ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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AVVISO AI NAVIGANTI...
Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
« I MIEI NATALI PER NATALE | LA VERITA', VI PREGO, S... » |
Si sa che essere belli, intelligenti e sani sono opzioni un filino più auspicabili rispetto all'essere bruttini, stupidi e pure doloranti e certo, in ugual modo, è abbastanza chiaro che sia preferibile la sincerità alla bugia; ma pur accogliendo questi assunti come facili ovvietá, chiediamoci anche quante persone, alla fine della teoria e all'inizio della pratica, siano disposte a sentirsi scomodamente dire una verità inattesa e, soprattutto, chiediamoci quanto sia vera e utile questa sincerità espressa...
Se l'essere falsamente cortesi - anche senza essere torinesi - risulta sinistramente in assonanza con l'ipocrisia e l'opportunismo, cosa non dire, invece, sulla spietata e stridente etichettatura di una mancanza?
Essere sinceramente schietti per sottolineare difetti e insufficienze, incapacità, carenze e limiti più o meno evidenti - oltre che, di fatto, più o meno presenti - in ogni singola creatura vivente sulla nostra Gaia madre, ha realmente un senso?
E se ce l'ha, che senso ha?
Si tramanda che Socrate, prima di decidere se ascoltare o meno quello che le persone si proponevano di raccontargli, fosse solito chiedere se l'informazione che gli volevano dare fosse sicuramente vera. Se a questa domanda non fosse seguita una risposta certa, chiedeva allora se fosse utile e se anche a questa domanda non fosse seguita una risposta affermativa, chiedeva se fosse almeno bella. Se la notizia non avesse soddisfatto nessuno dei tre criteri, vale a dire la verità, l'utilità e la bellezza, il filosofo avrebbe, dunque, scelto di non volerla conoscere.
Perché mai, infatti, si dovrebbe desiderare di venire a conoscenza di una dichiarazione non vera, inutile e pure sgradevole?
Qualcuno disse che tra l'essere sincero e l'essere gentile avrebbe sempre scelto la seconda opzione. Io credo che le due vie non siano in contrapposizione, perché la gentilezza è una condizione che si può richiamare e porre in essere anche nell'esprimere la sincerità più angusta. Gentilezza non fa rima con falsità; si può essere tranquillamente gentili anche nel dire una sciagurata verità. Magari rendendola, se non propriamente meno triste, almeno meno aspra nei toni.
E, soprattutto, sarebbe carino chiedersi che cosa ci guadagniamo a rimarcare l'aspetto meno piacevole di una persona (ma anche di una situazione), o nel sottolineare con penne rosso-blu - come improbabili insegnanti fuori contesto - le deficienze altrui, ricalcandole fino a strappare ogni sicurezza nel nostro interlocutore e facendo a brandelli ogni suo sogno, seppure di carta o di esile speranza.
In nome del sano realismo e dell'obiettivitá, di fatto, si è detto e giustificato sempre di tutto, ma nessuno di noi, ancora, può dire di avere nelle tasche le fotografie scattate dal futuro, e il realismo non è affatto sano quando diventa spietatamente cinico o rigidamente impermeabile.
C'è chi chiama un uomo ladro solo perché una volta ha rubato e c'è chi lo chiama per nome, riconoscendo che prima di tutto è soltanto un uomo. E che oltre le innumerevoli cose che durante la sua vita può avere fatto, visto, pensato e sentito c'è, poi, anche quella di avere rubato.
Se quell'uomo, però, dopo aver commesso un errore, diventasse anche un filantropo o un artista di raro talento, oppure un medico e salvasse un numero imprecisato di vite, che cosa diventerebbe? E se anche, semplicemente, al di là di avere sbagliato, fosse un bravo padre o una persona innamorata, un amico fidato...chi sarebbe quell'uomo? Davvero possiamo ridurre una persona nella sua inimmaginabile complessità ad un'etichetta che descrive soltanto un'azione ed un singolo momento della sua vita?
Nessuno di noi, nelle tasche, può dire di possedere fotografie scattate dal futuro e certo nessuno è così perfetto e completo da poter impugnare matite rosso-blu fuori contesto per mandare maldestramente a pezzi le speranze di qualcun altro.
Perché, no, alla fine nemmeno in nome della verità o del realismo, siamo tenuti ad essere sgradevoli...
NOTA PER IL 27/01 ED OLTRE, E ANCHE PER PRIMA...
PERCHE' IL MESE DELLA MEMORIA E' TRASCORSO,
MA NON SI SMETTE MAI DI RICORDARE
CIO' CHE
SI VORREBBE CANCELLARE
E TUTTAVIA
NON SI PUO', NE' SI DEVE
DIMENTICARE.
MAI.
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