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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°658 pubblicato il 23 Dicembre 2016 da enodas

 


Il mio post natalizio lo scrivo in aereo. Si', perché anche io sono uno dei centomila o giu' di li' che per andare a casa a Natale deve varcare il confine. Ho letto qualche blog giornalistico, analisi psico-socio-economiche, lettere di espatriati rimbalzate sui social media ed ovviamente molte frasi colorite sull'argomento. Una in particolare, postata da un amico, irripetibile, continua a passarmi per la testa e farmi ridere tanto era mista di ironia e rabbia.
Io, invece, vorrei parlare dei miei pensieri adesso, mentre siedo da qualche parte nel mio aereo low cost prenotato a ridosso di fine estate (visto che questi giorni i prezzi salgono in fretta), e con lo zaino scassato che ho ottimizzato per i controlli militareschi pesi/misure.
Ed inizio con una frase un po' scorretta, ma piuttosto semplice. Ho letto le sparate del "ministro" Poletti e mi sono chiesto: " ma questo da dove cazzo sbuca fuori?" Davvero, niente di piu'. Mi sono pure messo a navigare su internet, cercando notizie, ma non é che sia arrivato molto piu' in là. Insomma, un curriculum di grandi esperienze.
Ma, ovviamente, non é questo il punto. Accanto a me siede la mia ragazza. Viene da un Paese lontano. Lontano davvero. Io sono orgoglioso del Paese dal quale provengo. Perché é parte di me, della mia storia, del mio modo di essere e della mia cultura. Arte, lingua, pensiero, sentimento, paesaggio e cucina. Qualcosa di molto diverso dagli stereotipi piu' inflazionati. Forse un po' sono in torto, in questo, perché continuo a guardare il lato positivo. In questa enorme differenza culturale con la mia ragazza, ci incontriamo e ci scontriamo, nella ricchezza delle differenze e nel rispetto reciproco. Ed ovviamente ognuno dei due cerca di condividere con l'altro quei motivi d'orgoglio ed amore per il mondo dal quale proviene, perché possa apprezzarlo ed in qualche modo lentamente entrare a farne parte. E malgrado tanti anni, ancora, il mio mondo rimane sospeso lungo questa tratta che percorre il mio aereo, col desiderio di realizzarmi nel mio Paese e di potervi costruire qualcosa. Ora, riguardando lei, so che senza opposizione a prescindere, sarebbe disposta a venire con me. Riguardando lei, penso a quante possibilità potrebbe avere, se già io non riesco. Indipendentemente dal curriculum, che in altri Paesi  riceve almeno una risposta ed una porta aperta, in contrasto al silenzio che affossa ogni applicazione che mando in Italia. Indipendentemente dai numeri, quelli dello stipendio, che scalerebbe di una percentuale a due cifre. Indipendentemente pure dalle condizioni generali del lavoro.
Perché molto si gioca su una concezione malata che in Italia c'é del lavoro, un circolo vizioso che si avvita su se stesso come un cancro.
Lavoro, guarda caso. Il ministero di uno che non trova altro da fare che sparare a salve arroganza all'ennesima potenza.
Dimissioni.
Perché, riguardo a tutto quanto ho scritto qui sopra, se mai riuscissi a spostarmi, sentirei un forte senso di colpa nel limitare le opportunità alla persona che mi sta accanto, per quel paesaggio deserto che si stenda davanti al mio come al suo profilo professionale. Che, per inciso, e lo dico senza nessuna aspirazione di arroganza, riguarda hi-tech e ricerca avanzata in un settore proiettato al futuro.
Allora, torno a chiedermi: ma questo, da dove sbuca fuori? Vorrei sapere se é meglio che stiano fuori persone come me, che l'Italia ha educato, che nel loro piccolo, da un punto di vista meramente economico, rappresentano un circolo virtuoso, o chi - tanto per dirne una - all'estero ci porta solo i capitali per evadere o pulire il proprio denaro? Vorrei chiedere se uno che spara cosi' a vanvera, si sia mai chiesto del senso di solitudine ed alienazione che si prova in terra straniera? Dei pianti silenziosi che, prima o poi arrivano? Della fatica che gente come me, nel suo piccolo quotidiano, deve fare per ribaltare quegli odiosi stereotipi che prima o poi ti vengono  sbattuti in faccia con un ghigno a cui non puoi reagire? Quel "pizza mafia e mandolino" che magari passa bene tra i palazzi del potere? Perché, diciamolo chiaramente, la gente all'estero guarda i politici nostrani come figurine dei fumetti, con la colla ben spalmata tra il culo e la sedia - anzi, le sedie - che occupano. Per inciso, lo fanno sempre con un ridolino che nemmeno tanto velatamente sputa fuori "corruzione", "fancazzismo" e, per l'appunto, "pizza mafia e mandolino".
Ecco, io che sono uno di quelli che per fortuna stanno fuori, ancora me la prendo per queste cose, quando identificano l'Italia nel Poletti di turno.
Forse ha ragione, il "ministro": sono proprio un pistola.
Altro che poletti: un asino.
Anzi, nemmeno. Poveri asini.
Un deficiente.

 

 
 
 
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