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« AngelaI miei poeti »

Considerazioni su "Angela"

Post n°237 pubblicato il 01 Giugno 2008 da Kaos_101
 

Ho la sensazione che molti dei miei venticinque lettori, catalogheranno "Angela" tra le storie a lieto fine: nonostante tutto l’amore ha trionfato, il cuore e il cervello hanno avuto la meglio sull’aspetto fisico, e vissero tutti felici e contenti….
Per quanto mi riguarda, invece, trovo questo episodio tristissimo e paradigmatico di quanto la realtà possa venir mistificata pur di non rinunciare ad un sogno.
Sono convinto che Angela non si sarebbe mai imbarcata in una simile relazione se avesse visto prima in faccia Carlo.
Il punto è che internet ha sovvertito in modo radicale le modalità di approccio e di approfondimento dei rapporti interpersonali.
Per l’intero corso della storia, il primo contatto tra gli individui è stato di tipo visivo, al contrario di quanto avviene nel web dove ci si rapporta con entità “disincarnate” che sembrano poter prescindere dall’aspetto fisico.
Siamo proprio sicuri che si possano sovvertire, in pochi lustri,  prassi consolidate in centinaia di migliaia, se non milioni, di anni?
Noi siamo corpo, prima ancora che mente, cuore e anima!
Sono convinto che, quando non si trovano i corpi, sia assai difficile che le menti e le anime possano superare questo impedimento.
Attenzione, non sto dicendo che solo i belli abbiano diritto ad essere amati, io parlo di una accettazione molto più intima e profonda; parlo di pelle, di odore, di occupazione dello spazio, financo di feromoni.
Angela non mi ha detto di aver trovato brutto Carlo, Angela ha provato una sorta di rifiuto per la  fisicità  di quell’uomo
Che si trattasse del suo odore, della grana della sua pelle, del modo di gesticolare, c’era qualcosa in lui che Angela non riusciva a tollerare, un qualcosa su cui le era estremamente difficile, se non impossibile, esercitare un reale controllo.
Sono tutti segnali che afferiscono alla nostra personalissima sfera istintiva e rappresentano un ambito che poco o nulla ha a che vedere con sia con la razionlità che con l'affettività.
Mi si potrà obiettare che “fatti non fummo a viver come bruti”.
E' verissim, ma qui non si tratta di ragionare con la testa o coi genitali, qui si tratta di rispettare l’interezza della natura umana in cui fisicità, emotività e razionalità dovrebbero avere pari dignità.
Purtroppo invece, per una sorta di eccesso di politically correct, si finisce per considerare il nostro lato istintuale e “carnale”  alla stregua di quei parenti un po’ tocchi e sempliciotti di cui è consigliabile nascondere l’esistenza per non fare brutta figura nei salotti buoni.
Quello che a me sembra tristissimo in questa storia è la violenza strisciante di cui sono vittime entrambi i protagonisti.
Non conoscendo le motivazioni, i sentimenti  o le emozioni di Carlo, mi limiterò ad analizzare i comportamenti della mia amica che, a mio avviso, compie un atto di inaudita violenza proprio nei confronti di Carlo.
Come fare a conciliare altissime aspettative con un’essenza dell’altro che ci ripugna?
Semplicissimo: si “cancella” la persona che si ha di fronte e la si sostituisce con quella splendida immagine che ci si è creati di lui in tanti mesi di relazione virtuale.
Poco importa se così facendo si nega l’altro, quello che conta è non rinunciare alle proprie fantasie.
Non bastasse questo, c’è la violenza ancora peggiore che Angela fa a se stessa, quando accetta di farsi andar bene qualcosa che bene non gli va, pur di non  vanificare l’enorme investimento emotivo e sentimentale che è stato l’indispensabile collante che ha permesso alla relazione di non sfasciarsi nei lunghi mesi della virtualità.
Mutatis mutandis,  il meccanismo mentale che muove Angela, è molto simile a quello messo in atto da certi investitori che vedono il titolo su cui hanno puntato crollare rovinosamente  (Quello di Parmalat, ne è un esempio paradigmatico).
Non capisco nulla di borsa, ma mi pare di aver intuito che sia un ambiente molto più profondamente condizionato dai “rumors” e dagli sbalzi di umore, di quanto la sua dimensione economica ci autorizzerebbe immaginare.
In teoria, se un titolo crolla, l’unica scelta razionale è vendere immediatamente.
In teoria…
In pratica può capitare che quando vedo le mie azioni, acquistate a 10 crollare a 3, io, in barba alla logica e alle strategie che magari sulla carta conosco perfettamente, sia tentato di non vendere, non tanto per la speranza di un recupero di valore, quanto piuttosto perché non sono pronto ad accettare la perdita secca del 70% del mio investimento.
Così, mentre “elaboro il lutto”, fingendo di aggrapparmi alla speranza di un’inversione di tendenza, il mio titolo si svaluta sempre più, con la fondata possibilità di perdere tutto il capitale.
In poche parole, la paura di vanificare una grossa parte del proprio investimento rischia di farci perdere l’intera posta in gioco.
Sia chiaro, le vicende umane sono molto più aleatorie, complesse  e imponderabili delle speculazioni azionarie ma, nella sostanza, il ragionamento non muta.
Sia nell’uno che nell’altro caso non si è stati capaci di leggere correttamente la realtà ed è mancato il coraggio di ammettere la sconfitta: un atto di lucidità e di coraggio ci avrebbe probabilmente consentito di limitarne i danni.
A prima vista può sembrare che Angela sia riuscita a superare l’ostacolo della fisicità “Sgradevole” di Carlo in virtù dei sentimenti che provava per lui.
Ho invece la sensazione che lei abbia accettato di vivere quella relazione perché non era disposta a veder crollare quello splendido castello di carte che la sua immaginazione aveva creato.
Non ha avuto il coraggio di dire: “Ho sbagliato investimento! Liberiamoci dei sogni e ricominciamo daccapo”.
Non sono assolutamente in grado di valutare se una tale scelta avrebbe salvato almeno il famoso 30% dell’investimento (magari creando un rapporto di vera amicizia con Carlo), ma so per certo che la sua decisione di non disinvestire le ha, alla fine, causato una vera e propria bancarotta emotiva, aggravata dalla consapevolezza di essersi imbarcata in una storia, per vivere la quale aveva dovuto far violenza a se stessa.
Non illudiamoci ogni relazione ha un costo: ha un costo in corso d’opera e ne ha un altro al momento in cui si chiude.
I have a dream! Vorrei che alla fine di ciascuna giornata l’ipotetica contabilità emotiva della mia relazione fosse in pareggio.
Voglio dire: mi piacerebbe che l’interscambio tra me e la mia compagna fosse paritetico, che nessuno dei due dovesse anticipare dei capitali, nella speranza che prima o poi l’altro possa ripianare il disavanzo.
Credo fermamente che un rapporto funzioni bene quando entrambi i partners hanno la percezione di dare e ricevere  in modo equilibrato e reciproco.
Le fughe in avanti, il “oggi ci metto di più io, domani lo farai tu”, tendono a sfaldare il rapporto perché chi ha dato si sente in diritto di aspettarsi un ritorno e chi è in debito comincia  vivere con angoscia tale condizione.
Non prendetemi troppo alla lettera. E’ evidente che ciascun rapporto  viva di fasi cicliche in cui, alternativamente entrambi si fanno carico di un maggior impegno per traghettare la relazione verso acque più tranquille, ma una simile osmosi può avvenire quando sia forte la consapevolezza di come entrambi abbiano contribuito alla realizzazione di quell’equilibrio.
Nel caso in esame invece, Angela in realtà sa benissimo ch          e ha fatto un sacrificio ad accettare Carlo per quello che è.
Tale “sacrificio” è un “peccato originale” i cui effetti, proprio come vero il peccato originale, si ripercuotono su tutta la relazione minandola dalle fondamenta.
Passato il primo momento di esaltazione emotiva, quell’apertura di credito, di cui peraltro Carlo è assolutamente all’oscuro, finirà per rendere più pesante e mal sopportabile ogni piccola “mancanza” del pover’uomo, che porta addosso un debito di cui, non essendo consapevole, non è neppure in grado di rifondere.
In effetti è proprio questo il vero cancro di una simile situazione: la sostanziale  asimmetricità tra la posizione di Angela e quella di Carlo.
Mentre lui, ignaro di tutto, è convinto di essere accettato per quello che è in modo “gratuito” lei, che quanto le sia costato vivere quella storia, prima o poi finirà per presentargli il conto per un debito che lui non sospetta nemmeno di aver contratto.


 
 
 
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