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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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« FragoleAngela »

Fragole

Post n°235 pubblicato il 23 Maggio 2008 da Kaos_101
 

...seconda parte

Resto volutamente in silenzio, mentre tu sei troppo a disagio per tentare di rompere il ghiaccio.
Arrivati. Saliamo, mi segui docilmente, entriamo in casa.
Miciorosso, come sua abitudine, si precipita ad annusarti e, dopo averti girato attorno miagolando flebilmente, si esibisce nella collaudata performance del soffio iracondo.
Lo scaravento in cucina, chiudo la porta, ti aiuto a sfilarti l’impermeabile, e ti precedo in soggiorno. 
Ferma qui.
Ti lascio in piedi davanti al divano, sul quale mi vado a sedere comodamente.
Ti guardo senza parlare: hai il capo chino gli occhi sembrano occupatissimi a verificare la pulizia delle  scarpe, ti torci le mani e sposti il peso da un piede all’altro in quell’assoluto silenzio che sembra non finire mai.
Spogliati!
Sussulti, sollevi il capo, hai gli occhi sgranati, lo sguardo perso, apri la bocca come per protestare, ma subito la chiudi, chini nuovamente il capo e, quasi rannicchiandoti su te stessa, ti sfili la giacca.
C’è una sedia dietro di te, puoi posare lì i vestiti.
Annuisci senza parlare.
La camicetta: cominci dai polsini ti tremano le mani, prima a sinistra poi a destra, il fiocco, il primo bottone, il secondo, il terzo. La testa è sempre più china, ti giri, sfili la camicia e la appoggi sulla sedia.
Restando in quella posizione, apri la gonna e la fai scivolare ai tuoi piedi, ma ti ricordi di essere senza slip e porti di scatto una mano sul sedere per tentare di coprirti.
Non proferisco verbo.
Un’altra pausa. Per guadagnare tempo, ti togli le scarpe e tenti, con improbabili contorsionismi, di sfilare le calze senza offrirti troppo al mio occhio inquisitore.
Ti resta solo il reggiseno di pizzo bianco.
Le dita cercano il gancio, lo trovano e anche quell’ultimo indumento finisce sulla sedia.
Ora sei completamente nuda e tremi visibilmente, ma dubito che sia di freddo.
Aspetto in silenzio.
Finalmente fai un profondo sospiro e ti giri.
Occhi bassi, le mani intrecciare e posate a nascondere il pube, la gamba destra che appena sopravanza la sinistra per incrociarsi su di essa, le ginocchia che si toccano, resti immobile, scossa da un fremito incontrollabile.
Via quelle mani e apri le gambe!
La mia voce ti fa trasalire stacchi a fatica le mani e le lasci cadere sconsolata sui fianchi, poi apri impercettibilmente le gambe.
Di più!
Le apri ancora e resti cosi totalmente esposta al mio sguardo.
Sei bella, i capelli ti incorniciano il volto e scendono a lambire le spalle, scopro particolari di te a me ancora sconosciuti.
Il seno è pieno, sostenuto, le areole sono piccole, di un rosa tenue, i capezzoli si intravvedono così “discreti” come sono per forma e colore. Il ventre è piatto, ma questo lo sapevo già, il piccolo ombelico profondo, le gambe lunghe e slanciate che racchiudono il tuo sesso la cui pelle, totalmente liscia e depilata, ricrea quell’immagine di bimba che tanto amo e che così nettamente contrasta con la femminilità che promana da tutto il resto del tuo corpo.
Vieni qua piccola.
Ti avvicini titubante, ti prendo le mani, ti tiro verso di me costringendoti a inginocchiarti.
Posi istintivamente la guancia sul mio ginocchio mentre ti carezzo i capelli.
Hai capito come stanno le cose piccola?
Si Orko, ho capito,
mi rispondi con un filo di voce.
E, dimmi, piccola come stanno le cose?
Sono Tua, e tu puoi disporre di me come credi Luca.
Bene, mi fa piacere tu abbia capito, perché da ora in poi non ti sarà più permesso fare di testa tua.
Non voglio fare di testa mia Luca, voglio dipendere da Te in tutto e per tutto.
Ti prego, non lasciarmi spazio, non concedermi autonomia, non la voglio, non concedermela nemmeno se ti fidi ciecamente di me.
Ho bisogno di essere guidata, sono la Tua cucciola, voglio sapere che ti devo chiedere il permesso per ogni cosa.
Sono Tua, tienimi stretta, toglimi il fiato, puniscimi se disobbedisco o tento di fare di testa mia.
E’ troppo tempo che sono sola,voglio che tu ti occupi per sempre di me.
Si piccola sei mia e da questo momento sarò io a prendermi cura di te e a guidarti.
Vieni qua tesoro, vieni tra le mie braccia: dopo il tempo della punizione c’è il tempo della consolazione.
Sei titubante, quasi non credessi a ciò che ti dico. Sollevi il capo e mi guardi: hai la faccia di una bambina che è stata appena messa in castigo.
Su, avanti vieni qua.
Finalmente ti alzi e ti vieni a sedere vicino a me sul divano.
Ti prendo tra le braccia e ti stringo a me.
Dapprima sei rigida, non vuoi arrenderti senza un minimo di resistenza.
Sei stato cattivo Orko, piccola non se lo meritava.
Shhhhh, basta parlare vieni qua dal tuo Padrone e finiscila, sai benissimo che te lo meritavi.
Ti rannicchi, ti stringi contro di me che ti circondo con le braccia.
Cattivo, sei stato cattivo, ripeti, quasi tra te e te.
Shhhh piccola, basta, è tutto finito, sei qui ora.
Ti accoccoli ancora di più, afferri con le mani la mia maglia e la stringi come se temessi ti possa abbandonare.
Perché io piccola, ripeti, e Orko mi deve proteggere.
Poi inizi quietamente a piangere, sono lacrime calde, dolci, che sciolgono la tensione, che ricuciono ciò che ancora non era stato unito.
Piccola ha bisogno del suo Orko. Giurami che non lascerai mai piccola da sola!
Piangi, mi parli, ti aggrappi a me, mi bagni tutta la maglia, continui a piangere e a parlare fino a che non ti costringo a sollevare la testa, ti bacio via le lacrime dagli occhi per poi prendermi il primo bacio vero, terribilmente umido e tremendamente dolce.
Restiamo così senza parlare per un tempo infinito, tu tra le mie braccia aggrappata disperatamente a me.
Quando faccio per alzarmi, non ne vuoi sapere di lasciarmi andare e ti aggrappi a me, spaventata.
Aspettami qui torno subito.
Mi guardi perplessa e quando mi alzo, rimani attaccata a me, quasi volessi venirmi dietro in quella buffa posizione.
Mi stacco dolcemente da te, e ti faccio inginocchiare.
Tranquilla piccola schiava, vado solo un attimo in cucina, c’è una cosa che devi fare per me.
Ti, ma torni subito, vero?
Si certo è solo  questione di un attimo
Ricordi quella foto che hai cercato per me sul web?
Sì la foto della ragazza inginocchiata sul letto, nuda, le mani posate sul lenzuolo tra le ginocchia i polsi serrati dalle manette? 
Quella foto è in bianco e nero, fatta eccezione per una ciotola di fragole rosse posate davanti a lei?
Ricordi quante volte abbiamo fantasticato su quell’immagine e su come essa sia una sorta di promemoria visivo di quella promessa che ti feci tanto tempo fa?
E’ arrivato il momento di onorare quell’impegno.
Torno dalla cucina con una ciotola di splendide fragole mature, le appoggio sul tappeto davanti a te.
Bene schiava, è ora che tu mi faccia gustare queste fragole nel modo in cui solo tu me le puoi offrire.

 
 
 
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