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« FARINATA DI CECINUOVA ALLERTA METEO IN LIGURIA »

COSI' GENOVA SPRECA I SOLDI

Post n°6 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da genovablog
 
Foto di genovablog

Se si mettono insieme i 250 mila euro di un primo finanziamento (2001) e il milione e centomila del secondo (2004), la cifra finale si avvicina al milione e mezzo. Per arrivare a dotare la città di Genova di un sistema di tassametri intelligenti, proiettati all’espansione del taxi collettivo: passeggeri che compiono lo stesso percorso e salgono sullo stesso taxi potrebbero suddividere le spese.
Ma gli scatoloni che contengono i tassametri sono impilati sulle scaffalature di un depostito. Non solo: anche hardware e software della centrale (altrettanto intelligente) che avrebbe dovuto coordinare tutto il viavai delle auto pubbliche sono stati impacchettati e diligentemente accatastati sui ripiani. «C’è già quasi un dito di polvere sopra - spiega l’ingegner Carlo Gargiulo della Softeco Sismat, azienda genovese che ha curato l’informatizzazione del sistema - perché sono qui da quasi un anno. Nessuno è più venuto a richiederli».
È una storia che fa il paio con quella raccontata dal Secolo XIX lo scorso 31 gennaio: i furgoncini elettrici comprati con un finanziamento del ministero dell’Ambiente, anche questo di un milione e mezzo di euro e poi abbandonati da mesi in una rimessa di periferia. E i fondi del ministero c’entrano anche in questa seconda storia di spreco pubblico.
Anche in questo caso il finanziamento è arrivato per metà dal ministero dell’Ambiente, per metà dal Comune ed è finito nelle casse di Ami, l’azienda mobilità e trasporti ormai sciolta. I tassametri sono stati acquistati dalla Acme. Una seconda azienda, la Digitax, ha provveduto a dotarli di display su cui scorrono gli indirizzi da raggiungere. La Softeco ha poi completato tutto il sistema. Non solo con un rilevatore gps e un sistema di allarme che permette la localizzazione immediata della macchina. Ma anche con un programma che mette direttamente in contatto telefonico chi chiama con il conducente del taxi più vicino. E, infine, con un sensore in grado di segnalare se lungo il tragitto qualche altro utente deve percorrere un tratto in comune, in maniera da ripartire la spesa.
Negli uffici della Softeco, al Wtc di Genova, viene anche allestita e sperimentata una centrale. Una simulazione, ma perfettamente funzionante. Il test va alla perfezione. Poi tutto il materiale finisce negli scatoloni. «E - sorride l’ingegner Gargiulo - speriamo che presto si decida cosa farne, perché abbiamo i magazzini pieni». Si era anche temuto che Ami, ormai sulla via dello scioglimento, non pagasse il conto. Invece, seppur a rate, questo è avvenuto. Bene per la Softeco, che ha realizzato un sistema all’avanguardia. Meno bene per le casse pubbliche, visto che tutto è rimasto, fino a oggi, inutilizzato. «Sarebbe stata - commenta l’ex assessore al traffico Arcangelo Merella - una straordinaria innovazione, che avrebbe posto Genova al primo posto in Italia nella gestione dei taxi. Invece poi è morto tutto».
L’idea era nata da un tassista, Giorgio Riva, massimo propugnatore del taxi collettivo. «Speriamo di poter riprendere il discorso - spiega oggi - anche se molte diffidenze, lo ammetto, vengono proprio da alcuni colleghi». La sua proposta fu finanziata già nel 2001 e 35 tassametri sperimentali vennero installati sui taxi genovesi. Poi la decisione di ampliare la rete, con altri 200 apparecchi. «Noi - commenta Walter Centanaro, presidente della Cooperativa dei radiotaxi e consigliere comunale della Lista Biasotti - non siamo mai stati convinti dell’idea del taxi collettivo. Ma non ci siamo messi di traverso. Abbiamo sempre detto: ok, partiamo con una sperimentazione avanzata. E abbiamo anche individuato i nomi dei colleghi disponibili». Ma partirà il taxi collettivo? I pacchi saranno aperti? «Dovevamo partire già nei mesi scorsi - è la spiegazione dell’assessore Francesco Scidone - poi sono nati problemi logistici e burocratici ». Ora il nuovo scoglio è su dove installare la centrale. Nella sede dei radiotaxi o, come vorrebbero gli amministratori, all’Amt? «Il problema - conclude Gargiulo - è che la tecnologia viaggia velocissima». Morale: quando la decisione sarà presa, il sistema potrebbe essere già superato.

(da il Secolo XIX)

 
 
 
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