Creato da giuliosforza il 28/11/2008
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Messaggi del 04/02/2020

Catullo, Yourcenar, Riccardo Luciani, Boratti...

Post n°1024 pubblicato il 04 Febbraio 2020 da giuliosforza

 

Post 945

  

   Ho annunciato su Face Book:

   Da oggi chi vorrà abbeverarsi alla ... fonte della sapienza (il mio blog https://blog.libero.it/disincanti/) potrà farlo solo andando ad attingere direttamente ad essa fonte, cosa del resto non difficile, essendo sufficiente chiedere di Giulio Sforza alla rete che, oltre all'indirizzo di un mio omonimo norcino a Norcia (ma ho altri omonimi a Roma, con uno dei quali, cliente del mio stesso studio medico, ci siamo una volta inconsapevolmente scambiati appuntamenti e referti, grazie alla delinquenziale disorganizzazione di uno Studio che passa per i maggiori) generosamente vi offrirà anche l'indirizzo del mio sito. Non condividerò più 'Dis-incanti' su questo spazio per motivi molto più semplici di quelli che potreste pensare. Vincenti dabo manna absconditum… Un minimo di fatica, perdinci!

 

*

   Ho sognato Catullo. Ne intravedevo la villa a Sirmione dall’auto, diretto a Gardone per un incontro al Vittoriale. E ne recitavo una delle liriche più deliziosamente allusive che egli ed altri abbiano mai scritto:

   Lugete, o Veneres Cupidinesque,
   et quantum est hominum venustiorum:
   passer mortuus est meae puellae,
   passer, deliciae meae puellae,
   quem plus illa oculis suis amabat.
   nam mellitus erat suamque norat
   ipsam tam bene quam puella matrem,
   nec sese a gremio illius movebat,
   sed circumsiliens modo huc modo illuc
   ad solam dominam usque pipiabat.
   qui nunc it per iter tenebricosum
   illuc, unde negant redire quemquam.
   at vobis male sit, malae tenebrae
   Orci, quae omnia bella devoratis:
   tam bellum mihi passerem abstulistis
   o factum male! o miselle passer!
   tua nunc opera meae puellae
   flendo turgiduli rubent ocelli.

   Al risveglio, come spesso avviene, e per tutto il giorno ho continuato ad essere beatamente ossessionato dai deliziosi versi e a canticchiarmeli ritmicamente.

   Si tratta di un latino talmente semplice da esser comprensibile anche da chi non l’ha studiato.

   A proposito di ritmo (che, non dimentichiamolo, Vate dixit, è tutto).

   Ricordate il tormentone della metrica greca e latina al Liceo? Questa dei birichini versi catulliani (quanti ammiccamenti e quanti sorrisini e quanti rossori - alla mia epoca, ragazzi e soprattutto ragazze ancora si sapeva arrossire, senza vergognarcene - tra i banchi!) che diresti semplicemente endecasillabica, è invece di un endecasillabo particolare, quello falecio, “un verso”, cito per comodità dalla rete per non impazzirmi a ricercare il mio Manuale di Metrica latina e greca,

 “di larghissimo uso sia nella poesia greca che in quella latina. Prende il suo nome dal poeta alessandrino Faleco, il quale ne fece frequente impiego come verso stichico; ma il suo uso è molto più antico e risale all'epoca arcaica.

   Schema: X X | — — | — | — X

   Il suo schema base è formato da un gliconeo seguito da un monometro giambico catalettico, che assume la forma di un baccheo (elementum indifferens longum) o di un anfibraco (elementum indifferens breve). La resa del verso non differisce molto da quella del gliconeo: la base eolica è prevalentemente spondaica o trocaica, mentre la forma trisillabica è estremamente rara, e in età imperiale - tanto nella poesia latina con Marziale che in quella greca con Simia di Rodi - lo spondeo diviene l'unica forma ammessa. Le due sillabe libere dopo il coriambo del gliconeo sono rese di norma con un giambo, ma si può incontrare anche la forma spondaica; la sizigia giambica può ammettere la lunga irrazionale, assumendo la forma di un molosso”.

   I corsivi, eccezion fatta per quelli usati nelle due espressioni latine riportate tra parentesi, sono miei. Mi pare impossibile che io abbia potuto, nel tempo dei tempi, mandare a mente (ma se ami tutto è possibile: ricordare pare abbia da fare con cor cordis - cari maestri e prof, rammentatelo!) quei termini e ne abbia saputo rispondere nelle interrogazioni di routine e alla Maturità, che ai miei tempi non era cosa affatto semplice. Un consiglio? Godeteveli come semplici endecasillabi mutando flessione di voce ad ogni spostamento di accento. È così semplice!

 

*

   Mi dico in continuazione: basta coi libri, come con ogni altra dissipazione: alla mia età si ha una sola cosa a cui pensare, porro unum est necessarium, e voi ben capite qual esso sia. Ma, libro-dipendente, ci son ricascato, e ho comprato, di Marguerite Yourcenar (la prima donna eletta all’Académie française, ivi pertinacemente voluta, contro le resistenze dei suoi colleghi barbogi maschilisti, da Jean D’Ormesson che i lettori di questo diario ben conoscono - anche a lui appartenne un primato: quello di essere stato il più giovane accademico di sempre) L’opera al nero, con le Memorie di Adriano forse il suo capolavoro. E ne sono contento, e mi chiedo come la mia sventatezza sia stata tale da non avermici fatto pensare prima. E come forse avviene alla maggioranza dei lettori di grandi opere, mi succede (segno di immaturità o di perdurante adolescenza?) di innamorarmi dell’ultimo libro che leggo come se fosse il mio primo amore. L’altra ventina di autori, gli ultimi acquisti, i cui testi, recenti e non, s’affastellano sparsi disordinatamente sul mio letto, il mio divano, il tappeto e il rustico tavolinetto colorato e ripiegabile delle novità, stanno già crepando di gelosia.

   Amo la Yourcenar prima di tutto per la sua natura complessa di donna. Diversamente da quelle sue congeneri di cui ho scritto, con una sorta di cattiveria vendicatoria, nel post precedente, trovo in lei, oltre alle doti inimitabili di scrittrice che non sono qui in discussione, una finezza, una sensibilità, una sensualità delicata quanto profonda, direi una ‘glabrità’ dell’animo che solo agli spiriti più sensibili negli stati di grazia si rivela.

 

*

   Mi giunge una tristissima notizia.

   Stamane in Firenze è morto il grande musicista, compositore e professore al Conservatorio di Firenze e alla Scuola di Musica di Fiesole, A. Riccardo Luciani, fratello della mia carissima Maria Teresa, per oltre un trentennio mia collaboratrice e curatrice del Seminario di Educazione all'ascolto musicale a Scienze della Formazione di Roma Tre. Recentemente sul blog avevo ricordato i suoi rapporti con Don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana, pubblicando anche uno stralcio di corrispondenza inedita. Grandissimo lutto per la Musica e per noi. Io ne ho il cuore infranto.

*

   Per distrarmi un poco dall’angoscia dedicherò la mattinata alla trascrizione di un articolo divertente del matematico Marco Buratti, professore di Geometria all'Università di Perugia, che oggi gioca con la ... ‘palindromologia’ nell'inserto culturale del Sole 24 Ore della Domenica. Io dalla lettura sono uscito stordito.

   "Scocca oggi la giornata palindroma"
   "La prossima sarà nel 2020". Così ci eravamo lasciati il 21/02/2012 sulla Domenica celebrando la data palindroma che ha preceduto quella odierna. Ma questo 02/02/2020 è davvero un giorno eccezionale: palindromo sia nel format italiano gg/mm/aaaa che in quello nordamericano mm/dd/yyyy: Dubito vi siano lettori che abbiano già vissuto questa esperienza; le due precedenti risalgono al capodanno 1010 e all'11/11/1111. Ah già, ma che dico, allora l'America era ancora da scoprire e il calendario Gregoriano ancora da introdurre.
   Tenendo conto dei fusi orari, oggi a mezzogiorno, per la prima volta nella storia dell'umanità, tutto il mondo segnerà una data palindroma. Pronti per il countdown e i festeggiamenti? La prossima volta che si verificherà lo stesso evento sarà il 12/12/2121 e poi nel millennio venturo, il 3 marzo 3030. Ma niente paura, una data palindroma, sia pure solo europea, arriverà in poco più di un anno il 12/12/2021.
   In questo secolo noi europei diremo o abbiamo detto 'Felice giorno palindromo' per un totale di ben 29 occasioni. Ognuna per ciascun giorno possibile di febbraio, 29 incluso dato che l'anno 2092 è fortunatamente bisestile. Per esempio augureremo al nostro partner 'Felice San Valentino palindromo' il14 02 2041.
Oltreoceano dovranno aspettare molto di più: il loro prossimo San Valentino palindromo cadrà nientemeno che nell'anno 4120. Per quanto triste, non ci sarà mai un San Valentini palindromo planetario.
   Nella data palindroma 07/08/1118070 potrò vivere la grande emozione di compiere un'età palindroma:1116111. Dovrò aspettare più di un milione di anni. Ma ne vale assolutamente la pena! Qualcuno potrebbe acidamente commentare: 'Dopodiché potrai finalmente morire in pace'. Perché mai? Prima di tutto, dopo poco, potrei provare meno di centomila anni, potrei provare la stessa emozione se soffierò sulle mie 1215121 candeline in Nord America. Ma di fatto, senza bisogno di traversate transoceaniche - che a una certa età potrebbero recare qualche disagio - avrò modo di festeggiare ancora e ancora infinite volte quando di anni ne avrò 111161116111 e poi 111611161116111 e poi 1116111611161116111 e così via. Certo, tra una volta e l'altra dovrò aspettare sempre di più. L'intervallo di attesa tra la prima e la seconda volta sarà di 11,16 miliardi di anni; poi ogni altra attesa sarà 30mila volte più lunga della precedente. Cioè le attese si dilateranno secondo una progressione geometrica di ragione 10000. D'altronde l'attesa aumenta il piacere, sicché questo progredirà geometricamente allo stesso modo verso l'infinito.
   Attenzione lettori, prima che corriate a verificare quale sarà il vostro prossimo compleanno palindromo in data palindroma, è bene che io vi informi che tale compleanno potreste non festeggiarlo mai. Nemmeno nel caso siate immortali. Anzi sappiate che le probabilità sono di poco superiori al 10 per cento. Se così dovesse essere, non disperatevi. Magari i vostri figli godranno di questo privilegio; non è ereditario! E se figli dovete ancora averne, pianificate il loro giorno di nascita con oculatezza.

   È così, chi infinite volte e chi nessuna. Come in tante altre cose: a chi tutto e a chi nulla. Tra i “privilegiati” ho trovato Amadeus che, molto più fortunato di me, dovrà attendere solo poco più di 87mila anni. Nato il 4 settembre 1962, compirà 87078 anni in data 04/09/89040. Chissà se in quell’anno presenterà l’87090° festival di Sanremo.

   Vi sono i privilegiati ancor più fortunati di Amadeus che potranno festeggiare il loro primo compleanno palindromo in data palindroma prima dell’anno 10000. Si tratta di una vera élite, Le probabilità di farne parte scendono sotto il 2 per cento.

   Quindi non sorprende che la mia ricerca di un nome molto famoso appartenente a questa élite sia stata vana. Tanti nomi ho sottoposto al mio test palindromico. Politici, attori, rock star, artisti, calciatori, Trump, Obama, Elisabetta II, Merkel, Mattarella, Berlusconi, De Niro, Sophia Loren, Roberto Benigni, Ronaldo, Messi, Mick Jagger, Madonna… Nessuno di loro è nell’élite. E nemmeno tra i privilegiati. Neanche il papa!

Ohibò, Salvini è un privilegiato. Nato il 9 marzo 1973, farà 71117 anni in data 09/03/73090. Ma neanche lui è nell’élite!

   In una pausa, sorseggiando un thè durante questa ricerca ossessiva, osservavo la lista delle date di nascita, dal 1920 ad oggi, che consentono di entrare nel circolo élitario. Una delle prime mi era familiare: 4 agosto 1924. La data di nascita di Vetusto! È così che chiamavo affettuosamente/scherzosamente mio padre. Da quando, undicenne, imparai il significato di questa vetusta e nobile parola studiando il latino. Divenne virale, anche tutti i miei amici e i miei cari lo hanno poi sempre chiamato così. Ci ha lasciati due anni fa. Che peccato non abbia aspettato un po’: tra poco più di 6mila anni, in data 04/08/8040, avrebbe compiuto 6116 anni.

   Un finale inaspettato. Quello che credevo fosse solo un delirio, ora ai miei occhi è una sorta di inno all’immortalità. Vi ricordate Vorrei incontrarti tra cent’anni? La canzone di Ron e Tosca che vinse il festival di Sanremo 1996. Parafrasando quella canzone mi piacerebbe poter dire al Vetusto Vorrei incontrarti ogni 6116 x 10 alla 4n anni. Sì, per lo meno ogni volta che compirà un’età palindroma in data palindroma. Era un pittore. Gli dispiaceva non avessi seguito le sue orme; io sono un matematico.

Eppure, sia pure scherzando, mi piace dire che un po’ l’ho seguito il mio Vetusto. Il mio settore di ricerca si chiama Teoria dei disegni e le slides delle mie conferenze sono sempre piene di colori in uno stile tutto mio che i miei colleghi chiamano, nel mondo, Burattifont”.

   Qui termina il divertente articolo di Marco Buratti.

   Ah perché non son io coi miei pastori?

   Ah perché non son io coi miei odiati (perché invasori di campo) matematici?

 

   ______________

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 
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