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« Le Stelle | Messaggio #363 » |
Post n°362 pubblicato il 08 Gennaio 2015 da eramare
Ed eccomi, qui... Così profondamente infelice e lontana da me stessa, dalla mia essenza. Schiacciata dal dovere e senza una briciola di piacere nella mia esistenza. Dicono che bisogna affidarsi alle immagini, alla parte creativa del nostro cervello. E allora, ispirata da una foto pubblicata su Facebook da una mia amica, ll'immagine di oggi è questa: Un abito rosso corallo con il corpino stretto che si apre su una immensa gonna di tulle a tantissimi strati e con uno strascico lunghissimo... Una collina irlandese, verde di quel verde quasi fluorescente... E correre a perdifiato giù da questa collina a piedi nudi con questa specie di nuvola rossa dietro le gambe che si alza per effetto della corsa e del vento... Correre sempre più forte con le gambe piene di energia e sempre più veloci... Fino quasi a spiccare il volo, sollevata dai movimenti di tutta quella ridondanza di tulle che imprigiona l'aria tra i vari strati e crea un effetto di portanza... Sensazione di leggerezza, di libertà, di felicità... Quella felicità senza motivo che solo i bambini sanno provare e che da adulti non sappiamo più concederci perché non abbiamo più sentimenti senza una apparente causa...
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... ecco, scusa se ti ho fatta attendere. Penso di aver capito dov'è la differenza. No, non credo che sia nel disincanto ovvero in quella nostra assenza di sentimenti senza apparente causa. No. C'è una diversità di fondo fra loro e noi. Anzi ce ne sono due, e tutt'e due importantissime. La prima è il tempo. Loro, in termini statistici, hanno più tempo davanti, possono metabolizzare in fretta le delusioni, nel senso di non dover dire "mannaggia ho sprecato una bella parte della mia vita", ed avere un'aspettativa di felicità più ampia. L'altra è invece l'indipendenza. Noi la nostra felicità, quando essa è potenzialmente altrove, dobbiamo comunque sottometterla o condizionarla alla nostra dipendenza sentimentale. Dipendiamo dalla ragnatela che, crescendo, è diventata la nostra vita. Loro no. Sono indipendenti o, almeno, molto meno dipendenti da quanto lo siamo noi dalle infrastrutture che ci siamo costruiti intorno. Ecco, dovremmo avere il coraggio di lasciarci tutto alle spalle e raggiungere quella collina irlandese con quel verde quasi fluorescente e, magari, con una bella quercia che sia una piccola oasi d'ombra e rappresenti, più dell'erba, la felicità. Quella felicità che può essere un ombrello in un temporale imprevisto oppure una macchia d'ombra in un deserto di sabbia scottata dal sole. In entrambi i casi però, quello strascico di tulle, lo accorceresti di parecchio, non credi?