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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Fragole

Post n°234 pubblicato il 22 Maggio 2008 da Kaos_101
 

Stazione di Padova, stazione di Padova  treno 9400 Euro Star proveniente da Milano Centrale è in arrivo al binario 5.

Finalmente!
Dopo tutto questo tempo tra poco la vedrò, sempre ammesso che scenda davvero da quel treno.

Dopo tanti rinvii qualche il tarlo del dubbio è legittimo, ma devo ammettere che prima d’ora mi ha sempre avvisato per tempo, risparmiandomi la vana attesa in stazione.
E’ curioso come gli ultimi attimi che ci separano da ciò che abbiamo a lungo desiderato si dilatino in modo così insopportabile.
Continuo a scrutare il binario aspettando di veder comparire i fari del treno. Eccolo! Finalmente dalla curva spunta la motrice e poi via via tutti i vagoni.
Cerco inutilmente di individuarti dietro ai finestrini che mi passano davanti fino a quando il treno non si ferma.
La gente sciama dai vagoni riempiendo il marciapiede e riversandosi nel sottopasso.

Si trattasse di un film, la sceneggiatura avrebbe sicuramente previsto l’immediato e totale svuotamento della pensilina, per permettere all’eroina di stagliarsi sola, di spalle e contro luce, a pochi passi dal protagonista.
Non essendo questo un film la gente si ostina inopinatamente ad affollare il marciapiede impedendomi di vederti fin quando quasi non ti sbatto contro.

Addio rallenty in cui corri verso di me coi capelli ondeggianti, nessuno slancio delle tue braccia verso il mio collo con me che ti faccio roteare nell’aria: solo un semplice e prosaico “ciao” tra l’imbarazzato e il sorpreso, dalla subitaneità dell’incontro.

Sei più alta del previsto, me l’hai sempre detto di essere 1,75, ma furia di considerarti piccola ho finito per costruirmi di te un’immagine mentale assai più minuta: quella di una bambolina da coccolare.
Ci guardiamo un attimo. Si crea tra noi quel tempo sospeso che ricorda da vicino quella impercettibile pausa che fa il vagoncino delle montagne russe quando raggiunge l’altezza massima, subito prima di precipitare verso l’abisso successivo.
Ciao piccola

Ripeto quasi per convincermi che sei proprio qui

Ciao Orko,

mi rispondi con un sorriso e con quella vocina flebile che hai quando sei in soggezione.
Ti attiro a me e ti abbraccio senza parlare, tu ti rannicchi, provi a farti piccola piccola contro il mio petto ma, nonostante i tuoi sforzi, il capino non riesce ad incastrarsi sotto il mio mento per rievocare quell’immagine tante volte immaginata.

Mentre ti tengo tra e braccia, mi arriva distintamente una vibrazione, un tremore, quasi stessi facendo le fusa e capisco che è la tua apprensione che sta cercando un modo per scaricarsi.
Restiamo così per qualche attimo e di colpo sento quel profumo.
Si è proprio come me l’hai descritto: sai di bimba. Non c’è modo di definirlo: lo zucchero filato si mischia al di baby shampoo Johnsson, ai quaderni di scuola e alle lenzuola di bucato.
Non sono mai riuscito ad immaginarlo, sebbene tu me ne abbia parlato spesso, non ci sono riuscito o, forse, non ho voluto crearmi un’aspettativa che avrebbe potuta andare delusa e invece, ora che lo sento, mi accorgo che è come se lo conoscessi da sempre.

Mi scosto un poco e ti osservo.
Mi guardi col capo piegato da una parte e gli occhi che esprimono una domanda pressante.
Ti esamino e non posso evitare un sorriso divertito.
Non avevo dubbi che avresti rispettato le mie disposizioni, come non ne avevo che avresti scelto una mise che sfruttasse al massimo la discrezionalità che ti avevo concesso.
Vieni vestita da donna
Ti avevo detto e tu, indubbiamente vestita da donna lo sei: tailleur  color tortora con gonna longuette, scarpe  forse tacco 4, camicia bianca chiusa sul collo da un  fiocco, trench.
Più che una schiava assomigli alla segretaria di un notaio.
Mi guardi perplessa, non sai decifrare la mia espressione.
Allora?
Sbotti, incapace di reggere ancora quello sguardo e quel sorriso silenzioso.
Allora cosa?
Rispondo, giocando ancora un poco con la tua inquietudine.
Allora come mi trovi.
Insisti con un fremito di preoccupazione nella voce.
Vedremo, per ora seguimi!
Mi volto, e mi avvio alla macchina con te che mi rincorri turbata.
Una volta scesi nel sottopasso, mi affianchi
Ti ho detto seguimi
Sibilo senza guardarti
Porti la mano alla bocca per nascondere l’espressione di disagio che ti si è dipinta sul volto e ti accodi a me senza parlare.
Posso quasi sentire i tuoi pensieri
Ma, ma, non era così che doveva andare, dov’è l’Orko dolce e gentile che conoscevo? Non sarà mica stato tutto un bluff. Non andrà mica a finire che scopro che è un bastardo crudele. No non può essere, lo conosco bene oramai, o almeno spero, ma allora perché si comporta così?
Saliamo in macchina, metto in moto e partiamo.
Mi guardi in tralice, sperando di leggere nel mio volto qualche cenno che ti rassicuri ma, per ora, non intendo affatto permettere che tu ti senta al sicuro.
Sfilati gli slip
L’ordine è secco, anche un po’ brutale.
Abbassi gli occhi e non dici nulla.
Ti ho detto di sfilarti gli slip
Le ripeto con una gelida calma.
Ma qui, adesso, subito?
Protesti con un filo di voce.
Sì, certo, qui adesso, subito! E tieni le gambe ben aperte.
Si Luca come vuoi.

Armeggi sotto la gonna e ne estrai uno scampolo di pizzo bianco.
Bene, va già meglio.
Avverto la tua preoccupazione e il tuo imbarazzo, ma hai qualche conto in sospeso ed è il momento adeguato per fartelo saldare.

continua...

 
 
 
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