insegnante sostegnoUn ruolo indispensabile nel sistema educativo per la formazione degli alunni disabili e per la gestione delle diversità |
AREA PERSONALE
TAG
MENU
LINK SULLA FORMAZIONE
- Editoriale di Maurizio Tarquini
- News Testi
- Formazione manageriale
- Documento programmatico Telecomunication manager
- Il pianeta e-learning e le proposte Asfor
- Educazione&Scuola
- Disabili
- Educazione&Scuola
- Fadis
- Learning Management
- Pensiero libero di un manager di Maurizio Tarquini
- il Magazine on line di Tils
- Webmagazine sulla formazione - intervista a Maurizio Tarquini
Post n°9 pubblicato il 13 Maggio 2007 da ase.inso
L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO E’ TENUTO A FARE SUPPLENZE….? Non esiste una norma che sostenga che l’insegnante di sostegno debba fare supplenza nella classe dove si trova l’alunno che tale insegnante segue e, tanto meno, supplenza in altre classi della scuola, privando in questo modo di un servizio il medesimo alunno. Eppure accade…….! La legge 662/96 al comma 78 recita che il Capo d’Istituto può ricorrere alla flessibilità dell’organizzazione dell’orario didattico per coprire le supplenze ma ciò non si concilia con l’interruzione di un pubblico servizio. L’autonomia scolastica non è sinonimo di anarchia dove ognuno si fa la regola più congeniale a sé. Adibire l’insegnante di sostegno a svolgere la supplenza significa non riconoscergli la sua funzione e non rendersi conto che per svolgerla ha bisogno della compresenza in classe di un altro insegnante. (Fonte Snals scuola n.6 del 27 aprile 2007) |
Post n°8 pubblicato il 21 Novembre 2006 da ase.inso
In molte scuole accade che all’insegnante di sostegno venga consegnato un registro dove deve annotare tutto ciò che riguarda l’alunno disabile. Questa questione solleva molte perplessità.
|
Post n°7 pubblicato il 28 Settembre 2006 da ase.inso
Svolgo la professione di insegnante di sostegno e insisto nel voler ancora esercitare tale professione benché già dodici anni siano trascorsi dal primo giorno di attività. E, faccio l’insegnante, provando ancora entusiasmo, nonostante le condizioni intorno invitino a stare “alla larga” dalle insegnanti di sostegno che vogliono far bene e sempre meglio.
|
Post n°6 pubblicato il 24 Settembre 2006 da ase.inso
Perché in tanti domandano di passare sul posto di scuola comune? E’ più facile essere insegnante di classe? Gestire più alunni è più semplice? A giudicare dagli abbandoni si direbbe di sì. Si deduce, allora, che fare l’insegnante di sostegno sia più difficile? E perché? Forse perchè con la classe il percorso di formazione non è guidato dalla diversità? Una soluzione potrebbe essere diventare tutti insegnanti di sostegno dato che oramai la “diversità” non si connota con la disabilità; e una scuola di qualità deve riuscire a coniugare i bisogni di tutti e nella realtà ciò è difficile. |
Post n°5 pubblicato il 10 Settembre 2006 da ase.inso
(La legge sancisce ma la cultura dell’integrazione deve mettere in atto.) La Legge 104 del 1992 all’art.14 e la C.M. 1/88 prevedono per l’alunno disabile che le Istituzioni Scolastiche possono attivarsi per creare condizioni relazionali accoglienti e positive che armonizzino il passaggio dell’alunno disabile al diverso ordine di scuola. La rilevazione dei bisogni diversi per ciascuno alunno, in particolare se disabile, sollecita la messa in campo di risposte adeguate alle differenze. Un alunno disabile, con particolari problematiche relazionali, che potrebbe incorrere in disagio o rifiuto della nuova situazione scolastica o delle nuove figure di riferimento, può essere aiutato dall’Istituzione Scolastica, che pratica la cultura dell’integrazione, ad inserirsi nel nuovo ordine di scuola senza traumi.L’insegnante di sostegno che ha seguito l’alunno nel precedente ordine di scuola gli sarà vicino nella scuola superiore per il tempo necessario all’inserimento. In sede di programmazione e previa autorizzazione degli organi Istituzionali competenti si concorderanno e programmeranno tra le due scuole interessate incontri collegiali per agevolare la conoscenza dell’alunno.Potranno prevedersi: 1. incontri per trasmissione e scambio di informazioni e documentazione; 2. incontri tra docenti di classe, genitori ed operatori dei servizi socio-sanitari; 3. partecipazione del docente di sostegno della scuola di provenienza dell’alunno agli incontri di programmazione del nuovo piano educativo individualizzato.Un inserimento e un’accoglienza capace di suscitare lo “star bene a scuola” dell’alunno disabile nella nuova struttura che sia al tempo stesso condizione “sine qua non” in grado di facilitare l’integrazione sociale nel nuovo ambiente e soprattutto non produca dispersione o regressioni nella crescita e nello sviluppo. |
Inviato da: mustile denise
il 27/06/2012 alle 10:40
Inviato da: peranto52
il 02/09/2009 alle 13:05
Inviato da: zcrist
il 21/10/2008 alle 20:47
Inviato da: Anonimo
il 20/09/2008 alle 15:49
Inviato da: Anonimo
il 11/07/2008 alle 18:22