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Non solo Portello, si allarga il mercato di ragazzini provenienti dall’Est

FORCELLINI.
Si allarga l’offerta di sesso maschile a pagamento. Tre ragazzini
dell’Est si prostituiscono nello spazio verde delimita dalle vie
Manzoni e Stoppato, a ridosso di un distributore di benzina. Si
appoggiano ai parchimetri nell’attesa, vestono come tutti gli altri
coetanei: jeans, sneakers ai piedi, maglioni, giubbini sportivi. Gli
appuntamenti per i clienti, che non mancano mai, sono per lo più il
mercoledì e il sabato sera. L’età del trio non supera i vent’anni,
nella media dei «colleghi» che bazzicano la non distante, e ancor più
frequentata via Loredan. Ben diversa l’anagrafe dei clienti, molti
hanno abbondantemente superato gli «anta». Alcuni li caricano su auto
di lusso, altre volte la prestazione viene consumata nel giardino
stesso, dove oscurità e vegetazione rappresentano un riparo da traffico
e occhi indiscreti. Finora, l’unica zona a Padova dove si prostituivano
i ragazzi era ritenuta quella del Portello, quasi un classico per gli
habitué in cerca di sesso mercenario. Giovani croati, moldavi e rumeni
che hanno vissuto ancora in fasce gli orrori della guerra. Sbarcano in
Italia in cerca di un lavoro che li sfami, ma la scarsa conoscenza
della lingua e la mancanza di un appoggio familiare li costringono
presto alla strada. La tariffa raggiunge a malapena i dieci euro, poi
dipende dall’uso o meno del preservativo o di eventuali giochi
particolari, in questi casi ci scappa qualcosa in più, spesso speso per
acquistare una dose di eroina che ormai, a sua volta, non supera i
dieci euro.

(Sergio Campofiorito)