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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°564 pubblicato il 20 Luglio 2015 da enodas

 

 

 

E' un volo leggero, ancora una volta, lungo linee segnate a matita, disegni, quasi appunti, immagini di una fiaba da raccontare. Ed un po' fiaba, alla fine, sembra questo mondo che é sogno, sempre suggestivo, sempre delicato a sfiorare l'anima. Quasi si animano, in una nuvola di fumo, queste immagini abbozzate su carta, si impossessano del colore, si alzano sospese. Quando anche parlavano di lui, o di tradizione, o personificazioni letterarie. Ed a mancare era la gravità, fisica che grava su ciascuno, ed emotiva, degli occhi che le descrivevano.

Sono arrivato a questa mostra con l'attesa del nome, e gli occhi ancora ebbri, letteralmente dello straordinario evento di pochi mesi fa a Milano. Aspettandomi qualcosa di diverso, certo, ma con certe aspettative. La mostra si concentra praticamente in modo esclusivo sui disegni, molti dei quali appartenenti a serie di illustrazioni. Un aspetto particolare dell'esperienza di Marc Chagall, fondamentale, rispetto alla sua vita, sia personale che artistica, ma molto focalizzato. E tutto sommato, molto interessante ed inedito rispetto alla percezione delle grandi tele. Pochi dipinti, esposti alla fine, sembravano quasi un bonus, più che un complemento al percorso. Un percorso un po' disatteso, rispetto al titolo della mostra, che fa leva sugli aspetti e sul luogo comune più noti ed accattivanti dell'arte di un pittore che ha saputo rggiungere indistintamente un vasto numero di persone. In altre parole, un po' ingannevole ed un po' stiracchiato, per una variazione artistica, quella grafica, meno spettacolare e per certi versi più complicata.

 

[...]

 

 

"Conosco una sola religione: l'amore. L'amore fa miracoli. Salva il mondo. Lo riscatta. Non vedo altra soluzione oltre a quella dell'amore.... Nella mia pittura c'è tutto. C'è la religione, c'è la rivolta, l'amore e la fiaba."

 

“Intingi i pennelli. Il rosso, il blu, il bianco, il nero schizzano. Mi trascini nei fiotti di colore. Di colpo mi stacchi da terra, mentre tu prendi lo slancio con un piede, come se ti sentissi troppo stretto in questa piccola stanza. Ti innalzi, ti stiri, voli fino al soffitto.“

 

[...]

 

 

"Dalla collezione dell’Israel Museum di Gerusalemme giungono per la prima volta in Italia 140 lavori di uno degli artisti più amati del Novecento, Marc Chagall, il cui linguaggio è così universale da essere amato da tutti e da tutti conosciuto e riconosciuto e che, tra tutti gli artisti del secolo scorso, è rimasto fedele a se stesso pur attraversando guerre, catastrofi, rivoluzioni politiche e tecnologiche. Attraverso disegni, olii, gouache, litografie, acqueforti e acquerelli, la mostra racconta la sua poetica influenzata dal grande amore per la moglie Bella e dal dolore per la sua morte prematura avvenuta nel 1944, ripercorrendo la sua vita e la sua arte che fu commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee - dall'originaria cultura ebraica a quella russa, incontrollato con la pittura francese delle avanguardie.

La mostra "Chagall. Love And Life" attraverso le opere dell’Israel Museum illustra la sua arte, tra le più innovative del Novecento, nonché la poetica dell’artista ebreo più apprezzato e ammirato del secolo scorso. Parafrasando il titolo del libro della moglie Bella, le luci di Chagall risplendono ancora, di colui che non è mai stato un “artista tormentato”, anzi ha mantenuto fino alla fine della sua lunga esistenza ottimismo e gioia di vivere.

Le sezioni tematiche della mostra disegnano una mappa artistica e spirituale complessa e caleidoscopica che sta a fondamento del profilo apolide dell’artista; l’originalissima lingua poetica di Chagall nasce infatti dall'assimilazione delle tre culture cui appartiene: la cultura ebraica (dalla cui tradizione visiva dei manoscritti ornati egli trae gli elementi espressivi, non prospettici a volte mistici della sua opera); la cultura russa (cui attinge sia attraverso le immagini popolari dei luboki che attraverso quelle religiose delle icone); la cultura occidentale (in cui assimila grandi pittori della tradizione, da Rembrandt agli artisti delle avanguardie che frequenta con assiduità). Ma l’opera di Chagall è anche altro, perché la sua meraviglia di fronte alla natura, il suo stupore di fronte alle creature viventi conferisce quell'arcaicità quasi medievale alla sua poetica novecentesca.

La mostra raccoglie in particolare lavori grafici e ripercorre i temi fondamentali della produzione di Chagall: dalle radici nella nativa Vitebsk (Bielorussia), descritta con amore e nostalgia nella serie Ma vie (My Life), all'incontro con l’amata moglie Bella Rosenfeld, della quale illustrò i libri Burning Lights e First Encounter, pubblicati dopo la morte prematura dell’amata. Un’intera sezione è dedicata alle illustrazioni della Bibbia con temi che esercitarono sempre un grande fascino su di lui e che rivelano un’interpretazione straordinariamente “umanista” delle Scritture come il ciclo d’incontri storici tra l’uomo e Dio, interpretazione dell’Antico Testamento.

La rassegna mette in luce anche il rapporto esistente nell'opera di Chagall tra arte e letteratura, tra linguaggio e contenuto. I lavori esposti riflettono l’identità poliedrica dell’artista, che è al tempo stesso l’ebreo di Vitebsk (in mostra Sopra Vitebsk del 1920), autore e illustratore che correda di immagini i libri dell’amata sposa, artista che illustra la Bibbia (in mostra L’angelo caduto, gouache del 1924), originale pittore moderno che attraverso l’iconografia cristiana piange la sorte toccata al popolo ebraico (in mostra la Crocifissione, gouache del 1944), profondo conoscitore di Le Anime morte dello scrittore russo Nikolaj Gogol (in mostra il frontespizio eseguito da Chagall e 15 delle 96 tavole - acqueforti - del 1948) e francese di adozione che disegnò le illustrazioni delle favole di La Fontaine anch’esse in mostra (18 tavole tra acquerelli, acqueforti e gouache)..."

(dall'Introduzione alla mostra)

 
 
 
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