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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da gelix

9  -  Beni e servizi prodotti con principi etici

 

La produzione ed il consumo di un bene comporta l’utilizzo di numerosi fattori produttivi e risorse di vario genere che se non progettata, attuata e gestita scientemente, dalla nascita alla fine di vita del suo utilizzo, genera problemi di varia natura con danni alla vita umana, all’ambiente che la circonda e svantaggi nelle condizioni lavorative.

 

Così ad esempio, la produzione di beni proveniente soprattutto da paesi asiatici  se da un lato ha avvantaggiato e avvantaggia i consumatori che acquistano beni ad un prezzo più basso, dall’altro ha messo e continua a mettere in difficoltà le imprese dei Paesi più progrediti.

Le imprese di questi ultimi, per essere competitive risolvono il problema, quando possono, spostando la loro attività produttiva in quei Paesi meno progrediti, dove è possibile  produrre a un più basso costo del lavoro e dove scarseggiano normative di produzione a tutela dei diritti umani, sociali e ambientali.

 Qui, la produzione dei beni trae il suo profitto e la sua sopravvivenza, anche e soprattutto da condizioni di povertà delle popolazioni indigene, dal mancato rispetto dei diritti umani e dallo sfruttamento del lavoro minorile.

Nei Paesi più progrediti, esistono, invece, molte imprese che disattendono le norme sulla protezione e sicurezza del lavoro mettendo a rischio i lavoratori e l’ambiente. Anche qui c’è una diversa legislazione, ancora frammentaria, che non tutela adeguatamente queste risorse.

Ci sono poi fenomeni di lavoro nero presenti un po’, sia pure in misura diversa, in tutti i Paesi del mondo che reclamano condizioni lavorative umane più dignitose.

Se poi la produzione riguarda beni di origine animale e vegetale i problemi sono ancora più seri: gli animali da allevamento subiscono maltrattamenti di ogni genere e i prodotti di origine derivata sono sempre più costituiti da misture con sostanze nocive di ogni specie di cui spesso non si conosce nemmeno la natura. Ciò provoca, tra l’altro, gravi conseguenze sulla salute umana.

 Fenomeni di questo genere se ne contano a migliaia in tutti i Paesi del mondo.

Per tutti poi, non ultimo, c’è lo smaltimento dei rifiuti che causa spesso inquinamenti di vario genere anche se molto si è fatto e si sta facendo per limitare quanto più possibile i danni ma ciò soltanto ove esistono regolamentazioni e controlli adeguati.

Sono solo alcuni esempi… ma è chiaro che simili condizioni di produzione dei beni non possono accettarsi e deve esserne ostacolato con ogni mezzo sia la produzione che il commercio e ciò per il bene di tutti.

Cosa ci vorrebbe? Oltre a quanto ho già suggerito con la riforma economica n.8, è necessario che tutti i beni prodotti siano commercializzati con apposita dichiarazione riconosciuta da tutti i governi che sintetizzi un insieme di certificazioni non soltanto di qualità sotto il profilo tecnico-scientifico ( esistenti solo in parte alcuni Paesi più progrediti), ma anche e soprattutto sotto l’aspetto sociale ed etico (qualcosa del genere, anche se più circoscritta, si sta facendo in qualche Paese più progredito)…

Dobbiamo volere che un bene sia prodotto nel rispetto dell’ambiente e delle sue risorse naturali, animali e vegetali e,  nel rispetto dei diritti umani e di idonee condizioni lavorative. Dunque, un bene prodotto nel rispetto di tutti i fattori e di tutte le risorse produttive impiegate, di qualsiasi genere.

 

Pur tuttavia,  la situazione sociale, economica e politica dei vari Paesi del mondo è oggi assai complessa e variegata ed il problema è di difficile soluzione; sicuramente la via è lunga, diversificata e non può che essere graduale. Infatti, anche nel Paese ove fosse presente la migliore situazione economica la soluzione non potrebbe essere immediata perché quel Paese opera in un’economia globale… Né è possibile che Paesi più progrediti rispetto ad altri (magari solo per propria tutela) possano imporre nell’immediato, particolari divieti a questi ultimi. Così ad esempio, lo sfruttamento del lavoro minorile che assume proporzioni più elevate nei Paesi asiatici, africani ed in altri con simili condizioni, rispetto a quelli più progrediti, non può essere risolto vietandone la produzione ed il relativo commercio perché ciò farebbe crollare la loro  già precaria economia;  né gli si può chiedere almeno nell’immediato, di non utilizzare il lavoro minorile.. li si priverebbe dell’unica forza che hanno e ciò non è giusto. Per questo e per gli altri problemi appena adombrati e per tanti altri che concernono accanto alla produzione dei beni, anche la somministrazione di servizi.. si pensi a quanto sta succedendo nel campo dei servizi finanziari, occorre un grande sforzo, doveroso ed urgente, da parte di tutti i soggetti interessati, con l’assunzione reciproca di una serie di impegni da portare a termine gradualmente che migliori le condizioni lavorative  umane e quelle ambientali.

Così come sarebbe utile che i governi dei vari stati, favorissero lo sviluppo delle imprese attraverso adeguate politiche che non siano quelle di supertassarle ma anzi al contrario, ne riducano la tassazione al minimo, così anche gli altri oneri contributivi sociali, previdenziali e fiscali, incentivandone l’occupazione, perché sono le imprese, in primis, che producono ricchezza e danno lavoro; i governi si dovrebbero anche impegnare reciprocamente nel garantire regole certe e trasparenti di operatività sui mercati da parte di tutti i soggetti e assicurare un giusto controllo; mentre per quanto riguarda le imprese, queste per sopravvivere devono far crescere la produzione attraverso un adeguato sviluppo delle tecnologie produttive che si risolva sia in un miglioramento del prodotto sia in un vantaggio delle condizioni lavorative (vivendo con più energia) sia in uno economico-finanziario che comporti una diminuzione di costi ed un  potere di acquisto che restituisca più soddisfazione a quanto guadagnato con il proprio lavoro.

 E.

 

 

 
 
 
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