Mondo Parallelo

È caldo come il sole, dolce come un'onda, travolgente come una tempesta. Tutto quello che c'è nel mio cuore oggi è indescrivibile, mi fa quasi paura. La madre che ho visto giocare sul prato col suo bimbo ieri, era l'attesa imprescindibile, la gola fiorita di ginestre, l'insenatura calda; oggi è rimasto un posto vuoto. Il bimbo cerca, non trova seduta sull'altlena quell figura dolce, quel viso che gli sorrideva, quelle mani che lo stringevano e lo tenevano in braccio, quella voce che lo calmava nei suoi sfoghi di pianto. Il bimbo rimane lì, invisibile agli occhi di tutti, della gente che passa e nemmeno ascolta il suo pianto; indifferenza, fastidio, passi che rimbombano sul selciato, rumore e mille voci, ma un silenzio tangibile si posa intorno e avvolge ogni cosa. Il bimbo non s'ode più, eppure è lì seduto sul marciapiedi col visino che guarda avanti e gli occhioni lucidi non capiscono perché tutti scappino e nemmeno gli regalino un sorriso, o una carezza. Il silenzio ha il suono della disperazione, crudele velo posato sul mondo fatto di odio e di nero, per celare quanto potrebbe dare fastidio a chi solo rimane a cullarsi tra il falso egoismo dettato da falsi profeti. La madre era l'approdo certo. La speranza scintillava inavvertita tra le sue braccia. La madre era musica alta, era la culla che nutriva il sogno. Improvvisa, la notte è scesa di colpo, a scolpire sui monti dalle rocce rosse e nude un nuovo volto fatto di ombre, di profili di donna rimasti a gridare il loro dolore, la loro impotenza senza una lacrima che scorra sul viso, solo, una ferita profonda nel cuore. La madre, si frantumò e contro pareti altissime lasciò dietro di sé pozzi di solitudine e attese senza attesa, noia, musica che, come in un disco di vinile che s'inceppa, ripete ancora e ancora la stessa nota, all'infinito il pianto di un bambino, rimasto solo... solo.

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