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IL CARDINAL BIFFI: GLI OMOSESSUALI. PERSONE DA
RISPETTARE, ERRORE DA CONDANNARE, E DURAMENTE, COME «ESTROMISSIONE DI
DIO», PORTATRICE DI «UN DERAGLIAMENTO UNIVERSALE DELLA RAGIONE» E ALLA
«CADUTA COMPORTAMENTALE E TEORICA NELLA PIù COMPLETA DISSOLUTEZZA»
Un manuale dal linguaggio cristallino, spesso caustico e provocatorio
di MICHELE SMARGIASSI
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Cosa
può fare il pastore se le pecore non si sentono pecore? Può usare il
bastone. Il bastone pastorale del vescovo, s´intende: che non picchia
sui corpi, ma sulle coscienze. Il cardinale Giacomo Biffi lo ha fatto
più volte da arcivescovo di Bologna: lo fa ora da emerito. Esce in
questi giorni un suo libro, Pecore e pastori (Cantagalli, 14 euro: ne
pubblichiamo un estratto per gentile concessione dell´editore), che
insegna come debbano essere «le pecore a seguire i pastori e non i
pastori a lasciarsi dirigere dalle pecore». Perché di pecorelle
renitenti al gregge ce n´è fin troppe, secondo Biffi: «Tra i gravi
problemi della cristianità non c´è solo la scarsità dei pastori, c´è
anche la difficoltà dei cristiani a riconoscersi evangelicamente
pecore», forse perché «la condizione di ?pecora´ è percepita come una
mortificazione». Così s´è emancipata dal gregge una pecorella illustre:
l´ex premier Romano Prodi, quando si rivendicò «cattolico adulto» di
fronte ai richiami delle gerarchie in materia di scelte politiche. Ce
n´è anche per lui, non nominato ma ben inquadrato, nel manuale
pastorale di Biffi: «se qualcuno manifesta ad alta voce di voler essere
considerato ?adulto´ nella Chiesa, l´intenzione ci sembra legittima e
persino encomiabile, purché egli rimanga convinto che, secondo il
Vangelo, chi dentro di sé non diventa come un bambino non entrerà nel
Regno dei cieli».
La metafora evangelica del «piccolo gregge»
per Biffi non è un´immagine casuale. Il pastore «condivide la vita del
gregge», ma ne è soprattutto «il capo e il condottiero». Dunque bando
alle discussioni sul «sacerdozio universale» care alle comunità
cristiane di base: il pastore guida, le pecore seguono, e pazienza se
questa autorità «sarà vista ovviamente come un´autorità che si fonda
solo su se stessa, e sarà classificata come antidemocratica», la Chiesa
non è una democrazia. e i pastori «non devono seguire le pecore nei
loro sbandamenti, ma guidarle con mano ferma».
Libro dal
linguaggio cristallino e spesso caustico, Pecore e pastori è
orgogliosamente tradizionalista, provocatorio verso un mondo in cui
«non è più l´eresia, ma è l´ortodossia a fare notizia», un mondo
mondanissimo che esalta il dubbio che è invece «un´impurità della
conoscenza, della quale non c´è ragione alcuna di vantarsi», un mondo
verso il quale non è possibile alcun cedimento: i preti riflettano «sul
fatto che conversione, non adattamento, è parola evangelica». Nessun
compromesso soprattutto nella sfera della sessualità, ossessione del
secolo per Biffi: «Abbiamo talvolta l´impressione di essere
condizionati e intrigati da una misteriosa accolta di maniaci che
impongono a tutti una loro degenerazione mentale». Un esempio? Gli
omosessuali. Persone da rispettare, errore da condannare, e duramente,
come «estromissione di Dio», portatrice di «un deragliamento universale
della ragione» e alla «caduta comportamentale e teorica nella più
completa dissolutezza». Scritture alla mano: «stolti», «contro natura»,
«traviamento», «intelligenza depravata», tutte pagine «del Libro
Ispirato che nessuna autorità umana può costringerci a censurare, e
neppure ci è consentita la pusillanimità di passarla sotto silenzio per
la preoccupazione di non apparire ?politicamente corretti´».
Preoccupazione di cui il cardinale Biffi, ancora una volta, dimostra di
non soffrire affatto.
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