EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Post n°861 pubblicato il 12 Agosto 2020 da enodas
C'é da chiedersi che significato abbia una frontiera, in questo punto incastonato tra le Alpi, una piccola linea invisibile che si chiude a cerchio in pochi chilometri. E così, oltrepassarla la frontiera é una costruzione in legno a metà tra una porta ed una baita di montagna, ed il verde continuo e smeraldo della montagna d'estate. Oppure, é un ponte di legno coperto e sospeso sul fiume, attraversato da un flusso di camminatori, ciclisti in formazione da scalata o ragazzini in bicicletta che vanno avanti e indietro. Anche se per me rimane comunque affascinante l'idea di percorrere in pochi chilometri la bellezza di tre Paesi differenti. E, per quanto invisibile, la frontiera é qualcosa di palpabile, non solo per i colori di una bandiera, ma per un senso di benessere nei nomi delle banche, nelle macchine parcheggiate, nella sproporzione dei prezzi, che si materializzano di colpo, come un paesaggio nuovo ed in miniatura, dove tutto appare quietamente perfetto. E, su tutto, un nome quasi impronunciabile che, incastonato tra le Alpi, da piccolo cercavo sulla mappa.
Ho lasciato alle spalle le vigne, con quel senso inebriante alla testa di un vino profondo con uno stemma regale impresso sulla bottiglia. Salendo, lentamente, ho oltrepassato quel castello che dal basso si incuneava sul fianco della montagna senza generare troppo timore. La piccola capitale, un paesino di montagna che alterna architetture moderne ed audaci a boccoli di fiori e balconi di legno, inizia a perdersi nello sguardo che segue la piega della vallata che scompare in lontananza nella luce abbagliante che sembra dare materia all'aria.
Non é un paesaggio a cui sono abituato, quello di montagna, tanto meno in estate. Così ogni vallata vista da posizione privilegiata, immersi nel verde sfolgorante d'estate, ogni massiccio di roccia, a cui la vegetazione arriva a lambire la base, questo paesaggio alpino da una parte familiare ogni massiccio di roccia, poi non così lontano da ricordi d'infanzia sono in un certo senso qualcosa di nuovo. Tutto, in questa nazione principato, sembra piccolo e nascosto, protetto com'é da cinta di montagne che già sono un altro luogo. Piccola la capitale, piccoli i villaggi, piccole le case che spuntano, tra una piega e l'atra del terreno. Piccole, infine, le strade, che terminino all'imbocco di un paesino alla base della montagna, o che scompaiano tramutandosi in sentieri da seguire a piedi. E così sono salito, seduto su una seggiovia senza indossare un paio di sci, per assaporare questo piccolo angolo dall'alto, per conquistarlo comodamente in discesa, come il volo di un parapendio sospeso nel vuoto. Era una linea che scendeva tortuosa, a tratti nascosta dall'erba e dalle pieghe del terreno, fino a raggiungere gli edifici a valle che sembravano miniature di un gioco. Oppure era una linea scoscesa, marcata da pietre appuntite, che balzava lungo la schiena di un drago, una bandiera, in lontananza, una croce, ancora più avanti, in equilibrio quasi perfetto al vertice di una piramide, sulla quale avrei desiderato continuare ad arrampicarmi. Affinché quel mondo sembrasse ancora un po' più piccolo.
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