DEL PIERO STILISTA. Il marchio aveva iniziato ad apparire al termine delle partite nelle interviste giornalistiche di rito. Poi il debutto ufficiale qualche mese fa al Pitti immagine Uomo. Parliamo di "Cashus", marca di abbigliamento giovanile creata dal Alessandro Del Piero (Juventus F.c.) insieme a Fabrizio Danna (titolare dell'azienda torinese Batrax Distribution). L'obiettivo dei due titolari del marchio è vendere almeno 50 mila capi "Cashus" nelle più importanti metropoli internazionali (a partire da Milano). Batrax Distribution è titolare anche dei brand di casualwear Jaggy, Whop e University Place.
Cashus nasce dall’incontro di due sensibilità particolari,due personalità che, sebbene in campi diversi, non disgiungono mai creatività da competenza tecnica, visione e progettualità, slancio di leggerezza e duro lavoro sul campo: per l'appunto Alessandro Del Piero, l’artista del calcio che tutti conosciamo, e Fabrizio Danna, presidente e anima creativa di Batrax S.p.A., un “artista” dello sportswear. Un originale incontro di “energie” che farà molto parlare di sé….
ALEX, CAMPIONE ANCHE NEL CAMPO DELL'IMPRENDITORIA . Si chiama «Batrax» e per logo ha un rospo. Un rospo che più fortuna di così difficilmente ne potrebbe portare: in tre anni di presenza sul mercato il rospetto nato a Torino è riuscito a far diventare la società di cui è simbolo un leader mondiale nel campo dell’abbigliamento. Con conti da capogiro e prospettive di crescita nettamente superiori a quelle di qualunque azienda dello stesso settore. E che si prepara, in un futuro non così lontano, ad uno sbarco in grande stile oltre confine: a Parigi, Amburgo e Barcellona.
Questa è la storia di «Batrax» un’azienda che produce abbigliamento, «total look», non soltanto jeans, che partendo dalla Mole ha conquistato i consumatori. E ha imposto i suoi marchi. Da «Whop whitout paper» a University place», a «Jaggy». E adesso si prepara a lanciarne un altro. Si chiama «Cashus», e in società con Batrax c’è, anche il calciatore Alessandro Del Piero.
Con 30 milioni di euro i fatturato per l’anno in corso, il presidente Fabrizio Danna guarda con serenità al futuro prossimo. All’anno che verrà. «Le prospettive di crescita sono ottime: stimiamo di raggiungere un fatturato di 42 milioni. In un mercato complesso come il nostro, e con grossa concorrenza, arrivare a completare questo programma vuol dire aver fatto centro» dice. Danna parla di questa impresa come di una scommessa lanciata tre anni fa e vinta. Esperto di moda, impegnato nello studio stilistico s’è lanciato con due amici in un’impresa che pareva impossibile. Oggi Batrax ha quasi mille dipendenti, due negozi monomarca aperti in Italia - uno a Torino e d uno a Trento - ed altri 18 punti vendita in arrivo nel giro di pochissimo tempo.
«Il nostro segreto? È difficile da sintetizzare, ma tendenzialmente si può dire che è riconducibile ad una linea di comando e di gestione dei prodotti rigidissima, e suddivisa tra me ed i miei soci» spiega Danna. A lui e a Dario Billeri, sebbene con compiti differenti, è affidata la creatività. Al terzo, Amodeo Ovicelli, la gestione finanziaria del gruppo. In mezzo c’è tutto il resto: l’invenzione dei capi di abbigliamento, i contatti con i marchi per ottenere le esclusive, e la produzione.
Conti alla mano, in Italia, Batrax ha appena 45 dipendenti: si occupano tutti o quasi del settore commerciale ed amministrativo e gestiscono i punti vendita. Tutto il resto è manodopera e lavora negli stabilimenti di produzione che hanno sedi in Romania e Tunisia. «Colpa del costo del lavoro» dice ancora Danna, che punta molto alla crescita del gruppo anche attraverso scelte di immagine e controcorrente.
Un esempio: il libro iconografico sugli immigrati negli States che arriverà in edicola la prossima settimana. È la storia per immagini degli emigranti irlandesi, essenzialmente, ma non solo. La parola Wop, infatti, era l’acronimo dispregiativo di «whitout paper», senza documenti, con il quale venivano indicati gli immigrati a New York all’epoca del grande flusso migratorio. E «Whop» è proprio uno dei marchi di Batrax. «È una scelta culturale parlare di queste cose» spiega sempre il presidente. È una scelta che porta fortuna.
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