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Jonathan Safran Foer e Israele
A Torino sabato scorso tutti quelli che avevano previsto un altro G8 di Genova con scontri e pestaggi e botte varie sono probabilmente rimasti molto delusi perchè i manifestanti della marcia verso il Lingotto contro la Fiera del Libro e lo stato di Israele, ospite d'onore in occasione dei suoi 60 anni di vita, hanno pacificamente sfilato e tutto è filato via liscio, sotto agli occhi curiosi dei torinesi seduti nei dehors dei bar rimasti aperti !
Lo scrittore americano Jonathan Safran Foer è invece ospite del raffinato quartiere Yemin Moshe che in questi giorni ospita l'International Writers Festival, la versione israeliana della Fiera del libro. L' ultimo enfant prodige della letteratura americana, che a trent'anni è già autore di due bestseller "Ogni cosa è illuminata" e "Molto forte, incredibilmente vicino", si trova in Israele con il figlio Sasha e la moglie, la scrittrice Nicole Krauss. In una intervista ad un quotidiano italiano racconta cosa significhi questo anniversario dello Stato di Israele, i suoi 60 anni di vita, per lui, giovane ebreo di Brooklyn.
«È una senzazione forte, contrastastante come i miei sentimenti verso questo Paese. Sono venuto per i libri e non per la bandiera, ma è una bella esperienza. Ho molti legami con Israele, sono ebreo, parte della mia famiglia abita qui, non sono un qualsiasi americano in gita. Vado fiero della mia identità mista anche se è complicata, un caos di emozioni contraddittorie».
Oltre il 50% degli ebrei vive all'estero attualmente. Secondo il columnist del quotidiano Yedioth Ahronoth, Sever Ploker, la diaspora si sta allontanando da Israele, quasi rimpiangesse, in fondo, l'identità ebraica debole ma cosmopolita precedente allo Stato nazionale. Cosa rappresenta per questo giovane scrittore il mito della Terra Promessa?
«La diaspora ebraica e gli ebrei d'Israele sono mondi lontani ed è vero che la distanza sta aumentando. È come portare due esemplari dello stesso animale in montagna e nel deserto, alla lunga diverranno animali diversi. In Israele respiri l'ansia della vittoria, la rivalsa, l'agonismo. Io, ebreo newyorkese, sono una minoranza negli Stati Uniti e ne traggo forza, ispirazione. Essere maggioranza assoluta è assai meno eccitante. Appena arrivo qui mi sento a casa, ma subito prevale il disagio. Credo che i veri eredi dell'umorismo ebraico e del senso della tragedia non siano in Israele ma in America. È come se nascendo, Israele avesse perduto qualcosa, come se il nazionalismo avesse prevalso sull'ebraismo. Un Paese costretto alla guerra perenne può produrre arte? Direi di no. Ho l'impressione che gli ebrei si coprano di gloria quando sono sparsi nel mondo: metterli tutti insieme nella stessa terra non è necessariamente una buona cosa».
L'autore ha passato due mesi a scrivere a Gerusalemme, ma non verrebbe a viverci
«Un anno forse, per sempre no. Non mi sento americano ma a New York c'è il mio mondo. L'idea di uno Stato ebraico mi piace, sarei pronto a costruirne uno con altri ebrei, ma non qui. Israele è troppo corrotto dalla storia: vorrei un Paese meno romantico, meno politico, più ordinario».
«... All'alba dei suoi 60 anni Israele deve scegliere tra il bello e il necessario, se essere un museo o un attore della storia reale. C'è un'altra via a questa trincea, accettare i compromessi, l'assimilazione, l'incontro con l'altro».
«Amo la speranza di questa terra, l'unica al mondo che fa i conti ogni giorno con la minaccia d'essere annientata. Ma l'eccesso di speranza ha prodotto il suo opposto, un misto di malinconia e disperazione per quanto si è perso costruendo».
«Non credo che da queste parti manchi una visione: ce ne sono troppe. L'immagine del passato, il mito e la rivendicazione incombono sul futuro. Una pace che renda tutti felici è impossibile, il massimo sarebbe rendere tutti ugualmente infelici. Dovessi immaginare una storia qui, sarebbe interamente al presente».
Uno scrittore che non conoscevo ma di cui ho apprezzato molto le sue sagge parole in questa intervista. Andrò di certo a cercare i suoi due libri ormai famosissimi e spero di scoprire anche nei suoi testi la bella persona che è in queste parole semplici ma importanti
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