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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi di Giugno 2007

Campo minato 2...

Post n°148 pubblicato il 22 Giugno 2007 da Kaos_101
 

ho trovato così interessante e stimolante il commento di  angj_angeljca da ritenere valesse la pena di dargli piena visibilità dedicandogli un post e una risposta adeguata....

Mi sconcerta il pensiero riportato. Non ritengo un altro “orientamento” una Dominazione in cui si propenda a cancellare le sicurezze di una Persona, a minare la sua autostima…, anzi non ritengo affatto sia una concezione “sana”. Né considerabile. Può chiamarsi davvero (D)ominio questo, una relazione ‘sì fatta? Relazione? Per quanto sia d’accordo che ognuno ha il suo modo di vivere il BDSM, mi sembra al quanto discutibile che questo possa ritenersi tale. Se si rimane all’interno di un “gioco” non ha senso parlare di cancellare… di minare… e se non è un “gioco” credo che si commenti da sé. Un vero Dom ha la responsabilità della schiava che gli si affida, non è un giocattolo. Fermo restando che ognuno poi deve naturalmente essere consapevole delle proprie scelte, slave compresa. Ma affidarsi implica uno scambio di potere tra le parti per cui, non è accettabile un tale annullamento della persona. Come stimare qualcuno che “usa” e danneggia? Dici, non ha senso far crescere l’autostima di qualcuno che vuole essere trattato come una pezza da piedi… ma quale potere si può trarre da chi viene considerato “pezza da piedi”? Di nuovo, è questo un modo di far piegare la testa se dall’altra parte non c’è orgoglio, non c’è coscienza, se non c’è riconoscimento di un’autorevolezza nell’altro, di una specialità come tu scrivi? C’è “scelta” vera in questo caso? Troppo facile. Ridicolo. Malsano crederlo. Come si può accettare un’idea simile, per quanto – ripeto – si voglia lasciare la massima libertà d’essere ad ognuno. Come? Detto questo, tuttavia, invece, ritengo naturale che ci siano degli ostacoli, delle difficoltà. Perché crearne ti chiedi, se lo scopo è il piacere… perché appagare il piacere del proprio Padrone non è sempre semplice, la determinazione e la forza devono essere proprie anche della schiava. Guidare a superare certi “limiti” , quelli di cui parli alla fine, ha un senso. Un senso di crescita e di perfezionamento, che dovrebbe appagare maggiormente il Padrone e realizzare la schiava stessa. Non so se ci comprendiamo?! Ed è per lo stesso motivo che punire dovrebbe avere un valore precipuo che prescinde e si distingue dal dolore “donato”. Il dolore come dono è piacere come giustamente scrivi, è sentito davvero come un atto d’amore condiviso che evidenzia il legame. Una punizione è ben altro, ma è tuttavia anch’essa dolore. Un dolore che come scrivi “può essere” psicologico (silenzio, rifiuto, abbandono…) oltreché fisico, e quale che sia non dovrebbe mai essere associato al piacere in quanto “dolore correttivo”. Ma dovrebbe necessariamente essere un dolore motivato perché acquisti il senso giusto. Un senso castigante. Stesso vale per un’umiliazione, un piacere? una pena da scontare? E perché punire? Per ottenere obbedienza? Sì. Devozione? Sì. E per guidare…? Anche… Direi quindi che ha senso parlare di percorso ad ostacoli e affinché la slave comprenda è necessario che ella sia cosciente. Ogni volta. Delle sue scelte. Se è “una pezza da piedi” cosa può capire? Scusami, ho commentato accorata perché credo davvero nel BDSM, e trovare certe considerazioni a volte mi allerta… ciao, angj http://dolorenascente.splinder.com/

 

 ....Risposta

Carissima angj_angeljca...quanta carne al fuoco... vedo di chiarire alcuni punti che possono aver ingenerato qualche misunderstanding tra di noi.

In primo luogo, come avevo premesso, questo scritto è nato come risposta ad un altro post che tendeva, anche se piuttosto confusamente, ad affermare che una schiava non ha diritto ad avere indicazioni su come agire e che sta solo al Padrone valutare i suoi comportamenti e punirla qualora sbagli.

Potrai capire che, per ovvie ragioni di buon vicinato e di diplomazia ho preferito esprimere una posizione meno radicale di quella che personalmente trovo lecita.
Come avrai notato ho espresso piuttosto chiaramente il mio punto di vista e anche la mia valutazione su cosa intenda per BDSM. Non posso però negare di aver conosciuto diverse donne il cui livello di masochismo, fisico e ancor di più psichico le spingeva a ricercare rapporti di dominazione improntati al totale negazione della loro personalità.
Ho sempre rifiutato questo genere di rapporti sia per la totale incompatibilità di una simile visione col mio concetto di schiava, ma ancor di più per il senso di imbarazzo e disagio che un tale genere di richiesta mi procura.
Di più: ti dirò che non proverei alcun piacere a vivere una simile relazione proprio perché mi  percepirei come ininfluente o, se preferisci, totalmente intercambiabile dato che tali persone riversano sul Master di turno la loro sostanziale richiesta di annichilimento e, di norma, non hanno bisogno di sentire un particolare legame, ma solo di qualcuno che le faccia sentire appunto quelle “pezze da piedi” di cui parlavo.

La mia concezione del rapporto Dom/sub è un po’ meno grossolana e prevede prima di tutto una reciproca scelta cosciente e consapevole.
Come già ho scritto, sono alla ricerca di una donna in gamba, realizzata, di buona cultura, una donna che abbia risolto in buona sostanza i suoi problemi di accettazione e di autostima, una donna che mi dia modo di esprimermi per quello che valgo e che sappia apprezzare appieno ciò che le offro. Ho sempre pensato che una schiava non sia solo lo strumento cieco dell’affermazione della volontà di dominazione del suo Padrone, ma, piuttosto, un catalizzatore delle sue energie e facoltà intellettive.

Non credo di dire nulla di strano se affermo che dietro ad un grande Padrone c’è sempre una grande schiava.
Sebbene sia mia abitudine e piacere prendermi cura di chi si dona a me, sono perfettamente in grado di valutare il maggiore impegna e la conseguente maggiore soddisfazione che un rapporto con una donna di valore mi può procurare e, ovviamente, quello cerco.

Dove invece sono meno d’accordo con te (o forse solo non ho compreso il tuo pensiero)  è quanto affermi sulla questione degli ostacoli e delle prove.

Personalmente tendo ad ascoltare moltissimo la mia schiava, perché ritengo che il mio compito precipuo sia proprio quello di captare i suo desideri, i suoi bisogni, le sue insicurezze, le sue paure e guidarla alla scoperta della sua intima natura e delle sue più nascoste pulsioni

E’ evidente che un simile percorso ci saranno frequenti momenti di difficoltà legati alla mia volontà di fare affrontare e superare alla mia schiava i propri limiti, o meglio, i limiti che ho valutato non essere intrinseci, ma solo indotti dal suo contesto socioculturale.
Un esempio per chiarire: di mio non sono esibizionista e considero il BDSM esperienza eminentemente privata, ma qualora mi convincessi che la mia schiava ha un problema legato alla sua esposizione in pubblico e che lo vive come una limitazione, non esiterei ad esibirla se ciò è funzionale al superamento di tale blocco.

Quello su cui mi dicevo contrario è l’uso artificioso dell’ostacolo al solo fine di far cadere la schiava o di renderla insicura e privarla della sua autostima.

Io voglio una donna forte al mio fianco, una donna che non abbia difficoltà a tener testa a chiunque, ma che accetti docilmente ( e nemmeno sempre) la mia volontà proprio perché mi riconosce quella autorevolezza (e non autorità) che è il fondamento di qualsiasi donazione che meriti di essere definita tale.

Spero che quanto sin qui espresso ti rassicuri sulla sostanziale uniformità di vedute tra di noi…
Un bacio Oscuro

 
 
 

Campo minato...

Post n°147 pubblicato il 20 Giugno 2007 da Kaos_101
 

Prendo spunto da una discussione letta in un sito BDSM, per qualche considerazione sulle dinamiche Dom/sub. Fermo restando che ciascuno interpreta il rapporto a suo modo, mi pare di poter individuare due distinti e prevalenti orientamenti.

Il primo tende a cancellare le sicurezze della schiava, a non darle punti di riferimento su cui basarsi, a trovare sempre e comunque motivi di rimprovero, tali da minare progressivamente la sua autostima rendendola sempre più insicura e bisognosa della guida del proprio Padrone.

La seconda, per la quale propendo, vede il Master come una sorta di educatore e di guida, che pur utilizzando l’intera gamma degli strumenti educativi, miri però a far crescere la sicurezza e la consapevolezza del valore che ha per lui la propria schiava, per renderla sempre più un perfetto strumento del proprio piacere e, perché no, una evidente dimostrazione delle proprie doti di Padrone.

Al di là delle personali preferenze, non credo che un sistema sia, in assoluto, migliore dell’altro, ma, più semplicemente, che vada applicato a distinti tipi di persone.

E’ evidente che una donna dal carattere forte e volitivo, non accetterà mai un costante e progressivo tentativo di demolizione della propria personalità, mentre, per contro, sarebbe del tutto inutile, anzi controproducente, cercare di far crescere l’autostima di chi ci chiede solo di essere trattata come una pezza da piedi.

In ultima analisi è la scelta del tipo di relazione che vogliamo stabilire che ci farà scegliere tipo di donna e metodo di conduzione del “gioco”.

Per quanto mi riguarda, non ho mai considerato il BDSM, come una specie di percorso ad ostacoli in cui il mio compito precipuo sia quello di mettere in difficoltà la mia schiava.

Il mio fine ultimo è, e rimane, il piacere. Non vedo perché dovrei sprecare tempo ed energie, mie e altrui, per inventarmi prove e trabocchetti da far superare a chi dovrebbe dedicare tutta la sua attenzione a me più che preoccuparsi di evitare di commettere qualche errore.

Il mio scopo è quello di creare una sostanziale armonia tra me e chi a me si affida, armonia per la quale il piacere di servire si integri e completi perfettamente quello di essere servito. Amo pensare che la mia schiava sia una donna in gamba, che veda in me una persona speciale, forse non l’unica capace di farle piegare il capo, ma sicuramente una delle pochissime in grado di farlo. Voglio una donna che assuma in proprio l’iniziativa di soddisfarmi, che sappia capire, immaginare e creare le occasioni attraverso le quali dimostrarmi la sua totale dedizione e il suo desiderio di compiacermi in ogni modo.

Ho la sensazione,invece, che, per molti, mettere in difficoltà la propria schiava sia solo un modo per farla sbagliare e poterle far subire la punizione che spesso sembra l’unico scopo de Dom.
Considero mio privilegio insindacabile infliggere dolore e non ho certo bisogno di aspettare una mancanza o un errore per concedermi tale piacere.
Ho ben altri sistemi per ottenere obbedienza e devozione dalla mia schiava e ben altre punizioni per farmi temere: il silenzio, il rifiuto, l’abbandono.

Continuo a pensare che il dolore non sia una punizione, ma un segno di attenzione, un estremo gesto d’amore, la prova di quanto io senta e percepisca i limiti di chi ha deciso di appartenermi…

IMHO come sempre...

 
 
 

DA-Mer

Post n°146 pubblicato il 18 Giugno 2007 da Kaos_101
 

Premessa: miti e le leggende hanno, da sempre, accompagnato l’uomo nel suo percorso verso la conoscenza e la consapevolezza e gli sono stati di aiuto e di conforto per spiegare quei misteri, della natura e dell’animo umano, che le sue limitate capacità intellettive non gli consentivano di penetrare e interpretare compiutamente.
Con questo raccontino voglio iniziare la creazione di un mio personalissimo corpus narrativo che re-interpreti in una luce metaforica e epica le dinamiche dei comportamenti umani.

 …tanti, tanti, tanti anni fa, in una galassia lontana lontana…

 ...viveva un essere di cui si ricorda solamente il nome: Da-Mer, nome che, com’è facilmente intuibile, nulla ci dice in merito al suo sesso. Diciamo che, approssimativamente poteva essere assimilato ad un adulto di specie analoga a quella umana.
Non avendo l'italiano il caso neutro sarò costretto ad usare il maschile, ma ciò non tragga in inganno: nulla ci autorizza a dedurne che il nostro eroe fosse maschio. Eroe, beh, tutto si poteva dire di Da-Mer, tranne che fosse un eroe, anzi, a ben vedere, si trattava di un individuo alquanto sgradevole.
Non particolarmente dotato dalla natura per bellezza o fascino, avrebbe potuto mitigare la sua scarsa avvenenza, giocando la carta della simpatia o dell’intelligenza.
Purtroppo per lui, e per i suoi conoscenti, Da-Mer optò, invece, per la peggiore delle strategie: divenne un essere odioso sempre pronto a criticare tutto e tutti, lamentandosi nel contempo, di quanto la sorte gli fosse stata matrigna.
Non si piaceva a tal punto da non considerare nemmeno l’idea che qualcuno trovare in lui qualche lato positivo tale da giustificare un interesse sincero nei suoi confronti, finendo per prendere a male parole anche chi, in buona fede o per senso di pietà, cercasse di essergli amico, essendo.
Qualsiasi tentativo fatto nella direzione di un avvicinamento era bollato da  Da-Mer come frutto di ipocrisia o di voglia di prendersi gioco di lui.
E’ facile immaginare che un simile comportamento, avesse finito per allontanare da lui i pochi amici che in qualche modo avessero tentato di restargli vicino, condannandolo ad una vita di sostanziale solitudine.
Da-Mer, però, a dispetto dei suoi proclami, non amava affatto quel deserto sociale e così, visto che non riusciva ad attirare l’attenzione per i suoi pregi, finì per cercare di farsi notare per i suoi difetti.
Sempre pronto a criticare qualsiasi cosa gli altri dicessero o facessero,acido e caustico, si illudeva di vendicarsi così della scarsa considerazione di cui si credeva vittima e di cui in realtà era l’unico responsabile.
Il fatto è che, a ben vedere, quell’aggredire il prossimo era l’unico modo che Da-Mer conoscesse per attirare l’attenzione su di sé: le sue deliberate provocazioni altro non erano che una disperata richiesta di attenzione, un estremo tentativo di ottenere quella simpatia e quell’affetto da cui si era deliberatamente escluso per paura che fossero gli altri a farlo.
Inutile dire che un tale atteggiamento aveva finito per tirare addosso all’infelice la fama di rompiballe scassacazzi e qualsiasi altro epiteto consono alla sua natura, con l’ovvia conseguenza che il sarcasmo che le riservavano, finiva per rendere lo sventurato ancor più acido e aggressivo.
Un notte, dopo essere stato rifiutato e sbeffeggiato per l’ennesima volta, Da-Mer, al colmo della rabbia e della disperazione, evocò le potenze infernali per ottenere giustizia.
Quando l’emissario del Male si materializzò, Da-Mer si prostrò ai suoi piedi pregandolo di aiutarlo.
Cosa vuoi che io faccia per te?
Gli chiese il Demone.
Oh Eccellentissimo Signore, piagnucolò Da-Mer, i miei simili non si accorgono della mia presenza.
Voglio che tutto questo finisca.
Voglio che nessuno possa dimenticarsi che esisto
Voglio che mi attendano con ansia e, se tardo ad arrivare, diventino nervosi e irascibili.
Voglio che nessuno possa liberarsi di me senza che ciò sia palese e che tale azione sia socialmente deplorevole.
Voglio, infine, che chi mi denigra e mi calpesta sia per ciò stesso marchiato con un segno che lo renda sgradito a chiunque lo incontri e tale da farlo evitare dai sui stessi simili!
Tutto qui?
Sorrise il Demone...
Si tutto qui, ti pare poco?
Replicò Da-Mer
In realtà il tuo destino era da sempre scritto nel tuo nome.
Da oggi in poi ne invertirai le sillabe ….e sarai accontentato
….e da quel giorno Da-Mer ottenne l’attenzione che aveva sempre sognato, ma, non ci risulta, ne abbia tratto la soddisfazione che si augurava.

 Ciò è stato scritto perché chi deve sapere sappia e chi deve capire intenda….

 
 
 

...felicità

Post n°145 pubblicato il 16 Giugno 2007 da Kaos_101
 

... è un frigo nuovo dopo una settimana
al caldo e con quello vecchio fuori uso...



 
 
 

STATUTO

Post n°144 pubblicato il 13 Giugno 2007 da Kaos_101
 

Sollecitato da più parti ho deciso di dare veste giuridica al F.U.T.O.S.S.

Per intanto la ragione sociale cambia e diventa:
A.N.A.S.T.O.S.S.S.S.
Associazione
Nazionale
Assistenza
Salvaguardia
Tutela
Orko
Sessualmente
Sfruttato
Sedicenti
Schiave

Lo status è quello della O.N.G. No profit.
Finalità dell’associazione: favorire la conservazione e promuovere lo sviluppo demografico e socioculturale dell’Orko Italico (Orkus Orkus, Major), minacciato di estinzione dalla persistente difficoltà ad accoppiarsi con la sua naturale compagna, la schiava “vera” (esclava splendida) anch’essa in via di estinzione.
L’iscrizione all’associazione è libera e gratuita, per tutti i cittadini, italiani e non, che abbiano raggiunto la maggiore età. E’ fatto divieto per statuto di operare discriminazioni di sesso, di razza o di religione.

                                        Gradi associativi

Socio ordinario: sono tutti coloro che condividono le finalità dell’associazione e vogliono testimoniare la loro solidarietà alla causa.

Socio Sostenitore: rappresenta un grado di coinvolgimento maggiore all’interno dell’associazione. I soci sostenitori si impegnano attivamente nella ricerca e selezione della “esclava splendida” e nell’identificazione e nella segnalazione delle infide schiave fasulle che possono intralciare la finalità ultima dell’associazione.

Socio benemerito: a tale categoria appartengono coloro che si sono distinti in modo particolare nella ricerca della “esclava splendida” riuscendo ad individuarne e reclutarne almeno un esemplare.

Socio fondatore: a tale categoria appartengono i primi dieci iscritti all’associazione. Qualora uno o più di essi dovessero dimettersi verranno sostituiti dagli iscritti successivi in stretto ordine di iscrizione.

CATEGORIA SPECIALE

Esiste un’ulteriore categoria di iscritti che, per la loro peculiarità vanno definiti a parte: si tratta della “stanza delle postulanti” Nella quale sono raccolte le persone di sesso femminile che, ritenendo di avere le caratteristiche minime per aspirare al ruolo di “schiava dell’Orko” abbiano avanzato la loro candidatura, siano stare ritenute idonee e siano in attesa delle successive fasi selettive.

ALLEGATI:

Per consentire una migliore e più omogenaa analisi delle candidature, preghiamo le persone interessate di servirsi dell’apposito modulo allegato.

Supremo Orko,
la miserrima schiava che risponde al nome di ……. Da qui in avanti chiamata per comodità…..
Nata il
A:
Residente in:
Via
Tel
Cell.

Pienamente cosciente delle difficoltà che tale ruolo comporta e che qualsiasi dichiarazione mendace comporterà la sua immediata e irrevocabile esclusione

S U P P L I C A

Codesta eccellentissima commissione di prendere benevolmente in esame la propria candidatura alla mansione di “schiava dell’Orko”
Allega:
1) Descrizione delle proprie caratteristiche salienti e peculiarità
    (massimo 1000
battute)
2) Esperienze pregresse, aspirazioni, necessità e limiti (massimo
    1000 battute)
3) Vincoli di vario genere, compresi figli o parenti a carico,
    disponibilità immediata o eventuali tempi di preavviso, 
    autonomia di spostamento e quant’altro sembri utile a
    promuovere la propria candidatura. (massimo 2000 battute)
4) Book fotografico atto a dimostrare esaustivamente le proprie
    caratteristiche fisiche

Umilmente, in fede

     Data                                                         Firma
………………                                                  …………………….

 
 
 
 

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