Da ragazzini tutti abbiamo avuto paura del buio.
Paura di quell'ombra inspiegabile che albergava nell'angolo della stanza, di quell'entità fumosa che era l'oscurità.
Perché si sa: i mostri escono dal buio. I mostri stanno sotto il letto, o dentro l'armadio o dietro la porta socchiusa.
Da bambina ricordo che avevo molta paura del buio, sono stata la classica figlia che non chiudeva occhio per tutta la notte se c'era un rumore strano, con una fantasia fin troppo fervida (credevo che mia madre di notte si trasformasse in Ursula della Sirenetta...), la mia mente ha sempre alimentato storie e fantasie, spesso molto cupe.
Ed ecco perché tutt'ora non amo stare in stanze eccessivamente buie di notte e trovo conforto in quel piccolo spiraglio di luce che traspare tra le imposte chiuse. Perché quando mi sveglio ho bisogno di riconoscere l'ambiente intorno a me, di sapere che sono al sicuro.
Ma poi quando cresci ti rendi conto che non sono le ombre nella stanza, o il rumore del legno che si allarga, o della tubatura che si intasa, il problema.
Il problema sei tu e il confronto costante con le proprie insicurezze, con le proprie inadeguatezze, con i risultati non raggiunti, gli obiettivi mancati, le relazioni senza scopo, le amicizie vuote.
I mostri li hai dentro.
La natura umana ha bisogno di identificare il problema fuori da sé, per questo ostracizziamo chi non è come noi, chi non si adatta, chi non si conforma. Per questo è tanto facile trovare i mostri ovunque nel mondo, tranne in noi. Riconoscere che i problemi sono degli altri e non nostri.
Con i mostri ci ho sempre avuto a che fare. Le ombre nere che mi avvolgono in questi momenti di smarrimento mi hanno oppresso tanto e tanto spesso che a volte sembra difficile emergere.
Ogni volta che penso di aver fatto un passo avanti, mi sento ricacciare giù in fondo, lontano da ogni possibile salvezza e senso di conforto. E non bastano le parole di supporto di chi mi è vicino, l'incoraggiamento e l'amore che con mio grande stupore continuano a sostenermi. Non basta razionalizzare che le cose possono fallire e non è la fine del mondo.
Per me è sempre una guerra me contro il mondo, me contro me stessa.
E piango, piango come se stessi morendo, come se tutto fosse crollato, piango senza riuscire nemmeno a capire perché mi sento così male, perché mi sento così annichilita dall'inadeguatezza.
Piango per la mia stessa solitudine che sembra una gomma da masticare appiccicata alla mia anima, che non riesco a scollare e che non mi abbandona mai.
Avrei tanto voluto credere che se avessi fatto le cose diversamente, se ci avessi provato, se fossi riuscita a mettermi in gioco, le cose avrebbero potuto avere un esito differente ed io avrei dimostrato a me stessa che valevo qualcosa.
Invece è arrivato il solito fallimento, il solito passo indietro, la solita consapevolezza di non valere nulla. E dire che dovrei esserci abituata.
Del resto non c'è niente di peggio di ingannarsi su se stessi, di credersi meglio di ciò che si è, di meritare più che la mediocrità e lo status quo in cui già stai vegetando.
Lo so, è un lunghissimo piagnisteo, una noiosa autocommiserazione che non ha nessuno scopo se non quello di piangermi addosso, ma tant'è. Oggi va così.
Inviato da: stufissimoassai
il 01/08/2024 alle 18:49
Inviato da: QuartoProvvisorio
il 15/07/2024 alle 06:15
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il 15/07/2024 alle 05:41
Inviato da: Hanahr
il 28/06/2024 alle 15:58
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il 28/06/2024 alle 15:55