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Progetto a Casalecchio di Reno proposto dai «genitori arcobaleno» per formare prof ed educatori alla diversità

Prima esperienza in Italia per includere i nuovi nuclei

Scena prima: in una classe si proietta il film L’Albero di Antonia. C’è una madre e non c’è un padre. Un’alunna chiede: «Il papà dov’è?», una seconda aggiunge: «Nelle famiglie normali ci sono il padre e la madre», una terza ridacchia lasciando capire che la donna «sola» è un po’ leggera. Nel frattempo un’altra allieva punta gli occhi per terra, si fa piccola nel banco, vorrebbe scomparire. E l’insegnante? «Ogni maestra o educatrice fa riferimento continuo, a scuola, al concetto di famiglia standard», dichiara Ilaria Trivellato, presidente di Famiglie arcobaleno, l’associazione di genitori omosessuali. Le scene di ordinaria non-educazione alla diversità sono frequenti. Nella realtà italiana ci sono famiglie e famiglie. E cioè: famiglie ricomposte, monoparentali, nuclei di diversa appartenenza etnica, con figli non biologici, coppie omosessuali con figli. Cosa si può fare perché, in classe, i ragazzi si sentano tutti uguali, pur appartenendo a famiglie differenti?

Di che famiglia sei?



Un’esperienza unica in Italia, voluta appunto dalle «Famiglie arcobaleno» (www.famigliearcobaleno.org), sta prendendo il via a Casalecchio di Reno. Viene svolta nell’ambito dell’Assessorato alle politiche educative e dedicherà un riferimento particolare alle famiglie con genitori omosessuali. È un corso di cinque incontri condotti da Margherita Graglia, psicoterapeuta, e da Luca Pietrantoni, docente di psicologia all’Università degli Studi di Bologna. È rivolto a insegnanti, educatori, operatori scolastici, genitori. Ha un obiettivo semplicissimo ma non facile da conquistare: fare in modo che gli allievi che appartengono a famiglie non tradizionali si sentano a scuola come a casa, potenziare le info degli educatori sul panorama delle convivenze in Italia, dare strumenti per includere, e integrare le diversità. L’idea è venuta alle Famiglie Arcobaleno, quelle in cui i genitori sono gay o lesbiche. «Le mamme arcobaleno, come tutte le mamme, parlano continuamente di figli e di scuola», aggiunge Ilaria Trivellato. «La scuola è il luogo dove i nostri figli incontrano la società, ed è fondamentale che sia inclusivo. Gli insegnanti però, come quasi tutti, hanno un concetto di famiglia che prevede un maschio e una femmina, entrambi bianchi, sposati, con uno o due figli».

Ponte tra casa e scuola



Urge togliere rigidità a questo concetto, renderlo plastico, far familiarizzare prima gli educatori e poi gli alunni con l’idea di due papà e due mamme che crescono i figli con amore. Le «Famiglie arcobaleno» si rivolgono a Graglia e Pietrantoni, si confrontano tra loro, redigono il progetto. È già così difficile avere solo qualche libro dove le illustrazioni per ragazzi contemplano i nuclei diversi, e sono testi che i «genitori arcobaleno» hanno cercato con fatica per l’istruzione dei figli. Con il corso potranno fare di più, gettare un ponte tra i vari attori che operano nella scuola. «Il comune di Casalecchio, nella persona dell’assessora Elena Iacucci, riconosce il valore della proposta – aggiunge Ilaria Trivellato – è un Comune con una qualità di servizi molto alta che dedica grande attenzione al mondo dell’infanzia». Il progetto partirà, primo in Italia, il 16 febbraio. È interamente gratuito. Per info basta contattare Smorara@comune.casalecchio.bo.it , indicando nell’oggetto: iscrizione al corso «nuove famiglie: scuola, genitori e sviluppo psicosociale». Una mail, un gesto semplice, per proteggere tanti bambini dall’ignoranza che crea discriminazione.

di L'Unità