EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Post n°608 pubblicato il 09 Marzo 2016 da enodas
Chapter 6 - Epilogue 28,29 Novembre
La linea della strada corre verso il ritorno. Recuperando uno dei vertici di quel triangolo che ancora mancava all'appello. La linea della strada, idealmente, corre verso l'immagine più armoniosa e spettacolare, fendendo l'eco delle dinastie mughal che torna a farsi sentire. Una capitale antica ed un nome che evoca quasi un suono arabeggiante. Certo, ma nel frattempo, le pietre si scorgono, ultime rovine sopravvissute di una città ormai scomparsa e, lungo la linea, mausolei silenziosi e porte d'accesso che sembrano soverchianti. E basta un attimo per ritrovarsi catapultati in un mondo che fonde l'India con la cultura araba: mercanti, venditori, guide d'assalto. Lo spazio all'interno della moschea é un microcosmo dove l'attenzione ricevuta é soverchiante, fino quasi a far mancare il respiro. Stanchezza, forse anche quella.
Mattino. Poca folla, si spera, eppure gente si aggiungerà ad altra gente. No, il cielo rimane sporcato da una foschia persistente. Ed il bianco del marmo svanirà, leggermente sbiadito. Un ultimo appuntamento, sulla soglia di quella che é una lettera d'amore. Chi ne fu l'artefice, in realtà, non ne vide che l'ombra, lontano, dietro le sbarre di una cella nella quale lo rinchiuse il figlio. Ma no, avvicinandomi, il canone stesso di bellezza si spiega, come fosse una melodia. Quella cantata dagli intarsi, magari, o un arpeggio soltanto sui passaggi di misteriosi rapporti geometrici che incantano l'occhio umano. Marmo bianco, candido, e le decorazioni ad incasto più vive che mai. Sempre più scintillante, metro dopo metro che ci si avvicina. Silenzioso, dispiega il suo canto d'amore. Così lo voglio immaginare.
Dubito che potessi scegliere un finale migliore. Almeno da un punto di vista scenografico. Mi guardo indietro e vedo un mese intenso, faticoso e di grande avventura. Non é stato semplice, ma so che ho scritto questo libro senza problemi che fossero insuperabili. Quel "troppo" che mi ha sovrastato fin dal mio arrivo é rimasto, compagno costante di un cammino dove ogni aspetto é oltre le aspettative. Misurarmi con questo, accettare e cercare di imparare da quanto vedevo, da quanto a tratti, dalla mia distanza privilegiata, mi feriva, é stato - ed é tuttora - complicato.
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