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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi di Maggio 2008

Angela

Post n°236 pubblicato il 31 Maggio 2008 da Kaos_101
 

Vi racconto una storia.
Anni fa conobbi una donna che stava separandosi dal marito.
Era una persona molto piacevole ma, evidentemente, anche in grande difficoltà per la scelta che stava compiendo.
Per un certo periodo mantenemmo un dialogo piuttosto serrato poi, pur conservando buoni rapporti e una certa dose di affetto reciproco, la nostra frequentazione si andò progressivamente diradandosi.
Un giorno ricevo un SMS “sono ad Abano per una settimana se ti va ci vediamo”
Ovviamente accetto l’invito, e ci prendiamo una giornata da passare assieme.
Andiamo a pranzo, gironzoliamo per i colli Euganei, parlando un po’ di tutto con grande piacere reciproco.
Ad un certo punto le faccio la domanda che rimasta sospesa tra noi per tutto il tempo.
Senti Angela, ma perché ti sei defilata?  Mi sembrava che ci fosse del feeling tra di noi.
E’ vero Luca, mi prendevi molto non lo posso negare.
Ad un certo punto, però, è arrivata un’altra  persona che mi ha coinvolto così profondamente da cancellare chiunque altro dalla mia mente.
Ti ringrazio per la sincerità. 
Mi ero immaginato fosse accaduto qualcosa del genere e sono contento di averne avuto conferma, soprattutto perché non mi era sembrato fosse accaduto nulla tra noi che potesse giustificare il tuo allontanamento.
Com’è andata con lui?
Mah, ti dirò, abbastanza bene, siamo assieme da circa un anno.
Ah si? Mi fa piacere, raccontami dai!
Beh c’è poco da raccontare, Carlo viveva a circa 700 chilometri da me e per tutto il tempo che ci siamo sentiti, non ci siamo mai visti una sola volta nemmeno in foto o in cam.
Un bel giorno mi dice:
Angela non posso più aspettare il prossimo finesettimana vengo da te.
Puoi immaginare gioia e apprensione si accavallavano in me.
Ero spaventata ma nello stesso tempo estremamente felice perché, dopo oltre tre mesi, puoi ben immaginare quanto poco fossi disposta ad accontentarmi di una relazione virtuale.
Gli chiedo se vuole una mia foto per potermi riconoscere alla stazione.
No, niente foto, sono certo che ti riconoscerò ugualmente, anzi, non fare nulla per farti riconoscere, vedrai che ti trovo lo stesso.
Un po’ perplessa accetto la sua decisione e aspetto trepidante il momento del fatidico incontro.
Il sabato mi sveglio prestissimo, giro senza requie per casa e, smaniosa come sono, finisco per arrivare alla stazione con un anticipo pauroso, tanto lì o altrove non mi sarebbe riuscito di stare calma in nessun posto.
Alla fine come Dio vuole il treno arriva.
I passeggeri scendono e io scruto le facce per capire chi, tra loro, possa essere il mio Carlo.
Ad un certo punto vedo un uomo dirigersi verso di me con un gran sorriso.
Ti confesso che la prima cosa che ho pensato è stata: purchè non sia quello.
Ovviamente era proprio lui.
Come promesso, Carlo mi ha individuato e si dirige verso di me con le braccia spalancate per abbracciarmi.
Non posso negare che il primo contatto sia stato tutt’altro che piacevole: ero rigida, pietrificata dal disagio e dalla delusione e quando ha fatto il gesto di baciarmi, ho dovuto davvero far forza su me stessa per non respingerlo.
Ho passato ore terribili mentre lui, assolutamente ignaro della mia angoscia, mi parlava, mi carezzava, mi abbracciava, ripetendomi quanto fosse felice e di come tutto si stesse realizzando al di sopra delle sue più rosee aspettative.
Più il tempo passava e si avvicinava la sera più cresceva in me l’ansia e la preoccupazione.
Sapevo di non dovergli nulla, ma capivo anche che il suo entusiasmo non avrebbe tollerato un rifiuto da parte mia.
Che fare? Il pensiero di passare la notte con lui mi risultava insopportabile.
Dovevo trovare il modo di dirglielo ma non sapevo come.
Non era mia intenzione ferirlo, ma non potevo nemmeno andare a letto con lui per evitarlo.
Sei pensierosa Angela, che succede? Qualcosa non va?
O adesso o mai più, dico tra me e me.
Nulla Carlo sto solo pensando che non me la sento di dormire con te stanotte e che sarà il caso di cercare un albergo.
Certo non mi aspettavo che facesse salti di gioia, ma non ero nemmeno preparata all’espressione di delusione che gli si era dipinta sul suo volto.
Sembrava non si rendesse conto del significato delle mie parole, mi guardava con occhi stralunati senza riuscire ad articolare una parola.
Ma, ma, ma io credevo di piacerti, balbetta
Mi piaci Carlo, mento per non ferirlo ulteriormente, ma una cosa è fantasticare al telefono, altro è passare dalle parole ai fatti.
 Dammi un po’ di tempo, ho bisogno di sovrapporre l’immagine che mi sono fatta di te con ciò che realmente sei.
Va bene Angela, facciamo come vuoi tu, ma domani stiamo ancora assieme vero?
Ma certo Carlo, ci vediamo domattina sul presto e stiamo assieme tutto il giorno.
Non ti nascondo che in quel momento ero determinata a chiudere con lui la mattina seguente, troppa era la distanza tra quella persona e il Carlo che conoscevo, ma mi sarei dovuta ricredere.
Poco dopo che mi ero coricata arriva un suo SMS
Dormi?
No sono a letto ma non dormo
Posso chiamarti?
Si certo chiama pure.
Potenza della voce!
Non appena ci siamo rimessi a parlare ho ritrovato il Carlo che conoscevo, quello che amavo, l’uomo che mi sapeva emozionare, commuovere e anche eccitare con quella sua splendida voce.
E’ quasi l’alba quando ci salutiamo, ma, nonostante l’ora, di dormire proprio non se ne parla.
Sono profondamente combattuta: da una parte c’è quello che mi dice il cuore e la mente, dall’altra il ricordo si ciò che la pelle e gli occhi mi hanno trasmesso e che non posso ignorare.
Non posso nemmeno dimenticare che su questa persona ho investito tempo, energie, emozioni, sogni, desideri e passioni e che, al telefono, tutto torna, come per incanto, alle sue giuste proporzioni.
Non so che fare, non vorrei buttare via tutto e nello stesso tempo non sono certa di riuscire a superare la repulsione che istintivamente mi suscita.
E alla fine cosa hai deciso?
Le chiedo piuttosto a disagio per quella sorta di vouyerismo involontario.
Beh Luca, alla fine sono riuscita a conciliare la mia immagine di Carlo con ciò che lui è realmente.
Non ti nascondo che i primi tempi ero costretta di tanto in tanto a chiudere per permettere alla sua voce di rassicurarmi sulla giustezza della mia scelta, poi, poco alla volta ho imparato a riconoscere in quell’uomo il Carlo che amavo e oramai credo di aver completamente superato il problema, visto il piacere che provo quando viene da me.
Ma scusa, non vivete assieme?
Eh no, come si fa? Io ho il mio lavoro, lui il suo, mica possiamo rivoluzionare le nostre vite.
Da qualche mese lui è riuscito a farsi trasferire in Toscana, che vuol dire 300 chilometri di meno rispetto a prima e così riusciamo a vederci abbastanza spesso, praticamente quasi tutti i fine settimana.

 
 
 

Fragole

Post n°235 pubblicato il 23 Maggio 2008 da Kaos_101
 

...seconda parte

Resto volutamente in silenzio, mentre tu sei troppo a disagio per tentare di rompere il ghiaccio.
Arrivati. Saliamo, mi segui docilmente, entriamo in casa.
Miciorosso, come sua abitudine, si precipita ad annusarti e, dopo averti girato attorno miagolando flebilmente, si esibisce nella collaudata performance del soffio iracondo.
Lo scaravento in cucina, chiudo la porta, ti aiuto a sfilarti l’impermeabile, e ti precedo in soggiorno. 
Ferma qui.
Ti lascio in piedi davanti al divano, sul quale mi vado a sedere comodamente.
Ti guardo senza parlare: hai il capo chino gli occhi sembrano occupatissimi a verificare la pulizia delle  scarpe, ti torci le mani e sposti il peso da un piede all’altro in quell’assoluto silenzio che sembra non finire mai.
Spogliati!
Sussulti, sollevi il capo, hai gli occhi sgranati, lo sguardo perso, apri la bocca come per protestare, ma subito la chiudi, chini nuovamente il capo e, quasi rannicchiandoti su te stessa, ti sfili la giacca.
C’è una sedia dietro di te, puoi posare lì i vestiti.
Annuisci senza parlare.
La camicetta: cominci dai polsini ti tremano le mani, prima a sinistra poi a destra, il fiocco, il primo bottone, il secondo, il terzo. La testa è sempre più china, ti giri, sfili la camicia e la appoggi sulla sedia.
Restando in quella posizione, apri la gonna e la fai scivolare ai tuoi piedi, ma ti ricordi di essere senza slip e porti di scatto una mano sul sedere per tentare di coprirti.
Non proferisco verbo.
Un’altra pausa. Per guadagnare tempo, ti togli le scarpe e tenti, con improbabili contorsionismi, di sfilare le calze senza offrirti troppo al mio occhio inquisitore.
Ti resta solo il reggiseno di pizzo bianco.
Le dita cercano il gancio, lo trovano e anche quell’ultimo indumento finisce sulla sedia.
Ora sei completamente nuda e tremi visibilmente, ma dubito che sia di freddo.
Aspetto in silenzio.
Finalmente fai un profondo sospiro e ti giri.
Occhi bassi, le mani intrecciare e posate a nascondere il pube, la gamba destra che appena sopravanza la sinistra per incrociarsi su di essa, le ginocchia che si toccano, resti immobile, scossa da un fremito incontrollabile.
Via quelle mani e apri le gambe!
La mia voce ti fa trasalire stacchi a fatica le mani e le lasci cadere sconsolata sui fianchi, poi apri impercettibilmente le gambe.
Di più!
Le apri ancora e resti cosi totalmente esposta al mio sguardo.
Sei bella, i capelli ti incorniciano il volto e scendono a lambire le spalle, scopro particolari di te a me ancora sconosciuti.
Il seno è pieno, sostenuto, le areole sono piccole, di un rosa tenue, i capezzoli si intravvedono così “discreti” come sono per forma e colore. Il ventre è piatto, ma questo lo sapevo già, il piccolo ombelico profondo, le gambe lunghe e slanciate che racchiudono il tuo sesso la cui pelle, totalmente liscia e depilata, ricrea quell’immagine di bimba che tanto amo e che così nettamente contrasta con la femminilità che promana da tutto il resto del tuo corpo.
Vieni qua piccola.
Ti avvicini titubante, ti prendo le mani, ti tiro verso di me costringendoti a inginocchiarti.
Posi istintivamente la guancia sul mio ginocchio mentre ti carezzo i capelli.
Hai capito come stanno le cose piccola?
Si Orko, ho capito,
mi rispondi con un filo di voce.
E, dimmi, piccola come stanno le cose?
Sono Tua, e tu puoi disporre di me come credi Luca.
Bene, mi fa piacere tu abbia capito, perché da ora in poi non ti sarà più permesso fare di testa tua.
Non voglio fare di testa mia Luca, voglio dipendere da Te in tutto e per tutto.
Ti prego, non lasciarmi spazio, non concedermi autonomia, non la voglio, non concedermela nemmeno se ti fidi ciecamente di me.
Ho bisogno di essere guidata, sono la Tua cucciola, voglio sapere che ti devo chiedere il permesso per ogni cosa.
Sono Tua, tienimi stretta, toglimi il fiato, puniscimi se disobbedisco o tento di fare di testa mia.
E’ troppo tempo che sono sola,voglio che tu ti occupi per sempre di me.
Si piccola sei mia e da questo momento sarò io a prendermi cura di te e a guidarti.
Vieni qua tesoro, vieni tra le mie braccia: dopo il tempo della punizione c’è il tempo della consolazione.
Sei titubante, quasi non credessi a ciò che ti dico. Sollevi il capo e mi guardi: hai la faccia di una bambina che è stata appena messa in castigo.
Su, avanti vieni qua.
Finalmente ti alzi e ti vieni a sedere vicino a me sul divano.
Ti prendo tra le braccia e ti stringo a me.
Dapprima sei rigida, non vuoi arrenderti senza un minimo di resistenza.
Sei stato cattivo Orko, piccola non se lo meritava.
Shhhhh, basta parlare vieni qua dal tuo Padrone e finiscila, sai benissimo che te lo meritavi.
Ti rannicchi, ti stringi contro di me che ti circondo con le braccia.
Cattivo, sei stato cattivo, ripeti, quasi tra te e te.
Shhhh piccola, basta, è tutto finito, sei qui ora.
Ti accoccoli ancora di più, afferri con le mani la mia maglia e la stringi come se temessi ti possa abbandonare.
Perché io piccola, ripeti, e Orko mi deve proteggere.
Poi inizi quietamente a piangere, sono lacrime calde, dolci, che sciolgono la tensione, che ricuciono ciò che ancora non era stato unito.
Piccola ha bisogno del suo Orko. Giurami che non lascerai mai piccola da sola!
Piangi, mi parli, ti aggrappi a me, mi bagni tutta la maglia, continui a piangere e a parlare fino a che non ti costringo a sollevare la testa, ti bacio via le lacrime dagli occhi per poi prendermi il primo bacio vero, terribilmente umido e tremendamente dolce.
Restiamo così senza parlare per un tempo infinito, tu tra le mie braccia aggrappata disperatamente a me.
Quando faccio per alzarmi, non ne vuoi sapere di lasciarmi andare e ti aggrappi a me, spaventata.
Aspettami qui torno subito.
Mi guardi perplessa e quando mi alzo, rimani attaccata a me, quasi volessi venirmi dietro in quella buffa posizione.
Mi stacco dolcemente da te, e ti faccio inginocchiare.
Tranquilla piccola schiava, vado solo un attimo in cucina, c’è una cosa che devi fare per me.
Ti, ma torni subito, vero?
Si certo è solo  questione di un attimo
Ricordi quella foto che hai cercato per me sul web?
Sì la foto della ragazza inginocchiata sul letto, nuda, le mani posate sul lenzuolo tra le ginocchia i polsi serrati dalle manette? 
Quella foto è in bianco e nero, fatta eccezione per una ciotola di fragole rosse posate davanti a lei?
Ricordi quante volte abbiamo fantasticato su quell’immagine e su come essa sia una sorta di promemoria visivo di quella promessa che ti feci tanto tempo fa?
E’ arrivato il momento di onorare quell’impegno.
Torno dalla cucina con una ciotola di splendide fragole mature, le appoggio sul tappeto davanti a te.
Bene schiava, è ora che tu mi faccia gustare queste fragole nel modo in cui solo tu me le puoi offrire.

 
 
 

Fragole

Post n°234 pubblicato il 22 Maggio 2008 da Kaos_101
 

Stazione di Padova, stazione di Padova  treno 9400 Euro Star proveniente da Milano Centrale è in arrivo al binario 5.

Finalmente!
Dopo tutto questo tempo tra poco la vedrò, sempre ammesso che scenda davvero da quel treno.

Dopo tanti rinvii qualche il tarlo del dubbio è legittimo, ma devo ammettere che prima d’ora mi ha sempre avvisato per tempo, risparmiandomi la vana attesa in stazione.
E’ curioso come gli ultimi attimi che ci separano da ciò che abbiamo a lungo desiderato si dilatino in modo così insopportabile.
Continuo a scrutare il binario aspettando di veder comparire i fari del treno. Eccolo! Finalmente dalla curva spunta la motrice e poi via via tutti i vagoni.
Cerco inutilmente di individuarti dietro ai finestrini che mi passano davanti fino a quando il treno non si ferma.
La gente sciama dai vagoni riempiendo il marciapiede e riversandosi nel sottopasso.

Si trattasse di un film, la sceneggiatura avrebbe sicuramente previsto l’immediato e totale svuotamento della pensilina, per permettere all’eroina di stagliarsi sola, di spalle e contro luce, a pochi passi dal protagonista.
Non essendo questo un film la gente si ostina inopinatamente ad affollare il marciapiede impedendomi di vederti fin quando quasi non ti sbatto contro.

Addio rallenty in cui corri verso di me coi capelli ondeggianti, nessuno slancio delle tue braccia verso il mio collo con me che ti faccio roteare nell’aria: solo un semplice e prosaico “ciao” tra l’imbarazzato e il sorpreso, dalla subitaneità dell’incontro.

Sei più alta del previsto, me l’hai sempre detto di essere 1,75, ma furia di considerarti piccola ho finito per costruirmi di te un’immagine mentale assai più minuta: quella di una bambolina da coccolare.
Ci guardiamo un attimo. Si crea tra noi quel tempo sospeso che ricorda da vicino quella impercettibile pausa che fa il vagoncino delle montagne russe quando raggiunge l’altezza massima, subito prima di precipitare verso l’abisso successivo.
Ciao piccola

Ripeto quasi per convincermi che sei proprio qui

Ciao Orko,

mi rispondi con un sorriso e con quella vocina flebile che hai quando sei in soggezione.
Ti attiro a me e ti abbraccio senza parlare, tu ti rannicchi, provi a farti piccola piccola contro il mio petto ma, nonostante i tuoi sforzi, il capino non riesce ad incastrarsi sotto il mio mento per rievocare quell’immagine tante volte immaginata.

Mentre ti tengo tra e braccia, mi arriva distintamente una vibrazione, un tremore, quasi stessi facendo le fusa e capisco che è la tua apprensione che sta cercando un modo per scaricarsi.
Restiamo così per qualche attimo e di colpo sento quel profumo.
Si è proprio come me l’hai descritto: sai di bimba. Non c’è modo di definirlo: lo zucchero filato si mischia al di baby shampoo Johnsson, ai quaderni di scuola e alle lenzuola di bucato.
Non sono mai riuscito ad immaginarlo, sebbene tu me ne abbia parlato spesso, non ci sono riuscito o, forse, non ho voluto crearmi un’aspettativa che avrebbe potuta andare delusa e invece, ora che lo sento, mi accorgo che è come se lo conoscessi da sempre.

Mi scosto un poco e ti osservo.
Mi guardi col capo piegato da una parte e gli occhi che esprimono una domanda pressante.
Ti esamino e non posso evitare un sorriso divertito.
Non avevo dubbi che avresti rispettato le mie disposizioni, come non ne avevo che avresti scelto una mise che sfruttasse al massimo la discrezionalità che ti avevo concesso.
Vieni vestita da donna
Ti avevo detto e tu, indubbiamente vestita da donna lo sei: tailleur  color tortora con gonna longuette, scarpe  forse tacco 4, camicia bianca chiusa sul collo da un  fiocco, trench.
Più che una schiava assomigli alla segretaria di un notaio.
Mi guardi perplessa, non sai decifrare la mia espressione.
Allora?
Sbotti, incapace di reggere ancora quello sguardo e quel sorriso silenzioso.
Allora cosa?
Rispondo, giocando ancora un poco con la tua inquietudine.
Allora come mi trovi.
Insisti con un fremito di preoccupazione nella voce.
Vedremo, per ora seguimi!
Mi volto, e mi avvio alla macchina con te che mi rincorri turbata.
Una volta scesi nel sottopasso, mi affianchi
Ti ho detto seguimi
Sibilo senza guardarti
Porti la mano alla bocca per nascondere l’espressione di disagio che ti si è dipinta sul volto e ti accodi a me senza parlare.
Posso quasi sentire i tuoi pensieri
Ma, ma, non era così che doveva andare, dov’è l’Orko dolce e gentile che conoscevo? Non sarà mica stato tutto un bluff. Non andrà mica a finire che scopro che è un bastardo crudele. No non può essere, lo conosco bene oramai, o almeno spero, ma allora perché si comporta così?
Saliamo in macchina, metto in moto e partiamo.
Mi guardi in tralice, sperando di leggere nel mio volto qualche cenno che ti rassicuri ma, per ora, non intendo affatto permettere che tu ti senta al sicuro.
Sfilati gli slip
L’ordine è secco, anche un po’ brutale.
Abbassi gli occhi e non dici nulla.
Ti ho detto di sfilarti gli slip
Le ripeto con una gelida calma.
Ma qui, adesso, subito?
Protesti con un filo di voce.
Sì, certo, qui adesso, subito! E tieni le gambe ben aperte.
Si Luca come vuoi.

Armeggi sotto la gonna e ne estrai uno scampolo di pizzo bianco.
Bene, va già meglio.
Avverto la tua preoccupazione e il tuo imbarazzo, ma hai qualche conto in sospeso ed è il momento adeguato per fartelo saldare.

continua...

 
 
 

...ma le tette?

Post n°233 pubblicato il 20 Maggio 2008 da Kaos_101
 

Dichiaro chiuso il sondaggio:
Vi toccate le tette quando vi masturbate?
Ecco i risultati:

Qualche volta è capitato
Voti 12 pari al 29%                                         
NO
Voti 9 pari al21%                                                                             
Certo che SI
Voti 8 pari al 19%                                                              
SI e le lecco pure
Voti 5 pari al 12%                                                       
Magari avessi tette così grosse da potermele leccare!
Voti 3 pari al 7%
Sono Maschio: NO non mi titillo i capezzoli
Voti 3 pari al 7%                 
PERVERTITO! Sono fatti miei!
Voti 2 pari al 5%                        
Sono Maschio: SI mi titillo i capezzoli
Voti 0 pari allo 0%
Capezzoli titillo ma che cazzo dici? L'omo ha da puzzà!
Voti 0 pari allo 0%
 

 
 
 

ciò che gli uomini non dicono....

Post n°232 pubblicato il 18 Maggio 2008 da Kaos_101
 

Seconda parte del manuale di conversazione tra i sessi...
In azzurro la frase pronunciata dal maschio in rosa quello che la femmina dovrebbe decrittare da ciò che gli viene detto...
Sono graditi suggerimenti e aggiunte...

So benissimo dove siamo!
Mi sono perso ma non chiedo a nessuno la strada!

ah si forse ho capito a chi ti riferisci.

E chi se la dimentica quella gnocca stratosferica!

Mi perdo nei tuoi occhi!
Cazzo che tette da urlo!

Sono desolato! Sai quanto ci tenessi ad accompagnarti a quella mostra ma…
Piuttosto che farmi trascinare là, mi taglio il naso!

Sono affascinato dal tuo animo…
C'hai un culo da paura!

Fidati di me non sono come gli altri!
Evvai, questa me la faccio!

Non ti merito sono solo un bastardo
Ma quando ti levi dalle palle?

No, io il calcio non lo seguo, manco ho una squadra del cuore.
Aleohooooo fossa dei leoni! Fratelli ultras arrivo!!!

Ma sai che questa cucina macrobiotica è una vera sorpresa?
Se poi non me la dai, dopo che mi hai fatto mangiare sta schifezza, mi incazzo come una bestia!

Si sono molto interessato alle cucine etniche
Col cazzo! Spaghetti, bistecca e patate tutta la vita!

Ma certo che voglio creare un rapporto serio e duraturo!
Dammela e non mi rivede più!

No, no, non mi pesa accompagnarti per negozi
Qualcuno mi uccida

Devo dire che questa tisane al tiglio è proprio buona!
DATEMI UNA BIRRA!!!

No non è la donna per me, troppo leggera, la da a tutti!
Mi ha dato il due di picche!

Si, carina, ha dei bei capelli!
Mai vista una cozza simile!

Si cara questo ti sta benissimo! Meglio di tutti gli altri!
Per me sono tutti uguali! Prendi questo e piantiamola con sta tortura!

NO cara, mi rendo conto che le circostanze sono tutte contro di me, ma le cose non stanno come sembra!
Cazzo, cazzo, va bene negare anche l’evidenza, ma chi le dico che è questa?

Ma certo cara che mi sono lavato!
…dunque vediamo oggi è venerdì… si, appunto, ho fatto la doccia lunedì!

Povera cara, che cosa terribile essere tradita così! Per fortuna non tutti gli uomini sono come quel porco!
Piangi, piangi, piccina che poi ti consolo io!

Si bella, ma mi pare un po’ cara.
Ma cazzo come si fa a spendere 700 € per una borsa: di plastica per giunta!

Ehm, si, mi pare che quella nuance sia proprio giusta!
Cazzo è una nunace?

Certo che credo nell’amicizia tra uomo e donna!
Cerrrrto credo anche agli UFO, basta che me la dai!

 
 
 
 

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