EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Post n°508 pubblicato il 13 Novembre 2014 da enodas
Ottobre 2014
Ho i colori dell'autunno. Arroccato su una città fortezza, così come lungo la strada, un sinuoso saliscendi che attraversa foreste e villaggi che da lontano sembrano essere rimasti le borgate di un castello. In effetti, non é altro che una successione di piccole fortezze, a volte abbandonate a se stesse, a volte quasi strappate alla furia lenta e distruttiva del tempo. Il tempo, certo. Immobile in un nome, Granducato di Lussemburgo, sembra scorrere lento, la sera, tra strade in pendenza, o su un parapetto silenzioso che si apre sul vuoto, e proiettato infine nel presente, con le banche, i denari invisibili e le macchine sportive che di contro si vedono ad ogni angolo. Il tempo dei cavalieri é finito, forse, nascosto come flebile fiamma altrove, nella campagna appunto, dietro qualche pietra pericolante ed un arco spezzato. Avvolta, si vede, da un fasciame di foglie colorate, sul terreno, rampicanti, o sbuffi di colore in lontananza. Ed infine perso, lungo la sponda di un ruscello, seguo un rumore. Tra gli alberi, l'acqua altrove, un punto sotto il cammino, a tratti invisibile, ed i bagliori di un sole che colma l'aria di colore.
A poca distanza dall'aeroporto si aprono degli spiazzi tra le schiere di alberi. Del resto, sembra sia l'unica incongruenza di questi luoghi, quasi uno sfregio, udire saltuariamente il rollio dei motori. Non sono spiazzi qualsiasi, e non sono qui a caso. In una mattina qualsiasi, l'erba é ancora fradicia di rugiada, forse pure dei primi ghiacci notturni. Brillano ora, le gocce d'acqua, come brillanti. O forse chissà, sono lacrime. Che questa terra é intrisa di sangue. Le Ardenne fu una delle ultime battaglie della Seconda Guerra Mondiale, di sicuro l'ultima violenta controffensiva tedesca all'avanzata alleata. Ecco, qui, ad una distanza di un chilometro, restano schierati due battaglioni, separati da un niente, uniti nella tragedia della guerra come allora erano opposti. E' una schiera disarmante di nomi, a volte nemmeno quelli, e di date, un numero di anni vissuti troppo breve per essere ragionevole. Uno, a fianco all'altro. Avvolti nel silenzio che sembra calato dall'alto su luoghi com questi. Visitare questi luoghi di memoria e di raccoglimento, in ogni luogo d'Europa che li conserva, lascia sempre impressioni simili. Il contrasto innanzitutto, scritto dalla storia, scritto da chi é venuto dopo, talmente evidente, in questa linea d'aria di poche centinaia di metri: da una parte ci sono le pietre bianche allungate ed una cura ipersensbile, dall'altra le croci d'ardesia, tozze e squadrate, in un campo che lascia percepire inconsapevolmente un senso d'abbandono. Talmente diversi, dunque, anche ora. E' una sensazione impalpabile che si nasconde nei dettagli. Anche quando la luce del mattino illumina qulle foglie cadute e lasciate sul terreno. Anche quando é la nebbia a salire dal terreno e rendere l'orizzonte un po' meno visibile. Ecco, forse sono così, ombre che ci guardano, dietro quei nomi sconosciuti che restano lì scolpiti, dietro età giovanissime, dietro infine il particolare di un fiore appoggiato ad una croce, o un sasso lasciato sopra una stella. Ribadisccono, in questa tragedia immensurabile, un epitaffio scolpito all'entrata, che i cimiteri dei soldati sono il più grande monumento alla pace.
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