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« PRETE GAY, TONINI CONDAN...LA FATICOSA VITA DEI CAL... »

«IO, PRETE GAY ALL'ATTACCO DELL'IPOCRISIA CATTOLICA»

Post n°522 pubblicato il 10 Gennaio 2009 da diversity84
Foto di diversity84

di Patrizia Albanese

genova.
«Come vive la propria omosessualità un prete come me? Con molta
serenità». Padre Felice, 50 anni, parroco in un Comune della Liguria,
parla con il tono leggero di chi questa «serenità» non soltanto la vive
davvero, ma la trasmette pure agli altri. Anche perché se l'è
conquistata a caro prezzo. Con anni di tormenti, iniziati da
adolescente. E poi in seminario, dove confida di aver «avuto la fortuna
di una relazione con un altro seminarista». Una bella storia d'amore,
«poetica, durata a lungo: per 15 anni». Ma che non gli ha risparmiato
riflessioni interminabili e molto critiche. Sia verso se stesso, sia
verso la Chiesa. Oggi che anche il quotidiano dei vescovi Avvenire ha
aperto il dibattito su sacerdozio e omosessualità, padre Felice può
rivelare tranquillamente di essere un prete gay.

«Sì, sono gay
come molte altre persone all'interno della Chiesa, sebbene non tutte si
manifestino». Appunto. Molti religiosi - preti e suore - sono
omosessuali. Ma difficilmente ne parlano. Tantomeno in pubblico. Invece
Italo, come si chiamava padre Felice nel mondo laico, quando ancora
abitava in Lombardia con la famiglia, non soltanto ne parla, ma lo fa
con estrema naturalezza. Conferma padre Felice: «Per vivere
l'omosessualità con serenità occorre accettare se stessi. E mettere un
filtro alla dinamica della gerarchia ecclesiastica e omofobica».

Padre, non è che qui parte una sospensione a divinis?

«All'inizio,
vivi con terrore. Nascondendolo a te stesso. Poi capisci che devi
accettarti, facendo un cammino di maturazione affettiva. Un cammino che
di solito viene negato. Basta leggersi "Il diario di un curato di
campagna" di George Bernanos per capire che cosa prova il classico
pretino schiacciato».

Quando ha realizzato di essere gay?

Da ragazzino, si percepisce. In seminario, si realizza pienamente. Verso i vent'anni, si arriva all'accettazione».

Di nascosto? Pregando e macerandosi?

«Ho
avuto la fortuna di una relazione con un altro seminarista. Era tutto
molto poetico. Si hanno vent'anni. E tutta l'incoerenza dei vent'anni.
Ma con la speranza data dalle aperture del Concilio. Così almeno si
pensava allora. Perché poi è arrivata la Restaurazione. Ma la Chiesa
non è una compagnia militare. È una comunione di più voci. Di più
anime».

Quant'è durata la storia in seminario?

«Quindici anni. Anche lui è diventato prete. Poi ci siamo lasciati. L'amicizia è rimasta. Ora è missionario in Centro America».

Lei è così tranquillo...

«Guardi
che conosco molti preti omosessuali, molto tranquilli e altrettanto
sereni. Diverso è il caso di quelli che rifiutano di accettarlo e di
accettarsi. Sono i primi a scagliarsi...».

Lei è single?

«Ho una storia da sei mesi. Con un coetaneo. Prete? No, pure lui single».

Scusi, padre, e la comunità?

«Non
tutti sanno tutto. Mica siamo a un reality. Però chi sa accetta. E non
ha problemi. Anzi, proprio per questo sono diventato un punto di
riferimento per chi ha problemi d'amore. No, non soltanto gay. Anzi.
Direi che si rivolgono a me i ragazzi etero. Sanno che posso
comprenderli».

Scusi, ma la castità?

«Bella domanda.
Soltanto i monaci e i frati fanno voto di castità sul modello greco di
perfezione. Noi preti facciamo promessa di celibato».

Ossia?

«In
realtàè frutto di un diktat della Chiesa del 1200, decisa a evitare che
i patrimoni finissero alle famiglie dei religiosi. In realtà, non c'è
mai stato obbligo di celibato. Tant'è che non esiste nelle altre
religioni. E fino al 1200 neppure per noi. Francamente, penso che il
fatto di vivere da soli non faccia maturare. Non ti fa preoccupare
dell'altro».

Come dire che senza un partner e dei figli non si possono comprendere gli affanni quotidiani dei fedeli?

«Concordo.
Ma sempre più la famiglia etero viene usata come scudo contro gli
omosessuali. È la tragedia del nostro tempo. Che esiste solo da noi.
Non in Africa, per esempio. La vita celibataria nelle Missioni non
esiste. È importante, però, non farlo sapere. È il gap tra realtà e
gerarchie ecclesiastiche. Che all'inizio tutelavano i patrimoni, ora
disprezzano la sessualità. A parole. Nell'ipocrisia cattolica, basta
non farlo sapere».

Invece lei fa coming out. È innamorato?

«Sì, felicemente. Da sei mesi. Una cosa molto serena».

Chi ha fatto il primo passo?

«Direi lui, eravamo in vacanza. Abbiamo iniziato parlando molto. Ci incontravamo».

E ora quando vi vedete? Nel fine settimana?

«Veramente, sabato e domenica io non posso... - ride - Ma nei giorni feriali, stiamo insieme».

Allora, auguri.

«Grazie di cuore».

Patrizia Albanese


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Massimo Consoli; Maria Cristina Gramolini. Independence gay: alle origini del Gay pride.

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Rosanna Fiocchetto, L'amante celeste - La distruzione scientifica della lesbica.

Cesar Tripp, La questione omosessuale.

Stefano Bolognini, Breve storia del matrimonio gay.

Daniela Danna, Matrimonio africano.

Daniela Danna, Matrimonio omosessuale.

Giovanni Dall'Orto, Manuale per coppie diverse.

Giovanni Paolo II, Le unioni omosessuali non sono una realtà coniugale, in "La Famiglia".

Alicata, Cristiana "Quattro", Edizioni il Dito e La Luna, Milano 2006. Romanzo, storia di una famiglia omogenitoriale raccontata da uno dei figli.

Bonaccorso, Monica, Mamme e papà omosessuali, Editori Riuniti.

Bottino, Margherita e Daniela Danna, La gaia famiglia. Che cos'è l'omogenitorialità, Asterios.

Danna, Daniela, Io ho una bella figlia. Le madri lesbiche raccontano, Zoe, Forlì 1998.

 

 

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