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IGLESIAS. Oltre che di piatti, bracciali e spille in argento nel laboratorio artigianale della cooperativa Isola si parlava anche di sessualità diversa? E’ il rebus che dovrà chiarire il giudice di pace che ieri mattina, in tribunale, ha aperto il processo nel quale la vittima della diffamazione è l’ex presidente della cooperativa P.E., 52 anni. Tra colate di argento, lucidatore del prezioso metallo e nei vari intervalli il tema preferito delle discussioni ricreative era il sesso ma, secondo l’accusa, i due imputati avrebbero sconfinato facendo scattare la reazione del presidente in pectore.

Ieri mattina a dover rispendere dell’accusa di calunnia erano Anna Coppo, 50 anni, e Fabrizio Loi, 27 anni, chiamati in giudizio per avere offeso l’onore del presidente. La prima udienza è stata caratterizzata da un nulla di fatto: l’unico testimone sentito dai giudici ha praticamente declinato le proprie generalità ma la sua deposizione ha contribuito poco o niente all’economia del processo. In sostanza alle domande poste dal legale dei due imputati, avv. Francesco Secci, si è sempre opposto il legale della parte civile, avv. Antonello Aste, che ha visto accolte dal giudice, Luigia Frau, le sue richieste. E’ sembrato proprio che la sessualità diversa sia un tabù e quanto è nell’atto accusatorio non può essere coltivato per arrivare alla verità dei fatti. L’accusa sostiene, sulla base di una denuncia presentata da P.E., che gli imputati avrebbero «commenta davanti a più persone di vivere in dispregio nei rapporti interpersonali per percorsi sulla sessualità diversa, per atteggiamenti morbosi, ossessivi e patologici». Osservazioni queste che la parte offesa non ha mandato giù e due anni fa ha denunciati gli ex soci della cooperativa. La prossima udienza di terrà a giugno per l’audizione di un altro teste, le dichiarazioni degli imputati e le conclusioni della parte civile e della difesa. Un processo decisamente diverso che potrebbe rivelare sorprese. (ea.

di La Nuova Sardegna