Creato da vivirencamino il 01/08/2006
...per conoscere l’Italia che non si vede in tv e sui giornali...Grande e umile, eroica e mite, fatta di padri, madri, figli, di laboriosità e generosità. Di Fede.

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« L'AFRICA DIMENTICATAL'UTOPIA DEL PARADISO IN TERRA »

L' APOSTOLO DELL'AFRICA

Vorrei ricordare insieme a voi una figura unica, che ha dato la vita per la Pace nel continente africano: Daniele Comboni.

Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda (Brescia - Italia) il 15 marzo 1831, in una famiglia di contadini al servizio di un ricco signore della zona. Papà Luigi e mamma Domenica sono legatissimi a Daniele, il quarto di otto figli, morti quasi tutti in tenera età. Essi formano una famiglia unita, ricca di fede e valori umani, ma povera di mezzi economici. Ed è appunto la povertà della famiglia Comboni che spinge Daniele a lasciare il paese per andare a frequentare la scuola a Verona, presso l'Istituto fondato dal Sacerdote don Nicola Mazza.

In questi anni passati a Verona, Daniele scopre la sua vocazione al sacerdozio, completa gli studi di filosofia e teologia e soprattutto si apre alla missione dell'Africa Centrale, attratto dalle testimonianze dei primi missionari mazziani reduci dal continente africano. Nel 1854 Daniele Comboni viene ordinato sacerdote e tre anni dopo parte per l'Africa assieme ad altri 5 missionari mazziani, con la benedizione di mamma Domenica che arriva a dire: «Va', Daniele, e che il Signore ti benedica».

Dopo 4 mesi di viaggio, la spedizione missionaria di cui il Comboni fa parte arriva a Khartoum, la capitale del Sudan. L'impatto con la realtà africana è enorme. Daniele si rende subito conto delle difficoltà che la sua nuova missione comporta. Fatiche, clima insopportabile, malattie, morte di numerosi e giovani compagni missionari, povertà e abbandono della gente, lo spingono sempre più ad andare avanti e a non desistere da ciò che ha iniziato con tanto entusiasmo. Dalla missione di Santa Croce scrive ai suoi genitori: «Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa».

Assistendo alla morte in Africa di un suo giovane compagno missionario, Comboni invece di scoraggiarsi si sente interiormente confermato nella decisione di continuare la sua missione: «O Nigrizia o morte», o l'Africa o la morte.

Nel 1864, raccolto in preghiera sulla tomba di San Pietro a Roma, Daniele ha una folgorante illuminazione che lo porta ad elaborare il suo famoso Piano per la rigenerazione dell'Africa, un progetto missionario sintetizzabile nella frase «Salvare l'Africa con l'Africa», frutto della sua illimitata fiducia nelle capacità umane e religiose dei popoli Africani.

In mezzo a non poche difficoltà e incomprensioni, Daniele Comboni intuisce che la società europea e la Chiesa cattolica sono chiamate a prendere in maggior considerazione la missione dell'Africa Centrale. A tale scopo, si dedica ad una instancabile animazione missionaria in ogni angolo d'Europa, chiedendo aiuti spirituali e materiali per le missioni africane tanto a Re, Vescovi e signori, quanto a gente povera e semplice.

La sua fede incrollabile nel Signore e nell'Africa lo porta a far nascere, rispettivamente nel 1867 e nel 1872, l'Istituto maschile e l'Istituto femminile dei suoi missionari, più tardi meglio conosciuti come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane.

Il 2 luglio 1877 Comboni viene nominato Vicario Apostolico dell'Africa Centrale e consacrato Vescovo un mese dopo: è la conferma che le sue idee e le sue azioni, da molti considerate troppo coraggiose se non addirittura pazze, sono quanto mai efficaci per l'annuncio del Vangelo e la liberazione del continente africano.

Negli anni 1877-78, insieme ai suoi missionari e missionarie, soffre nel corpo e nello spirito la tragedia di una siccità e carestia senza precedenti, che dimezza la popolazione locale e sfinisce il personale e l'attività missionaria.

Nel 1880, con la grinta di sempre, il Vescovo Comboni ritorna, per l'ottava e ultima volta, in Africa, a fianco dei suoi missionari e missionarie, deciso a continuare la lotta contro la piaga dello schiavismo e a consolidare l'attività missionaria con gli stessi africani. Un anno dopo, provato dalla fatica, dalle frequenti e recenti morti dei suoi collaboratori e dall'amarezza di accuse e calunnie, il grande missionario si ammala. Il 10 ottobre 1881, a soli cinquant'anni, segnato dalla croce che mai lo ha abbandonato come fedele e amata sposa, muore a Khartoum, tra la sua gente, cosciente che la sua opera missionaria non morirà. «Io muoio, dice, ma la mia opera non morirà».

Daniele Comboni ha visto giusto. La sua opera non è morta; anzi, come tutte le grandi cose che «nascono ai piedi della croce», continua a vivere grazie al dono che della propria vita fanno tanti uomini e donne che hanno scelto di seguire il Comboni sulla via dell'ardua ed entusiasmante missione tra i popoli più bisognosi di fede e di solidarietà umana.

- Il 26 marzo 1994 viene riconosciuta l'eroicità delle sue virtù.
- Il 6 aprile 1995 viene riconosciuto il miracolo operato per sua intercessione a favore della ragazza afro-brasiliana Maria José de Oliveira Paixão.
- Il 17 marzo 1996 viene beatificato da Giovanni Paolo II in San Pietro.
- Il 20 dicembre 2002 viene riconosciuto il secondo miracolo operato per sua intercessione a favore della mamma musulmana sudanese Lubna Abdel Aziz. 
- Il 5 ottobre 2003 viene canonizzato da Giovanni Paolo II in San Pietro.

"...sono le piccole mani ad agire per necessità, mentre gli occhi dei grandi sono rivolti altrove."

Ecco chi veramente "cambia il mondo"...

 
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Commenti al Post:
chepazzaidea
chepazzaidea il 09/08/06 alle 00:22 via WEB
Grazie... Notte
(Rispondi)
luloca
luloca il 09/08/06 alle 09:50 via WEB
Conosco i comboniani e so con quanta fatica e coraggio portano avanti le loro opere. Anni fa ho seguito con molto interesse le vicende del direttore di "Nigrizia", il quale accusava apertamente alcuni governi di fare affari con le armi... il poveretto è stato destituito dal suo incarico dalle alte sfere cattoliche. Ritengo che la chiesa cattolica, in Africa, da un lato operi bene, ma dall'altro si presti troppo spesso alle strumentalizzazioni politiche, ed oltretutto, in questo momento, è colpevole nel proibire l'uso del preservativo nei rapporti sessuali. Aspetto che ha contribuito a decimare la popolazione di interi stati e ad allargare il contagio ormai in modo incontrollato.
(Rispondi)
 
vivirencamino
vivirencamino il 09/08/06 alle 11:09 via WEB
Caro luloca, nel tuo commento è già inserità la risposta alle critiche rivolte alla Chiesa cattolica. La Chiesa siamo noi...Sono i comboniani, le suore di Calcutta, i migliaia di missionari sparsi nel mondo, i padri, le madri, i figli che nella loro quotidianità testimoniano al mondo Cristo con la loro vita... La Gerarchia a volte può sbagliare perchè fatta di esseri umani, ma il Messaggio che custodisce gelosamente, per mezzo degli uomini di Fede che la compongono, e che testimonia al mondo, è unico e immutabile nel tempo... CRISTO E' RISORTO! HA VINTO LA MORTE!
(Rispondi)
 
 
luloca
luloca il 09/08/06 alle 12:00 via WEB
secondo me il problema di fondo della chiesa cattolica è che la sua organizzazione è verticistica. In altri termini, parte dall'alto per arrivare al basso. Una concezione di governo di tipo assolutista e medievale. Penso che, prima di portare la democrazia in Iraq, dovremmo pensare di portarla in alcune organizzazioni occidentali, le quali ne sono ampliamente sprovviste. I dogmi della chiesa dicono che il papa è infallibile... ma anni fa anche i sovrani erano ritenuti infallibili ed unti dal potere divino. Mi sembra che sarebbe ora che svegliate un pochino.
(Rispondi)
 
 
 
vivirencamino
vivirencamino il 09/08/06 alle 13:00 via WEB
..L'errore più evidente del tuo ragionamento è quello di identificare la struttura e l'organizzazzione ecclesiastica con la Chiesa stessa e, di conseguenza, i giudizi negativi su questo aspetto specifico, ricadono direttamente sulla Chiesa nel suo complesso.. E' questa una visione distorta del Cattolicesimo e del messaggio che esso testimonia da più di 2000 anni all'intera umanità.
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
luloca
luloca il 09/08/06 alle 15:19 via WEB
evidentemente vi spiegate molto male.
(Rispondi)
black_doll
black_doll il 09/08/06 alle 13:28 via WEB
troppo religioso
(Rispondi)
 
vivirencamino
vivirencamino il 09/08/06 alle 14:53 via WEB
Cara black_doll...«Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa»... Questo è il pensiero che lo ha accompagnato in tutto il suo cammino... Non si tratta di religione... E' un'incontro interiore con una Persona per la quale si da la vita.
(Rispondi)
ctthsoe
ctthsoe il 25/03/09 alle 06:43 via WEB
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(Rispondi)
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