EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Post n°125 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da enodas
Finchè esisterà, per colpa delle leggi e dei costumi, una condanna sociale che, in piena civiltà, crea artificialmente degli inferni e mescola al destino, che è divino, una fatalità umana; finchè i tre problemi del secolo, la degradazione dell’uomo per causa dal proletariato, l’avvilimento della donna per causa della fame, l’atrofia del fanciullo per causa delle tenebre, non saranno risolti, finchè sarà possibile in certe sfere l’asfissia sociale; in altre parole da un punto di vista ancor più esteso, finchè sulla terra vi saranno ignoranza e miseria, libri della natura di questo non potranno essere inutili. Hauteville-House, 1 gennaio 1862 (V.Hugo - I Miserabili)
Forse è il libro più bello che abbia mai letto. Forse più dei romanzi di Marquez, che ogni volta mi trascinano in un mondo immaginario che è specchio dell’animo umano. E’ I Miserabili di Victor Hugo. Non è un romanzo, è un vero e proprio racconto epico… l’epopea di Jean Valjean, figura meravigliosa e commovente, attorno cui prendono vita personaggi indimenticabili e si svolgono avvenimenti storici cruciali che si animano in una serie di affreschi di colori vivi ed indelebili. Beh, chissà quanto è stato scritto su questo libro… ma pur a distanza di qualche settimana, nelle mie rivisitazioni londinesi, non dimentico la bellezza di questa storia narrata in musica. E così, su quella piattaforma girevole, tra sapienti effetti scenici che sopperivano alla necessità di effetti speciali da cinema di ultima generazione, senza peraltro farli rimpiangere, si ergevano barricate, risuonavano le eco della battaglia di Waterloo, si alternavano taverne, vie poco illuminate dei sobborghi parigini e nobili ville. E rivivevano quei personaggi che dal libro si erano impressi nella mia mente anni fa. Riviveva Jean Valjean, la sua forza straordinaria, fisica e morale, la luce di quei due candelabri d’argento che avevano marcato la sua vita, le sue lotte di coscienza ed il suo incondizionato amore per Cosette, lo accompagnavo attraverso le fogne di Parigi trascinando il corpo esanime di Marius, fino ad incontrare Thenardier, personaggio tanto negativo ed abbietto da abbracciare completamente il senso stesso di malvagità. E poi, c’era Javert, incorruttibile e coerente fino all’incontro finale con la sua preda, che ne avrebbe sconvolto il senso stesso dell’esistenza, c’erano i giovani studenti parigini, i loro ideali ed il loro coraggio, c’era il piccolo Gavroche, ombra dei tetti della città e piccola vita interrotta su quelle stessa barricate, e c’era Eponine, dolce e struggente tra le vie oscure di Parigi, pronta ad abbandonare la propria vita sull’altare di un amore non ricambiato. E la musica narrava le loro vicende, le incalzava e le trascinava in un vortice di emozioni, di sorrisi e di lacrime, colpiva al cuore e rimodellava, sotto i miei occhi, la struggente bellezza di una storia, un capolavoro della letteratura, capace di scavare negli antri più profondi e più bui, così come in quelli più luminosi e degni di essere vissuti, dell’animo umano. Dal passato… ma ancora incredibilmente vivo ed attuale, perché le passioni non hanno tempo.
… All alone I walk with him till morning. Without him I feel his arms around me. And when I lose my way I close my eyes and he has found me. In the rain the pavement shines like silver, All the lights are misty in the river. In the darkness, the trees are full of starlight … |
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