Di Fonso Batteria: Giovanni Petrellesi pianoforte: Luigi Manzo Addetto stampa, presentatore: Lorenzo Dolce Lunedi' 31 agosto - THE TEXURE LUCA MARIANI-voce ANDREA FERRETTI chitarra MORENO RENZETTI - basso EMANUELE RENZETTI - batteria TUTTI I CONCERTI AVRANNO INIZIO ALLE ORE 21.15 INGRESSO GRATUITO Presentazione edizione festival Musicarte nel parco della Majella 2009 CARAMANICO TERME - auditorium San Domenico a cura della prof.ssa Maria Gabriella Castiglione Da diversi anni l'associazione Musicarte, l' Amnesty International , differenti per storia ed interessi, hanno deciso di collaborare nella convinzione che, oggi più che mai, sia necessario costruire momenti di confronto trasversale per realizzare una manifestazione culturale diversa e alternativa. Tale iniziativa mira alla promozione dei talenti musicali giovani ed emergenti ed alla difesa dei diritti umani, Occorre quindi affermare, attraverso politiche di cooperazione e iniziative tese ad allargare e aumentare la consapevolezza culturale, un processo di sviluppo che si faccia garante di diritti e regole sociali. In quest'ottica vengono proposti i concerti intesi come mezzi di trasmissione di valori, ma anche come momento di partecipazione attiva dei cittadini, di riflessione e di crescita culturale, emotiva ed etica. Il Festival Musicarte intende continuare su questa strada, controcorrente rispetto a tante iniziative di intrattenimento estivo, o "eventi" con artisti stranieri che ci costano milioni di euro. Il Festival Musicarte intende diffondere l'idea di una solidarietà e di un attivismo civile che escano dai soliti schemi, in cui la dignità dell'uomo rimanga sempre al centro dell'attenzione, nella convinzione che la musica sia uno dei più potenti mezzi per risvegliare le coscienze. Il direttore artistico: Maria Gabriella Castiglione Maria Gabriella Castiglione - pianista Considerata dalla stampa e dai critici musicali e d'arte come pianista estrosa ed eclettica... artista innovatrice e d'avanguardia. Nata a Pescara, ha iniziato a 5 anni lo studio della musica. Si diploma in pianoforte al Conservatorio "L.D'Annunzio" di Pescara nel '89 e in "Sound - Engineer" presso la Fonoprint di Bologna - '90 . Ha frequentato seminari di tecnica pianistica col M° V.Vitale; ha suonato per artisti internazionali del mondo della danza, come R. Paganini, G. Vantaggio, M. Pierin,G. Mancini,ecc.Ha insegnato pianoforte nel " Bussottioperaballett ", scuola civica diretta dal M°Sylvano Bussotti, a Genazzano (Roma). Nel ' 95 ha partecipato nell'opera " Sypario " ( in prima mondiale ), composta e diretta da Sylvano Bussotti e replicata più volte in diverse città italiane. L' estro per l' arte, nella Castiglione è testimoniato anche dalla sua passione per le arti visive; ha esposto le sue opere in molte rassegne nazionali ed internazionali.Musicarte nel parco 2008Da diversi anni l'associazione Musicarte, l' Amnesty International In quest'ottica vengono proposti i concerti intesi come mezzi di trasmissione di valori , ma anche come momento di partecipazione attiva dei cittadini, di riflessione e di crescita culturale,emotiva ed etica.Il Festival Musicarte nel Parco intende continuare su questa strada, controcorrente ris |
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