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« Puccini e Verdi secondo Bistolfi

'André Chénier', Illica e Carducci, 'Chénier' alla Malpensa, "Amleto" '63...

Post n°1204 pubblicato il 28 Luglio 2024 da giuliosforza

 

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   Chi fra noi non ha scritto nella sua adolescenza melanconici versi dal sentore di morte? Per quel che mi riguarda esiste un sonetto, tra la produzione di quell’epoca mia adolescenziale, che non ha naturalmente trovato posto nella vasta, troppo vasta, produzione successiva data alle stampe, che così si conclude: …m’avvio / verso la tetra morte , ed ho un sol dì. Anche Carducci (si licet parva …) a 15 anni aveva composto il suo bel Sonetto (Iuvenilia III XXXIV) stilisticamente impeccabile nel quale la vita è paragonata a una nave che affrontando onde ora calme ora tempestose, s’avvia “alla scogliera bianca della morte”. Chissà se il bravo librettista Illica, che alla fine del terzo atto dell’Andrea Chénier di Umberto Giordano (che mi sono rigoduto stamane come non mai e che non ha nulla da invidiare al miglior Puccini), mettendo nel famoso assolo in bocca al poeta condannato alla ghigliottina quasi alla lettera tutti versi del Maremmano, ebbe coscienza del plagio, che, se plagio fu, fu azzeccatissimo. Ma non mi risulta che Carducci, pur venutone, immagino, a conoscenza (nel 1896, prima rappresentazione, aveva 61 anni), se ne risentisse. Spero se ne compiacesse. Il poeta dunque davanti ai suoi giudici, pur essi future vittime della rivoluzione (il rivoluzionario sveglia il drago giustiziere che dorme il suo sonno nell’antro della storia e ne è spesso la prima vittima) canta:

   Si, fui soldato
e glorioso affrontato ho la morte
che, vile, qui mi vien data.
Fui letterato,
ho fatto di mia penna arma feroce
contro gli ipocriti!
Con la mia voce ho cantato la patria!
Passa la vita mia come una bianca vela:
essa inciela le antenne
al sole che le indora
e affonda la spumante prora
ne l'azzurro dell'onda ...
Va la mia nave spinta dalla sorte
a la scogliera bianca della morte?
Son giunto? Sia!
Ma a poppa io salgo
e una bandiera trionfale
sciolgo ai venti, e su vi è scritto: Patria!
A lei non sale il tuo fango!
Non sono un traditore.
Uccidi? Ma lasciami l'onor!

  Il quindicenne Carducci aveva scritto:

  Passa la nave mia, sola, tra il pianto

De gli alcïon, per l’acqua procellosa;
E la involge e la batte, e mai non posa,
De l’onde il tuon, de i folgori lo schianto.

Volgono al lido, omai perduto, in tanto
Le memorie la faccia lacrimosa;
E vinte le speranze in faticosa
Vista s’abbatton sovra il remo infranto.

Ma dritto su la poppa il genio mio
Guarda il cielo ed il mare, e canta forte
De’ venti e de le antenne al cigolío:

 Voghiam, voghiamo, o disperate scorte,
Al nubiloso porto de l’oblio,
A la scogliera bianca de la morte.

*

   J. S. Bach, Suite numero 6 in Re Maggiore per violoncello solo opera 1012. Epilogo de Le intermittenze della morte di Saramago. La Musica nel violoncellista vince la morte. Epilogo degno di quello del Flauto magico.

*

   Rai 5.  

   Evento nefasto. "L'Elisir d'amore" approda alla Malpensa. Nemorino si fa aviatore. Poiché non sono amato io mi farò soldato” diventa “poiché non sono amato io mi farò aviere”, senza nemmanco uno straccio di rima. Ridicolo, esempio della ridicolaggine del tutto, del totale scempio scenografico. A morte dunque tutti, dallo scenografo al regista, al direttore Luisi che tutto sopporta, che non vede e non sente i cantanti, i quali a loro volta non sentono il direttore né si sentono a vicenda. Ho visto il fantasma di Gaetano sacrare nel gran casino aeroportuale, e con lui più di un protagonista. Non lo ripeterò mai abbastanza: la massa ha già la sua opera, i concerti sovraffollati dei cantatori che riempiono stadi e piazze. Lasciategliela tutta. Per favore. A noi pochi lasciateci la nostra, nella sua integralità. Altro non ci resta nel fracasso avanguardista che nessun tentativo di post o neoavanguardia ormai potrà redimere.

   Bon dieu de la France sauvez l'Italie car son dieu est en vacance!

*

   Era un giorno del 1963, anno per me cruciale: riprendevo, con una decisione terribilmente sofferta, in mano le redini del mio destino, decidendo di affrontare, solo con la mia fragile barca, i marosi di un mondo sconosciuto. Tremendo e grande 1963! L’Arte fu la pronuba delle mie nozze con una nuova vita, che furono anche rinascita, e da allora l’ebbi più di prima definitivamente  mia compagna fedele, madrina e pronuba. Fu Shakespeare il padrino del mio nuovo battesimo, con un Amleto allestito non ricordo se al Valle o all’Eliseo, con una appena diciannovenne Anna Maria Guarnieri-Ofelia  e un Gassmann-Amleto  già riconosciuto mattatore.

   Ho rivisto quell’Amleto in tv. Dire stesse emozioni è dir poco. Ad esse vanno sommate quelle di sessanta anni di vagabondari per un mondo sempre più nuovo e misterioso, tragicamente vivo e comicamente insensato, sempre più somigliante a quella “favola raccontata da un idiota e che non significa nulla”. Ma l’Arte è sempre qua, a dar esistenza e senso a ciò che senza di lei non sarebbe, l’Io, il Mondo, Dio . 

*

   “Les Romantiques Allemands" di Ricarda Huch filosofa e storica tedesca morta a 103 anni nel 1967. Versione francese di André Babelon. PANDORA/ESSAIS 1978, Volumi due-    Li rileggo dopo sessanta anni a spezzoni. Mi ritrovo ancora una volta a servire il caffè in un locale di Jena a tutti il cenacolari  jenensi-weimeriani e ad carpire incantato qualcosa dei  loro parlari, un tal Goethe moderatore. Semplicemente sublime. Dico parlari e non parole (come in Andreé Chénier pensari (pensers) e non pensieri (pensées): 'Sur des pensers nouveaux faisons des vers antiques'.

_____________  

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 
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Commenti al Post:
gryllo73
gryllo73 il 31/07/24 alle 08:31 via WEB
post molto bello e ricercato una bella pagina tutta da leggere
(Rispondi)
 
giuliosforza
giuliosforza il 03/08/24 alle 15:13 via WEB
Grazie per il ...generoso apprezzamento!
(Rispondi)
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