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Visto da me...

Post n°62 pubblicato il 15 Febbraio 2007 da Kaos_101
 

Otto minuti... II parte

Poi di nuovo silenzio e ancora silenzio…
E il cervello che non ci sta a vederla come una stronza, la mia mente che le pensa tutte per convincersi che cidebba per forza essere un’altra spiegazione.
Sta male? Non se la sente di vivere ciò che le propongo? Non si sente pronta per andarsene dalla sua casa? Tutte cose per me del tutto comprensibili, ma ovviabili. Non le ho mai imposto nulla figuriamoci se le potrei imporre dei cambiamenti radicali e repentini, mi basta sapere che c’è che mi ama, che vuole un futuro con me…
Perché non mi parla? Perché rifiuta le mie telefonate? Perché non accetta di incontrarmi?
Non è possibile che quella donna che mi diceva solo pochi mesi fa:
non ti farò mai del male! Ci sarò domani e anche dopodomani!
non capisca il male che mi sta facendo, non abbia il minimo rispetto per i miei sentimenti e per il mio dolore.
E così, poco alla volta, ho finito per costruirmi una verità di comodo, un modo rassicurante anche se devastante di pensare a lei. Ho deciso che Mara (continuiamo a chiamarla così fino alla fine) mi ama ancora e che proprio per questo, avendo deciso di chiudere con me, non si sa per quale ragione, si rifiuta di parlarmi per non recedere dal suo proposito.
Ho immaginato che quell’amore così travolgente che mi aveva fatto provare e che così bene lei stessa aveva descritto nei suoi racconti, alla fine avrebbe prevalso e l’avrebbe ricondotta da me.
Ho rinunciato a cercarla perché, intuendo che qualcosa stava accadendo a casa sua, non volevo crearle ulteriori problemi, ma il tempo passa e non sembra che l’amore abbia il sopravvento.
Così mi sono deciso a fare forza alla mia voglia di non pressarla e sto andando da lei per cercare di capire.
Mi fermo al solito Autogrill, quello in cui mi sono tante volte fermato a fare uno spuntino o a prendere dei tramezzini da mangiare al ritorno, perché tempo per mangiare con lei non lo trovavamo mai, troppo impegnati a fare altro: a baciarci ad amarci a berci con gli occhi…
Mangio una cosa(non si sa mai magari parliamo a lungo) prendo dei tramezzini (non si sa mai magari le viene fame) bevo un caffè e riparto.
Sono già un po’ in ritardo sulla tabella di marcia a causa di un incidente che mi ha costretto ad una lunga deviazione, ma non sono preoccupato, in fondo arriverò verso ora di pranzo: l’ora più probabile in cui trovarla a casa.
Trovarla! Il solo pensiero di rivederla mi riempie il cuore di gioia, il pensiero che non ci sia, che sia altrove, che non sia raggiungibile continua ad angosciarmi.
So che non sono molte le speranze che questa mia improvvisata possa far ricominciare ciò che è stato così brutalmente interrotto, ma, di certo, spero di vederla e di capire almeno le sue reali motivazioni.
Sembra che tutto congiuri contro di me, prima l’incidente ora un’auto della polstrada  La situazione ha del grottesco: siamo tutti in coda perché c’è un cagnolino, probabilmente un volpino o giù di lì, che trotterella per l’autostrada e i due agenti non sanno come bloccarlo per cui lo inseguono a passo d’uomo con la macchina e noi tutti dietro in fila indiana.
Ogni tanto c’è qualcuno che tenta di forzare il blocco, ma viene subito rimesso al suo posto dagli agenti evidentemente innervositi.
Alla fine la situazione si risolve in modo ameno…
Dopo aver confabulato con gli agenti un’auto supera il blocco e si ferma 300 mt più avanti.
Dalla macchina scendono un uomo, una donna biondissima e boccolosissima, con un cagnolino a guinzaglio. I tre si avvicinano al fuggiasco che, immediatamente, si dirige incuriosito verso di loro e viene così catturato senza colpo ferire.
Riprendo il mio viaggio un po’ sollevato, quasi quel diversivo mi avesse tolto un po’ della tensione che mi attanaglia.
Esco dall’autostrada, percorro quei pochi chilometri che così spesso avevo percorso col cuore in gola per la voglia di incontrarla, entro in paese.
Il paese è molto piccolo e ha due parcheggi: uno vicino alla chiesa, l’altro più su, vicino alla casa di Mara.
Opto per quello superiore. Le strade sono strette tortuose, io sono agitato, finisco per prendere male una curva e sbattere contro un muretto col paraurti anteriore: pazienza, non me ne frega nulla.
Arrivo al parcheggio, scendo, chiudo l’auto e mi avvio.
ci fa andare a passo d’uomo, rinuncio ad innervosirmi, non serve a nulla e poi sto facendo da ore training autogeno per mantenere il massimo autocontrollo quando la vedrò.
Casa di Mara è a poche centinaia di metri anche se non ci sono mai stato, conosco l’indirizzo.
Ecco vicolo ***** lo imbocco: è una stradina tortuosa che ad un certo punto gira sotto un arco dal quale si sbuca in un piccolo slargo n° xx ecco la casa, so che abita al piano terra, vedo la targhetta col suo cognome. Tiro un sospiro di sollievo: l’indirizzo è giusto.
Di fianco al cancelletto c’è una sorta di pulsante che potrebbe essere un campanello. lo premo: niente, nessuno squillo, nessuna reazione. Mi riprende l’ansia
…e se non c’è?
Se le mando un sms per dirle che sono qui quasi certamente non mi risponderà
Guardo il cancelletto: è in ferro battuto, nero, basso e socchiuso.
Mi faccio coraggio lo apro, attraverso con quattro passi il cortiletto coperto e busso alla porta a vetri, sbircio tra le tende: menomale! Le chiavi sono nella toppa, è in casa.
Sento l’abbaiare dei cani, arretro di un paio di passi e aspetto…
Passano un paio di minuti, la tenda si scosta ed eccola! Jeans e maglioncino grigio che le ho già visto altre volte, ma ha un che di sciupato, di meno splendente.
Mi guarda, ha un sussulto spalanca gli occhi. Per un attimo ho l’impressione, forse la speranza, che sia la reazione di una donna sorpresa e felice di vedermi.
Socchiude la porta:
Che ci fai qui?
La voce è fredda, seccata.
Secondo te che ci faccio qui?
Mi avvicino e faccio per entrare in casa, con estrema naturalezza, senza alcuna protervia, mi pare inappropriato parlare così sulla porta di casa.
Mi mette le mani sul petto e mi spinge fuori:
Non entrare!
Sibila
Sono decisamente perplesso, non mi aspettavo una simile reazione da una persona che ricordavo affettuosa e dolce.
Scusa ma sto andando a pranzo da mia madre non posso restare a parlare con te!
Non importa vai pure, ti aspetto, parleremo dopo.
No non parleremo dopo, dopo arriva il mio tipo che se ne sta andando:
mi indica due valige appena dentro l’uscio.
Cosa vuoi?
Voglio capire semplicemente capire
Ma non c’è nulla da capire! Te l’ho detto mille volte: non ti voglio più.
No guarda che mi hai detto che non sapevi rinunciare alla tua vita per me, e io questo non te l’avevo mai chiesto, e poi non si tratta così nemmeno un cane! Come puoi pensare che dopo quello che c’è stato tra noi io possa accettare che tu mi liquidi con quattro parole su MSN e un paio di SMS?
Devo andare, sta arrivando mia madre. Che vuoi ancora?
Te l’ho detto, voglio capire.
Voglio capire se mi ami ancora e non mi vuoi più per qualche ragione, nel qual caso vorrei almeno capire i motivi e vedere se c’è modo di rimediare.
Oppure se, semplicemente, non te ne frega proprio nulla di me.
Si vede che è seccata, non capisco, probabilmente non saprò mai, se sia turbata, arrabbiata o semplicemente in apprensione per la paura che qualcuno la veda con me.
Gli occhi sono freddi e opachi.
Si
Si cosa?
Si non me ne frega niente di te.
Come vedi ho cambiato la mia vita, mi sono innamorato di un altro uomo, un amico che ora amo e che mi da quello che voglio.
 Ho capito, di me non te ne è mai fregato nulla mi hai solo preso elegantemente per il culo!
Non ho detto questo ho detto che ora non mi frega più niente di te! Guardami negli occhi come vedi non mento. Sei convinto ora?
Curioso: fino a pochi giorni prima eri innamorata perdutamente di me, poi, d’improvviso di un altro uomo. Non è una cosa tanto normale.
Ha uno scatto di rabbia:
Adesso vuoi che ti venga a spiegare i sentimenti?
No, non voglio tu mi spieghi i sentimenti.
Non è tanto grave tu mi abbia scaricato per un altro, quello che è davvero grave è che tu non abbia avuto il minimo rispetto per i miei di sentimenti.
Perché ti sei rifiutata di parlarmi e di incontrarmi? Se lo avessi fatto avrei capito e mi sarei reso conto che non aveva senso illudersi tu mi amassi ancora. Bastava parlarmi, bastava sentire la tua voce e avrei capito.
Il mio fidanzato è molto geloso e non volevo casini!
Ho capito, ma sembra che tu abbia fatto proprio tutto quello che era in tuo potere per farmi stare male. Ti avevo chiesto di restituirmi la collana che ti ho regalato a Natale visto che era un simbolo molto preciso e non l’hai fatto.
Si hai ragione me ne sono dimenticata, non ce l’ho qui, ma domani te la spedisco.
Adesso però vattene devo andare.
La guardo per l’ultima volta, guardo la sua casa, i suoi cani tenuti in braccio come scudi, i suoi occhi in cui avevo letto amore, dedizione, passione, sono freddi e distaccati, si vede che non aspetta altro che me ne vada.
Ciao Mara addio, ho sperato fossi un sogno diventato realtà e invece eri solo un incubo.
Non glielo dico nemmeno, non ha senso tentare di impietosire o ferire qualcuno che evidentemente veleggia a mille miglia da me.
Mi giro
Chiudi il cancelletto mentre esci.
Si Mara lo chiudo quel maledetto cancelletto e con quello chiudo dietro di me l’immagine di te così diversa da ciò che ho amato.
Passo sotto l’arco, g
uardo l’orologio: sono le 13,05 otto minuti! In otto minuti ha liquidato me e la nostra meravigliosa storia d’amore.
Estraggo il cellulare e cancello i suoi numeri di telefono.
Adesso sì è veramente finita!
 

 
 
 
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