EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Post n°465 pubblicato il 07 Aprile 2014 da enodas
Non so se sarebbe stato così. Forse, probabilmente, no. Però mi sembra quasi di vedere riflesso in uno specchio ciò che avrei potuto avere e ciò che per contro non sarebbe. Nel bene e nel male. Alla fine, siamo una catena di esperienze che ci plasmano di continuo, arricchiscono o deturpano, ma ogni cosa é qualcosa di vissuto che ha lasciato un segno. Davanti a due occhi che mi son sempre piaciuti. Ed un sorriso di ragazza semplice. Questo sì, lo é sempre stata. Osservo la sua vita, dentro un quadro impressionista, come dice lei seduta al tavolino di un bar. Credo che no lo saprà mai, non lo avrà mai capito. Del resto, ho sempre pensato che certe cose si impara a vederle solo in certe condizioni. E' arrivata a Parigi tre anni fa, proprio in questo periodo, giorno più giorno meno. Poi é tutto andato molto in fretta. E' strafelice, dice. Di tante cose. Penso come tre anni possano essere tanto diversi, perché da qualche parte nella mia testa immagino mondi che scorrono parallelamente. Mi sento abbattuto nel mio, nella pesantezza dell'anima, frustrato quando osservo fuori di me delle cose che fanno salire una specie di rabbia amara e silenziosa.
Arrivo così presto che pure la fermata della metro é deserta. Del resto, é sabato mattina. Arrivo e scendo fino a Notre-Dame, per strade che sono avvolte nel silenzio e sfilano tortuose. Anche l'accesso alla cattedrale é libero, come libero é il percorso al suo interno. Con l'aria frizzante del primo mattino, la stanchezza del viaggio, é come un rifugio. Poi, decido di scendere a livello della Senna, dove qualche raggio di sole inizia finalmente ad essere un po' più caldo, e dove un salice piangente sfiora la superficie dell'acqua ed avvolge un tavolino imbiancato. E' una scena un po' strana ed un po' incomprensibile. Non credo ci voglia molto ad amare la bellezza di questa città. Una grande bellezza, in una sua variazione. Risalito, tra ombre e sole, stanno aprendo i primi banchetti, di stampe, libri usati e qualche cianfrusaglia. Mi metto in cammino.
Questa foto non é ritoccata. L'ho scattata domenica, dalla parete trasparente dell'ultimo piano del Centre Pompidou. Una persona si era raccomandata che ci andassi, quando mi fossi sentito stanco di tele che già sapevo non avrei capito molto facilmente. Una persona che ha studiato architettura ed é fanatica di Renzo Piano. E' quasi finita questa sortita per l'Ile de France. Penso che questa parete trasparente dovrebbe essere pulita in qualche modo, ogni tanto, per apprezzare il sole radente sui tetti di Parigi. E per permettermi di scattare una foto come vorrei. Stringendo molto il cerchio attorno a me. Penso che in mano tengo una cartolina con un dipinto di Marc Chagall, e so che é uguale ad un'altra cartolina comprata sempre qui, anni fa. Era una giornata di luglio, ma non importa perché in realtà é come se fossa anche lo stesso giorno, oggi 6 aprile. Lo stesso giorno che, tra l'altro, già otto anni fa, ormai, mi sono laureato. Lo stesso giorno che in qualche modo deposita ricordi su ricordi. Tanto che questa data implicitamente ho iniziato a temerla. Come temo me stesso, con una cartolina in mano. Tornare in questa città alla fine era anche una prova che per lungo tempo sarebbe stata inaffrontabile. Non che non riemergano ferite. E' un attimo soltanto, quello che colora il panorama sui tetti di Parigi, prima che venga inghiottito dietro una nuvola bassa. Pensavo più di qualche momento che il cielo qui é molto fotogenico, con le nuvole che vi scorrono davanti creando grande profondità. Penso che scenderò, prima di ripartire, camminerò di nuovo verso la Senna e l'isoletta dove sorge Notre-Dame. Li mi siederò, in un luogo dell'anima e dei miei ricordi, di una lacrima ed una sensazione di riposo allo stesso tempo, ed insieme al momento di riprendere l'autobus, attenderò quello che non c'é.
...non c'é razionalità,non c'é tempo che passa che basti a dimenticare.. |
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