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Campo minato 2...ho trovato così interessante e stimolante il commento di angj_angeljca da ritenere valesse la pena di dargli piena visibilità dedicandogli un post e una risposta adeguata.... Mi sconcerta il pensiero riportato. Non ritengo un altro “orientamento” una Dominazione in cui si propenda a cancellare le sicurezze di una Persona, a minare la sua autostima…, anzi non ritengo affatto sia una concezione “sana”. Né considerabile. Può chiamarsi davvero (D)ominio questo, una relazione ‘sì fatta? Relazione? Per quanto sia d’accordo che ognuno ha il suo modo di vivere il BDSM, mi sembra al quanto discutibile che questo possa ritenersi tale. Se si rimane all’interno di un “gioco” non ha senso parlare di cancellare… di minare… e se non è un “gioco” credo che si commenti da sé. Un vero Dom ha la responsabilità della schiava che gli si affida, non è un giocattolo. Fermo restando che ognuno poi deve naturalmente essere consapevole delle proprie scelte, slave compresa. Ma affidarsi implica uno scambio di potere tra le parti per cui, non è accettabile un tale annullamento della persona. Come stimare qualcuno che “usa” e danneggia? Dici, non ha senso far crescere l’autostima di qualcuno che vuole essere trattato come una pezza da piedi… ma quale potere si può trarre da chi viene considerato “pezza da piedi”? Di nuovo, è questo un modo di far piegare la testa se dall’altra parte non c’è orgoglio, non c’è coscienza, se non c’è riconoscimento di un’autorevolezza nell’altro, di una specialità come tu scrivi? C’è “scelta” vera in questo caso? Troppo facile. Ridicolo. Malsano crederlo. Come si può accettare un’idea simile, per quanto – ripeto – si voglia lasciare la massima libertà d’essere ad ognuno. Come? Detto questo, tuttavia, invece, ritengo naturale che ci siano degli ostacoli, delle difficoltà. Perché crearne ti chiedi, se lo scopo è il piacere… perché appagare il piacere del proprio Padrone non è sempre semplice, la determinazione e la forza devono essere proprie anche della schiava. Guidare a superare certi “limiti” , quelli di cui parli alla fine, ha un senso. Un senso di crescita e di perfezionamento, che dovrebbe appagare maggiormente il Padrone e realizzare la schiava stessa. Non so se ci comprendiamo?! Ed è per lo stesso motivo che punire dovrebbe avere un valore precipuo che prescinde e si distingue dal dolore “donato”. Il dolore come dono è piacere come giustamente scrivi, è sentito davvero come un atto d’amore condiviso che evidenzia il legame. Una punizione è ben altro, ma è tuttavia anch’essa dolore. Un dolore che come scrivi “può essere” psicologico (silenzio, rifiuto, abbandono…) oltreché fisico, e quale che sia non dovrebbe mai essere associato al piacere in quanto “dolore correttivo”. Ma dovrebbe necessariamente essere un dolore motivato perché acquisti il senso giusto. Un senso castigante. Stesso vale per un’umiliazione, un piacere? una pena da scontare? E perché punire? Per ottenere obbedienza? Sì. Devozione? Sì. E per guidare…? Anche… Direi quindi che ha senso parlare di percorso ad ostacoli e affinché la slave comprenda è necessario che ella sia cosciente. Ogni volta. Delle sue scelte. Se è “una pezza da piedi” cosa può capire? Scusami, ho commentato accorata perché credo davvero nel BDSM, e trovare certe considerazioni a volte mi allerta… ciao, angj http://dolorenascente.splinder.com/
....Risposta Carissima angj_angeljca...quanta carne al fuoco... vedo di chiarire alcuni punti che possono aver ingenerato qualche misunderstanding tra di noi. In primo luogo, come avevo premesso, questo scritto è nato come risposta ad un altro post che tendeva, anche se piuttosto confusamente, ad affermare che una schiava non ha diritto ad avere indicazioni su come agire e che sta solo al Padrone valutare i suoi comportamenti e punirla qualora sbagli. Potrai capire che, per ovvie ragioni di buon vicinato e di diplomazia ho preferito esprimere una posizione meno radicale di quella che personalmente trovo lecita. La mia concezione del rapporto Dom/sub è un po’ meno grossolana e prevede prima di tutto una reciproca scelta cosciente e consapevole. Non credo di dire nulla di strano se affermo che dietro ad un grande Padrone c’è sempre una grande schiava. Dove invece sono meno d’accordo con te (o forse solo non ho compreso il tuo pensiero) è quanto affermi sulla questione degli ostacoli e delle prove. Personalmente tendo ad ascoltare moltissimo la mia schiava, perché ritengo che il mio compito precipuo sia proprio quello di captare i suo desideri, i suoi bisogni, le sue insicurezze, le sue paure e guidarla alla scoperta della sua intima natura e delle sue più nascoste pulsioni E’ evidente che un simile percorso ci saranno frequenti momenti di difficoltà legati alla mia volontà di fare affrontare e superare alla mia schiava i propri limiti, o meglio, i limiti che ho valutato non essere intrinseci, ma solo indotti dal suo contesto socioculturale. Quello su cui mi dicevo contrario è l’uso artificioso dell’ostacolo al solo fine di far cadere la schiava o di renderla insicura e privarla della sua autostima. Io voglio una donna forte al mio fianco, una donna che non abbia difficoltà a tener testa a chiunque, ma che accetti docilmente ( e nemmeno sempre) la mia volontà proprio perché mi riconosce quella autorevolezza (e non autorità) che è il fondamento di qualsiasi donazione che meriti di essere definita tale. Spero che quanto sin qui espresso ti rassicuri sulla sostanziale uniformità di vedute tra di noi… |
Inviato da: winnysilly
il 13/04/2019 alle 21:18
Inviato da: chiarapertini82
il 05/02/2016 alle 19:28
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:00
Inviato da: sagredo58
il 11/11/2013 alle 18:32
Inviato da: logan10
il 07/01/2013 alle 16:42