Creato da tefnutlagatta il 02/07/2006

Fino all'estremo

La vita è un datore di lavoro che non concede mai le ferie

 

 

Playground Love

Post n°78 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da tefnutlagatta
 
Tag: love

- Quelli lì, nella confezione rossa - indico col dito.
Sono molto carina stamattina. Il sole mi scalda all’inforcatura delle gambe, per via della gonna troppo corta.
Esco e mi avvio verso il ponte. Mi siedo con una mossa teatrale, appoggio i gomiti sulla pietra ruvida e tiro su il corpo poco a poco. Il mio completino nuovo in un attimo è alla portata di turisti e passanti. Cobalto. Di pizzo e cotone.
Gli ultimi istanti di innocenza, mi viene da pensare.
Ma non è innocenza, la mia. Le madame per strada mi dànno un’occhiata torba. Abito corto, capelli troppo lunghi. Il mio è soltanto il passo successivo.

Lorenzo è bello, di una bellezza da scrutare attentamente. Gli occhi nascosti dalle lenti spesse e la mano che scosta nervosamente una ciocca di capelli che non esiste. Mi apre, entro, gli tolgo la maglietta. Nessuno sa di quel corpo così atletico.
E non è l’unica cosa che io so e nessun altro sa.
So che non sono fatta per lui. Lorenzo è cattolico. Stamattina lo sto invitando a fare qualcosa che va al di là dei suoi princìpi. Questo aumenta il mio gusto, la mia sete. Non sono mica il grande amore. Non mi vedrai mai, tesoro, con l’abito bianco.
Sono soltanto una ragazza alla fine del primo anno di liceo che vuol giocare. Vuol giocare con la seduzione, vuol vedere se quel broncio ironico che si è studiata allo specchio funziona davvero.
E ho scelto te per primo perché una volta mentre parlavamo per strada avevi uno sguardo che non avevo mai visto addosso a nessuno. Ti si restringevano le pupille con un fremito. Abbiamo giocato per mesi, e adesso voglio ridere ancora. Mi spoglio. Nessuna della mia età si spoglia come me. Nessuna della mia età ha avuto le storie che ho avuto io.
Lorenzo, forse tu sei innamorato e non ci badi. Non lo senti cosa dicono a scuola di me. Che sono facile. Che sorrido a tutti. Che vado per la mia strada anche se gli altri hanno paura.
Non faccio proprio per te.
Perciò adesso sfilo l’ultimo lembo di tessuto dal tuo corpo tremante, e tiro fuori la confezione rossa. 
Sono colta da una scarica di nervosismo, mentre il tuo pube adagia sul mio.
– Dimmelo quando stai per entrare – vorrei sussurrarlo, ma mi esce una strana voce alta, che risuona nella stanza deserta, nella città in vacanza, nel cielo impietoso ed assolato di luglio.

Ci sono cose che io so e tu non sai. E le conosco bene.
Ciò di cui non sono a conoscenza è che esistono cose che nessuno di noi due sa.
Che abbiamo fatto l’amore senza precauzioni. Precauzioni emotive. Abbiamo guidato un mezzo che non conoscevamo e ci siamo fatalmente schiantati.
Sento come se tu mi appartenessi. Come se, macchiandoci reciprocamente di sangue, avessimo fatto una gassa d’amante colle arterie.
Per me sarà orribile sapere che ti sei accorto che non sono per te.
Mi apposterò dietro ad una ragazza. Terrò in mano il coltello da caccia regalatomi da mio padre. Mi ci ferirò le dita, per sapere che sono ancora viva. Che sento ancora qualche emozione oltre al dolore.
Per te la delusione sarà cocente.

Ma adesso mi sento in paradiso. Il tramonto del sole dà ai miei capelli riflessi iridescenti. Sorrido ad ogni ragazzo che passa.
Potrei essere sua.
Potrebbe essere il prossimo.
Sono più vicina a me stessa che mai. Ho soltanto una leggera fitta tra le cosce.

 
 
 

La donna che visse due volte

Post n°77 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da tefnutlagatta
 

Sottotitolo: avventure di una ritardata nel mondo della musica

Adesso faccio la scrittrice in/erba full time, e sono tutto il giorno presa da dubbi che ti segnano l'anima tipo scoprire se Kerouac avesse ragione a ritenere che la pagina limita il flusso della creatività e di conseguenza a piazzare un rullo da telegrafo dentro la macchina da scrivere. Questioni di vita o di morte, insomma.
Ma una volta, quasi troppo tempo fa, per sei anni della mia vita ho calcato pochi e stretti palchi nella mia città, e qualche volta anche fuori della mia città. Come una disgraziata notte, che non scorderò mai nonostante il vinello bianco che andava giù come l'acqua, a Rosignano, dove ci avevano chiamati a esibirci live in un dancing. Ecco, immaginatevi cinque stronzi a suonare rock'n'roll in un posto dove solitamente mettono su un cd di romagna mia. E' già tanto che ci abbian fermato addirittura dopo cinque pezzi. Però mi ricordo che dei ragazzetti del posto accorsero a farsi autografare tovaglioli, pance e zainetti. Mi sa che una band come noi da quelle parti non l'avevano mica mai vista.

In questi giorni sto dando un'occhiata molto sentimentalmente coinvolta al cartone animato di Nana. Che no, non parla di una donna afflitta dal dramma di sbattere la fronte contro il bordo dei marciapiedi nonostante indossi un tacco sedici. E' uno shojo giapponese che parla di due tipe. Una così simpatica che rimpiangi di non essere nato anime per poter prendere un tavolo e spaccarglielo sul cranio badando bene di centrarla con lo spigolo. Un'altra leggerissimamente (ma proprio leggerissimamente) meno piagnona, stupida, insistente, egoista, petulante e infantile, però in compenso con l'autostima a zero. Che gliela vorresti iniettare per endovena. Oppure chiederle come mai, come tutte le cantanti punk - rock di periferia, non si droga un po' pure lei, che magari sta meglio.
Sì, perché questa seconda tizia canta in una band emergente.
Ecco, la nostalgia che mi dà 'sta cosa è indicibile.

Che voce v'immaginate possa trarre dalle viscere una come me? Magrolina, ossuta, giovane e gracile? Una voce tremenda.
Canto veramente da schifo. Ogni volta che canto mi viene in mente Grace Slick, la cantante storica dei Jefferson Airplane, famosa perché andava in giro a cercare collaborazioni dicendo: se ti serve una con l'estensione vocale di un rospo di centosessanta chili, sai dove trovarmi.  
Il fatto è che il timbro del tuo strumento dipende fortemente dal tipo di musica che più ti influenza. E a me la triade WhitneyMariahCéline ha sempre provocato transazioni intestinali lampo. Ma influenze, mai.
I miei cantanti ideali sono due: il primo è Robert Plant. Robert Plant era bellissimo. Aveva una presenza scenica da urlo, e una voce incredibilmente versatile, estesissima. La seconda è Janis Joplin. Che con quella vocalità che aveva in sé una sfumatura impercettibilmente fredda, da bianca, cantava il blues meglio di qualsiasi cantante nera. Un vero abbandono. E poi era appariscente. Penso che per una cantante una certa appariscenza sia importante, aiuta il carisma. Naturalmente bisogna saperla portare. Difatti rimpiango il non aver mai indossato costumi di scena particolarmente vistosi. Quasi quasi mi concio peggio adesso che non devo andare su nessun palco, vestita tutta di pelle, con la Balenciaga Motorcycle e i teschi.

Ora mi piacerebbe andare avanti, voltare pagina davvero e trovare un'altra band. Impegnarmi di nuovo. Anche se il tempo è poco. Purtroppo non ho le idee chiare sul tipo di musica che vorrei cantare. Pop anni ottanta è un'idea. Oppure punk ma duro e puro, Ramones e Sex Pistols. Un altro pensiero balordo è quello di buttarmi sulle sigle dei cartoni. Anche quelle più sconosciute - mi sono sempre piaciute quelle sigle lì.
Magari farei bene a mettere in giro uno di quegli annunci coi numeretti di telefono da staccare. Cantante cerca band: qualsiasi genere.

Alla fine nel mio gruppo musicale ci stavo bene. Ci avevamo i nostri difetti, ma chi non li ha? Tra l'altro loro stanno ancora suonando senza di me, e vedo che persistono come matti nel portarli avanti. Bene, bene. Diceva Wilde: l'errore supremo è la superficialità. Tutto ciò che è vissuto fino in fondo è giusto.

 
 
 

Sifilide

Post n°76 pubblicato il 14 Febbraio 2007 da tefnutlagatta
 

Le notti che non dormo non le conto più.
Sono ossessionata, travolta dal pensiero continuo, slanciato ed ininterrotto della morte.
Naturalmente mi rendo conto che non è una cosa che succede comunemente a tutti. E che il cosmo della nostra società è strutturato in modo da considerare le cose che non succedono comunemente a tutti come strane, o folli.
Perciò dopo un paio di notti che stavo imbananata dura, ma sveglia come un’assassina, mi è venuto il serio dubbio che i miei fossero veri e propri accessi di pazzia.
Ho cercato sull’enciclopedia medica ed ho trovato: sifilide. La sifilide dà come sintomo accessi di pazzia. E vabbè, paralisi, delirium tremens ed altre cosucce.
Credo di non essere mai stata così poco promiscua come negli ultimi anni. Mai in vita mia, giuro. A meno che il mio bel pirata non mi taccia che rinascerò cervo a primavera, credo non sia il caso di contribuire ai miei accessi di pazzia convincendomi che ho una malattia sessualmente trasmissibile.

Dev’essere che il periodo è di schifo, perché da quando ho deciso di chiedere aiuto a qualcuno è come se dentro la testa mi fosse crollato un bastione. Come se un imperturbabile contadino cinese del cinquecento avesse detto noi ola illigale nostle stelminate lisaie, sì?, e via, sollevati gli sbarramenti le cateratte della paranoia totale si fossero riversate violente riempiendo ogni buca e sommergendo ogni dosso.
E camomille, tisane e valeriane non sono acque altrettanto impetuose.

Fondamentalmente penso alla morte in due modi.

Prima di tutto con desiderio.

Sono infelice. Lo sono più di altri perché fa parte del mio carattere. Ho la testa che viaggia sempre a mille. L’essere umano è la quintessenza della polvere. E’ stupendo e smarrito. Guardo e vedo che siamo disposti a tendere una mano soltanto al dolore. Alla fragilità. Andre, ti dico che la notte impazzisco senza di te, mi prenderai tra le braccia? Francy, ti dico che sono piena di dubbi, mi scriverai una lettera? Giangi, ti dico che mi sento sola, mi dirai che sei sveglio anche tu?
E poi uno capisce, capisce che tutti gli stronzi che ha intorno si trincerano dietro sorrisi impenetrabili, e non vorrà mai tendergli la mano.
E non vorranno mai tenderti la mano.
Insomma, un po’ come tutti, aspetto il domani.
Ma domani? Ho camminato troppo, ho speso tutto.

E poi con paura.
Questa è la parte più terribile.
Noi diciamo che una persona se n’è andata.
E se fossi io, quella persona?
E se i miei sogni terminassero all’improvviso? Le mie ansie, i miei dolori?
La mia cazzo di lotta all’ultimo sangue per farcela, per non trovarmi una persona inutile, per esprimermi, per realizzare i miei sogni, che io di sogni ne ho un casino.
Io sono atea, ragazzi, per me è questa la vita. Dopo si va solo nel marciume.

Anch’io finirò i miei giorni, perderò la luce dagli occhi. Mi vedo, in quell’istante, in quell’ultimo istante, e cristo, non potete capire che ritmo assurdo, martellante assume il mio cuore, quale brivido mi corre lungo la schiena.
Come si può avere il coraggio di affrontare un attimo del genere? Io mi osservo, mi scruto con questi occhi, guardo davanti a me e mi chiedo il perché, il perché di continuo, cos’è la sensazione della morte, se quello che sento è la sensazione di vivere.
Anche soltanto la caduta nell’ignoto è un terrore.
Una tipa una volta mi fa ma noi mica abbiamo paura della morte, abbiamo paura della sofferenza. Sì, ciao carina. Io ho una fifa blu. Prova a pensare alla tua morte dal tuo punto di vista.

E’ per questo che avevo il trincetto in mano e non osavo avvicinarlo. Eppure avevo controllato, nel bagno c’era anche l’acqua calda. Avrebbe aiutato il defluire.
Nel petto avevo come una discoteca techno hard core. Ed è la stessa incredibile sensazione dei baci di qualcuno che ami alla follia, per il quale ti strapperesti le budella e le saleresti ed essiccheresti personalmente assistendo ad ogni più minuziosa fase.
Ho deciso di conservare quella sensazione per lui, ancora.

E stavo pensando Andre, dovremmo davvero andarci alla casa di Paz. Non è una cosa da matti. Anzi, dovremmo andarci all’alba, e se c’è ancora sotto il bar farci colazione. E ammirare quello strano cielo che inizia ad aprirsi, latteo tra le nuvole sfumate come una tagliata di pesce crudo. Solcato dai fili spessi dell’enel, che sono limiti. I nostri pesanti limiti come elementi umani.

 
 
 

Nuovi ed interessanti sviluppi

Post n°75 pubblicato il 09 Febbraio 2007 da tefnutlagatta
 

Scusate, ma ci sono nuovi ed interessanti sviluppi riguardo la mia vita: non ha senso.

Madre Natura mi ha dotata di intelligenza e soprattutto di spirito d'osservazione. Questo mi porta a capire le cose quando gli altri sono lontani anni luce, a possedere una certa ironia, a farmi continue ed ineludibili domande sulla direzione che sto prendendo, sulla direzione da cui sono venuta, su quale sarà il fine ultimo della mia esistenza e dell'esistenza delle persone che si orientano accanto a me. Tutte qualità rare e bellissime.

Ma sono qualità che purtroppo mi rendono eternamente infelice. Chi mi conosce da sempre lo sa, chi mi ha conosciuto in questi anni se ne è stupito e poi lo ha accettato, e anche per voi che leggete il mio blog penso che non sia più un segreto la mia depressione cronica.

Ecco. E' che non posso più vivere così. Non ce la faccio più.
Sono bloccata, bloccata a farmi domande esistenziali in una situazione in cui sarebbe meglio lasciarle fuori.
E' arrivato il momento di fare qualcosa.
Inizierò una terapia presso una psicologa. Brava. E soprattutto non consigliatami da mia madre.

Sia chiaro che non ho alcuna intenzione di smettere di chiedermi cosa posso sapere, cosa devo fare  e qual'è il mio scopo ultimo. Né di smettere di essere una totale cazzona.
Queste sono cose che mi piacciono di me, e spero piacciano anche a voi che mi leggete.

Vorrei solo riuscire ad essere felice facendo queste cose.

Spero di fargliela a risalire la china. E spero che mi sosterrete. Come sempre.

 
 
 

Dicheno...

Post n°74 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da tefnutlagatta
 

Dicheno che in questo blog si ponga particolarmente e volutamente l'accento sui caratteri anticonformisti della titolare, e sulle conseguenti ammaccature perpetrate ai danni dei nervi della stessa.

Innanzitutto vorrei controbattere che non è assolutamente vero, e che è sintomo di superficialità non scorgere, sotto la scorza dura fatta di foto di siringhe sguainate e disegni di Paz (che poi praticamente sono la stessa cosa) di questa pagina web, quelle coltri di sbocciature primaverili e quei nugoli di nuvolette foriere di piogge benauguranti tipiche dei sogni di una donna nel pieno della sua giovinezza.
Poi voglio dire, qua e là si parla di cose amene, via! Masturbazione, uomini calvi, bucomani fumettari, amicizie finite, sballi varii, la ragazza più gigaaante del mondo (questa forse stava tra gli sballi varii)...

Per chi tuttavia fosse in cerca di lidi più adatti alla propria delicata personalità, ve ne segnalo uno io: http://iopopsyna.spazioblog.it

Per coloro ai quali, invece, il mio blog in quanto a trasgressioni e anticonformismi sembra acqua fresca, lo chef consiglia: http://ladycesso.splinder.com

Ora un'ultima domanda per i miei vispi lettori: ma è proprio vera questa cosa?

 
 
 

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