Ci sono solo
due giorni all'anno
in cui non puoi fare niente.
Uno si chiama ieri,
l'altro si chiama domani.
Perciò oggi è il giorno
giusto per
amare,
credere,
fare
e principalmente,
vivere.
Dalai Lama
Paura dei tuoi occhi,
di quel vertice puro
entro cui batte il pensiero,
paura del tuo sguardo
nascosto velluto d'algebra
col quale mi percorri,
paura delle tue mani
calamite leggere
che chiedono linfa,
paura dei tuoi ginocchi
che premono il mio grembo
e poi ancora paura
sempre sempre paura,
finché il mare sommerge
questa mia debole carne
e io giaccio sfinita
su te che diventi spiaggia
e io che divento onda
che tu percuoti e percuoti
con il tuo remo d'Amore.
Alda Merini
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Post n°53 pubblicato il 12 Maggio 2008 da fulvia.vaccari
Non ho resistito…o meglio non ho potuto dire di no e alla fine le ho comprate: belle , nere, di vernice e con un tacco di otto centimetri e mezzo. Io che da mio padre ho avuto in eredità dei piedi che definire “frolli” è poco, non pensavo avrei comprato un paio di scarpe così alte essendo abituata a indossare calzature con tacco comodo, massimo 3-4 cm. oppure scarpe da ginnastica. Il tacco alto fa parte del ricordo dei vent’anni, quando mia madre sorridendo mi ripeteva il detto “ per abbellire bisogna soffrire”…ma il male ai miei piedini di fata, mi ha fatto desistere in poco tempo. Era dalla fine dell’inverno scorso che vedevo esposte scarpe lucide, di vernice ,coloratissime, allegre, alcune altissime altre rasoterra….così ho deciso di provarle, per sfizio e anche perché ho sempre provato una certa invidia per quelle donne che usano le scarpe alte come se girassero in ciabatte….per me resterà sempre solo un sogno! A dire il vero è stato anche per orgoglio….. quello del mio metro e sessanta in una famiglia di giganti: per mio figlio che piegandosi dal suo metro e ottantotto per abbracciarmi sussurra “la mia dolce tappetta”, per mia figlia che prende in prestito le mie gonne ma non riesce a usufruire dei pantaloni perché le arrivano sopra la caviglia “alla cretinetti”,per mio marito che davanti alle vetrine continua a dire “guarda che belle quelle”e guarda caso non si riferisce mai a un paio di mocassini. Ora basta! Entro per provarle,le calzo, mi alzo in piedi , mi giro, mi rigiro, le guardo riflesse nello specchio poi mi volto verso mio marito per chiedere un parere…non ne ho bisogno,mi basta vedere il suo sguardo implorante del tipo “comprale e farai di me un uomo felice!”. Come avrei potuto non comprarle? Ho solo rifiutato la sua proposta di prenderle rosse o gialle o bianche…il nero va con tutto, è sempre di moda e, visto che resteranno queste almeno per i prossimi dieci anni, meglio rimanere sul classico e non osare troppo. Arriva il momento fatidico del collaudo, andiamo fuori a cena con alcuni amici; mi vesto per benino, gonna nera, una bella camicia, calza fumè e loro…la mia tortura! L’immagine che lo specchio riflette non è niente male,devo ammettere che il tacco alto aiuta…cavolo se aiuta; mia figlia si complimenta e andrebbe bene se non aggiungesse: “ mamma, ma sei sicura che non ti verrà male ai piedi?”. SE SONO SICURA???? Non merita risposta, basta uno sguardo. Per fortuna si usa mangiare ancora comodamente seduti e sotto il tavolo con fare disinvolto , ogni tanto, sfilo appena i piedi, tanto per verificare se fanno ancora parte del mio corpo. Ho pregato perché a nessuno venisse in mente di fare quattro passi per digerire…..è andata bene, così, vista l’ora tarda, ci siamo salutati. Il tempo di aprire il portone di casa e, sfilate le scarpe, mi sono fatta tre piani scalza su per gli scalini di marmo….duri, freddi ma rigeneranti. Le mie scarpette di vernice nera le ho appoggiate vicino al divano e mi sono sdraiata…poco dopo Giulio è venuto a sedersi , ha iniziato a massaggiarmi i piedi e con voce rassicurante mi dice “vedrai…il più è la prima volta…poi ci farai l’abitudine”. Sarà…ma a me scappa da ridere nel vedere la sua espressione fiduciosa…lo lascio con la sua convinzione e penso che ,a volte, vale la pena di ....soffrire per amore. |
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