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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°692 pubblicato il 02 Maggio 2017 da enodas

 

 

“…A nessuno la terra è amica quanto al fante. Quando vi si aggrappa, lungamente, violentemente; quando col volto e con le membra vi affonda nell'angoscia mortale del fuoco, allora essa è il suo unico amico, gli è fratello, gli è madre; nel silenzio di lei egli soffoca il suo terrore e i suoi gridi, nel suo rifugio protettore essa li accoglie, poi lo lascia andare, perché viva e corra per altri dieci secondi, e poi lo abbraccia di nuovo, talvolta per sempre…”

“…Abbiamo perduto ogni traccia di sentimento l'un per l'altro, non ci riconosciamo quasi più quando l'immagine dell'altro va a incidersi nel nostro sguardo di braccati. Siamo dei morti spietati che per una sorta di trucco, di pericoloso sortilegio sono ancora in grado di muoversi e uccidere…”

“…La vita qui sul crinale della morte ha una linea straordinariamente semplice, si limita all'indispensabile; tutto il resto è addormentato e sordo: in ciò sta la nostra primitività, e in pari tempo la nostra salvezza. Se fossimo più evoluti, da un pezzo saremmo pazzi, o disertori, o caduti in battaglia…”

 

 

E' un contrasto alieno quello che separa il paesaggio di oggi con ciò che lo ha formato. E chissà, forse si arriverebbe a dubitarne se non fosse per le interminabili file di croci disseminate sul terreno, o le infinite steli disseminate tra radure nascoste ed aperture che dalla strada si immettono nel bosco. Questo è un paesaggio irreale, fatto di crateri uno sopra l'altro, ora coperti da una natura che sembra in qualche modo voler affermare l’assurdità della mente umana. Questo è un paesaggio di sofferenza e di violenza inaudite, il momento in cui il mondo moderno si è scoperto colpevole. Sono pochi chilometri di terra, in linea d'aria conquistati e ripresi, perduti, nuovamente occupati, ed alla fine non resta nulla, paesi scomparsi, lasciati intatti nella loro inesistenza nel momento in cui sono stati cancellati dalla terra e dalla vita, non resta che il vuoto, nel terreno, di buche di terra sollevata nell'aria da una violenta esplosione, una dopo l'altra, un inferno in cui uomini si macellavano a vicenda.

 

“…Rows of houses were destroyed by machine guns and fire, the roofs collapsed, the walls perforated and burnt, crumbled in the streets and gardens, with their twisted framework and all their intimate objects desecrated. A strong odor of a charnel-house is released and close by civilians cemetery’s old dead are obliterated, graves are open, bearing the recent dead in horizon blue or field gray. The fury of combat has dispersed everything; the shells have fallen on these ruins submerged in soldiers’ blood, crammed dead bodies gnawed by rats, in advance putrefaction, scrap-iron of war, broken shovels, barbed-wire…”


 

E' questo il contrasto: la pace di un giorno di sole, che filtra tra alberi verdeggianti, e la dolcezza delle colline, il silenzio della foresta, e sapere che tutto ciò che era in realtà è andato distrutto, perché qui oscillava una linea assurda. Niente di nuovo dal Fronte Occidentale. E dal terreno, come spettri che allungano le braccia a strappare il mio passo, affiorano scheletri di ferro, ciò che resta del cemento armato, e qua e là qualche blocco spezzato. E chissà cos'altro giace sotto i miei piedi, scheletri veri di vite spezzate, inghiottite dal sangue, dal fango. Ed il ventre della terra subbuglia, colmo di queste storie interrotte che nessuno saprà mai raccontare ne' ascoltare, ordinaria follia, immense città sotterranee che la terra reclama, con l'acqua, le formazioni di sale, i muschi, l’oscurità. Perché oscuro rimane il tempo che lo ha plasmato.

 

“…Un ordine ha trasformato queste figure silenziose in nemici nostri; un altro ordine potrebbe trasformarli in amici. Intorno a un qualche tavolo un foglio scritto viene firmato da pochi individui che nessuno di noi conosce, e per anni diventa nostro scopo supremo ciò che in ogni altro caso provocherebbe il disprezzo di tutto il mondo e la pena più grave. [...] Ogni sottufficiale per la sua recluta, ogni professore per i suoi alunni è un nemico peggiore che costoro non siano per noi. Eppure noi torneremmo a sparare contro di loro ed essi contro di noi, se fossimo liberi…”

“…Dev'essere tutto menzognero e inconsistente, se migliaia d'anni di civiltà non sono nemmeno riusciti a impedire che questi fiumi di sangue venissero versati, che queste prigioni di tormenti esistano a migliaia. Soltanto l'ospedale mostra che cosa è la guerra…”

 

 

“As far as the eye can see, everything has been burned and crushed, a chaotic mix of earth, stones, debris of all sorts and corpses…
…shell-holes were the only positions of resistance, cut off from the near, without any possibility of reinforcements or supplies. It was here, among the pestilential odour of decomposing corpses, that French soldiers went to ground for days at a time, “chilled to the bone, huddled together for warmth”, sometimes informed of the tactical situation by runners charged with carrying messages. The had only one instruction: “Hold firm”.”

“Today, many French soldiers are still lying on the plateau. This protected area is their shroud, where each shell-hole, each crater lip, each fold of the land, still resonates with the whispers and cries of these combatants, “a thousand times recrucified at the calvary of Verdun…”

“Heavy shells fall continuously over all the visible terrain; in the fiercest moments, up to ten explosions per second are visible; at other times it’s slightly less, but there are twelve-hour periods without single second of respite. The ground shakes and everything both around and inside us is constantly vibrating…”

“…We searched in vain for enemy positions in the chaos of the battlefield. The only thing emerging from this sea of mud, barely 200 meters away, is the famous Ouvrage de Thiaumont, or what’s left of it: a misshapen mound, devastated by shells. This corner of the front is of unequalled horror: this dead earth, the indescribable chaos of the shell-holes filled with corpses, has been taken and retaken more than twenty times since 19th of June…”

 

 

“My body to earth, my soul to God, my heart to France”


 

 
 
 
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