EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Post n°600 pubblicato il 10 Febbraio 2016 da enodas
Chapter 4 - The Maharaja's Land and the Silk Road (3) 17 Novembre
"L'ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno. Per questa eventualità vaga, che pareva farsi sempre più incerta col tempo, uomini fatti consumavano lassù la migliore parte della vita. "Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita. "Gli parve che la fuga del tempo si fosse fermata, il mondo ristagnava in una orizzontale apatia e gli orologi correvano inutilmente. La strada di Drogo era finita; eccolo ora sulla solitaria riva di un mare grigio e uniforme. [...] Gli occhi di Drogo fissavano come non mai le giallastre pareti della fortezza. Lacrime lente e amarissime calavano giù per la pelle raggrinzita, tutto finiva miseramente e non restava più nulla da dire." (Dino Buzzati - Il deserto dei Tartari)
Come una cattedrale nel deserto, compare all'orizzonte. Imprendibile e mastodontico, forse è uno di quei miraggi che accecavano i carovanieri in cerca di un approdo sicuro. Difficilmente si potrebbe immaginare un luogo di confine più estremo. Da lontano le mura possenti sembrano quasi scogliere a picco su un mare di sabbia contro il quale niente può oltre che infrangersi: lungo quelle mura, sui bastioni, immagino attese infinite. Attraverso una porta, un'altra, un'altra ancora, sempre più al cuore di questo luogo, dove il vento soffia tra vicoli stretti e labirintici protetti dall'ombra, la sabbia stessa si fa pietra e potenza, e tra animali motociclette e pure qualche tuctuc, ogni colore attinge all'intensità abbagliante del sole. Si proietta sui muri, sulle stoffe che ondeggiano al vento, sugli oggetti tessuti ed i gioielli che brillano da vetrine cha altro non sono che banconi proiettati sulla strada. E tra parapetti improvvisi o scalinate nascoste, si ergono templi su templi, letteralmente uno sull'altro, connessi da passaggi bui e corridoi stesi sopra la strada, sculture finissime che filtrano quella stessa luce, dove l'ombra prende forma improvvisa, e canti rieccheggiano da una stanza lontana, su quello stesso alito che anima bandierine colorate sospese al soffitto. Qui il deserto lambisce la tradizione dei maharaja, l'epopea dei cavalieri Rajput, l'arte sottile dei mercanti: qui ogni cosa si fonde con un infinito che proviene da lontano ed il tempo rallenta fino a scorrere impercettibilmente.
Sono sceso dalla collina, ho varcato l'ultima porta e sono uscito scendendo per una delle tante stradine che si diramano nel labirinto che avvolge il forte. Il deserto che lo lambiva, oggi, è più lontano. Rivoli d'acqua, ombre che si allungano a neutralizzare il calore del giorno e vecchie case padronali nascoste dietro una porta socchiusa. Sono sceso, verso il lago. Oltre il mercato, un misto di motociclette selvagge, animali rassegnati e carretti sui lati. Improvvisamente, tutto rimane alle spalle, quando non resta che una stradina polverosa che quasi sembra una via di mezzo tra una passeggiata ed pellegrinaggio. E su un'acqua dorata, dove al largo piccoli templi sembrano fluttuare come isole scampate ad un'alluvione, uomini e donne offrono fiori e cibo rivolti ad un sole che rende d'oro i loro profili. Senza saperlo, questo é un giorno particolare. Dove chi offre doni, incensi e canzoni all'acqua si mescola a chi esplode ancora i petardi per il passato Diwali. Ancora una volta, come se letteralmente non ci fosse abbastanza spazio, assisto a questa lotta e fusione continua di aspetti tanto diversi della vita. Per me é una nuova inaspettata esplosione di colori, un'immersione rinnovata in quell'India profonda che solo qualche giorno fa mi aveva rapito. Comunque intensa. Solo, più leggera nell'animo e nelle cose.
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