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7-Monaci e gatti

Post n°49 pubblicato il 24 Settembre 2009 da effimerofranck
 

     La separazione mattutina da Iviron ci vede svogliati viandanti.
    
La giornata è molto calda, la pretesa di portare sempre con noi tutti i bagagli ci costringe ad una marcia lenta, estenuante. Allegre facce di efficienti pellegrini teutonici scorrono davanti agli occhi, leggeri zaini alle spalle e robuste pedule dolomitiche ai piedi a render lieve la camminata. Ostentiamo noncuranza al loro sorriso ironico.
    
Si sale molto, la macchia mediterranea sempre più fitta non riesce del tutto a procurar sollievo. Ci fermiamo più volte. La vista delle acque fresche e poco profonde di un ruscello ci induce a spogliarci del tutto... appoggiati gli zaini su frasche vicine alle rive ci immergiamo nell'acqua lasciando che essa scorra sui nostri corpi nudi per lunghi minuti...
    
Ci asciughiamo e ci mettiamo a riposare accanto alle acque che gorgogliano, i corpi allineati sul muretto in pietra che funge un po' da parapetto della strada sterrata accanto al ruscello.
    
Nello stato di semincoscienza che subentra uno scampanellio insistito, sempre più a portata dei nostri orecchi, ci strappa alle nostre fantasie. E' un monaco che avanza, una campanella in una mano ed un secchio in ferro zincato con qualcosa dentro nell'altra. Non molto alto, il portamento elegante, capelli grigi ben annodati a crocchia sulla nuca ed una barba dello stesso colore ben curata ad incorniciare il volto. Ci guarda, proviamo a biascicare qualcosa in francese, nelle poche parole di greco che conosciamo. Sembra sovrappensiero... mormora qualcosa in greco di cui non afferriamo il senso e con un gesto deciso della mano che sorregge la campanella ci invita a seguirlo...
    
Ci consultiamo con lo sguardo, Alain, Valerio ed io e raccogliendo gli zaini lo seguiamo.
    
Il monaco, riusciamo a capire, è il confratello deputato all'uso di una stazione telegrafica montata nella sua abitazione realizzata in grossi tronchi di legno. L'abitazione consiste in un vasto locale cui si accede con ripida scaletta esterna coi gradini in legno...
    
Un grande ambiente funge da cucina, soggiorno e studio... una cosa buffa: qualcuno, lo stesso monaco o qualcuno dei suoi confratelli, ha deviato un piccolo ramo dal corso del ruscello che si immette direttamente nella casa saltando a cascata in un lavandino in pietra e, proseguendo poi sulle assi del pavimento in legno, scivola saltellando sui gradini esterni per raggiungere finalmente il mare vicino.
    
Il monaco ci fa segno di accomodarci intorno ad un tavolino sistemato sulla veranda in cima alle scale, nei piatti semplici scodella una zuppa di pesce su fette di pane raffermo.
    
Noto che i pesci hanno ancora le interiora , non sono stati puliti alla nostra maniera, ma il piatto è delizioso... non saprei se per la freschezza del pescato, per l'abilità del cuoco, per la fame sopraggiunta dopo tanto scarpinare...
    
Scambiamo poche educate parole di circostanza, ai nostri piedi alcuni gatti di età varia si aggirano sperando in qualcosa avanzata alla fame dei pellegrini.
    
Uno dei gatti, un maschio di aspetto imponente, prende a rotolarsi in preda a stimoli d'amore, la voce incrinata nel richiamo... il monaco che ci ospita si alza confuso, torna con il suo secchio con dentro dell'acqua e la getta addosso al felino irrequieto scusandosi con un sorriso imbarazzato...
    
Evidentemente i richiami amorosi del gatto hanno turbato il sant'uomo dedito alla preghiera...
    
Il mare è bello, visto dalla veranda, la sabbia appare non calpestata mentre numerosi gabbiani planano e riprendono il volo nella loro ricerca di cibo da strappare alle acque. Due monaci boscaioli sono nel frattempo giunti presso la capanna, sorbiscono un caffè greco attendendo il prossimo battello che porterà via la legna scaricata dai basti dei muli.
    
Valerio chiede se sia possibile fare un bagno nell'acqua del mare, sorvolando con bella spontaneità sul divieto di mostrare il corpo seminudo alla vista di altri uomini.
    
Un cenno del capo ci fa capire che la nostra richiesta è ben accolta anche se sul viso dei monaci boscaioli appare un certo sconcerto per la liberalità del confratello. Non indugiamo oltre e indossato rapidamente il costume da bagno ci abbandoniamo alla freschezza di acque marine incontaminate.
    
Il tempo di asciugarci ed appare, annunciato dal borbottio del motore, il battello che caricherà la legna e ci accoglierà, insieme con gli altri pellegrini già a bordo, in vista di Megàlis Làvras dove passeremo la prossima notte.
     Il monaco telegrafista era già altrove, sottratto alla vista riconoscente da qualche suo impegno.

 
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