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Messaggi del 01/08/2018

Riflessioni corsare: razza, razzismo, antirazzismo. Popper e 'Don Matteo'

Post n°988 pubblicato il 01 Agosto 2018 da giuliosforza

Post 909

Sto rileggendo Scritti corsari di Pasolini. E corsare sono anche un poco queste mie odierne riflessioni, di cui temo interpretazioni e reazioni. Ma questo penso e questo scrivo.

Sono giunto ad una triste conclusione: non esservi peggior razzismo dell’antirazzismo strumentale o zelotico.

De-demonizzare la parola razza per sconfiggere il razzismo

C’è razza e c’è razza, c’è, se mi è consentito il termine, ‘razzità’ e c’è razzismo. Razza è una parola innocua che continuiamo tranquillamente ad usare senza scandalo nei confronti dei nostri fratelli animali che sono, per un monista e panteista come me, ma anche per molti che monisti e panteisti non sono, semplicemente consanguinei, solo alcune tra le infinite possibili (non per nulla si parla di ‘santa diversità’) autodeterminazioni  dell’unica divina sostanza. Non si dimentichi che i più grandi delitti della storia non sono stati perpetrati  nel nome della razza, bensì di una volontà di potenza di fratelli contro fratelli, di caini contro abeli, prevaricatori, oppressori, carnefici, assassini del genere umano che mai hanno evocato la parola oggi tanto incriminata. Certo sorge il problema di come un’unica divina sostanza possa scindersi, per così dire, contro se stessa,  da se stessa possa trarre ciò che diciamo  male. Ma se per gli immanentisti il male rappresenta un problema, molto di più  lo rappresenta  per i trascendentisti, e non è certo questo il posto per discuterne.  Lasciamo dunque il male al suo mistero e torniamo a noi. Le potenze imperialistiche del passato, di ogni tempo e latitudine, perpetrarono e perpetrano i loro delitti senza evocare la parola razza. Per limitarci ai secoli a noi più vicini, Inghilterra Francia Spagna, e in misura solo di poco minore Olanda e Portogallo, per secoli impiegarono il loro tempo a distruggere civiltà, a schiavizzare le stirpi camitiche, colmando gli  oceani dei loro cadaveri, senza evocare la parola razza, più spesso anzi evocando la parola dio, dal Dio lo vuole dei crociati, al Gott mit uns dei nazisti, all’Allah akbar dei fondamentalisti islamici. Non è necessario dunque  essere “razzisti” per essere assassini. Troppi degli “antirazzisti” che giustamente denunciano i delitti di Hitler  e di Stalin e dei loro consimili non hanno proprio coscienze e mani pulite, Israele compreso, i cui comportamenti nei confronti dei Palestinesi non possono proprio dirsi esemplari e che, come la Chiesa nell’espressione petrina, continua a ritenersi in qualche modo la gens electa. Ma soprattutto non hanno coscienza e mani pulite gli Stati Uniti d’America che in nome dell’antirazzismo e di uno strano concetto di democrazia di cui si sono arrogato il monopolio, da Hiroshima al Vietnam all’Irak non han fatto e fanno che trascorrere da un eccidio all’altro, incuranti, talebani di segno opposto, se tra i bersagli siano bambini ed opere d’arte. E i loro alleati europei proseguono  nelle politiche dello sfruttamento economico, vero e proprio latrocinio  schiavistico, delle ex colonie che hanno abbandonato al caos più totale. I delitti di Hitler e dei suoi consimili di tutte le latitudini nascono dall’umana ferocia, non da una questione linguistica. Caricare la parola razza di significati negativi è offensivo, ripeto,  nei confronti degli animali, dei quali si continua senza scandalo a indicare razza, pedigree e quant’altro, anche da parte di quelli che non si riconoscono nel mio monismo.

E’ per questo motivo che trovo l’abolizione della parola razza (ignoro se si tratti di una proposta , o di un provvedimento già in atto), voluta, dicono, da Macron, dalla costituzione francese,  una ipocrisia bella e buona. Macron provveda ad affrancare le sue ex colonie, soprattutto quelle africane, dall’imperialismo economico che egli, per storia personale e preistoria, ampiamente rappresenta, di cui egli è mandatario e mandante; affranchi le sue ex colonie dalla schiavitù finanziaria che le soffoca, graffia…iscoia ed isquatra (Inf.,VI,18).  

La mia Francia, quella dei Rousseau, dei Diderot, dei Voltaire, dei Pascal, degli Hugo, dei Baudelaire, dei Maudits, dei Romantici, dei Bergson, dei Marcel dei Sartre dei Gide dei Garaudy…non è la Francia dei Macron, espressione  dei più perfidi potentati economici. J’accuse. E mi rifiuto di unirmi al coro dei di quanti a lui inneggiano per aver eliminato la parola razza dalla costituzione, nell’illusione  di nettarsi la coscienza. Viva la razza, viva le razze, viva la magnificenza di quel Dio che in esse si celebra.

*

Nel tentativo di trovare un programma passabile che facesse compagnia alla mia noia, stamane sono incappato in un episodio del ‘Don Matteo’ televisivo, nel punto in cui un giovane medico, sospettato dell'omicidio della fidanzata, cita niente di meno che Popper e il suo falsificazionismo: "Chi cerca conferme trova conferme". "Che ha detto?" del maresciallo Cecchini, meraviglia del capitano, e mia. Caspita!, ho pensato. Ho studiato e insegnato Popper (compresi i per molti aspetti discutibili tomi Hegel e Marx falsi profeti) a lungo, ma non ricordavo questa frase concisa che riassume tutta la critica popperiana ai positivismi di ogni sorta, al loro attaccamento ossessivo alla verifica dell'ipotesi caratteristica del metodo baconiano-galileiano, col ricorso ad una ripetizione senza fine della stessa esperienza (da Galileo sostituita con l'esperimento, ma poco cambia) che non garantisce il distacco critico e fatalmente conduce alla conferma dell'ipotesi alla quale si è affezionati. Nonostante tutte le critiche che sono state mosse a Popper (nel mio piccolo anche da me), credo che egli meriterebbe nuova considerazione, in epoca in cui dogmatismi di ogni sorta (paradossalmente tranne che nella scienza diventata, anche per suo merito, filosofia critica) vanno riprendendo campo attorno nel mondo in ogni ambito con tutti i rischi e i pericoli ad essi connessi.

________________________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 
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