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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi di Giugno 2008

Una notte all'Esterel

Post n°239 pubblicato il 29 Giugno 2008 da Kaos_101
 

Tra Cannes e Saint Tropez c’è un tratto di costa che ha conservato un carattere molto meno mondano e “fighettoso” del resto della costa Azzurra. È la zona dell’Esterel, dove un promontorio di roccia rossa si tuffa in un mare blu lasciando davvero poco spazio alle spiagge così care al jet set.
Come se non bastasse, una strada tortuosa e a picco sul mare la “corniche” non incoraggia nemmeno il turismo mordi e fuggi, più avvezzo a raggiungere comodamente e velocemente le località di villeggiatura.

Una decina di anni fa passai una settimana in questo piccolo angolo di paradiso solo sfiorato dalle torme vocianti del turismo fai da te.  A quel tempo intrattenevo la mia prima relazione BDSM con una donna che di sicuro ha rappresentato lo spartiacque tra la mia precedente vita di onesto padre di famiglia e quella successiva in cui ho tentato di scoprire chi realmente io sia.
Al di là di considerazioni di carattere esistenziale, quella settimana fu caratterizzata da momenti piacevoli e forti tensioni, sfociate da ultimo nella fine di quella relazione.
Tra i momenti piacevoli, ce n’è uno che ricordo con particolare piacere.
Avevamo preso alloggio in una piccola pensione un po’ discosta dal mare.
Per raggiungerla ci si inerpicava per circa un chilometro lungo una stretta stradina; lasciata l’auto in una sorta di piazzale in terra battuta che fungeva da parcheggio anche per le case vicine, si risaliva a piedi, l’ultimo breve tratto di strada che ci
separava dalla locanda.
Come è facile immaginare la nostra permanenza nella pensione si limitava allo stretto indispensabile anche perché, sebbene fosse molto graziosa, la nostra camera era terribilmente calda,  al punto da indurci a rientrare il più tardi possibile nella speranza che il fresco della notte portasse un qualche refrigerio.
Faceva così caldo che la sera prima ci eravamo addirittura trovati costretti a rinunciare a fare sesso.
Quella sera, dunque, dopo essere stati un po’ in giro per Saint Raphael e aver tirato tardi in un locale sul mare, stavamo tornando all’albergo un po’ preoccupati dal caldo che non accennava a diminuire. Credo sia superfluo precisare che più che il fastidio per la temperatura in sé, quello che mi innervosiva particolarmente era la consapevolezza che in tali condizioni, il rischio di “non consumare” per la seconda sera di seguito era piuttosto fondato.
Non nego che la situazione mi procurasse un certo malumore, malumore ancor più accentuato quando, una volta parcheggiato nello spiazzo e usciti dall’auto, ero stato investito dall’alito caldo della notte.
In realtà, passato il primo momento di shock per il passaggio dal fresco del condizionatore all’aria esterna, l’aria non era particolarmente afosa come avevo percepito in un primo momento, ma, di certo, non abbastanza fresca da lasciarmi sperare di trovare la stanza abitabile.
La serata era stata particolarmente piacevole e, per tutta una serie di motivi, la voglia reciproca di sesso era tangibile, ma il solo pensiero di entrare nella fornace della stanza era sufficiente a far crollare la libido a livelli deprimenti.
Silvia, nel frattempo, aveva finalmente terminato di armeggiare tra borsa e amenità varie in macchina ed era scesa. Era particolarmente carina quella sera, i capelli rossi tirati all’indietro e raccolti in una coda di cavallo, indossava una minigonna di seta lilla e un top sempre di seta verde marcio...null’altro.
Mentre mi passava davanti con gli occhi fissi nella borsa alla ricerca di chissà cosa,   fui colto da una sorta di raptus.
Senza una parola, l’afferrai per un braccio costringendola a girarsi e, mentre la borsa volava in aria spargendo per terre tutto ciò che conteneva, la spinsi contro l’auto obbligandola a piegarsi  sul cofano.
Le bloccai la testa con la mano sinistra, mente con la destra, le sollevai la gonna.
Già sapevo che non indossava gli slip, ma il contatto col suo sesso bagnato e pronto ad accogliermi mi procurò una subitanea e fortissima eccitazione.
La presi così senza preliminari, senza delicatezza, la presi semplicemente perché mi andava di farlo, lì e in quel momento, per il mio esclusivo piacere, senza curarmi di lei.
Silvia non è mai stata una donna “controllata” e anche in quella circostanza, il gradimento per ciò che le stavo facendo subire si esternò in modo tanto “rumoroso”  da svegliare qualcuno che dormiva in una delle case circostanti, che, accesa la luce cominciò ad inveire contro di noi.
Ci vedemmo così costretti a fuggire velocemente verso la pensione trattenendo a stento le risate.
Quando ripenso a quell’episodio sono due le situazioni che ricordo con particolare piacere ed eccitazione: il momento in cui ho immobilizzato silvia contro il cofano e ne ho preso possesso e…
…la mattina dopo, arrivati alla macchina, ho letto, non senza emozione, i segni inequivocabili di quell’avventura, nitidamente impressi dal suo corpo e dalle sue mani, sulla polvere del cofano.

 
 
 

I miei poeti

Post n°238 pubblicato il 12 Giugno 2008 da Kaos_101

Avvertenza: la lista che segue NON è una graduatoria ma solo un elenco di autori che amo. Nella scelta delle poesie ho usato un doppio criterio: da una parte ovviamente che mi piacessero e dall'atra che fossero piuttosto corte per dare un'idea dello stile dell'autore senza appesantire troppo la lettura. Sono graditi i commenti.

Charles Baudelaire

La Musica

Come un mare la musica sovente
mi rapisce! E inalbero la vela
sotto nebbiosa volta o nell’azzurro
verso la mia pallida stella.
Petto in avanti, come vela gonfio,
scavalco dei gran frutti accavallati
le creste, che la notte mi nasconde.
In me sento vibrare affetti opposti
come una nave che patisce. Il vento
che l’asseconda ed i convulsi strappi
della tempesta sull’immenso abisso
mi cullano. - Altre volte, poi, bonaccia:
grande specchio alla mia disperazione!

Dylan Thomas

A un esile vento

Crisolito il tuo passo,
E su gemmato stagno
Pallido strale di lunaria su una stillata cadenza,
Simile  a pioggia frammentaria
Scossa sericamente da rami squamati di stelle.

Ogni nota del tuo canto oscuro
E’ un petalo dal fiato delicato
Ed è azzurra;
E più bella del volo delle foglie che cadono.

Robert Frost

Compasso della luna

Furtivamente, nel gocciolante intervallo
Fra due scrosci, uscii a guardare
E una luna schermata aveva allargato i suoi raggi
A compasso su un monte a forma di cono
Nella foschia di mezzanotte – come
Se il responso finale fosse il suo
E fra le due aste misurandosi
Più alto svettò il monte, in sé raccolto:
Così fra due mani l’amore terrà un volto

Nazim Hikmet


La tristezza sulle mie spalle

É una camicia di tela da vela
Lavata all’acqua di mare
Con una spazzola di ferro
Sul ponte spazzato dal vento.
E in questo villaggio del sud, senza sosta ne’ tregua,
il sole rosseggia e si gonfia di miele
Sulle fanciulle e dentro le albicocche.

 

Rabindranath Tagore

Pensavo di poter contare tutte le stelle:
così è passata la notte.
Contando e ricontando non venni
a capo di nulla:
Se mi limito a contemplarle
posso averle tutte.
Mirate l'oceano!
Non morite
cercando di vuotarlo.

 

Alda Merini

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera

Federico Garcia Lorca


Canzone dell'arancio secco

Taglialegna.
Tagliami l'ombra.
Liberami dal supplizio
di vedermi senza cedri.

Perche' nacqui tra specchi?
Il giorno mi si gira.
E la notte mi copia
in tutte le sue stelle.

Voglio vivere senza vedermi.
E formiche e contadini,
sognero' che son le mie
foglie e i miei uccelli.

Boscaiolo.
Tagliami l'ombra.
Liberami dal supplizio
di vedermi senza cedri.


Antonio Machado

E queste parole sconnesse

     Oh sola grazia dell’amara terra,
rosai d’aroma, fronte della strada!
Aure... Amore. Felice primavera!
Felice Aprile in fiore,
e il suo amato sciame dei miei sogni,
che stilla miele al cuore tenebroso

Juan Ramon Jimenez


Luce tu

Luce verticale,
luce tu;
alta luce tu,
luce oro;
luce vibrante,
luce tu.

E io la nera, cieca, sorda, muta ombra orizzontale

Walt Whitman

Io sono colui che ha un angoscioso desiderio d’amore;
gravita la terra? La materia non attira, bramandola, tutta
la materia?
Così il mio corpo verso tutti quelli che incontro o conosco.

 

 

 
 
 

Considerazioni su "Angela"

Post n°237 pubblicato il 01 Giugno 2008 da Kaos_101
 

Ho la sensazione che molti dei miei venticinque lettori, catalogheranno "Angela" tra le storie a lieto fine: nonostante tutto l’amore ha trionfato, il cuore e il cervello hanno avuto la meglio sull’aspetto fisico, e vissero tutti felici e contenti….
Per quanto mi riguarda, invece, trovo questo episodio tristissimo e paradigmatico di quanto la realtà possa venir mistificata pur di non rinunciare ad un sogno.
Sono convinto che Angela non si sarebbe mai imbarcata in una simile relazione se avesse visto prima in faccia Carlo.
Il punto è che internet ha sovvertito in modo radicale le modalità di approccio e di approfondimento dei rapporti interpersonali.
Per l’intero corso della storia, il primo contatto tra gli individui è stato di tipo visivo, al contrario di quanto avviene nel web dove ci si rapporta con entità “disincarnate” che sembrano poter prescindere dall’aspetto fisico.
Siamo proprio sicuri che si possano sovvertire, in pochi lustri,  prassi consolidate in centinaia di migliaia, se non milioni, di anni?
Noi siamo corpo, prima ancora che mente, cuore e anima!
Sono convinto che, quando non si trovano i corpi, sia assai difficile che le menti e le anime possano superare questo impedimento.
Attenzione, non sto dicendo che solo i belli abbiano diritto ad essere amati, io parlo di una accettazione molto più intima e profonda; parlo di pelle, di odore, di occupazione dello spazio, financo di feromoni.
Angela non mi ha detto di aver trovato brutto Carlo, Angela ha provato una sorta di rifiuto per la  fisicità  di quell’uomo
Che si trattasse del suo odore, della grana della sua pelle, del modo di gesticolare, c’era qualcosa in lui che Angela non riusciva a tollerare, un qualcosa su cui le era estremamente difficile, se non impossibile, esercitare un reale controllo.
Sono tutti segnali che afferiscono alla nostra personalissima sfera istintiva e rappresentano un ambito che poco o nulla ha a che vedere con sia con la razionlità che con l'affettività.
Mi si potrà obiettare che “fatti non fummo a viver come bruti”.
E' verissim, ma qui non si tratta di ragionare con la testa o coi genitali, qui si tratta di rispettare l’interezza della natura umana in cui fisicità, emotività e razionalità dovrebbero avere pari dignità.
Purtroppo invece, per una sorta di eccesso di politically correct, si finisce per considerare il nostro lato istintuale e “carnale”  alla stregua di quei parenti un po’ tocchi e sempliciotti di cui è consigliabile nascondere l’esistenza per non fare brutta figura nei salotti buoni.
Quello che a me sembra tristissimo in questa storia è la violenza strisciante di cui sono vittime entrambi i protagonisti.
Non conoscendo le motivazioni, i sentimenti  o le emozioni di Carlo, mi limiterò ad analizzare i comportamenti della mia amica che, a mio avviso, compie un atto di inaudita violenza proprio nei confronti di Carlo.
Come fare a conciliare altissime aspettative con un’essenza dell’altro che ci ripugna?
Semplicissimo: si “cancella” la persona che si ha di fronte e la si sostituisce con quella splendida immagine che ci si è creati di lui in tanti mesi di relazione virtuale.
Poco importa se così facendo si nega l’altro, quello che conta è non rinunciare alle proprie fantasie.
Non bastasse questo, c’è la violenza ancora peggiore che Angela fa a se stessa, quando accetta di farsi andar bene qualcosa che bene non gli va, pur di non  vanificare l’enorme investimento emotivo e sentimentale che è stato l’indispensabile collante che ha permesso alla relazione di non sfasciarsi nei lunghi mesi della virtualità.
Mutatis mutandis,  il meccanismo mentale che muove Angela, è molto simile a quello messo in atto da certi investitori che vedono il titolo su cui hanno puntato crollare rovinosamente  (Quello di Parmalat, ne è un esempio paradigmatico).
Non capisco nulla di borsa, ma mi pare di aver intuito che sia un ambiente molto più profondamente condizionato dai “rumors” e dagli sbalzi di umore, di quanto la sua dimensione economica ci autorizzerebbe immaginare.
In teoria, se un titolo crolla, l’unica scelta razionale è vendere immediatamente.
In teoria…
In pratica può capitare che quando vedo le mie azioni, acquistate a 10 crollare a 3, io, in barba alla logica e alle strategie che magari sulla carta conosco perfettamente, sia tentato di non vendere, non tanto per la speranza di un recupero di valore, quanto piuttosto perché non sono pronto ad accettare la perdita secca del 70% del mio investimento.
Così, mentre “elaboro il lutto”, fingendo di aggrapparmi alla speranza di un’inversione di tendenza, il mio titolo si svaluta sempre più, con la fondata possibilità di perdere tutto il capitale.
In poche parole, la paura di vanificare una grossa parte del proprio investimento rischia di farci perdere l’intera posta in gioco.
Sia chiaro, le vicende umane sono molto più aleatorie, complesse  e imponderabili delle speculazioni azionarie ma, nella sostanza, il ragionamento non muta.
Sia nell’uno che nell’altro caso non si è stati capaci di leggere correttamente la realtà ed è mancato il coraggio di ammettere la sconfitta: un atto di lucidità e di coraggio ci avrebbe probabilmente consentito di limitarne i danni.
A prima vista può sembrare che Angela sia riuscita a superare l’ostacolo della fisicità “Sgradevole” di Carlo in virtù dei sentimenti che provava per lui.
Ho invece la sensazione che lei abbia accettato di vivere quella relazione perché non era disposta a veder crollare quello splendido castello di carte che la sua immaginazione aveva creato.
Non ha avuto il coraggio di dire: “Ho sbagliato investimento! Liberiamoci dei sogni e ricominciamo daccapo”.
Non sono assolutamente in grado di valutare se una tale scelta avrebbe salvato almeno il famoso 30% dell’investimento (magari creando un rapporto di vera amicizia con Carlo), ma so per certo che la sua decisione di non disinvestire le ha, alla fine, causato una vera e propria bancarotta emotiva, aggravata dalla consapevolezza di essersi imbarcata in una storia, per vivere la quale aveva dovuto far violenza a se stessa.
Non illudiamoci ogni relazione ha un costo: ha un costo in corso d’opera e ne ha un altro al momento in cui si chiude.
I have a dream! Vorrei che alla fine di ciascuna giornata l’ipotetica contabilità emotiva della mia relazione fosse in pareggio.
Voglio dire: mi piacerebbe che l’interscambio tra me e la mia compagna fosse paritetico, che nessuno dei due dovesse anticipare dei capitali, nella speranza che prima o poi l’altro possa ripianare il disavanzo.
Credo fermamente che un rapporto funzioni bene quando entrambi i partners hanno la percezione di dare e ricevere  in modo equilibrato e reciproco.
Le fughe in avanti, il “oggi ci metto di più io, domani lo farai tu”, tendono a sfaldare il rapporto perché chi ha dato si sente in diritto di aspettarsi un ritorno e chi è in debito comincia  vivere con angoscia tale condizione.
Non prendetemi troppo alla lettera. E’ evidente che ciascun rapporto  viva di fasi cicliche in cui, alternativamente entrambi si fanno carico di un maggior impegno per traghettare la relazione verso acque più tranquille, ma una simile osmosi può avvenire quando sia forte la consapevolezza di come entrambi abbiano contribuito alla realizzazione di quell’equilibrio.
Nel caso in esame invece, Angela in realtà sa benissimo ch          e ha fatto un sacrificio ad accettare Carlo per quello che è.
Tale “sacrificio” è un “peccato originale” i cui effetti, proprio come vero il peccato originale, si ripercuotono su tutta la relazione minandola dalle fondamenta.
Passato il primo momento di esaltazione emotiva, quell’apertura di credito, di cui peraltro Carlo è assolutamente all’oscuro, finirà per rendere più pesante e mal sopportabile ogni piccola “mancanza” del pover’uomo, che porta addosso un debito di cui, non essendo consapevole, non è neppure in grado di rifondere.
In effetti è proprio questo il vero cancro di una simile situazione: la sostanziale  asimmetricità tra la posizione di Angela e quella di Carlo.
Mentre lui, ignaro di tutto, è convinto di essere accettato per quello che è in modo “gratuito” lei, che quanto le sia costato vivere quella storia, prima o poi finirà per presentargli il conto per un debito che lui non sospetta nemmeno di aver contratto.


 
 
 
 

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