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Messaggi di Giugno 2007
ho trovato così interessante e stimolante il commento di angj_angeljca da ritenere valesse la pena di dargli piena visibilità dedicandogli un post e una risposta adeguata.... Mi sconcerta il pensiero riportato. Non ritengo un altro “orientamento” una Dominazione in cui si propenda a cancellare le sicurezze di una Persona, a minare la sua autostima…, anzi non ritengo affatto sia una concezione “sana”. Né considerabile. Può chiamarsi davvero (D)ominio questo, una relazione ‘sì fatta? Relazione? Per quanto sia d’accordo che ognuno ha il suo modo di vivere il BDSM, mi sembra al quanto discutibile che questo possa ritenersi tale. Se si rimane all’interno di un “gioco” non ha senso parlare di cancellare… di minare… e se non è un “gioco” credo che si commenti da sé. Un vero Dom ha la responsabilità della schiava che gli si affida, non è un giocattolo. Fermo restando che ognuno poi deve naturalmente essere consapevole delle proprie scelte, slave compresa. Ma affidarsi implica uno scambio di potere tra le parti per cui, non è accettabile un tale annullamento della persona. Come stimare qualcuno che “usa” e danneggia? Dici, non ha senso far crescere l’autostima di qualcuno che vuole essere trattato come una pezza da piedi… ma quale potere si può trarre da chi viene considerato “pezza da piedi”? Di nuovo, è questo un modo di far piegare la testa se dall’altra parte non c’è orgoglio, non c’è coscienza, se non c’è riconoscimento di un’autorevolezza nell’altro, di una specialità come tu scrivi? C’è “scelta” vera in questo caso? Troppo facile. Ridicolo. Malsano crederlo. Come si può accettare un’idea simile, per quanto – ripeto – si voglia lasciare la massima libertà d’essere ad ognuno. Come? Detto questo, tuttavia, invece, ritengo naturale che ci siano degli ostacoli, delle difficoltà. Perché crearne ti chiedi, se lo scopo è il piacere… perché appagare il piacere del proprio Padrone non è sempre semplice, la determinazione e la forza devono essere proprie anche della schiava. Guidare a superare certi “limiti” , quelli di cui parli alla fine, ha un senso. Un senso di crescita e di perfezionamento, che dovrebbe appagare maggiormente il Padrone e realizzare la schiava stessa. Non so se ci comprendiamo?! Ed è per lo stesso motivo che punire dovrebbe avere un valore precipuo che prescinde e si distingue dal dolore “donato”. Il dolore come dono è piacere come giustamente scrivi, è sentito davvero come un atto d’amore condiviso che evidenzia il legame. Una punizione è ben altro, ma è tuttavia anch’essa dolore. Un dolore che come scrivi “può essere” psicologico (silenzio, rifiuto, abbandono…) oltreché fisico, e quale che sia non dovrebbe mai essere associato al piacere in quanto “dolore correttivo”. Ma dovrebbe necessariamente essere un dolore motivato perché acquisti il senso giusto. Un senso castigante. Stesso vale per un’umiliazione, un piacere? una pena da scontare? E perché punire? Per ottenere obbedienza? Sì. Devozione? Sì. E per guidare…? Anche… Direi quindi che ha senso parlare di percorso ad ostacoli e affinché la slave comprenda è necessario che ella sia cosciente. Ogni volta. Delle sue scelte. Se è “una pezza da piedi” cosa può capire? Scusami, ho commentato accorata perché credo davvero nel BDSM, e trovare certe considerazioni a volte mi allerta… ciao, angj http://dolorenascente.splinder.com/
....Risposta Carissima angj_angeljca...quanta carne al fuoco... vedo di chiarire alcuni punti che possono aver ingenerato qualche misunderstanding tra di noi. In primo luogo, come avevo premesso, questo scritto è nato come risposta ad un altro post che tendeva, anche se piuttosto confusamente, ad affermare che una schiava non ha diritto ad avere indicazioni su come agire e che sta solo al Padrone valutare i suoi comportamenti e punirla qualora sbagli. Potrai capire che, per ovvie ragioni di buon vicinato e di diplomazia ho preferito esprimere una posizione meno radicale di quella che personalmente trovo lecita. La mia concezione del rapporto Dom/sub è un po’ meno grossolana e prevede prima di tutto una reciproca scelta cosciente e consapevole. Non credo di dire nulla di strano se affermo che dietro ad un grande Padrone c’è sempre una grande schiava. Dove invece sono meno d’accordo con te (o forse solo non ho compreso il tuo pensiero) è quanto affermi sulla questione degli ostacoli e delle prove. Personalmente tendo ad ascoltare moltissimo la mia schiava, perché ritengo che il mio compito precipuo sia proprio quello di captare i suo desideri, i suoi bisogni, le sue insicurezze, le sue paure e guidarla alla scoperta della sua intima natura e delle sue più nascoste pulsioni E’ evidente che un simile percorso ci saranno frequenti momenti di difficoltà legati alla mia volontà di fare affrontare e superare alla mia schiava i propri limiti, o meglio, i limiti che ho valutato non essere intrinseci, ma solo indotti dal suo contesto socioculturale. Quello su cui mi dicevo contrario è l’uso artificioso dell’ostacolo al solo fine di far cadere la schiava o di renderla insicura e privarla della sua autostima. Io voglio una donna forte al mio fianco, una donna che non abbia difficoltà a tener testa a chiunque, ma che accetti docilmente ( e nemmeno sempre) la mia volontà proprio perché mi riconosce quella autorevolezza (e non autorità) che è il fondamento di qualsiasi donazione che meriti di essere definita tale. Spero che quanto sin qui espresso ti rassicuri sulla sostanziale uniformità di vedute tra di noi… |
Prendo spunto da una discussione letta in un sito BDSM, per qualche considerazione sulle dinamiche Dom/sub. Fermo restando che ciascuno interpreta il rapporto a suo modo, mi pare di poter individuare due distinti e prevalenti orientamenti. Il primo tende a cancellare le sicurezze della schiava, a non darle punti di riferimento su cui basarsi, a trovare sempre e comunque motivi di rimprovero, tali da minare progressivamente la sua autostima rendendola sempre più insicura e bisognosa della guida del proprio Padrone. La seconda, per la quale propendo, vede il Master come una sorta di educatore e di guida, che pur utilizzando l’intera gamma degli strumenti educativi, miri però a far crescere la sicurezza e la consapevolezza del valore che ha per lui la propria schiava, per renderla sempre più un perfetto strumento del proprio piacere e, perché no, una evidente dimostrazione delle proprie doti di Padrone. Al di là delle personali preferenze, non credo che un sistema sia, in assoluto, migliore dell’altro, ma, più semplicemente, che vada applicato a distinti tipi di persone. E’ evidente che una donna dal carattere forte e volitivo, non accetterà mai un costante e progressivo tentativo di demolizione della propria personalità, mentre, per contro, sarebbe del tutto inutile, anzi controproducente, cercare di far crescere l’autostima di chi ci chiede solo di essere trattata come una pezza da piedi. In ultima analisi è la scelta del tipo di relazione che vogliamo stabilire che ci farà scegliere tipo di donna e metodo di conduzione del “gioco”. Per quanto mi riguarda, non ho mai considerato il BDSM, come una specie di percorso ad ostacoli in cui il mio compito precipuo sia quello di mettere in difficoltà la mia schiava. Il mio fine ultimo è, e rimane, il piacere. Non vedo perché dovrei sprecare tempo ed energie, mie e altrui, per inventarmi prove e trabocchetti da far superare a chi dovrebbe dedicare tutta la sua attenzione a me più che preoccuparsi di evitare di commettere qualche errore. Il mio scopo è quello di creare una sostanziale armonia tra me e chi a me si affida, armonia per la quale il piacere di servire si integri e completi perfettamente quello di essere servito. Amo pensare che la mia schiava sia una donna in gamba, che veda in me una persona speciale, forse non l’unica capace di farle piegare il capo, ma sicuramente una delle pochissime in grado di farlo. Voglio una donna che assuma in proprio l’iniziativa di soddisfarmi, che sappia capire, immaginare e creare le occasioni attraverso le quali dimostrarmi la sua totale dedizione e il suo desiderio di compiacermi in ogni modo. Ho la sensazione,invece, che, per molti, mettere in difficoltà la propria schiava sia solo un modo per farla sbagliare e poterle far subire la punizione che spesso sembra l’unico scopo de Dom. Continuo a pensare che il dolore non sia una punizione, ma un segno di attenzione, un estremo gesto d’amore, la prova di quanto io senta e percepisca i limiti di chi ha deciso di appartenermi… IMHO come sempre... |
Premessa: miti e le leggende hanno, da sempre, accompagnato l’uomo nel suo percorso verso la conoscenza e la consapevolezza e gli sono stati di aiuto e di conforto per spiegare quei misteri, della natura e dell’animo umano, che le sue limitate capacità intellettive non gli consentivano di penetrare e interpretare compiutamente. …tanti, tanti, tanti anni fa, in una galassia lontana lontana… ...viveva un essere di cui si ricorda solamente il nome: Da-Mer, nome che, com’è facilmente intuibile, nulla ci dice in merito al suo sesso. Diciamo che, approssimativamente poteva essere assimilato ad un adulto di specie analoga a quella umana. |
Sollecitato da più parti ho deciso di dare veste giuridica al F.U.T.O.S.S. Socio Sostenitore: rappresenta un grado di coinvolgimento maggiore all’interno dell’associazione. I soci sostenitori si impegnano attivamente nella ricerca e selezione della “esclava splendida” e nell’identificazione e nella segnalazione delle infide schiave fasulle che possono intralciare la finalità ultima dell’associazione. Socio benemerito: a tale categoria appartengono coloro che si sono distinti in modo particolare nella ricerca della “esclava splendida” riuscendo ad individuarne e reclutarne almeno un esemplare. Socio fondatore: a tale categoria appartengono i primi dieci iscritti all’associazione. Qualora uno o più di essi dovessero dimettersi verranno sostituiti dagli iscritti successivi in stretto ordine di iscrizione. CATEGORIA SPECIALE Esiste un’ulteriore categoria di iscritti che, per la loro peculiarità vanno definiti a parte: si tratta della “stanza delle postulanti” Nella quale sono raccolte le persone di sesso femminile che, ritenendo di avere le caratteristiche minime per aspirare al ruolo di “schiava dell’Orko” abbiano avanzato la loro candidatura, siano stare ritenute idonee e siano in attesa delle successive fasi selettive. ALLEGATI: Per consentire una migliore e più omogenaa analisi delle candidature, preghiamo le persone interessate di servirsi dell’apposito modulo allegato. Supremo Orko, Pienamente cosciente delle difficoltà che tale ruolo comporta e che qualsiasi dichiarazione mendace comporterà la sua immediata e irrevocabile esclusione S U P P L I C A Codesta eccellentissima commissione di prendere benevolmente in esame la propria candidatura alla mansione di “schiava dell’Orko” Umilmente, in fede Data Firma |
Inviato da: winnysilly
il 13/04/2019 alle 21:18
Inviato da: chiarapertini82
il 05/02/2016 alle 19:28
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:00
Inviato da: sagredo58
il 11/11/2013 alle 18:32
Inviato da: logan10
il 07/01/2013 alle 16:42