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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°615 pubblicato il 30 Marzo 2016 da enodas

 

 

Pare di sentirla, la "musica della pittura": cresce, in un turbinio di sensazioni e sentimenti, quelli dentro la tela, e quelli di fronte, come trascinato da una mano dalla forza esplosiva che come quella musica procede con la forza di un'onda. Mi conduce, sull'orlo di un sogno, dentro una tempesta infernale, sotto il sole cocente del Nord'Africa. Viaggiatore, tantissimi anni fa, a modo suo in un'epoca talmente lontana, in una terra che a mia volta anche io ho visitato. Cosa mi colpisce, sala dopo sala, é questa emotività straripante, forse un po' suggestiva, che fluisce come un colpo di pennello. Ed allora, volontà stessa dichiarata, quella musica si fonde ai colori, alle figure, conduce lontano e soprattutto nel profondo, sotto il pelo dell'acqua o negli abissi di un mare in tempesta. Taccuini di viaggio, in un viaggio che potenzialmente non conosce limiti.

 

"... Vedi su quei canali
dormire bastimenti
d'animo vagabondo,
qui a soddisfare i minimi
tuoi desideri accorsi
dai confini del mondo.
- Nel giacinto e nell'oro
avvolgono i calanti
soli canali e campi
e l'intera città
il mondo trova pace
in una calda luce.

Là non c'è nulla che non sia beltà
ordine e lusso, calma e voluttà."

(Charles Baudelaire - Invito al viaggio)

 

 

Un'onda, creativa, era quella che guidava la mano di Eugene Delacroix. Alla ricerca del colore, alla ricerca del sentimento, esaltato in un trionfo sopra ogni cosa. Fu questa scintilla, come il fuoco pronto ad esplodere da "un cratere mimetizzato dietro un mazzo di fiori" ad elevare Delacriox ad una sorta di riferimento ed ispirazione per la nuova generazione di artisti. Quella scelta, fortemente romantica, di entrare per la prima volta nel mondo dei sentimenti e dei sogni, quell'irruenza nuova nel dipingere, quella scoperta di terre sconosciute - viaggiatore del Diciannovesimo secolo, tutte ispirarono soggetti, temi ed approccio dell'anima, in un mondo che stava cambiando. Verso la modernità, appunto. Laddove estasi e violenza si fondevano in un abbraccio barbarico, o dove il primo viaggiatore rielaborava una coltura lontana e variopinta, o ancora dove nei fiori si scorgeva il proscenio di un dramma sognato. E nell'immaginazione, dissolta come vapore, temi religiosi o suggestioni letterarie emergevano quasi esplodendo, di pari passo alla velocità stessa d'esecuzione, emozione e sentimento. Uno sguardo straordinariamente proiettato avanti, su un terreno ancora prevalentemente inesplorato. Fino ad approdare al paesaggio, uno sguardo quasi segreto, dove l'immaginazione costruiva l'immagine, ed il paesaggio stesso passava in secondo piano rispetto allo specchio dell'anima; oppure al colore stesso, quasi astratto ormai, nelle reinterpretazioni del Nuovo Secolo. Tutto, in qualche modo, si riallacciava ad Eugene Delacroix, personalità arrivata prima, quasi in anticipo, forse in seguito leggermente dimenticata. Con lui, la sua pittura veloce e la sua predisposizione al colore, tutto questo quasi si accendeva, piccole fiammelle pronte ad ardere, nel braciere di quegli artisti ed amici che ne erano presto diventati custodi e che già lo avevano eletto al soglio dell'immortalità.

 

 

[...]

 

"We all paint in Delacroix's language" observed Cézanne.
From the bold colours and abstract shapes of Matisse and Kandinsky, to the expressiveness of Van Gogh and Gauguin, to the vibrant complementary colours of the Impressionists. All can be traced back to Eugène Delacroix – the last painter of the Grand Style but equally one of the first modern masters, who transformed French painting in the 19th century.
'Delacroix and the Rise of Modern Art' is a long-overdue homage to France's leading exponent of Romanticism – a true original who, at the time of his death in 1863, was the most revered artist among the avant-garde in Paris.
Drawing inspiration from British art and literature, his real and imagined travels to North Africa, and biblical scenes; every chord of human passion can be found in Delacroix's paintings: stories of love, murder, violence, and war. "The first merit of a painting is to be a feast for the eye", he emphasised towards the end of his life.
Placing Delacroix alongside contemporaries such as Courbet and Chassériau, this exhibition traces 50 years of Delacroix's legacy, exploring the profound impact he had on generations of artists to come."

(Charles Baudelaire - Invito al viaggio)

 

 

Il poeta in galera, trasandato, morboso,
rollando un manoscritto sotto il piede nervoso,
misura d’uno sguardo fiammante di terrore
la scala di vertigine dove affonda il suo cuore.

Il riso inebriante che riempie la prigione
allo strano e all’assurdo invita la ragione;
il Dubbio lo ravvolge, e la Paura immonda,
multiforme e ridicola, dattorno lo circonda.

Questo genio rinchiuso in un antro di miasmi,
queste smorfie, questi urli, quest’orda di fantasmi
che s’ammutina in turbine stipandogli l’udito,

questo fantasticante che l’orrore del sito
risveglia, ecco il tuo emblema, Cuore dai sogni oscuri,
tu, che il Reale soffoca dentro i suoi quattro muri!

(Charles Baudelaire - Su "Il Tasso in prigione" di Eugene Delacroix)

 

 
 
 
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