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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Promontorio del Gargano

Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Toro seduto

 

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Tutto ciò che l'uomo ha imparato

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "Tutto ciò che l'uomo ha imparato dalla storia, é che l'uomo dalla storia non ha imparato niente. Hegel"

 

Servo di Dio Don Antonio Spalatro .

 

Messaggi del 24/08/2015

“Eureka! Quando l’arte risplende d’oro”

Post n°15042 pubblicato il 24 Agosto 2015 da forddisseche

 

“Eureka! Quando l’arte risplende d’oro”Anche per gli altri oggetti artistici, le proposte possono spaziare da riproduzioni in oro di oggetti come la statua di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo, e l’orologio di Palazzo San Domenico di Manfredonia

Di:

Manfredonia – Eureka è la tipica parola attribuita ad Archimede Pitagorico quando si vuole celebrare una invenzione, scoperta dal sistema celebrale, in questo caso per celebrare l’eldorado dell’arte italiana. Ed è proprio quando i neuroni con assoni e sinapsi che agiscono da bottoncino fanno presa a strutture che richiamano le chiome degli alberi che le idee fruttificano prendendo il nome di invenzioni. Ed è proprio frutto dell’invenzione ispirata dalla struttura di un avvincente romanzo d’avventura impostato dall’autore dell’articolo che nasce la seguente proposta da considerare.

Immaginate che una quantità significativa delle riserve auree dello Stato possano essere destinate ad essere plasmate da lingotti ad opere d’arte. Ciò può consentire al nostro bel paese di far rivivere al sistema “Turismo Italia”, una nuova epoca legata alla fruizione di nuovi beni artistici e culturali realizzati in oro. Qualora l’iniziativa venga considerata fattibile è plausibile immaginare l’ organizzare di un concorso di idee in cui gli italiani propongano degli oggetti d’arte, che una commissione potrà valutare al punto da commissionare ad abili artigiani del settore delle nuove opere d’arte di “oro puro”. Di conseguenza alcuni degli anonimi lingotti numerati non saranno più rinchiusi nei caveau inaccessibili della Banca D’Italia, bensì resi fruibili in musei idonei ad accogliere delle vere e proprie opere d’arte volute dallo stesso popolo italiano, quindi espressione di un arte contemporanea, che darà una continuità a quella dei pregevoli monili in oro realizzati dai nostri lontani antenati. Un esempio può essere quello di realizzare delle monete d’oro sui Presidenti della Repubblica Italiana: “Ve la immaginate in testa, l’effige d’oro di Sandro Pertini con la sua immancabile pipa, al cui rovescio faccia bella mostra di se la coppa Rimet a memoria dei mondiali di calcio del 1982?”.

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Anche per gli altri oggetti artistici, le proposte possono spaziare da riproduzioni in oro di oggetti come la statua di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo, e l’orologio di Palazzo San Domenico di Manfredonia, a proposito di tempo nella storia dell’arte l’oro lo sia associa alla durevolezza e quindi all’eternità. Quindi anche le proposte di opere inedite quali dei delfini che giocano, ed altre a cui gli italiani, compreso anche lo scrivente, cercheranno di partecipare, nell’eventualità venga colto il senso di questa novità, potranno giungere anche alle generazioni successive. A guadagnarci potrà essere il mondo dell’arte e l’intero paese, che potrà veder ritornare tantissimi turisti che vorranno osservare di persona le opere di provetti orafi che come il leggendario Re Mida, ci potranno condurre ad una nuova età dell’oro mediante opere preziose distinte dal tocco d’originalità tipico dell’italianità. Probabilmente questa proposta potrà attrarre l’attenzione di qualche novello Lupin, pertanto nelle fasi di trasporto, trasformazione e messa in opera dei nuovi capolavori potranno essere prese le dovute precauzioni, per questo tornando ad Archimede Pitagorico ed all’esclamazione “eureka!”. Ricordiamo (da fonte dell’enciclopedia Wikipedia) come la parola Eureka, che significa: “ho trovato!” Sia l’espressione coniata dal noto inventore anche quando, entrando in una vasca da bagno notò che il livello dell’acqua era salito, scoprendo che il volume di acqua spostata doveva essere uguale al volume della parte del suo corpo immersa, da allora questo principio è noto proprio come principio di Archimede. Tale principio permette di misurare i volumi di oggetti di forma irregolare. Si racconta inoltre che il desiderio di condividere questa scoperta fu talmente grande che egli si mise a correre nudo per le vie di Siracusa.

Grazie a questa intuizione il matematico riuscì a risolvere un problema posto da Gerone di Siracusa. Questi, infatti, si era fatto fare dal suo orefice personale una corona dorata ma, temendo che l’uomo lo avesse imbrogliato tenendosi l’oro che gli aveva consegnato e rifilandogli per questo un copricapo fasullo, gli chiese quale fosse il metodo per valutare la purezza di un oggetto d’oro. Archimede, immergendo la corona nell’acqua, vide che galleggiava, rivelando così fondati i sospetti del sovrano, infatti non era tutto oro quello che luccicava. Questa storia apparve per la prima volta nella serie di libri di Vitruvio De architectura. Alcuni studiosi hanno però messo in dubbio l’accuratezza di questo racconto, dicendo fra l’altro che il metodo avrebbe richiesto misure precise che sarebbero state difficili da fare al momento. Galileo Galilei stesso cercò di porre fine sui dubbi sulla veridicità del narrato, suggerendo di usare una bilancia idrostatica che poteva essere utile per confrontare il peso secco di un oggetto con il peso dello stesso sommerso in acqua. Per il problema posto ad Archimede, tuttavia, c’è un metodo semplice che non richiede attrezzature di precisione: bilanciare la corona con l’oro puro e poi immergere la bilancia con corona e oro in acqua per vedere se sono ancora in equilibrio.

(A cura di Benedetto Monaco – benedetto.monaco@gmail.com)

 
 
 

Tremiti/ Giovedì NO alle trivellazioni

Post n°15041 pubblicato il 24 Agosto 2015 da forddisseche

Tremiti/ Giovedì NO alle trivellazioni PDF Stampa E-mail
lunedì 24 agosto 2015 ore 18:04
La più grande catena umana in acqua. Con queste parole l’associazione Tremiti Punto a Capo chiama a raccolta tutti i cittadini per dire 'NO' alle Trivellazioni nel Mare Adriatico con un lungo, lunghissimo, abbraccio che stringerà in acqua l'isolotto di Cretaccio alle Isole Tremiti. L'appuntamento è alle ore 12,00 del 27 agosto alla Banchina del Porticciolo di San Domino.

 
 
 

Vieste - Dal 25 agosto la mostra del giovane graffitista Libero Petrone

Post n°15040 pubblicato il 24 Agosto 2015 da forddisseche

Vieste - Dal 25 agosto la mostra del giovane graffitista Libero Petrone PDF Stampa E-mail
lunedì 24 agosto 2015 ore 18:29

Image 

Presso il Cine-Teatro Adriatico
Verrà allestita nella Sala Camillo Marchetti, presso il Cinema Cine-Teatro Adriatico su viale Marinai d'Italia la mostra del giovane "graffitista" locale Libero Petrone.

La personale sarà fruibile dal 25 agosto all'11 settembre dalle ore 18,00 alle ore 21,30 (tutti i giorni eccetto il 1°, l'8 e 9 settembre). Si ringraziano per la  collaborazione il maestro Michele Circiello per aver promosso l'iniziativa, Francesca Partisan per la fotografia e il prof. Raffaele Pennelli per la critica. L'evento vanta il patrocinio del Cinema Cine-Teatro Adriatico di Vieste.

 

 
 
 

La Divina Commedia in dialetto sipontino – Purgatorio (Canto I)

Post n°15039 pubblicato il 24 Agosto 2015 da forddisseche

 

La Divina Commedia in dialetto sipontino – Purgatorio (Canto I)L’Archivio Storico Sipontino, per onorare anche a Manfredonia il 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, ha creduto opportuno pubblicare la versione dialettale sipontina, curata da Pasquale Ognissanti

Di:

Manfredonia – L’Archivio Storico Sipontino, per onorare anche a Manfredonia il 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, ha creduto opportuno pubblicare la versione dialettale sipontina, curata da Pasquale Ognissanti, di alcuni canti più noti della Divina Commedia.

Purgatorio – Canto I
Pp’ji a cchjù mègghje assogghje i vele
orméje lla néve de custu ngègne,
ca ce lasse addrete u mere crudele,
jà dice de cudde seconde règne
addu llu spirete umène ce léve
e d’anghjané ngile devènde dègne.
M’a qquà lla pojesija morte sbéve,
sande muse, ca vustre ije mo sone
e a qquà Galljope tutte ce sgréve,
jà cundunué tutt’u cande p’u tone,
ca lli Piche ce so’ misse a mmesure
pe llu colpe c’anne pèrse u perdone.
Chelore dolce d’orjende bbèlle zaffire,
ca ce cugghjeve nda llu bbèlle acchitte
de ll’arja pure fin’u prime ggire,
a ll’ucchje mije c’ji stéte delitte
doppe ca ce n’assì da ll’arja morte
e ca m’ò ndrestite tutte, ucchje e pitte.
Llu stellone ca ll’amore conforte,
ce faceve rire tutte ll’orjènde
danne jombre a lli pisce apprisse, a lla scorte.
Mme vuleté a dritte, è puste a mmènde
a ll’atu punde, è viste quatte stèlle
méje viste, schjitte d’a prima ggènde.
Llu cile gudeve a quiddi fjammèlle,
o settundrjunéle d’u scarse site,
ca te manghe a guardé appriss’a quèlle,
cume d’u sguarde lore so’ partite,
mettènne lla chépe nda ll’atu pole,
llà, addu llu carre jeve ggjà sparite; 30
vecine mm’è viste u vècchje Fajole,
dègne e mmeretèvele, e dègne a vviste,
cchjù c’ a llu pèdre lli dé lla figghjole.
Varva longhe e de pile bbjanghe miste
jeve, e lli capille i stèsse sembjande
d’addu cadeve mbitte doppja liste.
Lli ragge de lli quatte luce sande
dèvene frège sop’a faccj’a llume
cume se u sole me fosse denande.
“Cche site, ca da llu cechéte fjume
site scappéte, d’a pregjone etèrne?”
decètte jisse, muvènne i bbèlle pjume.
“Chi v’ò purtéte? Chi porte à lucèrne
p’assì fore da quèdd’ètèrna notte
ca sèmbe nèrje fè lla valle nfèrne?
Lli lègge de ll’abbisse ce so’ rotte?
C’ji cangéte ngile tutt’u cunziglje
ca pure i dannéte stann’ a sti grotte?”
Llu duche mije, tanne, fé repigjle
p’i parole, p’i méne e pe lli cènne
a rrevèrènze mm’ò fatte jamme e ciglje.
Po’ ò respuste: “Da mè ne nge vènne,
donna scennì da ngile, ca p’i prece
me purté nzimbre a custe e llu suvvènne.
Ma giacché voglje tine ca t’alloce
d’a condiziona nostre, cum’ji vvere
a ttè ne nde mbozze fé manghe voce.
Custe nn’ò viste méje ll’ulma sere,
lla scjocchetudene ll’ji stéte apprisse,
ca pe ppoche ll’ji manghéte a bbrutt’ore. 60
Cum’è ditte, mannéte so’ da jisse
pe ffarle cambé, e nge steve ata vije
ca pe qquèste, p’addica me so’ misse.
Ll’è mustréte tutte lla ggènda rije
e mo lli vogghje mustrè lli spirete
ca ce purjene sott’a lla bbalije,
ca ‘l cume è purtéte ji llunghe a direte:
da ngile scinnì vertù ca mm’ajute
a purtarle pe vedì e sendirete.
Te pjacèsse a vedì quèsta venute:
lebertà cercanne vé, tande chére,
cum’u se’ chi p’jèsse a vite lla spute.
Tu llu se’, ne nd’ji stéte tand’amére
a Uteche lla morte, addu lassaste
lla vèste c’a ll’appundamènde ji chjére.
Pe nnuje ll’èditte ètèrne nzò uaste,
pecché custe vive ji, Mino’ nn’u leghe,
songhe de llu circhje de ll’ucchje caste
de Marzja tove, c’angore te preghe,
o sande pitte, ca sì llu cundègne;
pe quèdd’amore allore fa la chjeghe.
Facce ji a nnuje pe lli sètte règne,
a jèsse agghja purté lli grazje toje
se nnummenéte jèsse vù, ca sì ddègne”.
“Marzje piacètte tande a faccia meje
quanne steve a llà”, jisse ò ditte allore,
“ca quanda grazje asseve, jève lla soje.
Da ll’ata vanne a foce cj’addemore,
nge pote cchjù move pe quèdda lègge
ca fu fatte quanne me n’assì fore. 90
Ma se fèmmene te move e te règge,
cume dice, ne nge stanne parole:
te sté bbone ca p’jèsse nfazze schègge.
Va, allore, e a custe fall’ a scole
da nu scjonghe stritte, e léve llu vise
ca tutt’u lurde d’jisse ce ne cole
ca nde cunvine ca pe ll’ucchje ndrise
da llu caluche a scì nnanze llu prime
menistre, ch’ji de quidde u Paravise.
E custu scugghje atturne, a jime a jime,
abbascj’a llà, addich’i bbatte ll’onne
porte lli scjunghe sop’a llote e lime.
E nescjuna chjande ca fé lli fronne
o ca ce ndoste, pot’avì lla vite
però a lli mazzéte ngj’asseconne.
Da qquà nn’uà jèsse pe vvuje a rennite
llu sole v’uà mustré ca sorge orméje
pe pigghjé d’u monde a mègghja salite”.
Acchessì sparì, e ije me javezèje,
sènza parlé, tutte fatte darasse,
p’u duche mije ll’ucchje ll’addrezzèje.
O ccumenzéte: “Figghje, purt’u passe.
jémmecinne ndrete, c’a qquà ce scrine
custu parche e lli cunfine a rebbasse.”
All’albe avanzeve ll’ora mattutine
ca sceve nnanze, tande ca lundéne
canuscètte u tremelizze a marine.
Ce n’ jèmme pe llu suletarje chjéne,
cum’ome ca trove lla pèrsa stréde,
ca fin’a jèsse ce nn’ji scite nvéne. 120
Quanne fumme a llà addic’ a ruggéde
cummatte p’u sole, e p’jisse, po’, nguarte,
addu ll’addore poche ce deréde:
tutt’ e deje lli méne a ll’èrve sparte
pe grazje, u majèstre nn’ò fatte appose
e ije ch’jeve accorte pe quèdd’arte,
ll’è déte a jisse i guange lagremose:
e tutte quande jisse mme ll’ò scupèrte
cudde chelore c’u nfirne mm’offese.
Rrevamme, po’, a llu lide dèsèrte
ca méje ò viste naveghé nda ll’acque
ome c’ a turné uà jèsse n’èspèrte.
Po’, a qquà, mm’ò puste lla cind’a stracque:
O meraviglie! Ca cume capéje
lla chjande umele, fece u stèsse scjacque,
subbete subbete, a llà ddu luvéje. 136

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TRADUZIONE
Per meglio andare a sciogliere le vele/ ormai la nave di questo ingegno/ che si lascia indietro il mare crudele/ devo dire di quel secondo giro/ dove lo spirito umano si lava/ e si fa degno di salire in cielo./ Ma qui la poesia morta sbava,/ (o) sante muse, che ora sono vostro,/ e qui Galliope tutta si sgrava,/ devo continuare il canto con il tono,/ che le Piche si son messe a misura,/ per il colpo che ànno perso il perdono./ Colore dolce d’oriente bel zaffiro,/ che ci coglieva nel bel sito/ dell’aria pura fino al primo giro,/ agli occhi miei ci è stato diletto/ che da poco ero uscito dall’aria morta/ che mi à intristito (tutto), occhi e petto./ La grande stella (Venere) che all’amore dà conforto/ faceva sorridere tutto l’oriente/ dando ombra ai pesci che le stavano appresso (come) scorta./ Mi voltai a (verso) destra, ed ò posto mente / all’altro punto (polo), ò visto quattro stelle,/ mai viste, (viste) solo dalle prime genti./ Il cielo (se la) godeva per quelle fiammelle,/ al settentrionale senza sito,/ che ti manca (non puoi) di guardare dopo di quelle/ come dello sguardo loro son partite/ mettendo la testa nell’altro polo,/ lì dove il carro era già scomparso./(30) Vicino mi son visto il vecchio Raffaele (attempato)/ degno e meritevole, degno alla vista,/ che meglio non dà il padre alla figlia./Barba lunga, mista di peli bianchi/ era, e i capelli delle stesse sembianze,/ da dove cadeva una doppia lista (treccia)./ I raggi delle quattro luci sante/ davano pregio (splendore) sul viso illuminato,/ come se il sole gli fosse davanti./ “Chi siete, che dal fiume cieco/ siete fuggiti (e) dalla prigione eterna?”/ Disse egli, muovendo i bei capelli,/ “Chi vi à portati? Chi vi dà la lucerna (luce)/ per uscire da questa notte eterna,/ che sempre nera fa la valle infernale?/ Le leggi dell’abisso si son rotte?/Si è cambiato nel cielo tutto il consiglio,/ che pure i dannati devono stare in queste (mie) grotte?”/ Il mio duca, allora, di rimando,/ con le parole, con le mani, e con i cenni,/ mi fa fare riverenza (piegare) le gambe e gli occhi./ Poi à risposto: “Per conto mio non son venuto,/ Donna scese dal cielo, con le preghiere,/ mi portai assieme a questo e lo aiutai./ Ma giacché ài voglia che ti spieghi/ della nostra condizione, come è vero/ che a te non posso far mancare verità./ Questo non à mai visto l’ultima sera (morte),/ la stoltezza gli è stata appresso,/ tanto, che per poco non à passato una brutta ora (60)./ Come ò detto, sono stato mandato da lui/ per farlo vivere, e non c’era altra via/ che questa per la quale mi son messo./ Gli ò mostrato tutta la gente cattiva,/ ed ora gli voglio mostrare gli spiriti/ che si purgano sotto la balia,/ che come l’ò portato è lungo a dirsi,/ dal Cielo scese (la) virtù che mi aiuta,/ per portarlo, vedere e sentirti,/ ora ti piaccia (pure) vedere di questo arrivo./ Libertà va cercando, tanto cara,/ come lo sa chi per lei la vita sputa (ricusa)./ Tu lo sai, non ti è stata tanto amara/ ad Utica la morte, dove lasciaste / la veste (forma umana), che all’appuntamento (giudizio) è chiara (netta)./ Per noi gli editti (leggi) eterni non sono guasti,/ perché questo è vivo, Minosse non lo trattiene,/ sono del cerchio degli occhi casti,/ di Marzia tua che ancor ti prega/ o santo petto che sei il contegno/ per quell’amor che allor fece la piega,/ lasciaci andare per i sette regni/ a lei devo portare le tue grazie/ se vuoi esser ricordato, che ne sei degno”./ ” (A) Marzia piacque molto il mio viso/ mentre stavo lì (vivevo)”, lui à detto/ “che quanta grazia usciva era sua./ Dall’altra parte della foce (fiume) si addimora (intrattiene)/ non si può più muovere per quella legge/ che fu fatta quando me ne uscì fuori (90)./ Ma se femmina ti spinge e ti regge (protegge),/ come dici, non ci sono parole,/ ti sta bene che per lei non faccio eccezione./ Vai, allora, e a questo fai da scuola/ che un giunco stretto gli lavi il viso,/ che tutto lo sporco da lui gli coli/ perché non conviene, che per gli occhi bagnati/ dalla nebbia, andare avanti, il primo/ ministro che è di quelli del Paradiso./ E questo scoglio attorno, sotto per sotto/lì dove batte l’onda,/ porta il giunco sopra il loto e il limo./ E nessuna pianta che fa le foglie/ o che si indurisce può aver la vita,/ ma alle botte non si assecondi (consenta)./ Di qua non deve esserci la resa/ il sole vi mostra che sorge ormai/ per prendere la migliore ascesa del monte.”/ Così scomparve, ed io mi alzai,/ senza parlare, posto a distanza/ verso il mio duca spostai gli occhi./ E cominciò: “ O figlio, porti il passo (seguimi), /andiamo indietro, da qui si scrina (cala)/ questo piano ed i confini sono bassi.”/ L’alba faceva avanzare l’ora mattutina,/ che andava avanti, tanto che lontano/riconobbi il temolìo della marina./ Ce ne andammo per il piano solitario/ come un uomo che ritrova la strada perduta/ che fino a lei non è andato invano.(120)/ Quando fummo là dove la rugiada/ combatte con il sole ed un po’ si dissolve/ dove l’odore poco si dirada/ tutte e due le mani poste sull’erba/ per grazia, il maestro mi à fatto noto/ ed io che ero accorto per quell’arte/ gli ò dato le mie guance (gote) piene di lacrime/ e tutte lui me l’à scoperte (lavate)/ da quel colore che nell’inferno mi à offeso./ Arrivammo poi al lido deserto/ che mai à visto navigare nell’acqua/ uomo che nel ritornare deve essere un esperto./ Poi qui mi à posto la cinghia (cinto) strana./O meraviglia, che come scelsi/ l’umile pianta, (si) fece lo stesso sciacquìo (rinascita)/ subito subito, da dove la tolsi.

 
 
 

Superstrada del Gargano chiesto il completamento dell'intero "anello"

Post n°15038 pubblicato il 24 Agosto 2015 da forddisseche

Superstrada del Gargano chiesto il completamento dell'intero "anello" PDF Stampa E-mail
lunedì 24 agosto 2015 ore 08:48
Juri Galasso: "Infrastrutture tallone d'achille del Gargano".


 "Il gap infrastrutturale, le grandi incompiute e il cattivo stato della viabilità continuano a penalizzare il Gargano". Questo il giudizio del segretario provinciale della Feneal-Uil, Juri Galasso. "Abbiamo ricevuto numerose lamentele da turisti stranieri: tanta gente colpita dalla bellezza del nostro Gargano ma pronta a non metterci più piede a causa del pessimo stato di tante arterie. Ci sono infrastrutture strategiche, come la strada a scorrimento veloce del Gargano, che da decenni attendono il completamento". Ma per Galasso "il problema è che ormai manca anche la programmazione e la manutenzione ordinaria sulle strade. Senza dimenticare che, quest'anno, a Peschici (e in diverse altre località), si è verificato un nuovo incendio. Insomma siamo privi di una governance del territorio in grado di programmare e pianificare interventi. Azioni che avrebbero un duplice effetto: aumentare la fruibilità delle nostre risorse ma anche ridare impulso al comparto edile. Un piano straordinario di interventi per il Gargano rappresenterebbe non soltanto un investimento a lungo termine per il territorio ma anche una risposta immediata alla crisi del settore edile in Capitanata", conclude Galasso.

 
 
 

ExpoMilano/ IV giornata pugliese: gli eventi fuori Salone

Post n°15037 pubblicato il 24 Agosto 2015 da forddisseche

ExpoMilano/ IV giornata pugliese: gli eventi fuori Salone PDF Stampa E-mail
lunedì 24 agosto 2015 ore 10:29
Giornata ricca di appuntamenti, dentro e fuori Salone, quella in programma oggi 24 agosto all’interno dello spazio Puglia a Expo 2015.  Ad essere presentati al grande pubblico, i risultati della ricerca scientifica condotta nell’ambito del progetto ‘Spirulina. Il cibo degli dei’, finanziato dalla Regione Puglia nell'ambito di Principi Attivi, e realizzato dall’Associazione barese Apulia Kundi, la stat-up pugliese che ha avviato in Puglia il primo impianto di produzione di microalga spirulina, nota per le sue straordinarie caratteristiche nutritive. Definita dagli aztechi ‘cibo degli dei’, la coltivazione della nutriente alga può rappresentare una possibile attività alternativa di sviluppo sostenibile del territorio. Nello spazio Puglia a Expo sarà possibile osservare la spirulina in acqua, il suo habitat naturale, scoprirla più da vicino attraverso l’osservazione al microscopio e quindi toccare con mano e  assaggiare il “supercibo” disidratato.

Alle 20.00, degustazione tematica dedicata al “gigante” buono di Puglia, il primitivo, presso il padiglione  ‘Vino - A Taste of Italy’, Terrazza Sala Symposium.

Prenderanno il via alle 18:00 gli eventi fuori Salone, presso l’ex albergo diurno Cobianchi, in Piazza Duomo, con la manifestazione ‘Lungo la Puglia Rurale’, un percorso lungo 6 giorni che prevede la narrazione del tema dei pugliesi nel mondo intrecciato con la grande creatività pugliese che si estrinseca in inediti progetti editoriali. Ad essere presentato, alla presenza dell’Assessore allo Sviluppo Economico, Loredana Capone, il progetto “Inchiostro di Puglia: dal blog al libro”. Il blog “Inchiostro di Puglia” (www.inchiostrodipuglia.it) nasce da un’idea di Michele Galgano, pugliese di nascita ma milanese di adozione, con l'intento di tracciare una sorta di mappa narrativa della Puglia. Una narrazione virtuale divenuta un volume che ospita trentacinque racconti diversi nel genere e una postfazione di Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015. A seguire, sarà possibile assaporare il buono di Puglia, in una degustazione di prodotti tipici.

 

 
 
 

Basket - La Sunshine cresce in centimetri: preso Waldner

Post n°15036 pubblicato il 24 Agosto 2015 da forddisseche

Basket - La Sunshine cresce in centimetri: preso Waldner PDF Stampa E-mail
lunedì 24 agosto 2015 ore 12:53
L'ultimo volto nuovo della Sunshine sarà Enrico Waldner, centro di 23 anni, 210 cm per 120 kg di peso. Enrico Waldner nuovo acquisto della Bisanum Viaggi Sunshine Basket Vieste

Waldner formatosi cestisticamente con le giovanili dell’Aurora Desio, con cui ha disputato i campionati under 17 e 19, si toglie anche la soddisfazione nell’anno successivo di allenarsi con l’Olimpia Milano. Il ragazzone Lombardo viene notato dal Latina che decide di puntare su di lui per il successivo campionato in A2, ma un infortunio al ginocchio dopo solo un mese di campionato gli fa perdere il treno della grande occasione. Superato definitivamente l’infortunio, vanta esperienze in DNC a Bernareggio e Tolentino.

Enrico si è reso disponibile ad essere visionato dalla Sunshine dall'inizio della preparazione dove subito si sono notate le sue qualità fisiche, tecniche e umane. Così lo staff societario non ha esitato a tesserarlo.

Enrico Waldner nuovo acquisto della Bisanum Viaggi Sunshine Basket Vieste

Le prime impressioni di Enrico Waldner dal suo arrivo a Vieste fino ad oggi: “Personalmente dopo le esperienze avute in passato, che mi hanno fatto crescere sia tecnicamente che umanamente, sento che potrei essere pronto ad affrontare una nuova esperienza e dare il mio supporto e fare del mio meglio per il bene della squadra. Sinceramente la mia impressione iniziale è stata molto positiva, sia per il gruppo formato da ragazzi super sia per lo staff che oltre ad essere molto preparato mi ha fatto sentire a mio agio. Sicuramente ho ancora molto da imparare ma sono certo di poter dare una mano alla nostra squadra.”

Benvenuto Enrico, la Sunshine sarà la tua nuova famiglia.

 
 
 
 
 

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