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Il colore degli occhi

Post n°852 pubblicato il 09 Agosto 2009 da gabrigdb
 

 

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Il colore degli occhi è una caratteristica ereditaria, ma può essere influenzata anche da fattori che non sono genetici.
L'ereditarietà (cioè la valutazione percentuale della componente ereditaria di una qualche caratteristica) del colore degli occhi viene stimata essere di 0,80 o dell'80%.
Per quanto riguarda i fattori genetici, il colore degli occhi viene verosimilmente determinato da 3 geni posizionati in 3 diversi loci (o zone del nostro genoma) identificati mediante analisi condotte in numerose famiglie (analisi di linkage): EYCL1, EYCL2 e EYCL3 (Rebbeck et al.).
Se è noto dove sono localizzati nel genoma questi geni, nessun di essi è stato però ancora identificato. Eiberg ipotizza che un gene, chiamato P e che mappa (cioè si trova) in posizione 15q11.2-q12, sia il candidato del locus EYCL3 e possa essere uno dei geni che determina il colore degli occhi.
Questo gene codifica per la proteina P che potrebbe avere la funzione di stabilizzare le proteine melanosomiche, quali la tirosinasi, e potrebbe regolare il pH dei melanosomi o fungere da trasportatore della tirosina in essi.
L'alterata funzione della proteina P potrebbe, quindi, influire sulle caratteristiche dei vari pigmenti del corpo mediante alterazioni della tirosina dei melanosomi nonché alterazioni della disponibilità o funzione della tirosinasi.
Mutazioni dei gene P sono associate a una forma di albinismo (che è una condizione caratterizzata dall'assenza di pigmentazione della cute e dei suoi annessi), chiamato OCA2, ed è il tipo più frequente di albinismo nelle persone.
Inoltre, l'ipopigmentazione della pelle, dei capelli e degli occhi che si trovano in un'altra malattia (la sindrome di Prader-Willi) è stata associata a delezioni nel gene P.
Tali dati suggeriscono che variazioni alleliche di questo gene possano essere associate alla normale variabilità del colore degli occhi nelle persone.
È stato, infatti, osservato che i soggetti che presentano alcune varianti del gene P rispetto ad altre hanno una probabilità diversa di avere occhi blu o grigi.
In particolare le varianti Arg305Trp, Arg419Gln o la combinazione di entrambe determinano una minor probabilità di avere gli occhi di questi colori (Rebbeck et al.).
L'ereditarietà del colore degli occhi è quindi poligenica. È quindi la combinazione di più geni (vale a dire la loro contemporanea presenza) che determinano in ultima analisi il colore degli occhi.
Per lungo tempo si è pensato che il colore blu potesse essere trasmesso con un'ereditarietà autosomica recessiva (Grant et al.), mentre il colore scuro con un'ereditarietà autosomica dominante.
Di conseguenza, i soggetti con gli occhi blu dovevano essere omozigoti per questo carattere e, verosimilmente, si pensava non potessero trasmettere il carattere �occhi scuri� ai loro figli.
Nel 2% delle famiglie genitori entrambi con gli occhi azzurri possono avere figli con occhi scuri.
Questo fatto potrebbe venir, quindi, spiegato dalla presenza di una qualche influenza dei caratteri degli occhi dei quattro nonni.

Sono state identificate ulteriori varianti del gene P la cui funzione e importanza devono venir ancora appurati.
Dato il grande polimorfismo del gene P e il fatto che il colore degli occhi sia un carattere poligenico sembra quasi impossibile che il fenotipo sia accompagnato da un ben determinato genotipo.
Rimane, pertanto, poco probabile il fatto che, in base alle conoscenze finora acquisite, si possa determinare con certezza il colore degli occhi in base al genotipo.

 
 
 
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CAMPOBASSO

La città di Campobasso, capoluogo di provincia e di regione del Molise, è situata 786 metri sopra il livello del mare e conta circa 50.000 abitanti.

L'origine incerta, pur se molto antica,  sembra ricondurre ai secoli VIII e X, quando si ha già  notizia dell'esistenza di  2 borghi, Campus de Prata e Campus bassus, dove la parte più antica è situata sulle pendici di un colle ed è dominata dal Castello Monforte, mentre la parte nuova  si estende in pianura.

Il nucleo più in alto, rappresentato dal castello, ospitava i  Longobardi, durante la loro funzione di coordinatori di tutto il territorio circostante.  

Succesivamente si ebbe la conquista da parte dei Normanni e Campobasso divenne capitale del feudo dei conti del Molise, sviluppandosi anche verso il borgo sottostante. Il grando sviluppo urbano si ebbe poi sotto gli Angioini e gli Aragonesi, continuando per i secoli successivi, pur attraversando periodi di crisi ed epidemie.      

Negli anni a seguire Campobasso venne  considerato un centro molto importante sia dal punto di vista economico che sociale, a causa della sua nomina nel 1806 a capologuo della provincia del Molise, ma ancor più dopo che nel 1963 ci fu la separazione della provincia di Campobasso dall'Abruzzo e il Molise diventava la 15° regione d'Italia.

Dal punto di vista economico la città è caratterizzata prevalentamente dal settore agricolo e dall'allevamento del bestiame, ma  troviamo anche delle industrie artigianali per la lavorazione di lame d'acciaio che hanno origini molto antiche, in quanto l’arte spadaria del luogo è documentata già nel ‘300.

 

I FORMAGGI

La sapienza dei pastori della transumanza, infusa nei metodi di lavorazione artigianali ancora oggi praticati, e l'alta qualità della materia prima conferiscono eccellenza ai prodotti derivati dal latte: mozzarelle, stracciate, trecce, scamorze, ricotte, burrini, caciocavalli e pecorino.

 

L'OLIO MOLISANO

La rinomanza e la notorietà dell'olio del Molise sono state affermate sin da tempi remoti da diversi autori.
Come si consuma. L’olio Molise Dop è ottimo per condire zuppe e minestre tipiche della cucina dell’appenino molisano dove prosperano grandi varietà di legumi come: lenticchie, fave, ceci, fagioli, cicerchie e farro. Altro abbinamento ideale è con i primi piatti di pesce a base di scampi, triglie, cozze e vongole che dominano invece la cucina delle zone costiere, ma anche assieme ad una semplice fetta di pane casereccio quest'olio esprime al meglio tutte le sue note gustative.
Come si conserva. L'olio deve essere conservato in ambienti freschi, asciutti e lontano da fonti di calore, a una temperatura compresa tra i 14 e i 20°C. In questa situazione ottimale la qualità del prodotto resta integra per oltre 36 mesi. Con le basse temperature l’olio può andare soggetto a congelamento, per cui, prima di iniziarne il consumo, occorre riportare il recipiente a temperatura ambiente (16-18°C) per alcuni minuti e agitarlo ripetutamente, per agevolare il ritorno del prodotto allo stato naturale.
Come si produce. L'olio extravergine di oliva Molise è ottenuto dalle varietà di olivo, per almeno l'80 % di Aurina, Gentile di Larino, Oliva Nera di Colletorto e Leccino e per il restante 20% da altre varietà autoctone tra le quali Paesana Bianca, Sperone di Gallo Olivastro e Rosciola. La raccolta delle olive avviene durante la fase dell'invaiatura per brucatura e/o con mezzi manuali tradizionali o con mezzi meccanizzati, utilizzando tutti gli accorgimenti onde evitare il contatto delle olive con il terreno. Dopo la raccolta, le olive vengono riposte in contenitori rigidi, forati e vengono molite entro 48 ore dalla raccolta. Per la oleificazione sono ammessi soltanto i processi meccanici e fisici tali da garantire l'ottenimento di oli esenti da alterazioni.

Fin dall'antichità l'olio molisano è stato considerato molto rinomato, come testimoniato già da Tito Livio. L'olivicoltura è ampiamente praticata e garantisce una produzione di elevata qualità. Ben 34 Comuni molisani fanno parte dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio, insieme alle due Camere di Commercio e alle due Province di Campobasso e Isernia.

 
 

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