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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°885 pubblicato il 17 Ottobre 2021 da enodas

 

 

 

26-27 Giugno 2021

 

E' passato quasi un anno, ed alla fine torno a casa passando proprio da qui, da quell'ultimo luogo di frontiera che aveva segnato il mio passaggio, l'ultima volta. Quanti silenzi e quante giornate vissute lontano, nel frattempo. Sono tornato, ma questa volta con l'idea di fermarmi, almeno un attimo. In fondo, me lo ero promesso, di fare tappa qui e spendere un po' di tempo camminando i sentieri che si intravedevano dalla strada che dalla frontiera scendono verso valle. Quel campanile che affiora e compare, quasi dal nulla, soppraffatto dalle acque ma non dal ricordo, lo stesso ricordo che la sua presenza sembra voler mantenere come monito. Quel campanile marca un confine quasi nascosto, ormai, forse dimenticato, e la sua vista segna che sì, finalmente sono entrato in Italia.

 

 

E' un lungo cammino di una giornata quello che abbraccia il lago da un'estremità all'altra, partendo da sud, dalla presenza pur sempre sinistra della diga, quella che ha pesantemente plasmato questo paesaggio, e le cui costruzioni ad imbuto che affiorano dall'acqua, ora che il livello dell'acqua é più basso. E si allunga fino all'estremità opposta, praticamente giusto dietro al confine con l'Austria, dove il campanile superstite esce dall'acqua, la stessa immobile come uno specchio opaco ancorato ad un angolo naturale formatosi sulla riva. E' un lungo cammino, che abbraccia un circuito perfetto o si ritragga sullo stesso lato, più in alto lungo il fianco della montagna, esposto alle folate di vento ed alle campate di sole come le vele dei surfisti che si animano in mezzo al lago.

 

 

Non si direbbe, ma quel rigagnolo che esce da una frattura nella roccia é il fiume che bagna la mia città. Vi si arriva attraverso un bosco di pini lungo un breve sentiero che si dipana aggirando fortificazioni nascoste nel terreno, collinette aggiunte dall'uomo, e linee di difesa tracciate sulle montagne e mai veramente utilizzate. C'é un certo romanticismo nel pensare di poter bagnare le mani nell'acqua fresca e limpida che sgorga timidamente da questo punto intaliato nel terreno, raccogliere un sasso levigato e portarlo via, ed immaginare che quella stessa acqua mi raggiungerà, centinaia di chilometri più a valle in un altro luogo, là dove ho costruito ricordi ed emozioni. Come due immagini che si sovrappongono in luoghi e tempi diversi, legati dallo scorrere vitale dell'acqua.

 

 

 
 
 
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